Moody’ conferma l’outlook negativo per l’Italia

 Un bilancio duro quello fatto dall’agenzia di rating Moody’s sul futuro dell’Italia che conferma il rating ‘Baa2’ con prospettive negative.

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Le motivazioni? Secondo Moody’s, ma non è certo una novità per il paese, l’Italia sta ancora soffrendo dello stallo politico creatosi dopo le elezioni e questa mancanza di un governo che, ora che si sta formando, potrebbe trasformarsi nella presenza di un governo senza un chiaro mandato, mette a rischio le riforme intraprese.

E senza queste riforme il paese non ha speranze di uscire dalla crisi, fatto che potrebbe portare gli investitori a perdere la loro fiducia e la mancanza di accesso ai mercati privati del debito.

Un quadro a tinte fosche, quindi, che Moody’s giustifica con la presenza di una recessione che si è mostrata più grave del previsto: l’agenzia ha di nuovo rivisto al ribasso le stime di crescita del pil per il 2013. La contrazione stimata era dell’1% che Moody’s, nell’ultimo bollettino, ha corretto al -1,8%.

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A pesare sull’Italia oltre all’incertezza politica e il rischio contagio proveniente dagli altri paesi in difficoltà ci sono l’aumento della disoccupazione, l’indebolimento della domanda interna, la debolezza del sistema bancario e il credito “limitato e costoso” per le piccole e medie imprese.

 

Salasso Iva: l’aumento di luglio farà spendere 103 euro in più a famiglia

 Da l 1° luglio 2013 l’aliquota Iva passerà dall’attuale 21% al 22%. Un aumento di un solo punto percentuale, quindi anche abbastanza irrisorio, se non fosse che l’Iva si applica a quasi tutto ciò che finisce nel paniere dei consumi degli italiani e, quindi, sarà l’ennesimo salasso per le finanze degli italiani.

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Tra i beni e i servizi del paniere dei consumi che saranno interessati all’aumento dell’Iva ci sono vino e birra, carburanti, riparazioni auto, abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici, giocattoli e computer.

Secondo la Cgia di Mestre questo aumento dell’Iva comporterà un parallelo aumento della spesa di 103 euro a famiglia, con un costo complessivo a carico dei consumatori di 2,1 miliardi di euro, che arriverà a toccare i 4,2 miliardi nel 2014. Nello specifico la Cgia di Mestre stima che, partendo dal presupposto che le abitudini di spesa degli italiani rimangano immutate, per un nucleo famigliare composto da 3 persone l’aggravio medio annuo sarà di 88 euro; per una famiglia di 4 persone l’ incremento medio annuo sarà di 103 euro.

Unica consolazione, almeno al momento, è il fatto che l’aumento dell’Iva interesserà solo il seconde semestre dell’anno per cui gli aumenti stimati dalla Cgia sono da considerarsi dimezzati: 44 e 51,5 euro rispettivamente.

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La Cgia ricorda inoltre che l’aumento dell’aliquota Iva ordinaria non peserà sulla spesa dei beni di prima necessità, come gli alimentari, la sanità, l’istruzione, la casa, tutti beni ai quali si applica l’IVA al 10% o al 4%, o non si applica affatto.

La scheda informativa sul 730

 Il modello di dichiarazione dei redditi 730 è sotto la lente d’ingrandimento per il fatto che con un decreto del 26 aprile è stata posticipata la data per la presentazione del documento al sostituto d’imposta. Questo vuol dire che i contribuenti hanno più tempo per compilare e controllare il modello.

730 al sostituto con più calma

Il 730, come spiega l’Agenzia delle Entrate, un modello di dichiarazione dei redditi che si rivolge ai dipendenti e ai pensionati ed ha sicuramente dei vantaggi evidenti. In primo luogo è semplice da compilare e in fondo non richiede un impegno mentale visto che non devono essere eseguiti dei calcoli.

Il contribuente, in più, non deve trasmettere telematicamente il modello 730 all’Agenzia delle Entrate ma può avvalersi dell’intermediazione del sostituto d’imposta o del datore di lavoro. Interessante inoltre come il rimborso dell’imposta sia accreditato direttamente nella busta paga successiva alla presentazione della dichiarazione, quindi a luglio, se si tratta di dipendenti, oppure nella pensione di agosto o di settembre.

I bonus sulla ristrutturazione edilizia nel modello 730

Se invece dal 730 viene fuori un saldo a debito ci saranno, negli stessi tempi, delle trattenute adeguate a riequilibrare la situazione. Queste trattenute possono essere rateizzate ma è necessario pagare una piccola quota d’interessi. Il modello 730 può essere usato soltanto per alcune tipologie di reddito.

 

I prestiti più convenienti per le ristrutturazioni

 Se il governo delibera che per i lavori di ristrutturazione si può ottenere uno sconto del 50 per cento, allora è normale che molti cittadini che hanno una casa, si affrettino a pagare i lavori entro il 30 giugno 2013.

Fino a questo giorno, infatti, la detrazione sarà pari al 50 per cento delle spese sostenute, poi dal primo luglio, la detrazione subirà un calo fino al 36 per cento. Le operazioni restano comunque ancora molto convenienti. Ma se si dovesse chiedere un prestito per sostenere le spese di ristrutturazione, quali sarebbero le offerte migliori in circolazione?

Prestiti in calo, che fare?

I lavori di ristrutturazione, per l’entità della spesa, sono più vicini al prestito bancario che al prestito tradizionale. Se a chiedere questo prestito è un libero professionista che ha in mano un preventivo per lavori di circa 60 mila euro, con l’obiettivo di restituirli in 10 anni, allora dovrà affidarsi a Findomestic, a Credem, oppure alla Banca Popolare di Sondrio.

Si chiede un prestito soprattutto per ristrutturare

Findomestic, per esempio, prevede il pagamento di 120 rate di circa 750 euro ciascuna con l’applicazione di un TAEG del 9,06 per cento. Leggermente più caro il prestito personale Maxi Avvera di Credem che propone invece un TAEG del 12,85 per cento con la rispettiva rata di 857,5 euro. 

Infine, c’è la banca Popolare di Sondrio che offre un TAEG leggermente più alto della Credem del 12,90 per cento.

Dicono sia sempre meglio comprare

 Gli italiani, qualora avessero ancora qualche centesimo da parte, tanto da fare una vita serena, avrebbero il vento in poppa. Un buon lavoro, corredato dall’idea di avere una casa di proprietà, cui si lega la richiesta di un mutuo. Uno scenario idilliaco che potrebbe preludere al ritorno alla situazione di partenza.

Si può diventare credibili di fronte alle banche

Molti, invece, presi dall’idea di risparmiare, incapaci di mettere un gruzzoletto da parte, sono convinti che affittando casa si riesca a tirare avanti meglio che se la casa s’acquista. Tecnocasa, l’azienda che si occupa d’intermediazione immobiliare, non è d’accordo con questa visione e in un report prova a spiegare con degli esempi, perché è sempre meglio acquistare una casa che affittarla.

Il caso è quello di un bilocale di 52 metri quadri in una zona semicentrale di Milano. Se l’immobile dovesse essere acquistato si dovrebbe considerare il valore dello stesso che può aggirarsi intorno ai 255 mila euro. Un 25 enne che voglia optare per un tasso fisso, si vedrà finanziare soltanto il 65 per cento della spesa e la rata sarebbe calcolata per quasi 1100 euro, per l’esattezza 1067 euro.

La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane

La stessa casa in affitto costerebbe invece 800 euro al mese e il restante capitale, quello che nel primo caso potrebbe essere quello del mutuo, potrebbe essere investito nei buoni del tesoro a 25 anni. In ogni caso tra registrazione del contratto e canoni di locazione, la spesa dopo 25 anni porterebbe ad una perdita inutile di denaro.