Calzedonia vuole acquistare La Perla

Le trattative sono partite bene, al punto che i due soggetti in questione (Calzedonia e La Perla) hanno diramato una nota congiunta rendendo pubblico il fatto di aver avviato un discorso “in esclusiva, diretto a definire termini e condizioni di un eventuale accordo di acquisizione”.

La Perla è un brand di gran lusso, dotato però di una fragilissima struttura finanziaria e decisamente non in buona salute. Dal 2007 il gruppo è di proprietà del fondo di investimento americano Jh partners, ma l’intervento del partner finanziario (che ha investito circa 50 milioni di euro nella società) è riuscito a risollevare i conti del gruppo bolognese.

C’è di più, i numerosi tagli all’occupazione non si sono tradotti in un miglioramento del quadro generale, al punto che il fatturato è passato da 183 milioni pre-cessione agli attuali 107 milioni, a fronte di 70 milioni di debiti, bilanci in rosso da anni e molti dipendenti in cassa integrazione. Attualmente il grupo La Perla ha 1.400 dipendenti, di cui 590 solo nel sito bolognese. E proprio in questo settore di sono concentrate molte preoccupazioni per i risvolti di natura occupazionale, peraltro anche in seguito a relazioni con la proprietà non sono sempre semplici.

Attualmente, la possibile svolta potrebbe portare in ballo Calzedonia. Il brand veronese ha oltre 1.400 negozi in tutto il mondo, e 20 mila dipendenti, di cui 2.200 in Italia. Nelle trattative per rilevare La Perla è assistita da Goldman Sachs e dallo studio legale Latham & Watkins.

Una carta di credito per le spese dei deputati

 E’ questa la proposta fatta dal Movimento 5 Stelle durante l’incontro che si è tenuto oggi con il collegio dei questori alla Camera.

Come ha spiegato vicecapogruppo grillino, Riccardo Nuti, di tratterebbe di una carta di credito dedicata che i deputati potranno utilizzare per le spese di vitto e alloggio.

► Taglio dei costi della politica, si inizia dal Quirinale

In sostanza si tratta di sostituire la diaria che percepiscono i deputati con una carta di credito dedicata, che abbia un tetto di spesa massima prefissato. Grazie a questa innovazione, dicono i grillini, sarebbe possibile avere una rendicontazione in tempo reale delle spese sostenute e controllare, così, che tali spese rientrino effettivamente in quelle previste dalla diaria.

E’ una proposta, questa, che si inserisce nella battaglia che stanno conducendo i grillini per la riduzione dei costi della politica ed è anche una risposta alle ritrosie dei parlamentari sul taglio delle indennità e alla proposta del conto corrente fatta qualche giorno fa.

► Un conto corrente per versare le indennità dei grillini

Nuti, comunque, non manca di rilanciare un altra provocazione, ossia la  “riduzione dell’indennità” per tutti i deputati, che dovrebbero essere parametrate agli stipendi pubblici, e non a quelli dei magistrati, e con gli aumenti in base agli indici dell’Istat.

Disney Cruise Line cerca baristi

Una grande compagnia di navigazione che in più può vantare anche il marchio Diney, una garanzia di sicurezza e di divertimento per tutte le famiglie che viaggiano con i bambini.

Questo è Disney Cruise Line che, con la sua flotta composta da navi come la Magic Disney, il Disney Wonder, la Disney Dream e la Disney Fantasy, gira il mondo toccando le più belle località.

Lavorare per questa è un’esperienza di alto valore formativo ma anche particolarmente interessante per chi vuole formarsi in un ambiente a vocazione internazionale.

Al momento la Disney Cruise Line, in collaborazione con EURES Milano, sta cercando personale da impiegare come Assistant Bartender sulle proprie navi. Il lavoro si svolgerà sia a bordo delle navi – a rotazione tra i diversi bar presenti – che a Castaway Cay, l’isola delle Bahamas di proprietà della Disney dove attraccano le navi della compagnia.

Ai selezionati la Disney Cruise Line offre una retribuzione adeguata alla mansione, vitto e alloggio gratuiti, pass gratuiti per parchi a tema Disney, sconti e molto altro.

Per la candidatura, che dovrà avvenire con l’invio del curriculum vitae a [email protected] e in copia a [email protected], è richiesta la conoscenza della lingua inglese e precedente esperienza nel ruolo.

Il passaparola guida i consumi degli italiani

 Un approfondito sondaggio condotto dal gruppo Accenture, il Consumer Pulse Research Survey, ha recentemente indagato le scelte di consumo di 12 mila consumatori in ben 33 Paesi del mondo.

Dal survey internazionale è così risultato che il 78% degli italiani si affida, ormai, prima dell’ acquisto, al passaparola per informarsi su prodotti relativi a Ict, utility, finanza, assicurazioni, beni di consumo e turismo.

Il risparmio per i viaggi parte da internet

E questo, in Italia, a differenza di altri Paesi, avviene soprattutto in relazione agli acquisti che vengono effettuati attraverso il web.

In questo processo, ovviamente, ricoprono un ruolo fondamentale soprattutto i motori di ricerca e i social network. Questi ultimi, in particolare, offrono ai consumatori la possibilità di affidarsi sia alle opinioni delle persone che si conoscono, sia a quelle degli utenti che non si conoscono. Ad ogni modo i social sono per i consumatori un modo veloce per apprendere di più su ciò che si desidera acquistare.

Attenti alle compagnie assicurative false

Dal sondaggio internazionale, tuttavia, è risultato anche chiaro il fatto che il passaparola online interviene immediatamente anche in caso di problemi riscontrati con il customer service, sul quale molti utenti – circa l’ 80% – postano anche commenti online.

In ambito di CS, infatti, i consumatori italiani e non apprezzano molto affidabilità ed efficienza in relazione al cambio e alla fornitura di beni e servizi.

I miliardari russi alla conquista dell’ovest

Sono trascorsi più di venti anni dalla fine dell’Urss e dalla caduta del comunismo. In questi anni la Russia ha cercato di superare i precetti del capitalismo per rimettere in modo l’economia. Oggi, possiamo dire che gli uomini di affari ci sono riusciti bene.

Si contano numerosi miliardari provenienti dai Paesi che un tempo erano in forza all’Urss e che oggi hanno sviluppato nuove metodologie e nuove ideologie per conquistare il pianeta industria e il pianeta finanza nel terzo millennio.

Le classifiche degli uomini più ricchi, una delle più famose è quella stilata dalla rivista statunitense Forbes, contemplano oggi molti nomi provenienti dai territori russi. Sono ad oggi cento i magnati russi che hanno un patrimonio personale superiore al miliardo di dollari. A costoro devono essere aggiunti dieci magnati ucraini, cinque kazaki e un georgiano. Non male, no?

Oltre a Forbes, anche Bloomberg ha stilato la classifica dei cento conti correnti più ricchi del mondo, contandone undici in Russia e uno in Ucraina.

Parliamo, naturalmente, di numeri indicativi. Ma siamo comunque dinanzi a cifre importanti. I dati confermano che gli ex-capitalisti sono sempre più inseriti nel sistema economico d’occidente. In quali settori? I magnati si riuniscono in holding che oggi possono vantare asset che vanno dagli idrocarburi al settore bancario.

Desigual assume in tutta Italia

 Desigual è uno dei brand di abbigliamento più all’avanguardia. Il suo è un marchio di fabbrica ben riconoscibile, caratterizzato da capi e accessori molto colorati e dalle collaborazioni con stilisti di fama internazionale.

La nascita di questo brand si deve a Thomas Meyer. Desigual nasce nel 1984 e in meno di trent’anni è riuscita a conquistare diverse piazze internazionali: al momento il marchio Desigual è presente in oltre 72 paesi del mondo, con più di 7000 punti vendita multimarca, 170 store propri e 1700 corner nei grandi magazzini. Tutto questo dà lavoro a  2800.

In questo momento Desigual è alla ricerca di nuove leve che possano integrare il personale che già opera in Italia, soprattutto per i ruoli di Store Manager e di Addetti alle vendite. Vediamo nel dettaglio l’offerta.

Store Manager per Catania, Città Sant’Angelo (PE), Roma, Mestre, Bolzano, Ancona, Torino, Pisa, Milano e Chieti

Si richiede  diploma di maturità o formazione professionale e esperienza pregressa nella mansione di 2 anni come Assistant Store Manager nel settore dell’abbigliamento. Richiesta anche la conoscenza dell’inglese o dello spagnolo.

Addetti alle Vendite per Parma, Chieti, Fidenza, Bolzano, Torino, Milano, Limbiate (MI), Venezia, Roma, Napoli, Ancona e Pescara.

Richiesto diploma, esperienza nel ruolo di almeno un anno e conoscenza dell’inglese.

Per l’invio della propria candidatura e per tutte le informazioni necessarie consultare la pagina dedicata alle Offerte di lavoro del sito di Desigual.

Le proposte di Confesercenti per il rilancio dell’economia

 Confesercenti ha commentato questa mattina la Risoluzione di maggioranza sul Def votata nelle ore precedenti da Camera e Senato, avanzando alcune proposte per il generale rilancio dell’ economia italiana.

L’ economia italiana, infatti, soffre da molto tempo di problemi di produttività e competitività delle PMI, affossate, oltre che dalla perdurante crisi, anche dall’ aumento della pressione fiscale, dal calo del potere d’ acquisto e da una serie di problemi strutturali e infrastrutturali.

> L’allarme di Confesercenti sui consumi

Per Confesercenti il nodo della questione risiede nella ripresa del mercato interno, che dovrebbe essere incentivato attraverso delle azioni mirate che vadano a intervenire in particolare su pressione fiscale e mercato del lavoro.

Sondaggio Confesercenti su crisi

Per questo motivo Confesercenti ha elaborato una serie di 4 proposte per promuovere il rilancio dell’ economia del Paese. Le proposte prevedono quindi di:

  1. abolire definitivamente l’ aumento dell’ aliquota dell’ IVA previsto per il mese di luglio 2013;
  2. riportare il valore dell’ aliquota dell’ IVA al 20% in modo tale da non deprimere ulteriormente i consumi ma di incentivarli;
  3. ridurre al più presto la pressione fiscale su famiglie e imprese, incentivando politiche di taglio delle spese pubbliche attraverso ulteriori interventi di spending review;
  4. ridurre il costo del lavoro in modo da incentivare l’ occupazione e incrementare i livelli di produttività.

Conti corrente troppo cari e la Commissione Europea interviene con una direttiva

 Bruxelles ha rilevato i costi dei conto corrente nei paesi dell’Unione Europea e ha evidenziato come il costo della gestione del conto sia troppo alto nella maggior parte dei paesi: per questo la Commissione Europea ha deciso di intervenire con delle nuove regole che prevedono l’istituzione, per tutti i paesi, di un conto corrente di base e di una banca che lo dovrà mettere a disposizione dei cittadini.

Ma la Commissione Europea ha anche evidenziato una tendenziale mancanza di trasparenza per gli istituti bancari dell’Unione, ossia una mancanza di possibilità per i clienti di sapere i costi effettivi degli strumenti utilizzati.

► Come risparmiare sul conto corrente

Conto Corrente – La situazione italiana secondo la Commissione Europea

Dall’indagine della Commissione Europea emerge che l’Italia è uno dei paesi dove i conto corrente hanno un costo maggiore.

Dai dati della Commissione, che si riferiscono al 2009, l’Italia è il paese con il costo medio di tenuta di conto corrente più alto – la cifra è poco meno di 250 euro all’anno. Secondo Bankitalia, però, questi dati, oltre ad essere piuttosto vecchi, non corrispondono a verità: in Italia, e le rilevazioni sono del 2011, il costo medio annuo di un conto corrente è di 105,7 euro (più basso di 4,5 euro rispetto al costo del 2010) con una media di 1,51 euro di spesa per ogni operazione effettuata.

La Commissione Europea, inoltre, pone l’Italia tra i paesi con meno trasparenza bancaria, sia per quanto riguarda l’effettivo costo delle operazione e dei prodotti finanziari sia nell’accessibilità delle informazioni.

► Le spese del conto corrente

Conto Corrente – Le nuove regole della Commissione Europea

La Commissione Europa ha giudicato i conti corrente a disposizione dei cittadini italiani troppo cari e troppo poco trasparenti e per questo è al lavoro su una direttiva, che poi dovrà essere recepita da tutti gli stati membri, per ovviare a questi problemi che si basa su tre pilastri fondamentali: l’accesso ai conti, la trasparenza delle spese e la possibilità di trasferire i conti in tempi brevi da una banca all’altra.

L’accesso ai conti

La Commissione Europea chiederà a tutti i paesi membri di predisporre un conto corrente base con il quale si potrà avere accesso a tutte le operazioni ‘di routine’ – prelievo, bonifico, accredito dello stipendio, pagamento delle bollette e un bancomat – ma che non dia accesso a scoperti e linee di credito.

Questo conto, che dovrà essere offerto da almeno una delle banche del paese, sarà accessibile a tutti i cittadini, residenti e non, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria.

► Le banche on line sono convenienti?

Trasparenza delle spese

Tutte le banche avranno l’obbligo di mettere a disposizione dei clienti un documento informativo che riporti i servizi  previsti dalle varie tipologie di conto corrente e i relativi costi. Il documento dovrà riportare anche un riepilogo delle spese applicate durante gli ultimi dodici mesi e, su richiesta del cliente, la banca dovrà fornire anche un glossario che aiuti il cliente stesso ad orientarsi tra i vari termini utilizzati.

I testi redatti dalle banche dovranno avere un formato standard che permetta così al correntista un confronto agevole delle offerte dei vari istituti.

La Commissione Europea intende, inoltre, approntare un comparatore pubblico online, ossia un sito internet che permetta al cliente di avere accesso autonomo alle informazioni di tutte le banche.

Trasferimenti interbancari veloci

Ultimo punto sul quale sui è concentrata la Commissione Europa nella preparazione della direttiva per la trasparenza bancaria, è il trasferimento di un conto corrente tra due istituti. Le banche avranno l’obbligo di provvedere a tutti gli oneri burocratici della varie fasi dell’operazione e il conto corrente dovrà essere spostato e essere operativo al massimo entro 15 dalla data di inizio delle operazioni di trasferimento.

Il tempo a disposizione è un mese se si tratta di un trasferimento tra banche di paesi diversi.

In crescita il numero dei fallimenti in Italia

 A partire dall’ inizio del 2013 sono state circa 42 al giorno le imprese italiane costrette al fallimento dalla morsa della crisi economica che ha investito il Paese. 

I dati relativi ai crack e alle chiusure sono andati, infatti, decisamente peggiorando da gennaio ad oggi. Lo rileva Cerved Group, che per il Sole 24 Ore monitora ogni giorno la precaria e ormai compromessa situazione dell’ imprenditoria italiana, prevedendo che, qualora non si verificassero alterazioni in quello che sembra ormai essere un trend di stagione, il numero delle imprese fallite entro fine 2013  ammonterebbe a più di 14 mila unità, cioè circa 2000 realtà in più rispetto ai numeri del 2012. 

> La fiducia delle imprese manifatturiere in calo

Il numero dei fallimenti in Italia è dunque in crescita del 12,2% e, solo nelle ultime settimane, addirittura del 16,2% rispetto ai dati relativi all’ anno precedente.

> Imprenditoria femminile in calo

Le cause di questo preoccupante fenomeno sono da rintracciare, però, in una serie congiunturale di elementi negativi, che disegnano un quadro sicuramente non entusiasmante dell’ intera economia italiana: il costante calo della produzione industriale che dura oramai da molti mesi consecutivi, la pesante riduzione dei consumi e degli investimenti produttivi, la frenata nel settore delle esportazioni, l’ incremento delle ore della cassa integrazione e i blocchi ancora operanti sulla concessione del credito.

L’allarme di Rete Imprese per le imprese italiane

 Rete Imprese lancia un appello al Governo e alla politica tutta per ciò che sta succedendo alle imprese italiane: nel 2013 potrebbero chiudere 250mila attività commerciali e dell’artigianato con la perdita di 650mila posti di lavoro, fatto che si aggiunge alla perdita di 26,6 miliardi di Pil e 22,8 miliardi di consumi.

Una situazione gravissima generata da una crisi che si è trasformata in una recessione che intrappola le imprese sulle quali, inoltre, pesa un carico fiscale ormai intollerabile, la mancanza di credito e anche la macchinosa burocrazia italiana.

Le imprese italiane, denuncia Rete Imprese, a causa di questa situazione, non possono essere competitive sul mercato internazionale, come dimostra la perdita, negli ultimi sei anni, della competitività.

Una situazione che, però, può ancora essere invertita, ma solo se si riuscirà ad evitare il balzello fiscale previsto per l’estate che prevede l’aumento dell’Iva, la Tares e l’Imu. Il governo deve agire in fretta, commenta Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia, e il fisco è la prima delle quattro priorità per il salvataggio delle imprese italiane che prevedono, dopo la riduzione delle tasse, la concessione di maggiore credito, la semplificazione e gli incentivi al lavoro.