Come fare un bilancio di fine anno

 In chiusura di ogni anno amministrativo, le imprese hanno il dovere di redigere il bilancio di esercizio. Mediante tale documento si valuta sia la situazione patrimoniale sia la situazione finanziaria dell’impresa. La sua compilazione è obbligatoria, tanto per le società di capitali, quanto per quelle cooperative. In ogni caso le società di persone e le imprese individuali non sono condizionate dalla sua redazione.

Bilancio di fine anno: come si fa

Al fine di determinate la competenza dei componenti di reddito d’esercizio, al termine del periodo amministrativo, sarà obbligatorio effettuare una serie di scritture di assestamento e di rettifica. In altri termini, si tratta di:

– capitalizzare gli interessi e passivi maturati sul conto corrente e sui vari tipi di depositi;

– svalutare i crediti ed integrare il fondo spese e rischi;

– conteggiare sia l’utile su titoli che su cambi;

calcolare ratei e risconti, passivi ed attivi, tanto sulle operazioni che hanno generato redditi già maturali ma non ancora registrati, quanto su quelli che hanno dato luogo ad un reddito conteggiato in via anticipata;

– rilevare l’ammortamento di competenza dell’esercizio dei beni strumentali e sdoppiare tutti i conti aperti a crediti e debiti.

Quando tutte queste operazioni saranno terminate si potrà procedere al loro riepilogo nel conto economico, con l’obiettivo di determinare il risultato d’esercizio o meglio l’utile o l’eventuale perdita. Occorre tenere presente che questo prospetto può essere redatto tramite la direttiva Cee oppure riclassificato.

Nel primo caso bisognerà scrivere prima gli importi dei ricavi, dunque i costi, gli oneri di gestione, gli utili o le perdite precedenti, gli oneri straordinari e le imposte. Dalla loro sottrazioni si otterrà l’utile o la perdita. Qualora si preferisca il conto economico riclassificato, il prospetto comprenderà i proventi da impieghi, costi, la somma algebrica dei risultati di negoziazione titoli e cambi, le cifre provenienti da provvigioni e commissioni attive, i costi di gestione, gli accantonamenti relativi ai fondi rischi e le minusvalenze.

Conto Stato Patrimoniale finale

Dalla sottrazione e somma dei vari importi si otterrà il risultato economico lordo. Da questo totale si dovranno estrapolare le imposte per ricavare l’utile netto. Il passo seguente sarà quello di procedere alle scritture di chiusura, cioè riassumere i conti inerenti le passività, le attività ed il capitale netto, ottenendo il Conto Stato Patrimoniale finale.

Occorre considerare che la direttiva CEE per quanto concerne il bilancio stabilisce che lo Stato Patrimoniale deve avere una forma orizzontale, che il conto economico può essere fatto con forma a sezioni divise in modo orizzontale o con quella progressiva.

Occorre, inoltre, ricordarsi che nello Stato Patrimoniale sia le attività che le passività dovranno essere riportate per scadenza. In altri termini dovranno rispettare il criterio della liquidità decrescente.

Compilazione Bilancio d’esercizio di fine anno

Dopo aver redatto sia il conto economico che lo stato patrimoniale finale si passerà alla compilazione del Bilancio d’esercizio di fine anno. Esso è formato dallo Stato Patrimoniale, dal conto economico, dai prospetti dettagliati concernenti la negoziazione di titoli e dei cambi e dalla nota integrativa.

Le attività e le passività verranno riportate sotto forma di elenco nello Stato Patrimoniale:

– nelle attività si bisognerà indicare i valori di cassa, i fondi di liquidità, i prestiti concessi, le perdite, il capitale sottoscritto non versato e le immobilizzazioni;

– nelle passività occorre indicare i debiti, gli accantonamenti, le riserve, gli utili, il capitale sottoscritto ed i sovrapprezzi di emissione. Si dovrà specificare la composizione del capitale proprio dell’azienda, che viene indicato sotto la dicitura di capitale netto. Tale voce, di solito, è composta dal capitale sociale apportato dal proprietario o dai soci, dai fondi di riserva costituiti con parte di utile non pagato ed ricavi o redditi non dati ai soci.

 Schema obbligatorio analitico

All’interno del conto economico, il quale deve essere fatto secondo uno schema obbligatorio analitico, si dovranno indicare componenti positivi e negativi ottenuti dalla differenza tra i valori nominali di finanziamenti concessi e ricevuti, i costi ed i ricavi sostenuti durante l’esercizio, i valori delle rimanenze ed i costi derivanti dalla scritture di assestamento.

Allegati

Nel prospetto dettagliato saranno evidenziate le negoziazioni in titoli ed in cambi. Si configura come un analisi dei risultati economici ottenuti su queste operazioni. Dovranno essere allegate al bilancio di fine anno anche l’elenco di eventuali partecipazioni in società collegate e controllate, copie integrali del precedente bilancio con un riepilogo dei suoi dati essenziali e l’eventuale certificazione di bilancio.

Nota integrativa

Nella nota integrativa saranno fornite le spiegazioni riguardanti tutti i criteri che sono stati utilizzati per redigere il bilancio, allo scopo di permettere la sua lettura in modo chiaro ed attendibile.

Chi deve compilare il bilancio di fine anno?

La compilazione del bilancio di fine anno spetta agli amministratori. Esso dovrà essere presentato al Collegio sindacale, se esiste nell’impresa, almeno un mese prima della data stabilita per la sua approvazione da parte dell’assemblea dei soci. Successivamente alla sua accettazione, il bilancio dovrà essere depositato presso la Camera di Commercio del luogo di ubicazione dell’impresa.

 

Qualche consiglio per ottenere il mutuo

 I mutui sono sempre più difficili da ottenere soprattutto se i richiedenti non hanno un impiego a tempo indeterminato e se il perdurare della crisi ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie. Una soluzione potrebbe essere quella di emigrare rivolgendosi a Nord, al Trentino Alto Adige o alla Lombardia dove i finanziamenti costan meno.

Prestiti in calo, che fare?

In alternativa, restando a casa propria, è necessario escogitare qualche stratagemma che consenta di oliare il rapporto con le banche e rendere più agevole la pratica di mutuo e più conveniente il finanziamento.

La prima cosa da fare, quindi, è diversificare i preventivi. Se nella propria banca d’origine la proposta non è soddisfacente, si può tornare alla carica dopo aver raccolto informazioni in giro per banche. Ci sono delle soluzioni inaspettate anche nella filiale dietro l’angolo.

Si chiede un prestito soprattutto per ristrutturare

Se conoscete un mediatore creditizio, chiedete quali sono le banche migliori del momento e provate a capire se il tasso agevolato offerto dal mediatore, si possa ottenere anche andando direttamente nella banca.

Cercate di capire, prima di recarvi in un istituto di credito, qual è il tasso che vi si addice,ricordando che in termini di convenienza il confronto è sempre vinto dal mutuo a tasso variabile.

Trasloca mutuo opzione sicura di Unicredit

 Le offerte di mutuo delle banche italiane sono fortemente sbilanciate sui mutui a tasso variabile. In genere, si cerca sempre di accendere un finanziamento per l’acquisto della prima casa ma vista al crisi perdurante, è stato riscoperto anche l’istituto della surroga.

Il conto corrente per dare agli altri

Affidandosi sempre ai “soliti” intermediari online, vengono fuori le offerte più convenienti degli istituti di credito convenzionati con il portale. Talvolta, però, sbirciando tra le pagine dei siti delle banche si ottengono delle piacevoli sorprese.

Il conto corrente Genius Club

Per esempio sembra molto appetibile la surroga proposta da Unicredit che prende il nome di Trasloca mutuo opzione sicura. Il mutuo in questione soddisfa sia i mutuatari che sono alla ricerca della convenienza di medio e lungo periodo e quindi vogliono affidarsi ad un tasso variabile, sia i mutuatari che vogliono essere certi della rata e optano per il fisso.

L’obiettivo, infatti, indipendentemente dal tasso, è quello di trasferire conto e mutuo dalla banca d’origine ad Unicredit con una piccola modifica delle condizioni. In genere si cerca il “trasloco” quando gli interessi sono troppo onerosi, oppure quando si vuole un  nuovo mutuo, oppure quando si cerca di ottenere una maggiore liquidità per fare altri investimenti.

Con l’opzione sicura è possibile surrogare con Unicredit cambiando tasso e piano d’ammortamento.

Più dei mutui contano i contanti

 Nel nostro paese la crisi del mercato immobiliare ha gettato nella paranoia anche gli istituti di credito chiamati a concedere mutui sempre più rischiosi a lavoratori precari e a famiglie con redditi molto contenuti.

Dicono sia sempre meglio comprare

Questo non vuol dire che le banche abbiano del tutto chiuso i rubinetti ma di certo hanno accettato un compromesso: più garanzie offerte dai mutuatari a fronte di un’erogazone più snella dell’importo richiesto. Un importo che nel 2012 è stato minore del 3,6 per cento rispetto al 2011.

Di tutte queste novità abbiamo già parlato spiegando che I migliori mutui li trovi al Nord. Adesso è arrivato il momento di prendere in esame un’altra novità: nel nostro paese il 60 per cento delle case è praticamente acquistato in contanti.

Le previsioni sui tassi futuri

Il ragionamento è presto fatto: se l’erogazone di mutui scende del 50 per cento e se le operazioni sono in calo del 25 per cento, questo vuol dire che moltissimi acquirenti di unità immobiliari, decidono di affidarsi ai contanti piuttosto che ai mutui, contando su una precedente vendita o magari dilapidando i risparmi di una vita. I conti correnti nostrani, infatti, sono ben forniti e gli italiani, grazie anche alla rete di protezione formata dalle famiglie d’origine, hanno un paracadute non indifferente.

I migliori mutui li trovi al Nord

 Si sa che nell’offerta dei mutui conta molto la differenziazione locale, nel senso che le amministrazioni del territorio possono offrire sconti e agevolazioni tanto che in una certa regione, acquistare casa e accendere il mutuo può risultare “assolutamente” conveniente.

Più dei mutui contano i contanti

Una recente indagine, riportata anche dal portale Idealista, conferma che ci sono almeno due regioni del nostro paese in cui accendere un mutuo è diventato semplice ed economico nonostante di base si stabilisca un rapporto “debitorio”.

Le regioni in cui è conveniente stipulare un mutuo sono il Trentino e la Lombardia. Il tutto alla luce del resoconto del settore tracciato per il 2012. Le banche, l’anno scorso, hanno chiuso i rubinetti, hanno evitato la concessione facile di mutui e hanno anche iniziato ad erogare fondi più contenuti.

Dicono sia sempre meglio comprare

L’importo medio di un mutuo erogato nel 2012 ammontava a poco più di 146 mila euro che è il 3,6 per cento in meno del 2011. E cosa sarebbe cambiato quindi in Trentino Alto Adige e in Lombardia. Innanzitutto l’importo medio ottenuto dai mutuatari è stato più alto, circa 60 mila euro in più della media nazionale. L’importo medio erogato, dunque, sarebbe stato di 210 mila euro in Trentino e di 170 mila euro i Lombardia.

Una situazione antitetica a quella del sud e delle isole. In regioni come la Sardegna e la Calabria, ad esempio, nel 2012 non si è riusciti ad ottenere, sempre in media, più di 110 mila euro.

I mutui a tasso variabile i più presenti sul mercato

 Il mercato dei mutui sta diventando sempre più complesso da analizzare visto che in un periodo di crisi, mentre si va alla ricerca del prodotto più conveniente, capita spesso di perdere di vista il trend generale.

Dicono sia sempre meglio comprare

Di fatto, secondo un’indagine del Sole 24 Ore, i tassi variabili rappresentano l’80 per cento dell’offerta degli istituti di credito nostrani. In pratica le banche, pur promuovendo nell’ultimo periodo, soprattutto i tassi fissi, in grado di comunicare un senso di maggiore stabilità ai consumatori, hanno un portafoglio sbilanciato sui tassi variabili.

Le previsioni sui tassi futuri

Questo vuol dire che in fondo sono pochi a credere che sul medio e lungo periodo i tassi fissi possano davvero diventare i prodotti più convenienti in circolazione. C’è stato di certo un abbassamento dei tassi praticati ma è anche vero che il divario tra un tasso fisso e un tasso variabile è sempre di 250 punti base.

Quindi, anche se in futuro le rate di un mutuo a tasso variabile dovessero aumentare, il rispamio che si ottiene ora è indiscusso e in futuro non è detto che ci sia un superamento tale che i consumatori siano portati ad accendere soltanto mutui a tasso fisso.

 

Le nuove scadenze per gli esodati

 Gli esodati hanno tempo fino al 21 maggio per inoltrare la domanda relativa al loro beneficio. Gli esodati interessati dal secondo decreto sono circa 55 mila ed hanno poco più di un mese per fare la domanda di accesso al beneficio fiscale previsto dal governo.

Lo staff della Fornero, nelle scorse settimana ha cercato di capire quali sono gli esodati interessati da questo secondo step ed ha inviato agli stessi, tramite l’INPS, una precisazione riguardo l’invio della domanda. Intanto, nelle aule della politica si parla già di terzo decreto.

Guida alla richiesta di tutela per gli esodati all’Inps

La scadenza è fissata al 21 maggio e ad inoltrare la domanda ci saranno circa 40 mila lavoratori che hanno fatto richiesta dell’assegno di mobilità o della cassa integrazione entro il 2011.

7440 lavoratori, intanto, hanno già ottenuto il via libera per il versamento dei contributi volontari entro il 4 dicembre del 2011. Loro matureranno i requisiti contributivi entro il 31 dicembre dell’anno prossimo.

Martedì 16 il terzo decreto per gli esodati

Possono inoltre fare domanda i 1600 lavoratori che hanno aderito al Fondo di solidarietà e poi i 6000 lavoratori che sulla base di un accordo individuale o di un accordo collettivo hanno finito il rapporto di lavoro ottenendo un incentivo all’esodo.

 

Cosa succede nel caso di vendita anticipata della prima casa

 Chi compra la prima casa e aderisce alle agevolazioni fiscali previste per l’acquisto, per non far decadere queste agevolazioni, non deve vendere l’abitazione nell’arco di cinque anni. Si può però evitare la decadenza delle agevolazioni, vendendo anticipatamente la casa, soltanto se si acquista un altro immobile da adibire ad abitazione principale.

Online l’annuario del contribuente

Una sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta sull’argomento. Si tratta della sentenza numero 3783 del 15 febbraio 2013. I porporati sono intervenuti sull’individuazione del termine iniziale di decadenza che può essere usato dall’Amministrazione finanziaria per contestare le operazioni dell’acquirente di un fabbricato.

Pressione fiscale in aumento nei paesi dell’Ocse

Per risolvere la questione c’è un solo modo: acquistare una “nuova prima casa” nel quinquennio. In pratica il contribuente che abbia ottenuto le agevolazioni fiscali e abbia poi ceduto l’abitazione entro i primi 5 anni, può evitare di pagare l’aliquota ordinaria del 30 per cento, acquistando un altro immobile da adibire ad abitazione principale.

Per quanto riguarda il recupero delle imposte che non sono state pagate, può avvenire soltanto alla scadenza del quadriennio, se il contribuente non ha effettuato un nuovo acquisto. In questo caso, in via definitiva, perde l’agevolazione di cui ha temporaneamente goduto.

Confermata dalle Entrate la proroga dello spesometro

 Il fisco prosegue sulla sua strada ed ha deciso di prorogare lo spesometro 2013. L’Agenzia delle Entrate ha voluto far luce sulla questione, pubblicando un importante comunicato stampa il 15 aprile.

Le prossime scadenze fiscali

In pratica ha spiegato che i contribuenti devono procedere in questo periodo con la comunicazione delle operazioni che sono rilevanti ai fini IVA ma per farlo avranno più tempo, visto che la scadenza prevista per le comunicazioni non è più il 30 aprile come l’anno scorso.

Notizie dell’ultimo minuto per gli ex minimi

Cosa dice di così importante il comunicato dell’Agenzia delle Entrate? In primo luogo ha ribadito che la comunicazione obbligatoria all’Erario, di tutte le operazioni IVA e di tutte le operazioni rilevanti ai fini IVA, è valida anche per importi inferiori a 3000 euro. Le operazioni IVA sono quelle eseguite a partire dal primo gennaio 2012, tra gli operatori economici.

Il tetto per le comunicazioni per cui non è previsto l’obbligo di fattura, quindi per i rapporti business to consumer, è fissato a 3600 euro. A breve ci sarà dunque un’altra comunicazione relativa all’approvazione di un nuovo modello di comunicazione, una specifica delle informazioni tecniche per la comunicazione dei dati relativi al 2012 e poi anche una previsione delle semplificazioni per chi si occupa di noleggio e locazione.

Riguardo alla proroga sembra sia stata stabilita in autunno ma non c’è una data precisa.

Piaggio in crisi taglia gli stipendi ai manager

 Gli stipendi più leggeri dei manager internazionali hanno inaugurato una nuova tendenza al ribasso. Il buon esempio è stato dato da Barack Obama che si è decurtato di 20 mila dollari l’anno lo stipendio e dallo stesso Ignazio Visco in Italia. Il governatore di Bankitalia si è tagliato il “reddito” di 262 mila euro l’anno. Per altri però, questa sorta di spending review, nasce dal desiderio di reagire alla crisi nel miglior modo possibile.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

Facciamo il caso della Piaggio. Il numero uno dell’azienda, Colaninno, ha spiegato che la situazione italiana, a livello economico e industriale, resta drammatica nonostante gli sforzi fatti con le riforme del governo Monti. Il settore motori ne è la spiegazione lampante nel senso che le immatricolazioni sono diminuite nel primo trimestre del 2013 addirittura del 50 per cento. Per questo occorre fare una revisione ai bilanci dell’azienda.

Sempre meno acquirenti per auto e moto

In primo luogo è necessario rivedere la programmazione degli investimenti e poi è necessario rivedere il piano industriale. Quindi nel 2013 non ci saranno i premi di produzione o i bonus per i manager anche se sarà pagato il dividendo agli azionisti.

Secondo Colaninno, questa scelta della Piaggio rispetta la criticità dell’economia e riesce a dimostrare che tutti possono e devono fare dei sacrifici.