Il conto Business50

 Il conto corrente Business50 è un contratto molto particolare che la banca Tercas stipula con i suoi clienti affinché abbiano un conto corrente attraverso il quale custodire i propri risparmi e gestire il denaro attraverso una serie di servizi importanti: prelievi, versamenti, tutti nei limiti del saldo disponibile sul conto in questione.

Il conto Business10

La sicurezza del conto Business50 è il primo punto che la cassa di risparmio tende a sottolineare spiegando che al massimo, i rischi, sono quelli della banca che potrebbe non avere sempre la disponibilità di rimborsare tutti i soldi di tutti i correntisti qualora decidessero collettivamente di non volere più avere rapporti con la Tercas. Insomma, la banca ci tiene ad avere clienti fidelizzati.

Il conto corrente di base di Tercas

Per l’apertura del conto non devono essere sostenute delle spese, è tutto gratuito mentre esistono delle spese relative alla gestione della liquidità. Per esempio c’è un canone mensile da corrispondere di 50 euro, poi ci sono 300 operazioni a trimestre gratuite con il conteggio di interessi e competenze altrettanto gratuito.

Infine ci sono 15 euro da pagare per il canone annuo della carta bancomat e la possibilità di ottenere anche una carta di credito, gratuito per i primi 12 mesi. Gratis anche il servizio di internet banking.

Abbattere le barriere economiche europee per far crescere l’Europa

 Il danno causato dai dazi doganali e dai vari altri ostacoli che impediscono la libera circolazione delle merci ammonta, secondo quanto riportato dal Rapporto 2013 sulle barriere al commercio e agli investimenti della Commissione europea ad una cifra che oscilla tra i 90 e i 130 miliardi di euro.Sono tanti gli ostacoli che frenano lo sviluppo economico: si va dai classici dazi doganali ai controlli eccessivi, passando per le assicurazioni obbligatorie e i divieti che ogni paese mette alle merci in entrata come a quelle in ufficio. Secondo gli esperti della Commissione Europea l’eliminazione di queste barriere porterebbe ad evidenti ed immediati benefici, il primo fra tutti la crescita del pil di circa 2 punti percentuali, pari a circa 25o miliardi di euro.

Più merci che si muovono liberamente tra i 27 paesi che fanno parte dell’Unione Europea, il che sarebbe possibile se tutti gli accordi e i trattati per il libero scambio venissero ratificati, vuol dire più ricchezza e, quindi, anche più lavoro: la Commissione Europea stima che i nuovi posti di lavoro potrebbero essere circa 2 milioni.

Tra i trattati in via di ratificazione presi in considerazione dal rapporto ci sono quello con l’India, con il Canada, e infine,anche se le trattative sono iniziate da poco tempo, quelli con gli Stati Uniti e il Giappone.

Il conto corrente di base di Tercas

 Il conto Business10 è soltanto una delle soluzioni messe a disposizione dalla Tercas per i clienti che vogliono gestire i loro risparmi affidandosi a questa banca. Ma abbiamo visto insieme anche delle soluzioni diverse, finanziamenti chirografari e mutui ipotecari.

Il conto Business10

Ma quali sono le caratteristiche del conto di base? Per legge ogni banca deve offrire una soluzione di base ad un costo base, per tutti i consumatori. Come spiega bene la Tercas nel foglio illustrativo:

Mutuo ipotecario a tasso variabile

“Il presente conto corrente (conto di base) è destinato al cliente consumatore in ottemperanza alla Convenzione tra Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro, Associazione Bancaria Italiana, Poste Italiane Spa, Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di moneta elettronica (di seguito Convenzione), per la definizione delle caratteristiche di un conto di base, avendo riguardo a quanto disposto dall’art. 12 commi 3, 4, 5, 6, 8 e 9 ultimo periodo del Decreto Legge 6/12/2011 n. 201 convertito con modificazioni dalla Legge 22/12/2011 n. 214. Il prodotto prevede le seguenti quattro tipologie di conto, differenziate in base ai destinatari e/o ai profili di utilizzo, come previsto dalla Convenzione:

– ORDINARIO destinato a clienti consumatori senza ulteriori specifiche

– ISEE destinato a clienti consumatori che hanno un indicatore ISEE inferiore a 7.500 euro

– PENSIONATI OPZIONE A destinato a clienti consumatori percettori di trattamento pensionistico fino a 1.500 euro mensili con profilio di operatività ALTO

– PENSIONATI OPZIONE B destinato a clienti consumatori percettori di trattamento pensionistico fino a 1.500 euro mensili con profilo di operatività BASSO.”

Il conto Business10

 Tercas offre ai suoi clienti anche numerosi conti correnti. Uno molto interessante è il conto Business10, si tratta di un contratto tra la banca e il cliente che deve custodire i risparmi e gestirli secondo alcuni servizi, quindi facendo versamenti, prelievi e pagamenti nei limiti del saldo disponibile.

Mutuo ipotecario Tercas a tasso fisso

Il conto corrente è un prodotto considerato da Tercas molto sicuro e il rischio principale in questo “contratto” è quello corso dalla banca che potrebbe non essere in grado di rimborsare il correntista qualora quest’ultimo decida di chiudere il conto. Per questo ci sono delle soluzioni assicurative ad hoc che la banca adotta per mettersi al sicuro.

Mutuo “Europa” a tasso variabile

Il conto Business10 è collegato anche al Fido disponibile per chi mette al sicuro i suoi risparmi. L’ISC è del 18,97 per cento. Il canone mensile proposto è di 10 euro e non devono essere sostenute spese per l’apertura del conto, così come gratuito è il conteggio degli interessi e delle competenze. Il numero delle operazioni gratuite ogni trimestre è parti a zero. Pagando 15 euro si può ottenere anche il rilascio di una carta Bancomat.

Zero anche i costi per l’internet banking che, qualora dovesse sfociare nel trading, allora comporterebbe una spesa aggiuntiva di 2,5 euro.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

 Non abbiamo il prelievo forzoso sui conti correnti che sembra essere la soluzione all’orizzonte per i paesi che desiderano o sono costretti ad uscire in poco tempo dall’alveo dell’euro, però abbiamo l’imposta patrimoniale sulle attività finanziarie.

Una mini guida all’IVAFE

Nel nostro paese, chi ha acquistato dei beni finanziari e li detiene nel nostro paese o all’estero, deve pagare la nuova tassa IVAFE. Si tratta di un’imposta di bollo per i prodotti finanziari che non sono soggetti ad obbligo di deposito, quindi l’IVAFE si paga anche per depositi postali e bancari.

Questa nuova tassa non è uguale all’imposta di bollo per diversi motvi. in primo luogo l’IVAFE colpisce tutte le attività finanziarie, anche quelle detenute all’estero e poi l’IVAFE riguarda i soggetti passivi, cioè chi detiene le attività finanziarie.

In rete i modelli Unico, Cnm e Irap 2013

In questa attività di tassazione, quindi, sono coinvolti i clienti e gli enti gestori, cioè coloro che su un territorio esercitano un’attività bancaria, finanziaria o assicurativa. E’ l’ente gestore che deve occuparsi dell’applicazione dell’imposta di bollo il 31 dicembre oppure al termine del periodo rendicontato, oppure alla data di fine rapporto se si tratta di periodo infrannuale. L’ente gestore deve occuparsi anche dell’applicazione dell’imposta di bollo, tranne che per le polizze assicurative di cui si occupa l’impresa di assicurazione e tranne i buoni fruttiferi postali, la cui imposta di bollo è applicata da Poste Italiane Spa.

Una legge per salvare la Miss Sixty

 Monti, durante il suo anno di governo, ha varato una nuova legge fallimentare che ha avuto, come effetto, quello di far aumentare in modo esagerato le richieste di concordato da parte della aziende. Tra le realtà in crisi ci sarebbero anche grandi imprese, tra cui ad esempio Miss Sixty o Seat Pagine Gialle. La prima è stata già salvata, adesso tocca alla seconda.

► Lavorare da Morellato

Miss Sixty era un’azienda che andava a gonfie vele fino a quando non è stata toccata dalla crisi, i suoi debiti sono saliti alle stelle e la situazione è stata aggravata dalla morte del fondatore, Wicky Hassan. Quello che l’azienda ha potuto fare è stato pensare al fallimento.

Record di aziende chiuse nel primo trimestre del 2013

Il fatto che producesse abbigliamento l’ha esposta subito alle mire dei colossi asiatici della produzione di jeans e abbigliamento di una certa qualità. Per evitare di “svendersi”, Miss Sixty ha raggiunto un accordo con i sindacati: ha deciso di salvare 350 posti di lavoro aderendo alla nuova legge fallimentare del governo Monti.

Seat Pagine Gialle si è trovata in una condizione analoga con tanti debiti accumulati, tali da rendere necessaria la ristrutturazione del devito. Per evitare la débacle l’azienda ha pensato di aderire alla nuova procedura fallimentare.

Minacciate dal rating le banche slovene

 La prossima nazione a cadere sotto gli attacchi della crisi non la possiamo prevedere. C’è chi parla della Francia, chi dell’Italia, chi se la prende con la Slovenia. Di certo, quest’ultimo paese è quello che sta subendo di recente l’attacco delle agenzie di rating.

La Germania adesso colpirà la Slovenia

Fitch, infatti, ha deciso di tagliare il rating di ben cinque banche, tra cui i due maggiori istituti di credito del paese, si tratta della Nova Ijubljanska banka e la Nova kreditna Maribor. Nel dettaglio, il rating delle banche colpite da Fitch è passato dal livello BBB- al livello BB-. La decisione, secondo l’agenzia di rating, nasce dalla considerazione dell’incertezza economica del momento e dal fatto che il paese, a livello statale o governativo che dir si voglia, non ha ancora in mente un piano concreto di salvataggio.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

Adesso la Slovenia dovrà impegnarsi nel salvataggio delle sue banche che a detta degli analisti, devono fare i conti con un deterioramento dei crediti. In pratica, gli istituti di credito in questione hanno prestato denaro a tante aziende che adesso si trovano a non poter corrispondere le rate del mutuo acceso in passato. La Slovenia, per la ricapitalizzazione delle 5 banche sottoposte al downgrade di Fitch, deve tirar fuori ben 1,6 miliardi di euro.

Nel vino non c’è la verità ma il lavoro

 L’economia italiana arranca, come d’altronde anche quella europea ma ci sono alcuni settori che continuano a proliferare e a crescere. Uno di questi è il settore del vino italiano che, per quanto riguarda le esportazioni è cresciuto del 6,5 per cento.

Oggi, quando si parla di esportazioni del vino, si fa riferimento ad un business di 4,7 miliardi di euro cui devono aggiungere altri 4,2 miliardi che derivano dalla vendita del vino sul mercato internto, anche questa in aumento del 2 per cento.

Firmato il decreto per incentivare l’occupazione femminile

Dalle aziende vitinvinicole, dunque, parte la rinascita e sembra che siano pronte nuove opportunità di lavoro, il 3 per cento in più rispetto al passato. A dirlo sono i risultati del settore presentati all’apertura di Vinitaly dalla Coldiretti. Si parla di record del fatturato, in crescita del 5 per cento con il raggiungimento della soglia di 8,9 miliardi toccata nel 2012. Questo successo è da legare alle capacità imprenditoriali degli operatori del settore che hanno usato l’innovazione tecnologica per restare sul mercato.

Martedì 16 il terzo decreto per gli esodati

Innovazione tecnologica che ha portato anche alla presenza sul mercato di nuovi prodotti, per esempio lo spumante dietetico, oppure il vino che è invecchiato in fondo al mare, quello che è messo ad invecchiare nei giacciai, oppure ancora il vino d’orchestra.

Si tratta di sperimentazioni che hanno già ottenuto un discreto successo e potrebbero essere un trampolino di lancio anche per la riscoperta di altre tradizioni locali. Che l’Italia abbia trovato la chiave della ripartenza?

Il protezionismo sta uccidendo l’export UE

 Alcuni esperti nominati dalla Commissione Europea, hanno deciso di redigere un “Rapporto 2013 sulle barriere al commercio e agli investimenti” per capire quello che non va nel Vecchio Continente.

Bilancia commerciale italiana in fase di miglioramento

Il risultato è che si sono intensificate negli anni le politiche protezionistiche e questo ha portato alla riduzione del volume dell’export con una perdita stimata tra i 90 e i 130 miliardi di euro. Un conto che è pagato salato da tutti 27 paesi dell’Unione Europea.

Il protezionismo, fattivamente, si traduce in dazi doganali troppo alti, nell’incoraggiamento eccessivo della produzione interna, negli ostacoli all’ingresso delle merci e nelle assicurazioni obbligatorie che alla fine sembrano piuttosto dei divieti.

L’accordo europeo sui bilanci degli stati membri

Se anche ci fosse un settore fiorente dell’economia europea, quindi, non avrebbe modo di espandersi. Se invece ci fosse una maggiore promozione dell’export, allora si potrebbe avere nel giro di poco tempo un aumento del PIL del 2 per cento che in termini “euro” corrisponde a ben 250 miliardi.

La strada è sicuramente in salita ma una via d’uscita potrebbe essere nella stipula dei contratti bilaterali. In tal senso le negoziazioni con l’India, da chiudere in pochi mesi, quelle con il Canada, con gli Stati Uniti e con il Giappone, ripartite da poco, potrebbero essere provvidenziali.

La BCE criticata per la sua assenza

 La crisi europea è ancora nella sua fase clou e quelli che pensavano di essersi lasciati alle spalle i momenti peggiori, saranno costretti a ricredersi. In questo momento, infatti, quel che si può affermare con certezza è che la crisi non è finita ma anzi, la spirale negativa sembra viva più che mai.

La Banca Centrale Europea, in tutta questa tarantella, ha deciso di far restare invariato il costo del lavoro ma più in generale si potrebbe dire che non ha scelto di fare alcunché. Questo immobilismo, attaccato su più fronti, fa presagire un divorzio tra l’Europa e la moneta unica.

Goldman Sachs e la strategia sui titoli di stato

Il tutto aggravato dalla situazione economica attuale dove l’economia della zona euro è in recessione da circa due anni, la disoccupazione ha raggiunto livello record, l’inflazione annuale sta scendendo ma quella mensile ristagna, la recessione presente nel primo trimestre è stata soltanto intensificata a marzo.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

La BCE, lo vedono tutti, sta percorrendo una strada molto diversa da quella scelta dalla Bank of England e dalla Federal Reserve che invece studiano dei programmi cosiddetti di asset. Per esempio la Fed ha la volontà di espandere la base monetaria e migliorare le condizioni del settore immobiliare. La Bank of England, invece, studia degli asset che dovrebbero poi favorire le imprese.

Niente entusiasmo sul fronte americano