Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

 Mentre il nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta si prepara, nel corso di questa settimana, a sciogliere, almeno in via preliminare, il problema rappresentato dalla sospensione dell’ IMU, il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sposta l’ attenzione su un’ altra grave emergenza del Paese:  quella dell’ eccessivo costo del lavoro.

Susanna Camusso cerca l’accordo con Confindustria

Per il Presidente dell’ Unione degli industriali italiani, infatti, sarebbe decisamente più importante intervenire per detassare il costo del lavoro piuttosto che quello della casa, dal momento che in questo momento la vera priorità per il Paese è quella di dare nuova linfa al mercato del lavoro e far ripartire la crescita.

Le priorità per il nuovo governo secondo Squinzi

A proposito di questo tema, dunque, Giorgio Squinzi ha ricordato, dal Politecnico di Milano, dove era ospite in occasione del 50enario del conferimento del Premio Nobel a Giulio Natta, che Confindustria ha in passato avanzato la proposta di detassare del 9% il costo del lavoro attraverso la neutralizzazione dello stesso dal calcolo degli imponibili Irap. Per il Presidente questo è quindi un provvedimento che deve essere adottato e che avrebbe sicuri risultati positivi in questa direzione.

Squinzi ha poi dedicato anche un commento all’ ipotesi, spesso suggerita in questi giorni, della cosiddetta decrescita felice: a suo avviso si tratta di una soluzione impossibile, che andrebbe a distruggere lavoro e occupazione.

Il vero costo dell’IMU

 Probabilmente già nel corso di questa settimana – si parla forse di giovedì 9 Maggio – il Governo Letta emanerà il decreto legge con cui verrà ufficialmente autorizzata la sospensione della rata di giugno dell’ IMU, l’imposta municipale che è ormai uno dei nodi da sciogliere del nuovo esecutivo.

Il programma di Letta su Imu e occupazione

E’ intenzione del nuovo Governo, infatti, tamponare attraverso il decreto una situazione che merita una attenta e approfondita revisione, quella dell’ intero sistema tributario italiano, immobili compresi, a cui il Parlamento dedicherà le sue attenzioni probabilmente in autunno, di pari passo con la Finanziaria, cercando di arrivare ad una soluzione più equa e definitiva.

Una service tax al posto dell’IMU?

Il congelamento dell’ IMU di giugno, ormai è noto, costa all’ incirca 2 miliardi, mentre se si volesse abolire l’ intero prelievo si arriverebbe ad un totale di 4 miliardi.  Ma quanto pagano, e hanno pagato, in realtà, famiglie e imprese per far fronte al prelievo IMU?

L’ IMU ha prodotto nel 2012 un gettito complessivo da 23,7 miliardi di euro, con una spesa media da 918 euro, all’ interno della quale sono compresi, tuttavia, anche gli oneri delle grandi aziende.  Le famiglie italiane, in questo quadro, cioè 16 milioni di nuclei familiari, hanno pagato di media 225 euro l’ anno, cioè circa 61 centesimi al giorno, anche se con piccole differenze sulla base della città di residenza – aliquote comunali e rendite catastali – e del proprio reddito, se si tratta di prima casa.

Lidl assume in tutta Italia

 Tantissime offerte di lavoro dalla Grande Distribuzione Organizzata. Questa volta ad offrirle è Lidl, la grande catena di supermercati e discount presente su tutta la penisola.

Il grande successo di questa catena è dovuto alla grande convenienza dei suoi prodotti che, pur avendo un prezzo molto accessibile, non derogano mai sulla qualità.

Al momento Lidl sta cercando molto personale che assumerà sia con contratti di lavoro a tempo determinato che a tempo indeterminato, che prevedono anche delle interessanti retribuzioni. Vediamo nel dettaglio le posizioni aperte da Lidl.

Capi Settore, tutta Italia;

Responsabile Frutta e Verdura, Arcole (VR)

Buyer Junior (Nachwuchsführungskraft Einkauf ), Arcole (VR)

Collaboratore/Collaboratrice Ufficio Legale, Arcole (VR)

Facility Manager, tutta Italia;

Responsabile Sviluppo, tutta Italia;

Responsabile Tecnico, tutta Italia;

International Trainee con inglese, Arcole (VR);

Stage Ufficio Legale, Arcole (VR);

Assistente Dispo Controlling, Arcole (VR).

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti per partecipare alle nuove selezioni di personale per Lidl e per inviare la propria candidatura, si rimanda alla pagina dedicata alle Posizioni Aperte del sito della catena.

Assunzioni Kiko Make Up

 Se il vostro sogno è quello di lavorare nel settore della cosmesi, le offerte di lavoro di Kiko Make Up sono quello che fa al caso vostro.

Kiko Make Up è una delle realtà più grandi e capillarmente presenti sul territorio italiano e deve il suo grande successo all’ottimo rapporto tra qualità e prezzo dei suoi prodotti, rigorosamente made in Italy.

Al momento Kiko Make Up è alla ricerca di tantissime figure da inserire nell’organico dei suoi store, sia con contratti di lavoro che come stagisti. Vediamo nel dettaglio le offerte di lavoro di Kiko Make Up.

Offerte di stage Kiko Make Up

Stage Marketing Prodotto Make Up per la sede di Bergamo

Stage Marketing Prodotto Skin Care per la sede di Bergamo

Stage E-Commerce per tutta Italia

Offerte di lavoro Kiko Make Up 

Store Manager per le sedi di Mantova, Treviglio, Milano, Torino, Venezia, Lonato, Roma, Vicenza, Rimini, Forte dei Marmi e Trento

Addetti alle vendite per le sedi di Mantova, Livorno, Treviglio, Milano, Torino, Venezia, Vicenza (Torri di Quartesolo), Rimini, Forte dei Marmi

Web Project Specialist per tutta Italia

Product Trainer Skin  Care Madina per la sede di Bergamo

Sourcing Specialist – Accessori e Pop per la sede di Bergamo

Addetti alle Vendite Fragranze e Accessori Uomo per la sede di Riccione

Multimedia Specialist per la sede di Bergamo

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti e per le modalità di candidatura alle offerte di stage e di lavoro di Kiko Make Up consultare la pagina dedicata alle Carriere del sito dell’azienda.

Com’è cambiato il portafogli degli italiani con la crisi?

 La Relazione Consob ci restituisce un quadro molto chiaro di come gli italiani hanno cambiato le loro abitudini di investimento dall’inizio della crisi. Per scattare questa fotografia la Consob ha preso in esame un campione di famiglie italiane che rappresentano gli investitori medi, analizzando le loro scelte di investimento dal 2007 al 2012.
► Gli italiani non vogliono più investire

Ciò che emerge con forza da questa analisi è che la crisi, generata in parte dalla bolla dei subprime, ha portato gli italiani a prediligere per i loro investimenti depositi e attività a basso rischio, anche se meno fruttuose, al posto di azioni e fondi comuni.

Nello specifico, gli investimenti in strumenti finanziari rischiosi sono diminuiti del 10% rispetto al 2007, con solo il 25% delle famiglie che investe in azioniobbligazionirisparmio gestito e polizze vita. Un calo sensibile si è registrato proprio sul fronte delle polizze vita, dei fondi pensione e dei prodotti di risparmio gestito.

Per quanto riguarda i portafogli di investimento delle famiglie, la Consob evidenzia come quasi la metà del totale del campione analizzato (49%) scelga di investire il capitale in depositi e risparmio postale. Ma anche i titoli di Stato sembrano avere un ruolo importante: le famiglie che scelgono questo tipo di investimento sono passate dal 14,2 al 17,1% in un solo anno (dal 2011 al 2012) e superiori ai livelli pre-crisi.

Le azioni, invece, non piacciono più: è dimezzato il numero delle famiglie che fa questa scelta, passando dal 10% del 2007 all’attuale 5,3%.

► Il peso del fisco sul risparmio

Altro dato registrato dalla Consob è l’aumento generale del livello di indebitamento delle famiglie: dal 1999 alla fine del 2011 sono raddoppiate le passività finanziarie in percentuale del reddito disponibile.

Record di richieste di cassa integrazione ad aprile

 Un aumento del 3,1% su marzo 2013 e del 16,05% rispetto ad aprile dell’anno scorso. Questo è il nuovo record che hanno segnato le richieste di cassa integrazione per aprile 2013.

Nello specifico, però, i dati sembrano essere discordanti.

 

► Per Bonanni è necessario rifinanziare la CIG entro maggio

Infatti, da un lato c’è la richiesta di ore di cassa integrazione in deroga che hanno subito un importante calo: 6,8 milioni di ore in totale, il 65,7% in meno rispetto a marzo (19,9 milioni) e il 76,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (29 milioni).

Secondo Antonio Mastrapasqua, però, il calo non è dovuto solo ad una diminuzione delle richieste ma ai problemi di finanziamento legati a questo strumento.

Per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria, il mese di aprile 2013 ha fatto segnare una richiesta pari a 35,7 milioni di ore, contro i 34 di marzo e i 27,2 milioni di aprile 2012, con particolare concentrazione delle richieste per il settore industriale e il settore edile.

57,5 milioni di ore le richieste di cassa integrazione ordinaria, in aumento del 33,4% rispetto a marzo e del 92,2% rispetto ad aprile 2012.

► Nessun calo della disoccupazione per i prossimi mesi

A completare il quadro di un mercato del lavoro sempre in crisi ci sono le 400mila nuove domande di disoccupazione pervenute all’Inps dall’inizio dell’anno.

Per Bonanni è necessario rifinanziare la CIG entro maggio

 Il punto di vista del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sull’ emergenza disoccupazione in Italia è a dir poco tassativo: il Governo, infatti, dovrà trovare al più presto – cioè entro la fine del mese di maggio – quel miliardo  e mezzo utile al rifinanziamento della Cig, la Cassa Integrazione in deroga, a meno di non aggiungere una ulteriore emergenza ad una situazione già estremamente precaria.

Disoccupazione in aumento nel 2013 e nel 2014

Secondo Bonanni, infatti, ad essere a rischio è la stessa tenuta sociale del Paese, poiché, qualora la Cig non venisse rifinanziata, oltre 700 mila cassaintegrati andrebbero andare ad aggiungersi al già alto numero dei disoccupati italiani.

> I giovani disoccupati sono il 38,4%

E per quanto riguarda le cifre relative alla disoccupazione italiana, a partire dal 2007 ad oggi, cioè dalle prime avvisaglie della crisi economica, il numero delle persone senza lavoro in Italia è praticamente raddoppiato. Così che, secondo le ultime stime fornite dall’ Istat, il tasso di disoccupazione del nostro Paese raggiunge oggi quasi il 12%, e si tratta di un valore privo prospettive di miglioramento in futuro.

Per il leader della Cisl, inoltre, le altre emergenze sociali a cui bisogna trovare presto una soluzione sono rappresentate dalla questione degli esodati, dalla necessità di promuovere l’ occupazione e da quella di abbattere la pressione fiscale.

La Svizzera sperimenta il reddito di cittadinanza

La Svizzera ci prova con il reddito di cittadinanza, un’idea simile a quella proposta in Italia dal Movimento 5 Stelle. Un sogno prossimo a diventare realtà. Al momento, la raccolta delle 100 mila firme necessarie per il referendum su un reddito minimo garantito di 2500 franchi mensili, quasi 2000 euro, per ogni cittadino maggiorenne, è giunta a buon fine.

E i cittadini che non hanno ancora compiuto i 18 anni? Riceverebbero, dalla nascita, una cifra pari a 500 euro. Il reddito di cittadinanza svizzero non sarebbe relativo ad alcuna contro prestazione, né sarebbe da considerarsi “sostitutivo di un salario o di un’indennità perduti”. Oltretutto si tratterebbe di un reddito”individuale”, nel senso che verrebbe “corrisposto ai singoli e non alle famiglie”. In Svizzera la vedono come una maniera per fronteggiare il capitalismo, che consentirebbe all’umanità un atterraggio in dolcezza senza troppi traumi.

Mediante il reddito di base assicurato i cittadini svizzeri potrebbero essere sollevati dalla necessità di trovare un lavoro, peraltro sempre più raro, ad ogni costo, disponendo della possibilità di scegliere l’attività a loro più congegniale, per contribuire al processo sociale e a porre le basi di una società postindustriale rispettosa della natura.

Molti sperano che l’idea vada in porto. Inoltre, molti sperano che anche in Italia possa essere promossa una proposta del genere.

Il fisco italiano è uno dei più “pesanti” d’Europa

 La pressione fiscale a cui sono quotidianamente soggetti gli Italiani è una delle più alte e onerose d’Europa. Lo rileva – e rivela – uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, l’ organizzazione veneta che ha analizzato i dati relativi alla situazione tributaria vigente nella maggior parte dei paesi europei.

In Italia troppe tasse sul lavoro secondo l’UE

Solo Danimarca (con il 47,4%), Svezia (con il 36,8%) e Finlandia (con il 30,5%), infatti, occupano nella classifica stilata dalla Cgia una posizione più elevata di quella dell’ Italia.  Bisogna considerare, tuttavia, che in questi paesi i livelli della pressione fiscale sono sempre stati storicamente molto elevati, anche perché adeguati all’ alto livello dei servizi pubblici e del welfare offerti ai cittadini.

Zanonato punta alla riduzione delle tasse

In Italia, stando alle stime della Cgia, l’indice della pressione fiscale raggiunge dunque il 30,2%, con un incremento di 1,3 punti percentuali che si è potuto registrare solo negli ultimi due anni, cioè a partire dal 2011. Il nostro Paese si situa, quindi, al quarto posto nella classifica generale.

Per un termine di confronto, il peso medio del fisco in Europa, invece, raggiunge invece i 26,5% punti percentuali, poiché in numerosi paesi europei (ad esempio Regno Unito, francia e Germania)  i livelli della pressione fiscale sono decisamente inferiori rispetto a quelli italiani.

La crisi si combatte comprando per strada

C’è un modo per fronteggiare la crisi? Si, ed è quello di acquistare ciò di cui si ha (più o meno) bisogno presso bancarelle e mercatini piazzati sempre di più per le strade delle città italiane.

Ogni giorno, ‘on the road‘, si vende qualsiasi cosa: abbigliamento, vestiti, tovaglie, tessuti per la casa, gioielli, cosmetici, Sono sempre di più le bancarelle e i mercatini che attirano quotidianamente gli italiani.

Nell’ultimo triennio, dal 2009 al 2012, le aziende specializzate nel commercio al dettaglio ambulante che sono regolarmente iscritte presso i registri delle Camere di commercio sono cresciute rapidamente. Attualmente rappresentano una cifra pari a 17.458 unità, facendo registrare il 10% in più in confronto all’anno in cui la crisi ha avuto inizio.

Al momento, nel nostro Paese contiamo circa 180.000 bancarelle. I dati, pubblicati da Unioncamere, parlano di una situazione all’interno della quale le imprese ‘on the road’ di tessuti, tessili per la casa e abbigliamento, sono incrementate del 28,26% dal 2009 al 2012.

L’analisi mostra oltretutto l’incredibile incremento delle imprese del commercio ambulante di prodotti di bigiotteria nello stesso periodo. Parliamo di una cifra superiore alle tredicimila unità.

In aumento c’è anche la vendita su strada di profumi e cosmetici, calzature e pelletterie.

In crescita sono anche gli ambulanti specializzati nell’arredamento, nei casalinghi, negli elettrodomestici e per quanto concerne il materiale elettrico.

Il commercio ambulante legato al settore alimentare ha fatto registrare invece una crescita più contenuta.