L’aumento IVA ci sarà o no?

 Nel suo discorso di apertura del nuovo esecutivo, Enrico Letta, ha parlato di alcune questioni fiscali molto importanti. Ha dichiarato che ci sarà una sospensione dell’IMU da giugno ed ha anche detto che è programmato lo stop dell’aumento dell’IVA.

IVA, IMU e Accise le tasse più remunerative

Secondo le precedenti indicazioni, dal primo luglio l’IVA doveva aumentare dal 21 al 22 per cento con un grave problema per le tasche dei consumatori. Secondo un reportage della CGIA di Mestre, il costo complessivo di questa manovra, da ripartire tra i consumatori, è di 2,1 miliardi di euro che salirebbero a 4,2 miliardi a partire dal 2014.

In termini di euro, l’aumento medio per le famiglie, in relazione ai consumi, sarebbe di 103 euro. La stima della CGIA di Mestre, chiaramente, parte dall’assunto che non ci sarà un aumento dei consumi. Una prospettiva che il neoministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, ha già mandato in cantina, visto che il suo intento è quello di coinvolgere banche, imprese e consumatori per la ripartenza della società.

Meno tasse e più crescita per Saccomanni

L’aumento dell’IVA per il secondo semestre dell’anno, qualora non fosse stoppato, potrebbe essere di 44 euro per una famiglia composta da 3 persone e di 51,5 euro per una famiglia composta da 4 persone.

 

L’agenda di Letta: stop all’Imu e all’Iva, lavoro al primo posto

 Gli italiani sono in attesa di sapere quello che accadrà con questo nuovo governo. Il neo premier Enrico Letta ha parlato pochi minuti fa alla Camera illustrando il programma che intende portare avanti durante il suo mandato, quel programma che sarà oggetto di voto di fiducia stasera alla Camera e domani in Senato.

Delineatesi i fronti – Enrico Letta riceverà il sostegno di Pd, Pdl e Scelta Civica mentre Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Sel e Fratelli d’Italia saranno all’opposizione, il premier ha iniziato il suo discorso lasciando tutti sgomenti: i suoi 21 ministri non riceveranno lo stipendio da ministri.

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Ottimo punto di partenza, sopratutto a fronte delle critiche che gli sono state mosse per aver aumentato il numero dei dicasteri italiani, al quale hanno fatto seguito altri importanti annunci.

Primo fra tutti quello sull’Imu che, dopo la bagarre di questi ultimi giorni e l’impossibilità – visti i tempi ristretti – di procedere al calcolo delle nuove aliquote: la rata di giugno della tassa sulla prima casa non si pagherà, il tutto è rimandato a quando il governo avrà avuto modo di ridefinire tutto il sistema fiscale del paese.

Poi arriva anche la stoccata sull’Iva per la quale, secondo Letta, onde evitare un peggiorare delle condizioni di povertà del popolo, è saggio rinunciare al suo inasprimento previsto per l’estate.

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E poi una nuova riforma del lavoro: basta incentivi monetari, le aziende del paese hanno necessità di un sostegno strutturale e continuativo, non di benefici monetari all’assunzione di giovani.

L’opposizione antieuropea vince in Islanda

 L’opposizione antieuropea, quella che spinge le singole nazioni ad estraniarsi dall’euro e dall’Europa, ha vinto anche in Islanda. Il Vecchio Continente, a questo punto, trema per il crollo in molti stati delle sinistre che finora hanno tenuto in piedi il discorso europeista.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

In Islanda a vincere ci ha pensato il centrodestra che dopo cinque anni di assenza, o meglio di opposizione, tornerà a governare. I seggi a disposizione nel Parlamento sono 63 e dopo le elezioni, 37 di questi seggi andranno a finire al partito dell’indipendenza di destra e al partito del Progresso di centro.

Il centrodestra islandese, per storia e natura è contrario all’Unione Europea e in fondo la popolazione ha semplicemente usato le urne per spiegare al resto d’Europa cosa pensa e cosa vuole. Le proiezioni sono state fin troppo rispettate, infatti, i verdi e i socialdemocratici non sono stati riconfermati.

Il caso dell’Islanda è emblematico?

Lo spoglio parziale aveva già decretato il Partito dell’indipendenza al 25 per cento e i centristi agrari con il 22 per cento. I due leader di partito, tra l’altro, sono molto giovani: da un lato c’è Bjarni Benediktsson di 43 anni e dall’altro David Gunnlaugsson che di candeline ne ha spente soltanto 38.

L’unico partito pro euro sono i centristi di Futuro Luminoso che hanno ottenuto soltanto 6 seggi.

Aumentano i carburanti Eni e no logo

 A partire dai prossimi giorni ci sarà, probabilmente, un nuovo, generalizzato rialzo dei prezzi di tutti i carburanti. Dopo un periodo di discesa, infatti, già dallo scorso fine settimana, Eni ha rialzato i prezzi della benzina e del diesel, che hanno subito un incremento di 1,5 centesimi di euro per litro.

Finalmente il prezzo dei carburanti inizia a scendere

La recente inversione di tendenza sembra essere stata causata dal generale andamento dei mercati internazionali che a partire dalle ultime 72 ore hanno perso ampi margini sula benzina verde rispetto alle medie degli ultimi tre anni. Resiste maggiormente il diesel.

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Il prossimo rialzo dei prezzi dei carburanti, dunque, oltre ad interessare i prodotti di casa Eni, toccherà, come di norma, anche la benzina e il diesel no logo, in genere le più sensibili alle fluttuazioni dei mercati.

I prezzi medi della benzina in Itali, dunque, si aggirano in questi giorni attorno a 1,798 euro al litro per la benzina verde (comunque ancora sotto 1,8 euro), 1,704 per il diesel e 0,808 per il Gpl.

Al di là dei prezzi medi, tuttavia le punte più alte possono raggiungere al momento, rispettivamente, 1,838 euro al litro per la benzina, 1,730 per il diesel e 0,837 per il Gpl.

Si è concluso il Cda di Rcs, Della Valle e Benetton contro l’aumento di capitale

E’ durata più di cinque ore la riunione del Consiglio d’amministrazione di Rcs. Una riunione lunga e ricca di colpi di scena. A seguito di due lettere inviate ieri al Cda da parte di Diego Della Valle e Gilberto Benetton, i due azionisti hanno reso noto che voteranno a sfavore dell’aumento di capitale fino a 500 milioni di Rcs all’assemblea del soci di fine maggio.

Della Valle possiede una quota dell’8,7%. Benemetton, invece, possiede una quota pari al 5%. Il piano di rafforzamento patrimoniale comunque ha già il sostegno di gran parte del patto di sindacato e a dar supporto al patto vi sono le banche creditrici.

Mancavano ieri i consiglieri Giuseppe Rotelli, Giuseppe Vita e Carlo Pesenti. Nella giornata di ieri il Consiglio d’amministrazione di Rcs ha approvato la trimestrale della capogruppo, chiusa in data 31 marzo con una perdita di 78 milioni e ha deliberato di proporre alla prossima assemblea dei soci (che si terrà il 30 maggio) una serie di provvedimenti necessari alla ricapitalizzazione.

Il capitale subirà una diminuzione da 762 a 139,2 milioni attraverso un raggruppamento delle sole azioni ordinarie nel rapporto di 3 nuove ogni 20. Vi è inoltre la proposta di aumento di capitale fino a 500 milioni.

Intanto, in Borsa il titolo Rcs è crollato, cedendo il 4,8 per cento dopo che il cda ha approvato la perdite della capogruppo e deciso di proporre in assemblea l’abbattimento del capitale.

Usavano le associazioni di beneficenza per evadere il fisco

Creavano un “offshore trust”, un fondo di investimenti collocato nei pressi di uno dei molteplici paradisi fiscali esistenti e successivamente nominavano in qualità di beneficiario un’associazione di carità. Con questo meccanismo riuscivano a sfuggire alla maggior parte dei controlli delle autorità del Regno Unito, nonché di altri Stati e dunque a non pagare le casse.

Ecco la truffa che ha coinvolto a loro insaputa numerose associazioni di beneficenza, tra le quali contempliamo tre associazioni italiane.

Evasori fiscali hanno usato il loro nome in maniera tale da occultare i propri fondi all’estero e non pagare le tasse.

L’inchiesta condotta dal Sunday Times, successivamente all’arrivo di una soffiata di natura anonima fatta da un informatore, è riuscita a portare a galla due milioni e mezzo di documenti, provenienti da uno dei paradisi fiscali sfruttati da qualche grande evasore.

Le associazioni menzionate nei documenti quali beneficiarie non ne erano a conoscenza, e in più di conseguenza non percepivano nessuna cifra in denaro dall’offshore trust. Non percepivano insomma neanche il becco di un quattrino.

Le vittime del raggiro

Ad essere state imbrogliate sono anche grosse associazioni quali Croce Rossa, Amnesty International, Greenpeace, Cancer Research. Ma il Sunday Times ha rivelato che nei documenti che gli sono arrivati anche tre associazioni di carità italiane sono rimaste implicate: si tratta de l’Unione Italiana Ciechi, il Centro Bambino Maltrattato e della Lega Italiana per la Lotta all’Aids.

Tutte e tre, interrogate dal giornale britannico, hanno dichiarato che non erano a conoscenza del “trust” generato a loro presunto beneficio e che non hanno mai ricevuto da esso alcuna donazione.

Al pari di Croce Rossa, Amnesty e Greenpeace, scrive il Sunday Times, anche le tre associazioni di beneficenza italiane stanno attualmente valutando l’opportunità indire azioni di natura legale per chi si è appropriato indebitamente del loro nome e anche per vedere se, a questo punto, è possibile reclamare almeno una parte dei fondi nascosti a questo modo.

Meno tasse e più crescita per Saccomanni

 Enrico Letta, il nuovo premier che piace ai mercati tanto da deprimere lo spread, ha costruito una squadra di governo che dispiace veramente a pochissime persone. In pole position, nei dicasteri chiave, sono stati lasciati o scelti dei tecnici. Uno su tutti Fabrizio Saccomanni, che fino al giuramento dell’esecutivo era il presidente di Bankitalia ed oggi è il nostro ministro dell’Economia.

Soluzioni IMU per il governo Letta

Fabrizio Saccomanni, era a Cetona quando è stato raggiunto dalla telefonata del premier che gli chiedeva di entrare a far parte della squadra di governo. Dopo aver trascorso l’ultima settimana tra Washington e New York, l’economista toscano è tornato in patria e da domani sarà al cospetto della BCE per parlare per discutere dell’unione bancaria.

Il neo ministro, però, non ha mancato di dire la sua sulla condizione del Belpaese visto che a chiamarlo in causa per l’indiscussa competenza in materia economica, è stato il presidente della Repubblica in persona. Saccomanni avrebbe già in tasca la ricetta per l’Italia. Vuole puntare sulla crescita economica e questo è a dir poco scontato.

Grillo al Bild parla della bancarotta

Ma vuole farlo coinvolgendo nel suo progetto le banche, le imprese e anche i consumatori. L’obiettivo ultimo, infatti, è fare in modo che la società e gli investitori ritrovino la fiducia. Tecnicamente si procedere con una ricomposizione della spesa, con il sostegno delle imprese e delle fasce deboli della popolazione per cui è previsto l’alleggerimento fiscale.

Soluzioni IMU per il governo Letta

 L’IMU, oltre ad essere la tassa più odiata dagli italiani, insieme alla TARES che da dicembre subirà un aumento, è anche il punto caldo di tutte le campagne elettorali. Per le elezioni politiche del 2013 se ne sono sentite di tutti i colori ed ora la patata bollente passa nelle mani del governo Letta. Secondo gli analisti la questione IMU potrà essere affrontata in 3 modi. Vediamo insieme quali.

L’IMU resta nonostante le promesse

La prima soluzione, quella probabilmente più facile, consiste nel lasciare invariata la tassa. Il Governo Letta, infatti, prima di occuparsi dell’imposta municipale sugli immobili, deve affrontare argomenti più urgenti nell’agenda politica ed economica del paese: l’occupazione, i soldi per finanziare la CIG in deroga, gli esodati e l’aumento dell’IVA che a luglio passa al 22 per cento.

 Ancora un rinvio per la TARES

La seconda soluzione è quella dell’abolizione dell’imposta sulla prima casa che è un po’ il cavallo di battaglia del centrodestra. L’abolizione dell’IMU è stata sostenuta a gran voce da Berlusconi ma poi resta difficilmente sostenibile a livello economico visto che occorrerebbe trovare gli 8 miliardi “persi” con l’IMU in altre imposte, magari sugli alcolici e i giochi.

La terza soluzione che invece è propria del PD è la riduzione dell’imposta che costringerebbe il governo a cercare altrove una copertura di 2,5 miliardi di euro.

I compensi esosi dell’amministratore

 L’Amministrazione finanziaria, in alcuni casi, può mettere in discussione le scelte fatte dagli amministratori delle società che magari decidono di pagare in modo troppo generoso le prestazioni dell’amministratore unico. L’ordinanza cui facciamo riferimento è la numero 9036 del 15 aprile 2013.

Quando l’IVA è indetraibile

In questa ordinanza la Corte di Cassazione ha spiegato che dal reddito d’impresa sono indeducibili i compensi versati all’amministratore unico che nelle indagini risultano sproporzionati e soprattutto privi di ragioni economiche giustificative.

Le buste paga gonfiate sono fraudolente

E’ come se l’amministrazione tributaria avesse deciso un tariffario limite per gli amministratori unici, un tetto massimo oltre il quale la spesa è da considerarsi sproporzionata. Il fatto cui fa riferimento il pronunciamento è il seguente: la commissione tributaria ha rigettato il ricordo di una società a responsabilità limitata che si era opposta ad un avviso di accertamento IRPEG/IRAP.

L’ente impositore, infatti, aveva intenzione di recuperare una parte, quella eccedente il famoso “tariffario”, versata all’amministratore unico. Il giudizio della Corte d’Appello è stato avverso alla società perché non erano state fornite prove dell’esistenza di valide ragioni economiche della deduzione dei componenti negativi del reddito, contestati.

La normativa fiscale sulle società di capitali e sulle società di persone, spiega che possono essere considerati elementi negativi i compensi all’amministratore unico e in capo alle società sono deducibili nell’esercizio in cui sono pagati e in capo agli amministratori sono tassabili nell’esercizio in cui sono incassati.

1,24 milioni di disoccupati in più dal 2007

 L’ Istat ha recentemente pubblicato nuovi dati relativi ad uno dei problemi sociali più importanti nel nostro Paese di questi tempi: quello della disoccupazione. La disoccupazione ha infatti raggiunto in Italia livelli molto alti rispetto ai suoi massimi storici.

1,5 milioni di disoccupati in più

L’ Istat ha calcolato, ad esempio, che a partire dal 2007, ovvero l’anno in cui si colloca l’inizio della crisi economica che tuttora investe il Paese, il numero dei disoccupati è salito di ben 1,24 milioni di unità, cosa che a livello percentuale si traduce in un raddoppiamento della quota di incremento percentuale, che è arrivato a toccare l’ 82,2%.

L’ Istat afferma inoltre che il maggior numero delle persone senza lavoro si trova al Sud, ma il maggior incremento percentuale si è invece potuto registrare al Nord, dove il tasso ha raggiunto il 121, 3%.

Un milione di famiglie italiane è senza lavoro

La palma dell’ anno più nero per quanto riguarda la disoccupazione e il suo incremento, tuttavia, è andata, per il momento, al 2012, anno in cui si è avuto addirittura un 30,2%, con 636mila unità in più.

Al momento, dunque, al Sud risulta disoccupato il 46,9% della popolazione dei giovani  con una età compresa tra i 15 e i 24 anni, al centro il 34,7% e al Nord il 26,6%, per una media nazionale del 35,3%.