L’Eurostat sui conti italiani

 Se i conti dell’Italia non fossero in ordine, il nostro paese incorrerebbe in una procedura d’infrazione definita a livello europeo. Ma adesso, come spiega bene anche l’UE, per quanto riguarda l’Italia si nota una volontà di portare il paese fuori dalla crisi, operando le riforme necessarie.

Quinquennio difficile per il debito tricolore

Il livello del debito pubblico del nostro paese, in questo momento, segue soltanto la realtà greca, viaggiamo ormai verso i 90 punti percentuali del prodotto interno lordo. L’Eurostat, però, parla di una ripresa dei conti pubblici del Belpaese. Un giudizio positivo ed importante che in qualche modo potrebbe dare una svolta alla politica di Bruxelles che ha sempre bacchettato l’Italia per il suo deficit fuori dai limiti di sicurezza.

Tutti i pareri sull’austerità

In questi giorni, il discorso sul debito dell’Italia è tornato di moda dopo che il governo ha emanato un decreto per lo sblocco dei 40 miliardi di euro necessari per rimborsare i crediti accumulati dalle imprese rispetto alla Pubblica Amministrazione.

L’Italia, comunque, resta nell’insieme dei paesi, 16 in tutto, che hanno un deficit superiore al 3 per cento. L’intenzione è quella di mettere una croce sulla procedura d’infrazione che è stata avviata all’indirizzo del Belpaese ormai nel 2009. Il deficit, per centrare gli obiettivi, deve essere riportato al di sotto del 3 per cento sia quest’anno, sia nel 2014.

Anche Intrade colpito dallo scandalo

 Il gioco d’azzardo nel nostro paese è ormai una piaga che indebolisce la società e soprattutto coinvolge le fasce più deboli della popolazione. Un settore, dicono molti analisti, che non conosce crisi. Invece è dell’ultim’ora la notizia relativa ad Intrade: il sito di riferimento per tutti coloro che amano fare qualche scommessa. Un sito di portata mondiale, consultato anche per le previsioni dei trend.

Le stime Ocse sull’economia italiana

Oggi, Intrade, è sotto accusa visto che i suoi conti non sono mai stati in ordine e la situazione si è di recente aggravata così che adesso siamo ad un passo dalla bancarotta. Il sospetto che nutrono in tanti è che il fondatore di Intrade abbia distratto i fondi dell’azienda. Ma andiamo con ordine descrivendo a grosse linee le specificità di questo sito internet.

Cocaina tra le cause della crisi

Si tratta di un sito che accetta puntate e scommesse su ogni materia, ad eccezione dello sport. Si può per esempio scommettere sulla vincita dell’Oscar da parte di un singolo attore, sulla riuscita di una ricerca scientifica, sul trend di una materia prima ma anche sulla direzione intrapresa dalla politica.

Oggi, però, tutti quelli che hanno vinto con Intrade, rischiano di non portare a casa nemmeno un dollaro visto che la piattaforma in questione è ad un passo dal fallimento. La chiusura ufficiale c’è stata il 10 marzo scorso, visto che un’agenzia di revisione aveva sottolineato in Intrade delle transazioni finanziarie sospette ed una mancanza di liquidità.

Napolitano e le borse dell’indomani

 La conferma di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica piace moltissimo agli investitori che nonostante la veneranda età del nostro presidente lo ritengono ancora l’unico in grado di assicurare continuità al paese. La borsa, anche il giorno dopo la sua elezione, si dimostra molto brillante.

Monti parla della situazione italiana e non scherza

Il rendimento dei titoli a due anni, infatti, scende ai livelli minimi che non toccava da dieci anni, dal 1993. Il rendimento dei titoli decennali, invece, è ormai prossimo al 4 per cento. Per quanto riguarda gli altri mercati non legati ai titoli di stato, si nota una ripresa dell’euro nel Forex e si avverte un certo entusiasmo anche nel comparto delle materie prime.

Peccato che poi a rovinare la festa dei listini tricolore ci abbia pensato l’America, sono stati infatti diffusi i dati macroeconomici sugli USA. Ma torniamo un attimo a Giorgio Napolitano e al valore contenuto nella sua rielezione. Il fatto di volersi assicurare una certa continuità deriva secondo gli investitori, dalla volontà di raggiungere anche la stabilità politica.

L’ultima settimana dei mercati

Ai mercati basta questa volontà implicita per determinare un allentamento della pressione sul debito pubblico. Il rendimento dei titoli di stato si è abbassato sia per i prodotti a breve scadenza, sia per i prodotti a medio termine. Una sorte analoga è toccata allo spread: la differenza tra BTp e Bund, infatti, è scesa sotto i 285 punti percentuali, sotto la soglia indicata da Monti come necessaria per uscire dalla crisi.

La Bundesbank prende tempo su MPS

 Monte dei Paschi di Siena è una delle banche storiche italiane che è stata investita da una crisi finanziaria e manageriale senza precedenti che, in alcuni casi, ha portato anche a risvolti macabri. Se ne parla e se ne parla ancora di più adesso che il Partito Democratico è arrivato al Governo, visto che molti politici del centro sinistra aveva legami con il tessuto finanziario toscano.

Un aggiornamento sul caso MPS

Il nuovo argomento all’ordine del giorno è relativo alla decisione presa dalla Bundesbank. La banca centrale tedesca si diceva che non volesse collaborare con la magistratura italiana e in particolare con quella senese, riguardo i conti controllati da Nomura ed equivalenti a ben 1,8 miliardi di euro.

Banco Popolare in difficoltà

La Bundesbank, presa alla sprovvista, ha detto che “Qualsiasi azione restrittiva riguardo gli asset di un cliente può avvenire soltanto nel quadro di una procedura regolata dalla lette. La Bundesbank, poi, per prassi, non divulga mai informazioni che riguardano i rapporti tra l’istituto di credito e i singoli clienti.

Insomma c’è necessità di avere delle informazioni ma queste informazioni non possono essere immediatamente disponibili. La magistrature senese aveva emanato invece un decreto d’urgenza, la settimana scorso per bloccare i flussi del circuito “target 2“.

Si abbassano gli affitti in tempi di crisi

 Una famiglia che non abbia una casa di proprietà, in genere, va in affitto. Quindi la richiesta di immobili, da acquistare o da locare, resta grosso modo standard. Magari le richieste di mutuo per l’acquisto della casa sono in calo ma questo non vuol dire che una sorte simile tocchi anche ai canoni di locazione.

Dicono sia sempre meglio comprare

Eppure chi ha una casa e l’affitta teme sempre di più che in un periodo di crisi gli affittuari non siano in grado di ottemperare ai loro obblighi economici, per questo la tendenza è a ridurre il costo delle locazioni. Le statistiche dicono che i proprietari degli appartamenti messi in affitto, per invogliare gli inquilini a restare in casa, senza cercare soluzioni più economiche, propongono degli sconti.

Arredare bene prima di vendere e affittare

Un proprietario su quattro sembra metta in saldo gli appartamenti. Le statistiche sono state raccolta da Solo Affitti che è un’agenzia in franchising specializzata nella locazione degli immobili.

Se poi si vogliono quantificare i ribassi in termini percentuali, facendo delle distinzioni di natura territoriale, si scopre che li ribassi nelle città metropolitane sono del 33 per cento. La causa del trend immobiliare descritto, dicono gli analisti, è da rintracciare nell’acuirsi della crisi. Gli sconti proposti vanno dai 30 ai 70 euro ma raggiungono anche i 100 euro nel centro Italia

La crisi interessa anche Philips

 I conti della Philips non sono al riparo dalla crisi, è questo il risultato dell’ultimo report dedicato all’argomento. I settori che soffrono maggiormente della flessione industriale dell’azienda sono quello dell’illuminazione e quello delle apparecchiature mediche che insieme formano l’80 per cento del fatturato Philips.

Philips si abbandona al rosso

I paesi dell’Occidente, in questo momento, sono in una fase di depressione e stagnazione e il risultato economico di molte industrie conferma questa situazione. I prodotti per la cura della persona, invece, hanno i conti in ordine e talvolta in crescita. L’utile, però si assesta sui 161 milioni di dollari che sono l’1 per cento in meno del 2011.

Le lampadine e i prodotti per la sanità sono quindi il vero tallone d’Achille della Philips, un’azienda olandese che non ha resistito a lungo al perdurare della crisi del Vecchio Continente. Il primo trimestre del 2013 si è chiuso con i profitti in calo dell’11 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Assunzioni Philips

Il titolo in borsa ha sofferto la diffusione delle notizie sulla crisi Philips. L’unica ancora di salvataggio sembra rappresentata dalle lampadine led e da quelle a risparmio energetico, oltre che dal settore che in genere è racchiuso dentro la denominazione di “consumer lifestyle”. Si parla quindi di regolabarba, di depilatori, di machine del caffé e via discorrendo. Il consumer lifestyle ha fato registrare un aumento del fatturato pari al 9 per cento.

Il triste bilancio delle librerie italiane

 In questo momento l’investimento dell’Italia nella cultura non è considerato prioritario e lo si vede dalle scelte del governo che ha annunciato, tra i primi provvedimenti, piuttosto la sospensione dell’IMU, la revisione della TARES ed altri interventi legati al profilo fiscale dei cittadini italiani. Invece la scuola, l’istruzione e la cultura, sono in crisi e bisogna porre attenzione al fenomeno.

La giornata complicata di Piazza Affari

Non parliamo certo delle famiglie che hanno sempre maggiori difficoltà a mandare i loro figli in gita scolastica, ma ci riferiamo piuttosto al trend negativo che sta investendo le librerie del Belpaese. Il bollettino sulle librerie, che si evince dall’ultimo rapporto, riferito ai primi mesi del 2013, sembra un bollettino di guerra.

Molte librerie, infatti, sono state vittime della crisi e tantissimi marchi “storici”, in questo momento, rischiano di cessare l’attività dopo aver dato molto al tessuto socioculturale italiano. Il caso più emblematico è quello della Hoepli che fa parte della realtà commerciale milanese dal lontano 1870.

L’Italia non investe nella cultura

L’azienda, all’inizio del 2013, ha dovuto avviare una cassa integrazione a rotazione per 60 dipendenti. Questa tiritera è andata avanti ben 3 mesi, poi c’è stata la proroga della CIG per altre 13 settimane. Il tempo necessario per la riorganizzazione economica dell’azienda.

Succede solo al nord? Certo che no, visto che una sorte simile a quella delle Hoepli la sta vivendo anche la Flaccovio di Palermo.

Presto risparmi per i mutui variabili

 Nel breve periodo le famiglie che hanno acceso un mutuo a tasso variabile, potranno beneficiare di un alleggerimento delle rate visto che l’Euribor è “condannato” a rasentare lo zero. Le banche spingono molto per appioppare agli aspiranti mutuatari dei mutui a tasso fisso. La leva per la promozione è nella sicurezza della rata che in un momento di forte incertezza economica, riesce sicuramente ad ingolosire un buon numero di consumatori.

Le previsioni sui tassi futuri

Le famiglie, invece, nella maggior parte dei casi, puntano sul risparmio di lungo periodo e quindi optano per un mutuo a tasso variabile che in tempi di crisi risulta ancora più conveniente. Tant’è che centinaia di migliaia di famiglie, oggi, hanno un mutuo a tasso variabile e l’indicizzazione del finanziamento si lega al trend dell’Euribor.

Qualche consiglio per ottenere il mutuo

Questo indicatore viaggia da diversi mesi su livelli molto bassi, soprattutto l’Euribor a 3 mesi cui si lega la maggior parte dei mutui italiani. In aprile ha chiuso i conti sullo 0,21 per cento. Lo stesso indice ad un anno, invece, è in discesa dello 0,51 per cento. C’è solo da sperare che la BCE, seguendo il trend definito nell’ultimo periodo, confermi una flessione dei tassi.

Le famiglie considerano questa mossa opportuna e conveniente ma non la pensano allo stesso modo le banche che sul lungo periodo si vedranno restituire un capitale inferiore a quello preventivato.

1 milione di famiglie senza redditi da lavoro

 Secondo i dati Istat riferiti al 2012, ci sono nel nostro paese circa un milione di famiglie che non hanno redditi da lavoro e più della metà di queste famiglie sono al sud, il 51,8 per cento. Poi ci sono le famiglie del Nord, circa 303 mila e infine quelle del Centro, soltanto 157  mila.

A Moody’s non piace l’Italia

Un altro dato che emerge dal report Istat è che tutti i componenti attivi che partecipano al mercato del lavoro sono disoccupati. In pratica ci sono 995 mila famiglie dove tutti i componenti del nucleo sono in cerca di occupazione. Il numero dimostra di essere 32,3 volte più grande che nel 2011.

Quanto costa un dipendente a tempo determinato?

Nel giro di un anno, quindi, le famiglie che possono essere raggruppate sotto l’etichetta di “senza lavoro” sono cresciute di 233 mila unità. Ma di chi stiamo parlando nel dettaglio? 234 mila famiglie sono formate da uomini e donne single. Poi ci sono 183 mila famiglie monogenitore e 74 mila coppie senza figli. Chiudono la lista 419 mila coppie di famiglie con figli e 45 mila famiglie che appartengono ad altre tipologie.

Per tutte queste persone il disagio lavorativo si traduce in un disagio economico.

L’austerity ha le ore contate

 Il Fondo Monetario Internazionale a Washington ha tenuto sei giorni d’incontri cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle istituzioni italiane. Tutti sono concordi nel ritenere che l’austerity deve essere eliminata o comunque allentata.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

L’economia deve prendere una boccata d’aria, a dirlo è Christine Lagarde che è preoccupata del fatto che la ripresa economica, laddove ha avuto inizio, è ancora lenta e procede con molte incertezze. Le economie restano molto deboli e creare posti di lavoro, dov’è possibile, non è assolutamente sufficiente.

In questo momento, nell’incertezza che domina lo scacchiere internazionale, si notano nuovi rischi per l’economia locale, senza crescita dei vantaggi. La soluzione, quindi, è nell’allentamento del clima di austerity che sembra deprimere più che spingere i paesi che adottano strategie di questo tipo.

L’austerity non piace agli intellettuali

La recessione è di casa in molte zone del mondo e questo, secondo la Lagarde, deve far riflettere: gli sforzi finora compiuti per mettere in ordine i conti, non si sono tradotti in un vantaggio per l’economia reale e quindi abbiamo un mondo diviso in tre parti. Da un lato gli Stati Uniti trainanti e in ripresa, dall’altro la Vecchia Europa che arranca e poi i paesi emergenti che continuano a crescere anche se ad un ritmo più lento.

Da valutare, quindi, non solo l’opportunità di continuare nell’austerity ma anche il ritmo imposto a questa strategia.