Cambio solo per i sostituti d’imposta

 Fino a qualche giorno fa il calendario fiscale era caratterizzato da un’importante scadenza, quella del 30 aprile, termine ultimo per la presentazione del modello 730/2013 al proprio datore di lavoro, al sostituto d’imposta, oppure all’ente previdenziale. Invece il calendario ha subito una variazione e c’è più tempo per fare il proprio dovere di contribuenti.

Tutti coloro che si avvalgono dell’assistenza fiscale offerta dal datore di lavoro o dall’ente previdenziale, possono consegnare la documentazione entro il 16 maggio 2013. Lo ha stabilito un decreto firmato dal Consiglio dei ministri e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 aprile.

730 al sostituto con più calma

Perché lo slittamento? Sembra che la decisioni di andare oltre la fine del mese sia stata presa per il ritardo registrato nella consegna dei modelli CUD 2013. Molti lavoratori, infatti, non hanno ancora in mano la documentazione necessaria per fare la dichiarazione dei redditi. Visto il ritardo dei datori di lavoro nella consegna del CUD, si è offerto maggior tempo anche ai lavoratori.

730 al sostituto con più calma

Il termine entro il quale i sostituti d’imposta devono presentare ai contribuenti da loro assistiti la dichiarazione e il prospetto della liquidazione subisce una dilazione funzionale. La prima scadenza era stata fissata al 31 maggio, adesso si avrà tempo fino al 14 giugno. Non cambia invece la scadenza per i contribuenti che compilano autonomamente il modello 730 e poi lo presentano al fisco tramite un CAF o un altro intermediario abilitato. Per loro la scadenza fissata è al 31 maggio 2013.

L’epopea del titolo e dell’azienda Fiat

 Tutti gli investitori, soprattutto quelli di Wall Street, si stanno concentrando sul titolo FIAT dopoché il Wall Street Journal, ha diffuso una serie d’indiscrezioni. Sembra infatti che la FIAT abbia deciso di mettere il piede sull’acceleratore e procedere alla svelta con l’acquisizione di Chrysler.

Una volta completata l’operazione, poi, si potrebbe andare avanti con la quotazione a Wall Street. Questa notizia, relativa alle trattative tra le due aziende automobilistiche, ha fatto crescere in modo davvero interessante il titolo FIAT nella borsa di Milano. Resta però un problema da affrontare e risolvere, quello relativo al contenzioso con il fondo Veba, il quale, ricordiamolo, ha in gestione il 41,5 per cento della società americana su “commissione” del sindacato Uaw.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

La Reuters, intanto, ha deciso di pubblicare qualche indiscrezione sul prezzo dell’acquisizione del 41% di Chrysler da parte di Veba. Si tratta di una cifra che non dovrebbe superare i 3,5 miliardi di dollari. Fiat, al momento, è soltanto alla ricerca degli strumenti finanziari necessari per portare a termine l’operazione. Sembra che dopo la fusione si possa procedere con la quotazione e che questo “ultimo” passaggio non ci sarà prima del 2014.

Il punto del FT sulla crisi europea

I rappresentanti Fiat saranno presto in tribunale per trovare una soluzione al contenzioso relativo al 3,32 per cento di Chrysler che adesso è nelle mani di Veba.

Critiche dalla Bundesbank alla Bce

Alla Bundesbank non va giù il piano formulato dalla Banca centrale europea per salvaguardia dell’euro. Parliamo dell’ormai noto programma OMT di acquisto di titoli degli Stati che si trovano in difficoltà.

Discutendone presso la Corte costituzionale tedesca, la Bundesbank dichiara che vi sono molte perplessità. Il piano, secondo quanto dicono Weidmann e soci, potrebbe non essere necessario e in più la sua attuazione metterebbe a repentaglio il denaro dei contribuenti tedeschi.

C’è di più: così formulato, il programma OMT violerebbe i Trattati europei che pongono un diniego sul finanziamento monetario dei deficit pubblici. Il presidente della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, era stato l’unico membro del consiglio direttivo della Banca Centrale europea a votare contro il lancio del programma durante la scorsa estate. Successivamente, però, la Bundesbank aeva dichiarato che, anche non essendo mai stato sfruttato, il programma era stato utile per portare pace nei mercati finanziari.

Il programma è curato nei minimi dettagli ma ancora non è stato reso pubblico. Con molta astuzia, e non è la prima volta che succede, la Bundesbank ha dato vita ad una fughe di notizie per contrastare le scelte della Bce da lei non condivise, facendo pubblicare il programma da un quotidiano tedesco.

Rendimento in calo per i BOT

 I BOT semestrali, ultimamente piazzati dal Ministero del Tesoro, hanno dimostrato un interessante rendimento in discesa che testimonia la sempre maggiore fiducia riposta nella salute del nostro paese. Il Tesoro, proprio all’indomani della festa della liberazione, ha venduto ben 8 miliardi di euro di BOT semestrali.

Il loro rendimento è diminuito confermandosi ai minimi livelli di sempre. Il titolo in questione scade il 31 ottobre del 2013 ed è stato venduto senza troppi sforzi dal MEF. La domanda di BOT è stata di 1,4 volte superiore alle disponibilità, quindi è stata di 11 miliardi di euro. Il rendimento, quindi, per essere più precisi, è passato dallo 0,831% dell’asta precedente fino allo 0,503%. Da quando è stato introdotto l’euro si tratta del tasso minimo mai registrato.

I CTz sono altri strumenti d’investimento

Il fatto che il rendimento dei BOT sia in discesa non è così strano visto che prima del giorno di festa erano stati piazzati sul mercato anche i Ctz biennali e il loro tasso aveva superato di pochissimo l’1 per cento. Il rendimento, anche in questo caso, è il più basso dall’introduzione dell’euro ad oggi.

Che strumenti sono i conti deposito

L’asta dei BOT semestrali, comunque, ha confermato ancora una volta che il mercato è a caccia di rendimenti e in questo trend è sicuramente favorito il bull market dei titoli di stato dell’area euro.

La Bce chiede più credito per le PMI

 Una ricerca recentemente condotta dall’ Eurotower ha confermato che le piccole e medie imprese italiane sono state nell’ Eurozona quelle maggiormente colpite, negli ultimi sei mesi, da problemi di liquidità, con aumento dello scoperto e necessità di prestiti. Problemi, dunque, strettamente collegati con il calo dei profitti conseguente la crisi economica.

Le banche hanno paura di fare prestiti

La palma delle PMI più colpite dalla crisi è andata dunque, purtroppo, alle realtà di casa nostra, che, seguite subito da quelle spagnole, hanno fatto registrare tra ottobre 2012  e marzo 2013 i peggiori numeri a livello  di utili e fatturato.

Le banche italiane sono solide, ma devono concedere più prestiti alle PMI

La Banca Centrale Europea aggiunge, tuttavia, che un po’ in tutta Europa si è potuta rilevare, negli ultimi mesi, un aumento delle necessità di finanziamento e una concomitante pesante indisponibilità dei prestiti bancari e che queste condizioni hanno pesato in maniera negativa sulle reali possibilità di crescita e di ripresa nei diversi Paesi, in particolar modo per l’ Italia.

Andando ancora più nello specifico e valutando la questione in cifre, la Bce ha calcolato nel suo rapporto che la disponibilità di accesso a prestiti per le PMI europee è scesa al 10%, mentre vi è stato un calo del un tasso di respingimento delle domande di prestiti che ha toccato il 15%.

 

PIL USA deludente

 Il futuro spread non è un problema e questo vuol dire che nei prossimi anni l’Europa non potrà più fare a meno dell’Italia. La moneta unica, infatti, diventerebbe troppo forte perdendo una pedina fondamentale ed arriverebbe ad essere soltanto un clone del marco tedesco. Insomma, nonostante il mercato valutario odierno sia difficile da interpretare con l’Italia in crisi e i trend molto tranquilli, l’Europa restituisce agli investitori un’immagine di sé rassicurante.

Lo stesso non si può dire degli Stati Uniti che fino a qualche tempo fa erano considerati il traino dell’economia globale insieme alla Cina. Sia l’economia americana che quella cinese, infatti, sono da intendere in crescita sebbene il ritmo di questa crescita si sia modificato molto da un mese all’altro.

 In discesa il cambio tra euro e dollaro americano

Gli ultimi dati, infatti, quelli relativi al PIL americano preliminare, sono deludenti o comunque al di sotto della aspettative. Il prodotto interno lordo a stelle e strisce, infatti, nel primo trimestre del 2013, è cresciuto soltanto del 2,5 per cento ed è in aumento dello 0,4 per cento rispetto alla rilevazione precedente.

 Krugman sul fiscal cliff

Gli analisti, però, si aspettavano una crescita pari almeno al +3 per cento. Il dollaro, per reazione degli investitori, è stato oggetto di una vendita sconsiderata. Il tasso di cambio tra l’euro e dollaro è cresciuto da 1,2990 a 1,3035. Scende invece il cambio tra dollaro e yen.

Lo spread futuro non è un problema

 L’andamento dei mercati finanziari, in questo periodo sembra andare in direzione contraria rispetto allo spread, tanto che i trend sono apparsi addirittura inspiegabili. Il fatto è che gli operatori sono sembrati molto tranquilli mentre a livello politico ha impensierito parecchio la situazione di stallo dell’Italia.

Cosa muove l’euro

In realtà più di quello che accade nel Parlamento del nostro paese, gli operatori finanziari tengono d’occhio quel che accade a livello internazionale e la paura è che i prossimi trimestri del 2013 siano al di sotto delle aspettative degli investitori. Come risolvere la situazione? Attraverso alcune considerazioni.

La prima è che l’euro, senza il contributo dell’Italia, non potrebbe avere vita lunga, infatti diventerebbe insostenibile anche per gli altri paesi periferici che sono quelli più esposti alla crisi.

L’evoluzione del cambio euro/dollaro

La moneta unica a livello valoriale, può essere considerata come la media delle valute nazionali. Dalla sua parte, l’euro, ha la BCE che si sta organizzando per reagire alla crisi ed evitare il contagio legato al crollo delle banche. In questo caso, infatti, l’euro diventerebbe assimilabile al marco tedesco.

La BCE, come ha detto anche Draghi, è pronta a fare qualsiasi cosa per l’euro. Oggi il suo intervento è più urgente che in passato visto che all’Italia, pedina fondamentale dell’Europa, non resta che crescere.

Le misure del nuovo piano anti – burocrazia

 Uno dei primi compiti che il nuovo governo si troverà ad affrontare sarà quello di semplificare e snellire ulteriormente il pesante apparato della burocrazia italiana, secondo termini e modalità ancora più profonde e strutturali di quelle applicate dai precedenti governi.

> Calendario in 15 tappe per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

Proprio per questo motivo si parla in questi giorni della preparazione di un certo piano anti – burocrazia che raccolga al suo interno tutti i possibili provvedimenti che potrebbero essere presto applicati per rendere l’ organizzazione e le strutture della Pubblica Amministrazione italiana più dinamiche ed efficienti.

> Una nuova burocrazia per un nuovo governo

Ma quali sono, nello specifico, le misure e i provvedimenti che saranno adottati a tale scopo? Per il momento le proposte sono relative a quattro interventi strutturali:

  1. l’eliminazione di tutte le autorizzazioni non indispensabili, così come suggerito anche dal documento redatto dai saggi, che dovrebbe far seguito però ad una corretta valutazione dell’effettivo perso burocratico di ogni attività. Semplificazione e nuova ondata di liberalizzazioni, dunque, per dar nuovo slancio anche all’economia
  2. la possibilità per le aziende creditrici della PA di ricorrere ad un indennizzo contro le lentezze della macchina burocratica
  3. l’adozione di un metodo standard in edilizia per la Segnalazione di inizio attività (Scia)
  4. l’unificazione dei documenti di riconoscimento (CF, CI, TS)
  5. la misurazione e la valutazione dell’attività dei dipendenti pubblici di ogni livello

Una nuova burocrazia per il nuovo governo

 L’esecutivo non è ancora stato formato, ma tutte le forze politiche in causa, e soprattutto il nuovo Presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta, sono d’accordo almeno su un punto fondamentale: che la burocrazia italiana ha ancora bisogno di una buona dose di semplificazioni, semplificazioni che vadano a modificare in modo strutturale le procedure e l’interna organizzazione degli apparati della Pubblica amministrazione.

>Pagamento obbligatorio entro trenta giorni per la Pubblica Amministrazione

I punti salienti della nuova organizzazione della burocrazia italiana dovrebbero essere la cosiddetta opzione zero, ovvero la cancellazione di tutte le autorizzazioni e le richieste non indispensabili e la possibilità per i cittadini e per le imprese di accedere ad un risarcimento, o meglio ad un indennizzo qualora le Pubbliche Amministrazioni non provvedessero a liquidare i pagamenti nei tempi precedentemente stabiliti.

> Le nuove regole di trasparenze per le Pubbliche Ammnistrazioni

Tra gli altri possibili provvedimenti di semplificazione, inoltre, figura anche un nuovo sistema per monitorare e valutare l’operato dei dipendenti e dei dirigenti pubblici.

Tutti questi interventi strutturali, dunque, potranno entrare a far parte del nuovo piano anti – burocrazia promosso dal nuovo governo, piano che tra l’altro trova il completo appoggio dei saggi nominati dal Presidente della Repubblica e dell’ uscente Ministro, competente per il settore PA, Filippo Patroni Griffi..

730 al sostituto con più calma

 Una proroga dell’ultimo minuto è quella che ha interessato il 730 per tutti i dipendenti che decidono di presentare la loro dichiarazione attraverso il sostituto d’imposta, quindi presentandola al datore di lavoro. La verità è che ci sono stati tanti ritardi nella consegna del Cud e per questo è stato stabilito che i contribuenti avessero più tempo anche per fare la loro dichiarazione.

Assistenza sanitaria e spese mediche nel 730

Adesso, quindi, chi deve presentare il modello 730 tramite il sostituto d’imposta non dovrà più attenersi alla scadenza del 30 aprile ma potrà posticipare fino al 16 maggio. Insieme al modello di dichiarazione può e deve essere consegnato anche il modello 730-I per la scelta della destinazione dell’8 per mille.

Più patronati attivi per i disservizi legati al Cud

I sostituti d’imposta, chiaramente, avranno più tempo per riconsegnare al contribuente la dichiarazione elaborata. In pratica invece che attenersi alla vecchia scadenza del 31 maggio potranno ritardare fino al 14 giugno. Non cambiano invece gli obblighi per i lavoratori che pur presentando il modello 730, hanno deciso di avvalersi dell’assistenza di un centro fiscale. Chi per la dichiarazione dei redditi usa l’esperienza dei Caf dovrà comunque presentare il modello entro il 31 maggio.

Si ricorda che prima della consegna del modello al sostituto d’imposta, il contribuente deve controllare la veridicità e la giustezza dei dati inserti, altrimenti potrebbe incorrere in una multa.