Gli antieuro tedeschi sopra il 5%

 I nazionalisti antieuro tedeschi che si riconoscono nel partito “Alternative fuer Deutschland”, e non riconoscono in modo favorevole il ruolo svolto dalla moneta unica europea, inneggiando al ritorno del marco, hanno raggiunto in questi giorni, secondo il quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt, un consenso superiore al 17% nei sondaggi.

> Dall’Euro potrebbe sempre uscire la Germania

Questo nuovo dato potrebbe dunque portare la forza politica a superare la soglia di rappresentanza del 5% proprio mentre si avvicina sempre di più la fatidica data del 22 settembre prossimo, data in cui si terranno le elezioni politiche federali in Germania.

La Germania contro l’antieuropeismo italiano

Il clima politico d’oltralpe, dunque, si fa sempre più rovente:  dal versante opposto, infatti, la cancelliera tedesca Angela Merkel, sempre in testa nei sondaggi, richiama l’attenzione sulla necessità di accostare alle politiche di austerity, fatte di necessari tagli in tempi di crisi, le politiche e gli interventi strutturali necessari per la crescita.

A queste parole, inoltre, la cancelliera tedesca aggiunge che la costruzione effettiva dell’Europa può passare solo attraverso una concessione di sovranità a quest’ultima davanti alla quale anche le intenzioni di tipo nazionalistico della Germania devono cedere il passo.

Parole tanto più dense di significato in un momento in cui il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha respinto la richiesta degli Stati Uniti, del Fondo monetario Internazionale, della Banca mondiale e dei partner europei di Berlino di aumentare i salari nella Bundespreublik per rafforzare la domanda nell’intera zona euro.

Gli Italiani fanno la spesa nei discount

 Il 70% degli italiani fa ormai regolarmente la spesa nei discount, dove spera di risparmiare almeno qualcosa sul totale dello scontrino, a cominciare dalle spese per l’alimentare.

Ma quello del cibo non è poi l’unico settore investito dai tagli “compensativi e necessari” che le famiglie italiane sono costrette ad operare in una situazione di ancora piena crisi, per ridurre l’ammontare mensile delle spese.

> Vendite al dettaglio, bene solo i discount

Anche il settore della salute è colpito da un analogo regime di austerity familiare, dal momento che si tende un po’ ovunque ad azzerare le spese mediche. Alla salute si continua a pensare, sì, ma solo nei casi di estrema necessità.

Il debito della sanità pubblica

Sono questi i dati diffusi oggi dall’Istat e che hanno per così dire fotografato il cambiamento dei consumi degli Italiani negli ultimi cinque anni.

Più di sei famiglie italiane su 10, dunque, si rivolgono oggi ai negozi low cost per le loro necessità quotidiane, e più di 7 famiglie su 10 a partire dal 2007 hanno modificato la qualità e la quantità dei prodotti acquistati.

Nel ramo salute, invece, si cerca di spendere solo per i medicinali, eliminando il superfluo rappresentato da analisi mediche e indagini cliniche procrastinabili.

Tutti questi dati sono stati confermati anche dal Presidente dell’Istat Giovannini, che ha però segnalato anche un generale rialzo della fiducia dei consumatori (da 85,3 a 86,3% rispetto al mese precedente).

Come si apre una Partita IVA online

 La Partita IVA è assolutamente indispensabile al fine di poter esercitare un’attività lavorativa in maniera autonoma.

Al giorno d’oggi, tuttavia, c’è un’informazione che non è arrivata a tutti, per cui è necessario ribadirla. Sono infatti moltissimi i lavori autonomi (liberi professionisti, artigiani etc), i quali ignorano il fatto che non è più necessario rivolgersi presso gli usuali uffici dell’Agenzia delle Entrate e come da procedura sottoporsi alle estenuanti file per l’apertura di una Partita IVA.

Alcune cose sono cambiate. Da un pò di tempo, infatti, è possibile avviare la procedura comodamente seduti dinanzi alla propria postazione pc a casa propria. Come? E’ possibile, in altri termini aprire una Partita IVA direttamente via web, on line, in maniera semplice, veloce e capace di far risparmiare molto tempo ai lavoratori autonomi. Un tempo che gli stessi lavoratori autonomi possono naturalmente utilizzare in altre attività più dispendiose, senza perdere una giornata di lavoro per recarsi presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e fronteggiare lunghissime file.

Allo scopo di conoscere meglio le procedure per l’apertura di una Partita IVA direttamente online, è possibile leggere tutti i consigli di questa mini-guida. Senza la pretesa di essere esaustiva al cento per cento, infatti, questa piccola guida ha lo scopo di volere essere d’aiuto a tutti coloro che sono nella posizione di aspiranti lavoratori autonomi. La guida, ricca di consigli, si rivolge in altri termini a coloro i quali hanno manifestato o manifestano ancora oggi la necessità di lavorare con la partita Iva.

La grande novità, attiva da qualche tempo a questa parte, è che la Partita IVA può essere aperta anche on line. Ecco come:

Registrazione presso i servizi  telematici Entratel e Fisconline dell’Agenzia delle Entrate

Al fine di aprire la partita Iva on line è, anzitutto, fondamentale ed obbligatorio registrarsi presso i servizi telematici Entratel e Fisconline dell’Agenzia delle Entrate. Una volta perfezionata in maniera corretta questa procedura, per gli utenti sarà possibile avviare la richiesta formale di apertura di una Partita IVA.

Selezione e compilazione del modello più adatto alle esigenze del lavoratore autonomo

Il primo passo, anche esso obbligatori, si configura nella selezione del modello da compilare. Il modello da scegliere deve essere quello che più si adatta alle esigenze del lavoratore autonomo. Per selezionare questo modello è necessario andare andiamo sul sito dell’Agenzia delle Entrate, alla pagina http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Home/CosaDeviFare/Richiedere/Partita IVA/.

Selezione tra due tipologie di documenti

Entrando nel sito dell’Agenzia delle Entrata e raggiungendo la pagina sopraindicata sarà possibile notare che l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione degli utenti ben due tipologie di documenti.
La prima tipologia di documento è rappresentata dal modello AA9. Questo modello deve essere utilizzato nel caso in cui si desideri avviare una attività di lavoro autonomo come libero professionista o come ditta individuale. Il secondo modello è il modello AA7. Questo modello, invece, va utilizzato nel caso in cui si decida di effettuare l’apertura di nuova attività imprenditoriale o di un soggetto giuridico differente rispetto alla persona fisica.

Compilazione e invio online del modulo selezionato

L’ultima fase per l’apertura online di una Partita IVA è la seguente. Anche per questa fase c’è bisogno di una connessione ad internet funzionante. Una volta selezionato il modulo che fa al caso proprio, è possibile scaricarlo sul proprio Personal Computer.
Occorre, successivamente, compilare il modulo on line. Dopo averlo fatto sarà possibile inviarlo,direttamente on line, seguendo le procedure indicate nel menu a sinistra della pagina relativa alla sezione “compilazione ed invio”. Una volta effettuato l’invio del modulo il sistema invierà una comunicazione di accettazione o diniego che sarà possibile visualizzare sul sito accedendo nella propria pagina di iscrizione ai servizi telematici Entratel.

Befera chiarisce ancora sull’utilizzo del redditometro

 Il Redditometro entrerà in vigore a maggio nella sua versione semplificata.

Le polemiche su questo nuovo strumento del quale si è dotata l’Agenzia delle entrate per dare la caccia agli evasori fiscali sono state tante, in alcuni casi si è messa in dubbio la sua stessa costituzionalità, ma alla fine entrerà in vigore e partirà la caccia all’evasione.

► Giudice napoletano boccia il redditometro

Per questo il direttore stesso dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera ha voluto chiarire ulteriormente quali sono i limiti di azione del Redditometro e gli scopi per il quale verrà utilizzato. Secondo Befera i cittadini possono stare tranquilli: il Redditometro sarà infatti utilizzato solo nei casi in cui si rende manifesta una grande incoerenza tra i redditi dichiarati e le spese effettuate.

In pratica si cerca di stanare i grandi evasori, coloro che hanno una capacità di spesa notevolissima non giustificata da altro.

Inoltre, sempre secondo lo stesso Befera che è intervenuto sull’argomento  Napoli per un forum organizzato dall’ordine dei Commercialisti partenopei, si darà ampio spazio al contraddittorio: per qualunque caso sospetto di evasione, infatti verrà data la possibilità al cittadino di dimostrare le motivazioni di acquisti effettuati senza il relativo reddito a disposizione:

► Cambiano le spese, attenti al redditometro

Possono esserci tanti motivi per cui si acquisisce reddito. Per esempio, quei redditi che sono esenti e non devono essere posti in dichiarazione. Ma ci sono anche tanti casi che vengono segnalati di persone che viaggiano a livelli spesa elevatissimi  e magari hanno agevolazioni dallo Stato perché non dichiarano nulla. Questi sono quelli che vogliamo colpire.

 

Basta ai pignoramenti delle pensioni e degli stipendi in banca

Pochi giorni fa a Ballarò fu sollevato da alcuni deputati del PD il problema del pignoramento di pensioni e stipendi versati in banca da parte di Equitalia. Un problema grave e molto sentito, soprattutto per i pensionati che si sono visti costretti a doversi far accreditare le pensioni su conto corrente bancario o postale per effetto della legge anti-evasione.
► Il pignoramento di stipendi e delle pensioni è un problema da risolvere

Infatti, e questo è problema comune tanto quanto a pensionati che a stipendiati, una volta che lo stipendio o la pensione sono versati in banca sono considerati da Equitalia come parte del risparmio e quindi passibili di pignoramento in caso di debiti insoluti.

Ma quei soldi, in realtà, sono di primaria necessità per pensionati e stipendiati, che li usano per le spese correnti. Per questo, anche su suggerimento del direttore stesso dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, Equitalia ha deciso, e il provvedimento ha decorrenze immediata, che le azioni di pignoramento direttamente sul conto corrente saranno attivabili solo al datore di lavoro o all’ente pensionistico e solo per pensioni o stipendi che risultino superiori a 5 mila euro mensili.

► Sale la spesa per le pensioni che però sono sempre più povere

Il pignoramento presso datore di lavoro o ente pensionistico potrà avvenire, come accade anche ora, solo per un decimo dello stipendio sotto i 2.500 euro mensili di reddito, un settimo tra 2.500 e 5.000 euro un quinto sopra questa soglia.

Banca Credem assume

 Banca Credem, abbreviazione di Gruppo Bancario Credito Emiliano, è una realtà bancaria che esiste fin dal 1910. Quotata in borsa da qualche anno è uno dei gruppi bancari privati più attivi sul territorio con oltre 600 filiali presenti sul territorio italiano.

Al momento le offerte di lavoro di Banca Credem si concentrano nella regione Emilia romagna. Vediamo nel dettaglio quali sono le posizioni aperte.

Analista Tecnico Senior: età massima per partecipare alle selezioni è di 35 anni e ai candidati si richiedono almeno 3 anni di esperienza nel ruolo.

Operatori di sportello: la ricerca è ricolta a neodiplomati in materie economiche, tecniche o scientifiche. Dopo il primo inserimento come operatori di sportello ai candidati si offrono delle importanti occasioni di crescita all’interno del gruppo.

Operatori di banking commerciale: richiesta la laurea in materie economiche, bancarie, giuridiche e scientifiche e età massima di 28 anni.

Programmatori Juniro Credem Tel: richiesta laurea ed esperienza pregressa nella programmazione in ambiente Microsoft (.NET, C#, VB.NET, ASP.NET).

Per candidarsi ad una delle posizioni di lavoro aperte presso Banca Credem consultare il sito del gruppo alla pagina Lavora con noi.

 

Lavorare da Zara

 Zara è un’importante realtà del settore della moda. L’azienda spagnola, che fa parte del gruppo Inditex insieme ad altri grandi e conosciuti brand di abbigliamento come Bershka, Massimo Dutti, Oysho, Pull&Bear, Stradivarius, Zara Home e Uterque.

Marchi famosi in tutto il mondo che rappresentano il meglio della moda giovane e che sono sempre alla ricerca di nuove leve da inserire nel loro organico. In questo periodo le ricerche sono tutte per il marchio Zara che sta cercando Merchandiser, Allievi e Responsabili in tutta Italia.

Vediamo le offerte di lavoro di Zara nel dettaglio.

Merchandiser per Reggio Calabria, Pisa, Cuneo, Imola, Udine, Bolzano e Bergamo.

Allievi responsabili di negozio per Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio.

Responsabili e Store manager per  Cuneo e Arezzo.

Per conoscere i dettagli sulle mansioni relative a ciascun ruolo, i requisiti richiesti e le modalità di candidatura consultare il sito di Zara alla pagina Offerte di Lavoro.

Nessun assegno pensionistico integrativo per i giovani di oggi

 A lanciare questo drammatico monito è Alberto Brambilla, docente dell’Università Cattolica e fino al dicembre 2011 presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, che cerca di mettere in guardia i giovani sulle prospettive che si aprono loro a fine carriera.

► L’italia è un paese per vecchi

Con l’entrata in vigore della riforma pensionistico voluta dal Ministro Fornero, infatti, l’Istituto di Previdenza Nazionale non potrà più emettere gli assegni pensionistici integrativi che finora erano elargiti a coloro che andavano in pensione senza aver raggiunto i requisiti necessari.

Ad oggi lo Stato integra circa il 40% degli assegni pensionistici erogati, ma è un beneficio del quale tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 non potranno più godere.

Dal 1996 sono entrate nel mondo del lavoro circa 7 milioni di persone. Secondo i dati relativi al 2011, 6,9 milioni di pensionati ricevono un’integrazione, su un totale di 16,7 milioni di pensionati.

Per questo il docente invita tutti i giovani a provvedere al più presto a costruirsi la propria pensione: se la percentuale di coloro che avrebbe necessità di una integrazione dovesse mantenersi simile o uguale a quella attuale, sarà il 40% dei giovani di oggi a trovarsi senza una pensione adeguata per sopravvivere e non potranno neanche contare sull’aiuto dello Stato. Secondo Brambilla i potenziali bisognosi di integrazione saranno circa 3 milioni.

► Calcolo delle pensione fai da te possibile dal 2013

Quello che preoccupa è l’accesso alle forme di pensione integrativa: ad oggi meno di un terzo di questi potenziali poveri ha iniziato a costruirsi la propria pensione.

 

 

L’invecchiamento della popolazione mette in crisi il welfare

 Se per il resto del mondo la preoccupazione maggiore è l’esplosione demografica, in Italia succede il contrario: l’implosione demografica, ossia la sempre meno presenza di nuove nascite, sta portando il paese ad un rapido invecchiamento. Il problema in questione sembra essere una prerogativa più del sud Italia che delle altre parti.
► Un milione di famiglie italiane è senza lavoro

Secondo una ricerca del Censis, infatti, entro il 2030 la popolazione anziana del sud crescerà ad un ritmo più sostenuto rispetto al resto del paese (il 35,1% più velocemente) e il welfare pubblico potrebbe non essere in grado, complice anche la crisi economica, di far fronte con un’offerta adeguata alla crescente richiesta di cure mediche e assistenziali.

Secondo lo studio, infatti, anche se oggi il rapporto tra il numero di ultra 65enni e di ultra 14enni nel sud d’Italia è più basso di due punti percentuali rispetto alla media nazionale, nei prossimi venti anni questo rapporto è destinato ad invertirsi, con il numero di persone con più di 65 anni destinato a raddoppiare.

Quindi, laddove oggi a prendersi cura dei non autosufficienti sono gli altri membri della famiglia, in larga parte le figlie, fra qualche anno questa situazione non sarà più possibile e il welfare, se non verranno apportate le dovute modifiche, non sarà in grado di far fronte alle aumentate richieste di assistenza.

► Indagine europea sulla ricchezza delle famiglie: in Italia una su sei è povera

Secondo il Censis l’unica soluzione possibile è quella di sfruttare le poche risorse disponibili per

mettere insieme imprese sociali, nuove professioni, nuove tecnologie, nuove modalità di erogazione dei servizi: fare del Meridione il laboratorio di un nuovo welfare di comunità.

Un milione di famiglie italiane è senza lavoro

 Sono 995 mila le famiglie italiane che non hanno alcun tipo di reddito. Famiglie i cui componenti attivi, quelli che sarebbero abili al lavoro, non ne hanno e che sopravvivono con altri tipi di reddito, come quelli da pensione, o grazie agli ammortizzatori sociali.

► Indagine europea sulla ricchezza delle famiglie: in Italia una su sei è povera

Famiglie, quindi, in grave disagio economico che si concentrano soprattutto al sud, dove sono circa 495 mila, poi al nord (303 mila) e al Centro (157 mila). Un numero esorbitante che è cresciuto del 32,3% rispetto al 2011, circa 233 mila in più.

Tra queste 234 mila sono i single, 183 mila le famiglie monogenitore, 74 mila nuclei famigliari composti da coppie senza figli e 419 mila quelli composti da coppie con ‘prole’ a cui se ne aggiungono 45 mila che l’Istat definisce di “altre tipologie”.

Per la maggior parte si tratta di famiglie che vivono nel più completo disagio economico, solo in piccolissima parte si tratta di persone, o famiglie, che possono permettersi di non lavorare perché hanno redditi di altro tipo come quelle immobiliari o da capitale.

► In generale, una famiglia su due non ha le finanze a posto

Il dato è allarmante, non solo perché il numero delle famiglie senza reddito è aumentato rispetto allo scorso anno, ma perché questo numero è raddoppiato nel giro di soli cinque anni: nel 2007 le famiglie in queste condizioni erano solo 466 mila. Ad oggi il loro numero è aumentato del +104,9%.