La settimana post-pasquale di Piazza Affari

 Di rientro dalle vancanze pasquali, la Borsa ha dovuto fare i conti con i dieci saggi e con una settimana di scambi ridotta a soli 4 giorni. Al di là delle naturali oscillazioni, è interessante capire come si è concluso questo periodo.

Il debutto “lussuoso” di Moleskine

Piazza Affari ha chiuso con un rialzo molto lieve dello 0,62% e rispetto agli altri listini europei occorre dire che è andata molto bene visto che le principali borse dell’UE hanno chiuso in parità oppure in territorio negativo.

Sembra che a condizionare questo andamento dei mercati, sia stato il consueto discorso della BCE. Mario Draghi, infatti, è entrato nel merito della situazione economica del Vecchio Continente ma non ha dato indicazioni precise sulla strategia che intende perseguire la BCE per sostenere la crescita dell’Europa.

Piazza Affari non crede alla potenza dei dieci saggi

In pratica si prende atto dell’indebolimento dell’economia, dei rischi dell’Europa e del fatto che la ripresa oltre ad essere graduale è anche più lontana. L’unica certezza che Draghi dà ai mercati è che resterà invariato il costo del lavoro allo 0,75%.

Per quanto riguarda le vendite al dettaglio, invece, ci si aspetta un calo dello 0,3% rispetto al mese precedente, con un conseguente calo degli ordini industriali che salgono soltanto in Germania. Qui l’aumento degli ordini è addirittura superiore alle previsioni.

Telecom più vicina a 3 Italia

 Telecom, il gigante della telefonia tricolore non può accettare che in circolazione ci siano troppi competitors, quindi, come nel caso di 3 Italia, valuta con serietà la possibilità di inglobare le realtà che funzionano nello Stivale.

Il bello è che in questi giorni, quelle che sembrano soltanto delle indiscrezioni, sono state confermate proprio da Telecom. Adesso si deve aspettare l’11 aprile per conoscere i dettagli della proposta.

Superstipendio anche per Bernabé di Telecom

Durante il prossimo CdA, Telecom Italia dovrà discutere della fusione con 3 Italia. Il tutto mentre sono in atto delle trattative con il gruppo cinese Hutchinson Whampoa che deve per l’appunto studiare i dettagli della fusione con 3 Italia.

Al di là del risultato delle trattative è importante capire cosa ne pensa il mercato di questa fusione e tutti gli elementi raccolti finora fanno pensare che la trattativa sia ben vista. I titoli dei due attori del mondo “telefonico”, infatti, sono schizzati alle stelle.

Telecom raggiunge l’accordo con le parti sociali

Resta però da sciogliere un nodo, quello del beneplacito dell’Antitrust. Con la fusione tra Telecom Italia e 3 Italia, infatti, si creerebbe il primo operatore italiano di telecomunicazione e il Garante potrebbe non essere d’accordo con la fusione. In più ci sarebbero degli ostacoli di natura politica ed economica rappresentati dalla presenza indiretta nella trattativa di Banca Akros, Cheuvreux e Ubs.

 

I rischi italiani dell’uscita dall’euro

 La situazione economica italiana, indipendentemente dalle minacce delle società di rating, è a dir poco imbarazzante visto che il nostro paese, aggiustati i conti, si trova a far fronte a nuove emergenze economiche.

Questa situazione fa pensare che da un anno all’altro ci possa essere un nuovo capovolgimento di fronte. Insomma si crede a ragione che la situazione del nostro paese possa peggiorare e che l’Italia faccia la fine della Grecia o peggio di Cipro.

Si può tornare alla lira?

Il debito italiano, infatti, è già molto alto ma potrebbe arrivare a livelli insostenibili nel giro di due anni, toccare il tetto del 140 per cento. Una situazione che potrebbe essere difficilmente assorbita dall’Eurozona. In pratica un paese che abbia la moneta unica, non è pensabile che raggiunga certi livelli di reddito.

La Germania si mette dalla parte dell’Italia

Che conseguenze ci potrebbero essere in questa situazione? In primo luogo si potrebbe avere una nuova fase d’instabilità politica e stando al Parlamento attuale, si potrebbe non raggiungere mai un punto di comunione. Il primo tentativo italiano potrebbe essere nella costituzione di un governo tecnico ma questo vorrebbe dire che anche decisioni politiche saranno prese dai tecnici.

La decisione più importante riguarderà l’adesione o il rifiuto dell’Europa. Se l’Italia fosse in procinto di dichiarare il fallimento, con un Parlamento diviso e un governo di tecnici, arriverebbe immediatamente alla decisione più drastica: l’abbandono dell’Europa.

 

Rivalutata la funzione dei buoni locali, gli Scec

 Dietro l’acronimo SCEC c’è un mondo, c’è un progetto nato a Napoli nel 2008 e portato avanti dall’associazione Arcipelago SCEC.

In questa associazione confluiscono persone diverse che sia a livello di formazione, sia a livello culturale, appartengono a gruppi differenti ma hanno tutti messo a disposizione del progetto la loro caratteristica rilevante.

Draghi fa il quadro della situazione monetaria UE

Arcipelago ha deciso di partire con il suo progetto affrontando i temi caldi della società, quindi ha deciso di partire dal contesto economico e in particolare dalla moneta. La convinzione è che la questione monetaria sia in grado di dividere i cittadini.

Vademecum dell’Inps sull’utilizzo dei buoni lavoro

Da lì l’idea di dotarsi di una propria moneta, lo SCEC che ha come obiettivo quello di ridare valore alle comunità di persone ancor prima alle persone stesse. Anche in questo caso siamo di fronte ad un acronimo visto che SCEC sta per Solidarietà ChE Cammina. In pratica è uno sconto di cui possono usufruire i cittadini che vogliono riconoscersi negli scambi economci di beni e servizi.

Chi si associa ad Arcipelago decide autonomamente di offrire uno sconto su prodotti e servizi, la riduzione del prezzo varia in termini percentuali dal 5 al 30 per cento. Lo SCEC, è importante ricordarlo, può essere usato soltanto insieme agli euro e serve per favorire le produzioni locali.

I CTz sono altri strumenti d’investimento

 CTz è un acronimo usato per indicare i Certificati del Tesoro zero coupon, che vuol dire, insomma, che hanno una cedola pari a zero euro. Cosa ci sarebbe dunque di vantaggioso nell’usare questi strumenti per investire il proprio denaro? Per rispondere alla domanda introduciamo l’argomento e spieghiamo le caratteristiche del prodotto.

Una cedola di 9 centesimi anche per Unicredit

I Certificati del Tesoro zero coupon resistono sul mercato dal 1995 e sono caratterizzati dall’assenza della cedola periodica. La loro durata è molto breve, vanno dai 18 ai 24 mesi e il taglio minimo proposto è di mille euro.

Fondi di investimento con cedole periodiche

Il loro scopo è quello di finanziare il debito pubblico e infatti l’emissione di questi certificati è a cura del governo. La loro scadenza, tanto per essere chiari, coincide sempre con un giorno lavorativo, ma quanto alla durata, questa può variare, visto che i CTz possono essere riaperti e può essere ridotta la durata originaria del titolo.

I Certificati del Tesoro, di norma, sono emessi nelle aste marginali e sul loro rendimento si paga un’imposta sostitutiva del 12,5 per cento esattamente come i BoT, calcolata sullo scarto di emissione. Rispetto ai Bot la ritenuta non è pagata al momento dell’emissione del titolo ma alla scadenza dello stesso, quindi il prezzo del rimborso è ridotto in misura dell’imposta sostitutiva.

Sephora offre lavoro

 Sephora è una delle realtà più all’avanguardia in fatto di profumerie. Le sue carte vincenti non sono solo un vastissimo assortimento di prodotti, oltre ai profumi Sephora offre anche un’ampia gamma di prodotti per la cura del corpo e del benessere in generale, delle migliori marche, ma sopratutto l’esperienza che si vive all’interno delle profumerie della catena, con personale esperto e sempre pronto ad accontentare tutte le richieste della clientela.

Sephora si rivolge ad un target di consumatori medio alto, non per nulla dal 1997 fa parte del gruppo LVMH – Moet Hennessy Luois Vuoitton SA, tra i principali operatori del settore del lusso a livello internazionale.

Al momento Sephora è alla ricerca di:

1. Store Manager per Torino, Milano, Monza, Lamezia, Genova

2. Specialist per Bergamo e Novara

3. Addetti alle vendite per Novara

Inoltre Sephora offre anche l’opportunità di fare uno stage come addetto alle vendite, offerta valida per tutti i punti vendita della catena.

Per conoscere i dettagli relativi ai requisiti per partecipare alle selezioni di Sephora e per le modalità di invio della propria candidatura consultare il sito dell’azienda alla pagina Offerte di lavoro.

 

 

 

Mango cerca addetti alle vendite

 Mango è una delle principali e più famose marche di abbigliamento pronto moda per giovani.

Nato in Spagna, precisamente a Barcellona, nel 1984 quando fu aperto il primo store monomarca, grazie al suo ottimo rapporto tra qualità e prezzo e alle linee moda sempre molto giovani ed attuali, il brand spagnolo è riuscito a conquistare una grande fetta d’Europa e il resto del mondo, con una presenza in un centinaio di paesi diversi.

Al momento l’azienda sta cercando degli addetti alle vendite da impiegare negli store che si trovano a Roma e a Milano.

I requisiti essenziali che devono avere i candidati alla posizione di addetto alle vendite per Mango sono predisposizione al lavoro di squadra, ottime doti comunicative e possibilmente esperienze pregresse nel mondo della moda. Il lavoro che gli addetti alle vendite Mango sono chiamati a svolgere è quello di promuovere l’immagine del brand e offrire ai clienti un elevato standard qualitativo del servizio.

Per candidarsi alla selezioni per diventare un addetto alle vendite da Mango, consultare la pagina Offerte di lavoro del sito di Mango.

I giovani scappano dall’Italia

 Da tanto tempo nel nostro paese si parla di fuga di cervelli, ma i dati che ha trasmesso l’Aire (Anagrafe della popolazione Italiana Residente all’Estero) mostrano come il fenomeno si stia allargando a macchia d’olio e non sono più solo i ricercatori ad andarsene dal paese in cerca di un futuro migliore, ma una grande fetta della popolazione giovanile.
► Fuga di cervelli triplicata in dieci anni

Durante lo scorso anno il numero degli italiani che decide di lasciare il proprio paese è cresciuto del 30% rispetto al 2011. A scegliere la via dell’emigrazione sono più gli uomini che le donne e il paese di destinazione prediletto è la Germania.

Nello specifico, durante il 2012 i cittadini italiani che hanno scelto l’emigrazione sono stati 78.941, contro i 60.635 del 2011, con una percentuale del 56% di uomini e del 44% di donne e una maggiore concentrazione di migranti nella fascia di età tra i 20 e i 40 anni (il 44,8% del totale).

In proporzione la regione che ha visto il maggior numero di espatri è stata la Lombardia (13.156 persone), seguita dal Veneto (7456), dalla Sicilia (7003), Piemonte, Lazio (5952), Campania (5240), Emilia Romagna (5030), Calabria (4813), Puglia  (3978) e Toscana (3887).

► Work in Progress: il rapporto dei giovani italiani con il lavoro

Le mete di destinazione più scelte sono state Germania (10.520), Svizzera (8906), Gran Bretagna (7520), Francia (7024), Argentina (6404), USA (5210), Brasile (4506), Spagna (3748), Belgio (2317) e Australia (1683).

Il dramma del lavoro in Italia: 1 milione di licenziati nel 2012

 A tracciare il quadro di questa drammatica realtà del mondo del lavoro sono i dati che emergono dal sistema delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro. Dati che parlano fin troppo chiaro: nel 2012 il numero dei licenziamenti è stato superiore al milione (1.027.462) facendolo aumentare del 13,9% rispetto all’anno precedente (nel 2011 i licenziamenti sono stati 901.796.

 Record di licenziamenti per il 2012

Il momento peggiore è stato l’ultimo trimestre dell’anno, quando i licenziamenti sono stati 329.259 in un aumento del 15,1% sullo stesso periodo 2011. Un dato molto pesante che si aggiunge alla già difficile situazione emersa dai dati che hanno fatto registrare 10,2 milioni attivazioni di rapporti di lavoro contro i 10,4 milioni di rapporti cessati tra dimissioni, pensionamenti, scadenze di contratti e licenziamenti.

Oltre al dato sui licenziamenti, c’è da notare, sull’altro fronte, la costante diminuzione delle assunzioni: poco più di 1,6 milioni (1.610.779) solo nell’ultima parte del 2012, che segna, quindi, un -8,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ad essere sempre più esclusi dal mondo del lavoro i giovani con un -13,9% tra i 15-24enni e un -10,9% nella fascia di età che va dai 25 ai 34 anni.

► Linee guida per la contribuzione Aspi per i licenziati

Si registra, comunque, un piccolo aumento delle assunzioni dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni (+0,4%) e un aumento del 7,6% tra i lavoratori con età superiore ai 65 anni.

 

Finalmente il prezzo dei carburanti inizia a scendere

 Benzina e gasolio stanno scendendo di prezzo. E’ l’effetto del calo delle quotazioni internazionali che, molto probabilmente anche a causa delle diverse polemiche che si stanno alzando in questi giorni sulle maggiori compagnie petrolifere, sta facendo abbassare anche i prezzi dei carburanti al distributore.
► GDF indaga sulle società petrolifere per truffa a danno consumatori

Sono sopratutto i cali delle quotazioni che si stanno registrando già da qualche tempo nell’area del Mediterraneo, 45 euro per mille litri di benzina negli ultimi quattro giorni di mercato) hanno indotto le compagnie petrolifere a rivedere i prezzi applicati ai clienti finali.

Eni è stata la più coraggiosa e ha dato un taglio netto al prezzo della benzina applicato nei suoi distributori, già venerdì scorso la compagnia ha tagliato di un centesimo il prezzo al litro della benzina e di tre quello del gpl, al quale si è aggiunto ieri il taglio di altri 2 centesimi sul gpl e d altrettanti sul diesel.

Anche altre compagnie si sono aggiunte a questa corsa al ribasso, anche se con meno enfasi: Ip e Tamoil (-1 centesimo sulla benzina); Q8 e Shell (-1 centesimo sulla benzina e -1 sul diesel); Totalerg e Esso (-0,5 sulla benzina e altrettanto sul diesel).

► Nuova legge per la trasparenza del prezzo dei carburanti

In generale la media del prezzo dei carburanti in Italia è di 1,857 euro/litro per la “verde“, 1,757 per il diesel e 0,824 per il gpl, un andamento al ribasso trainato anche dai prezzi nettamente inferiori che applicano le pompe bianche.