Obiettivo Tropici cerca animatori

 Il settore del turismo si anima di nuove offerte di lavoro man mano che si avvicina l’estate. Tra le tante aziende che in questo momento sono alla ricerca di personale c’è anche Obiettivo Tropici.

Obiettivo Tropici è una società che già da molti anni si occupa della ricerca e della formazione del personale per i maggiori e più prestigiosi tour operator. Per far fronte alla richiesta per la prossima estate, Obiettivo Tropici è attualmente alla ricerca di 400 persone che saranno impiegate nelle seguenti mansioni:

– Assistenza Mini Club
– Responsabili Mini Club
– Junio Club
– Coreografi
– DJ
– Capo animazione

Ai candidati si offre contratto stagionale con retribuzione variabile dai 450 ai 1.500 euro al mese, in base all’esperienza e al ruolo ricoperto. Il contratto prevede anche l’assistenza sanitaria, vitto e alloggio.

I requisiti minimi per partecipare alle selezioni di Obiettivo Tropici sono:

– Maggiore età
– Diploma o titolo di studio superiore
– conoscenza dell’inglese (la conoscenza di una seconda lingua straniera costituirà titolo preferenziale)
– Disponibilità al trasferimento e al lavoro per un periodo minimo di 3 mesi e mezzo.

Le prossime selezioni di Obiettivo Tropici si svolgeranno secondo questo calendario:

Senigallia
08 Aprile presso Centro per l’Impiego – Via Campo Boario, sn

Roma
10 Aprile presso centro per l’impiego di Roma – Via Rolando Vignali, 14

Torino
18 Aprile presso sede Eures – Via Bologna, 153

Genova
19 Aprile presso Palazzo della Provincia – Via Cesarea, 14

Bologna
23 Aprile presso Palazzo della Provincia – Via Zamboni , 13

Milano
29 Aprile presso sede Provincia

Per partecipare alle selezioni di Obiettivo Tropici inviare il proprio curriculum vitae con foto a formato intero nel form on line sul sito.

I dati sulla cassa integrazione di marzo 2013

 A marzo l’Inps ha autorizzato 97 milioni di ore di cassa integrazione, facendo arrivare il totale delle ora di CIG richieste all’istituto per i primi tre mesi del 2013 a 265 milioni di ore.

Il dato di marzo rivela un importante aumento delle autorizzazioni rispetto al mese precedente, +22,4 % rispetto a febbraio, ma se il dato è rapportato allo stesso periodo dello scorso anno si evidenzia un calo del 2,8 %.

► A febbraio diminuiscono le richieste di cassa integrazione

Questi sono i dati dell’Inps che fa notare anche che è sensibilmente diminuita la richiesta di ore per la cassa in deroga, fenomeno dovuto alla chiusura della gestione relativa al periodo 2009-2012, da fare entro il 31 marzo 2013, anche se il calo delle autorizzazioni non indica un calo delle richieste, semmai è indice della mancanza di risorse.

Nello specifico il mese di marzo ha visto l’autorizzazione di 34 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria, in aumento del 5% rispetto al mese precedente e del 19,8% su marzo 2012. La maggior parte delle ore di cassa integrazione autorizzate sono state ad appannaggio del settore dell’industria, con un aumento del 24,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Meglio il settore edile, dove l’aumento delle ora autorizzate è stato più contenuto rispetto alle dinamiche degli ultimi anni, con un +6,8% rispetto a marzo 2012.

► Inps fondo per Cassa Integrazione

Le ore di cassa integrazione straordinaria sono state 43,1 milioni, in un aumento del 11,1% rispetto a febbraio e del 27,8% su marzo 2012.

Mastrapasqua chiede una riforma del welfare

 Il costo delle pensioni italiane, una delle voci di spesa più alte di tutto il sistema del welfare, nel 2012 è stato di 249,030 miliardi di euro, equivalenti a circa un terzo del totale della spesa pubblica totale (809 miliardi) e a quasi il 16% del Pil (1.588 miliardi).

► I nuovi servizi Inps per i pensionati

Per il 2013, secondo le ultime stime, tale costo è destinato ancora a salire, per arrivare a 255 miliardi di euro, che diverranno poi 262 miliardi nel 2014 e 268 miliardi nel 2015. Partendo dall’ipotesi che il Pil del paese cresca, come accade in situazioni normali, la percentuale investita per il pagamento delle pensioni di manterrebbe stabile intorno al 15,7% del Pil.

Il fatto è che, secondo quanto detto da Bankitalia, il Pil italiano, per questo 2013, dovrebbe contrarsi di circa l’1%, senza escludere la possibilità di ulteriori revisioni al ribasso, e quindi la spesa per le pensioni avrà un impatto più forte sulla ricchezza prodotta dal paese.

► Come cambia la pensione anticipata con la Riforma Fornero

E’ per questo che Antonio Mastrapascqua, il presidente dell’Inps, l’Istituto che si occupa del pagamento delle pensioni, chiede al nuovo governo, quando e se ci sarà, che tutto l’intero del welfare italiano venga rivisto, intervenendo in primis sia sul sistema della previdenza pubblica e sull’età di pensionamento, ma anche con una riforma organica che prende in considerazione tutte le varie voci di spesa.

 

Aggiornamenti sul decreto per lo sblocco del pagamento del debito delle PA

 Nuovi aggiornamenti per il decreto sullo sblocco del pagamento del debito che le Pubbliche amministrazioni italiane hanno contratto verso le aziende fornitrici di beni e servizi. Dopo, infatti, il primo rinvio e il nulla di fatto della successiva riunione, i ministri potrebbero essere costretti ad un surplus di lavoro per giungere alla versione definitiva del testo entro il fine settimana.

► Rinviato il decreto sul pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

Il provvedimento ha carattere di massima urgenza: le aziende italiane necessitano di quel denaro per poter continuare a sopravvivere e, come ha detto anche Mario Draghi, il governatore della Banca Centrale Europea:

La misura di stimolo più importante che un Paese possa dare è restituire gli arretrati, che in alcuni casi valgono diversi punti di Pil.

In effetti le imprese italiane sono in attesa di questo provvedimento, già da parecchio tempo, ma questo decreto sembra non essere destinato a veder la luce in tempi brevi nonostante le pressioni che sono arrivate anche dall’Europa e nonostante il fatto che i conti pubblici, come dimostrato dall’ultimo bollettino trimestrale dell’Istat, e il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo siano negli standard indicati dall’EuroTower per procedere.

Ma è l’esatto ammontare del debito delle pubbliche amministrazioni verso le aziende a non essere ancora stato definito con precisione: se per il Governo si tratta di 40 miliardi di euro, per Bankitalia ammonta a 90 miliardi e per l’Abi, invece, i debiti dello Stato superano i 100 miliardi di euro.

► Rimborsi Iva, una speranza per le aziende italiane

Come spiegato da Antonio Patuelli, presidente dell’Abi:

Bankitalia al 31 dicembre 2010 valutava i debiti della P.A. in 70 miliardi e alla fine del 2011 in circa 90 mld. Se facciamo una progressione stiamo già oltre i 100 miliardi. In termini bancari è una cifra rilevantissima per ridare poi nuova finanza alle imprese.

Nel 2012 c’è stato il record storico della pressione fiscale

 Sono i dati pubblicati dall’Istat a rendere evidente come gli italiani siano pesantemente pressati dal fisco: nell’ultimo trimestre del 2012 la pressione fiscale ha toccato la quota record del 52% con un balzo di 1,5 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2011.

► Sempre più pesante il fisco sui salari italiani

Dei guadagni dei cittadini nei tre mesi presi in considerazione, ottobre, novembre e dicembre, un mese e mezzo è servito per pagare le imposte, dirette e indirette, dello Stato. Un’imposizione enorme, che sembra anche voler continuare a crescere, che sta mettendo in ginocchio le famiglie italiane.Infatti, non si tratta solo di un record occasionale: tutto il 2012 è stato caratterizzato da questo livello di imposizione fiscale, pari, in media annua, al 44%, 1,4 punti percentuali della media del 2011.

In miglioramento, invece, sempre secondo i dati trimestrali sui conti pubblici pubblicato dall’Istat, il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo: nel 2010 si è arrivati al 2,9%, quindi +0,8% sul 2011. Inserendo nel conteggio anche le operazioni sui derivati (pari a circa 2 miliardi di euro) si arriva al 3%, il parametro fissato come tetto massimo dalla Ue.

► Aumento delle tasse, chi ci salverà dalla stangata estiva?

Altro dato in miglioramento quello sul deficit pubblico: nel 2012 il rapporto tra indebitamento netto e Pil è stato pari all’1,4%, in calo dell’1,2% rispetto alll’anno precedente.

Nuove regole per le commissioni sulle carte di credito?

 A Bruxelles, ma anche all’interno dei diversi paese dell’Unione, si sta discutendo sulle nuove normative per la carta di credito, al fine di renderne più agevole l’utilizzo e incoraggiar, così, l’utilizzo di metodi di pagamento alternativi al contante. La prima mossa che si sta studiando è quella del taglio delle commissioni interbancarie.Si tratterebbe di un grande vantaggio per i cittadini ma, come insegna l’esperienza della Spagna, se la normativa non sarà ben elaborata rischia di rivelarsi l’ennesimo salasso per coloro che utilizzeranno questo metodo di pagamento.► Tutte le differenze tra le carte di credito

Le commissioni che i consumatori pagano adesso per l’utilizzo delle carte di credito sono quelle relative all’esercente che effettua la vendita, ossia le commissioni che la banca dell’esercente paga alla banca di colui che ha acquistato. A Bruxelles stanno lavorando per far abbassare l’ammontare di queste commissioni, con l’obiettivo che questo risparmio dell’esercente si trasformi anche in un risparmio per il consumatore.

Ma questo meccanismo così semplice si potrebbe trasformare in aumento delle spese per i consumatori: le banche potrebbero compensare i minori introiti derivanti dalle commissioni con un aumento del costo dei prodotti finanziari. La conseguenza, oltre al maggior esborso per i cittadini, sarebbe il ritorno all’uso del contante, ossia proprio quello che si cerca di evitare.

Calano i prezzi delle case, ma il mercato continua a soffrire

 Il quarto trimestre del 2012 ha fatto registrare il quinto calo annuo consecutivo: rispetto allo stesso periodo dello stesso anno il prezzo delle case è sceso del 4,6% e dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, con una media del -2,7%.

► Casa insostenibile: tre milioni di italiani non riescono più a mantenerla

Il motivo principale di questo calo è dovuto alla semplice equazione economica per la quale se un prodotto non viene venduto il suo prezzo scende. Vale per tutto, case comprese. Ed è un dato che indica in maniera chiara e incontrovertibile che il Paese è ancora in una situazione molto difficile, visto che le case sono sempre state il bene rifugio prediletto dagli italiani.

I dati relativi alla diminuzione del prezzo delle case sono stati pubblicati dall’Istat e riferiscono che le sofferenza maggiori si sono registrate per le abitazioni usate che è diminuito del 2,2% rispetto al trimestre precedente e del 6,9% su base annua,mentre i prezzi delle abitazioni nuove sono diminuiti dello 0,3% su base congiunturale, segnando un aumento dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2011.

Secondo l’Istat questo nuovo crollo dei prezzi delle abitazioni è da ricollegare all’andamento disastroso del mercato immobiliare dello scorso anno, per il quale è stata registrata una flessione dell’indice complessivo del 2,7% rispetto al 2011:

► Calano i prezzi delle case e aumentano i tassi dei mutui

Questo calo dei prezzi si inserisce in un contesto di forte flessione del numero di abitazioni compravendute che, nel 2012, hanno registrato, secondo i dati rilasciati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, una diminuzione pari a -25,8%.

GDF indaga sulle società petrolifere per truffa a danno consumatori

 Le accuse che la Guardia di Finanza ha mosso verso le maggiori compagnie petrolifere operanti in Italia (Shell, Tamoil, Eni, Esso, TotalErg, Q8 e Api) sono particolarmente gravi. Si tratta, infatti, di rialzo e ribasso fraudolento dei prezzi sul mercato, manovre speculative su merci e truffa a danno dei consumatori.L’indagine della Guardia di Finanza è iniziata circa un anno fa. L’occasione che ha fatto partire le indagini è stato un continuo rialzo dei prezzi del carburante denunciato dal Codacons, che ne sottolineava l’ingiustificabilità: i prezzi dei barili erano più o meno stabili, ma quelli del carburante raffinato venduto al cliente finale continuavano ad aumentare, da qui il sospetto che dietro ai prezzi ci fossero delle manovre speculative.

La Guardia di Finanza ha passato al setaccio tutti i documenti relativi alla determinazione dei prezzi del carburante e anche quelli relativi alle istruttorie aperte dall’Authority per la Concorrenza e il Mercato e dal ministero dello Sviluppo economico. I prezzi italiani del carburante, poi, sono stati messi a confronto con quelli applicati negli altri paesi dell’Unione Europea.

Il risultato? Secondo la GDF gli aumenti dei prezzi derivano dai fondi di investimento in commodity e dagli ETF sul petrolio, per i quali hanno un grande peso le azioni speculative che hanno permesso alle compagnie petrolifere di mantenere i prezzi elevati sul mercato.

Comunque, nonostante tutto, i prezzi della benzina in Italia sono ancora altissimi.