Rallenta l’inflazione, ma anche la crescita dei salari

 I dati rilasciato dall’Istat per il mese di febbraio che hanno confermato le stime precedentemente fatte: i prezzi sono cresciuti solo dell’1,9% per lo scorso mese, l’aumento più basso dalla fine del 2010, in rallentamento del 2,2% su base mensile.
► Inflazione al livello minimo dal 2011

A febbraio l’inflazione ha fatto registrare un aumento del 2,4% su base annua, più alto dell’inflazione tendenziale che si attesta all’1,9%, ma comunque più basso di quello registrato per il mese di gennaio 2013 (2,7%). Su base mensile, quindi, l’aumento dei prezzi è stato dello 0,4%.

A contribuire alla diminuzione dell’inflazione la frenata dei prezzi degli alimentari non lavorati (+3,1%, dal +4,8% di gennaio) e il calo dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (-4,2% in termini sia congiunturali sia tendenziali). Aumentano, invece,  i prezzi relativi di spettacoli e cultura (+0,6%) e dei trasporti (+0,4%).

Lo stesso andamento, però, non si riscontra per quanto riguarda i salari, la cui crescita è in rallentamento costante dal 2000. Nel 2012 la media di crescita delle retribuzioni è stata dell’1,9%, mentre il costo del lavoro è salito dell’1,6%.  Questo indica che il divario tra andamento dei salari e dei prezzi continua ad ampliarsi: nel 2011 la distanza era dello 0,7%, mentre adesso la forbice è pari all’1,1%.

► 600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

Aumentano anche gli oneri sociali per Ula (unità di lavoro a tempo pieno equivalenti): rispetto al 2011 si registra un +0,9% per il totale, con un incremento dell’1,2% nell’industria e dell’1,0% nei servizi.

IVA, IMU e Accise le tasse più remunerative

 L’anno scorso è stato l’anno delle imposte, molto spesso associate all’esecutivo montiano. Benché i consumatori e i cittadini non abbiano gradito la reintroduzione dell’IMU e l’incremento di alcune imposte, è anche vero che a conti fatti, qualcosa di buono è arrivato anche in uno scenario di crisi.

► Neo codici per l’IVASS

Rispetto al 2012, infatti, le misure correttive delle imposte, in essere o reintrodotte ad hoc, hanno determinato un bilancio in crescita per l’Agenzia delle Entrate. Si tratta soprattutto di introiti legati alle imposte dirette. In tutto sono stati “incassati” 21 miliardi in più dell’anno precedente. In linea di massima si nota anche una diminuzione dei “proventi” che derivano dagli incassi legati al gioco. Il Lotto, ad esempio, ha chiuso il 2008 con un -8,6 per cento.

 Arriva l’IMU dove non arriva l’IRPEF

Le tasse sono in aumento e questo è un particolare innegabile, ma secondo i conti presentati dal Ministero del Tesoro, come di consueto, alla fine dell’anno, lo Stato ne ha tratto giovamento: si parla di 424 miliardi di euro che arrivano dalle tasse. Rispetto al 2011 è il 2,8 per cento in più.

L’IMU, in questo incremento delle entrate legate alle imposte, è stato determinante, ma è stato fondamentale anche l’aumento dell’IVA e delle accise. In assenza delle misure correttive che abbiamo indicato, ci sarebbe stata una flessione delle entrate pari al 2,5 per cento, legate al momento di crisi del paese.

Arriva l’IMU dove non arriva l’IRPEF

 Un fabbricato su cui sia pagata l’IMU non può più concorrere alla determinazione dell’imponibile delle persone fisiche. Lo ha specificato l’Agenzia delle Entrate in una recente pubblicazione.

Nella circolare numero 5/E dell’11 marzo scorso, data nella quale sono stati definiti anche i neo codici per l’IVASS, l’Erario ha spiegato meglio la relazione che intercorre tra l’IMU e le imposte dirette e l’effetto sostitutivo che questi due tributi hanno sui singoli redditi.

 Raccolta positiva per il Fisco nel 2012

L’IMU prende il posto dell’IRPEF in alcuni casi specifici. L’imposta municipale va a sostituire l’IRPEF e gli addizionali a questo legati, quando si parla di redditi fondiarie relativi a fabbricati non locali o a terreni non affittati. Questo principio era già stato enucleato nel Dlgs 23/2011, ma con l’ultima circolare dell’Agenzia delle Entrate è stata ribadita e concretizzata la funzione di tassazione “sostitutiva” dell’IMU.

L’Agenzia delle Entrate ha spiegato che se non accadesse quanto detto, ci sarebbe una disposizione di legge ad hoc, una cosa simile a quella che è successa per la cedolare secca. La sostituzione è valida anche quando alla formazione del reddito contribuiscono soltanto i redditi fondiari, tassabili quando superano i 500 euro.

I contribuenti, da parte loro, devono indicare sia nel modello 730, sia nel modello Unico PF, i fabbricati e i terreni per i quali hanno già versato l’IMU e non scontano l’IRPEF.

Neo codici per l’IVASS

 L’Isvap che vigilava sulle assicurazioni ed era il punto di riferimento per tutti coloro che avevano voglia di accendere un mutuo senza cedere al ricatto dell’assicurazione abbinata al prodotto creditizio, adesso ha cambiato nome e pertanto l’Agenzia delle Entrate ha predisposto dei nuovi codici.

► L’Ivass al posto dell’Isvap

L’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, il nuovo istituto, l’Ivass, nasce chiaramente sullo schema dell’Isvap che è stato soppresso. Quello che mantiene della vecchia struttura sono le funzioni, le competenze e i poteri, ma non si potevano mantenere immutati i numeri identificativi.

► I mutui al 100 per cento non esistono più

Il nuovo istituto di vigilanza sulle assicurazioni è stato istituito l’anno scorso con la legge numero 95/2012 e precisamente con l’articolo 13, comma 1. L’Erario ha definito quindi un nuovo codice ente che va ad identificare l’istituto e un codice tributo ad hoc per recuperare le spese di notifica. Con questa dicitura si fa riferimento a procedimenti sanzionatori e spese di procedimento sostenute dall’ente.

Per la definizione dei codici è stata usata la risoluzione 16/E dell’11 marzo scorso e tutto serve affinché si possa avere una rendicontazione precisa delle somme riscosse come sanzioni dall’Ivass. Somme che devono essere versate tramite il modello F23 usando i seguenti idenfiticativi: il codice tributo 74IT e il codice ente NAE che deve essere poi inserito nel campo 6.

 

 

Per il FT l’Italia ha bisogno di un cambio

 Tutti i timori legati alla stabilità del governo, al fatto che Beppe Grillo e i suoi abbiano deciso di non dare l’appoggio ad un esecutivo di centro sinistra, ha impensierito il mercato. Poi è arriva la promozione del Movimento 5 Stelle da parte di Paul Krugman e lo sguardo verso il nostro paese è cambiato.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Adesso arrivano anche le considerazioni del Financial Times, mentre in Italia prende piede l’idea del governo tecnico. La rivista economica ritiene che in Italia ci sia la necessità di una riforma dall’interno del sistema politica, con un intervento prioritario sulla legge elettorale per poi passare alle riforme economiche e al pagamento dei debiti.

 L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

L’Italia ha sicuramente l’opportunità di cambiare ma i rischi che corre sono ancora tanti. La prima cosa da fare dovrebbe essere l’accettazione dei risultati delle elezioni, poi dovrebbe insister sul cambiamento generazionale che ha davanti il paese valutandone tutti gli aspetti positivi. Adesso infatti, con l’arrivo di tanti deputati del Movimento 5 Stelle, l’età media degli onorevoli scenderà sensibilmente. Si parla dei grillini perché in quelle liste il 45 per cento dei giovani ha votato per lui.

Secondo il Financial Times si sarebbe avuto un vero cambio di generazione anche attraverso la scelta di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico.

Il rendimento super degli azionisti Terna

 Il gruppo che gestisce la rete ad alta tensione in Italia è il gruppo Terna che a sua volta è controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti. Nel 2012, il gruppo Terna è cresciuto in modo molto interessante ma i risultati vanno di pari passo con un incedere positivi che dura da sei anni a questa parte.

Per il FT l’Italia ha bisogno di un cambio

La società Terna, per i risultati ottenuti a livello commerciale e per i rendimenti totali del titolo, si è distinta nel panorama italiano arrivando a guadagnare anche un riconoscimento ufficiale, l’International Utility Award.

Per capire il rendimento totale di un titolo, il Total Shareholder Return, si deve sommare tutto quello che gli azionisti hanno ottenuto come dividenti. Nel triennio che va dal 2010 al 2012, Terna, è cresciuta del 24 per cento mentre il rendimento medio del settore in cui opera questo gruppo è stato del -10 per cento.

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Anche nel triennio precedente, aveva ottenuto un buon risultato con un incremento del 73 per cento del valore delle azioni, a tutto vantaggio degli azionisti.

Questo vuol dire che in circa sei anni il rendimento è stato del 97 per cento. Questo risultato determina che Terna è stata la migliore in termini di rendimento sia rispetto alle big quotate in Europa, sia rispetto al listino di piazza Affari.

Cause e conseguenze del PIL italiano

 Il nostro paese in questi giorni non se la passa per niente bene dal punto di vista finanziario visto che dopo il downgrade di Fitch, deve anche pensare al calo del PIL reso più consistente dagli ultimi report. Insomma, la perdita di produttività dell’Italia non è più soltanto una diceria.

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Nel quarto trimestre del 2012, il PIL è calato ancora dello 0,9 per cento confermando le stime preliminari e una situazione molto difficile, in cui il consumo privato diventa la causa principale della flessione delle attività economiche. La ripresa, Mario Draghi, per l’Europa interna, l’ha spostata dalla seconda parte del 2013 al 2014. Per quello che riguarda nel dettaglio il nostro paese sembra che ci siano delle buone prospettive di crescita nel corso dell’anno.

Questo vuol dire che la ripresa potrebbe essere sì posticipata ma soltanto di un trimestre o due ma dovrebbe essere una realtà consolidata alla fine del 2013.

Pil italiano in calo nel 2013

La causa della flessione del PIL, l’abbiamo già accennato è nella diminuzione dei consumi privati. Le famiglie hanno dovuto fare i conti con un aumento della disoccupazione salita all’11,2 per cento e una crescita dei salari visibilmente contenuta. A questi elementi si aggiunge anche un forte calo degli investimenti, il -1,2 per cento su base trimestrale.

L’unica nota positiva sembra essere quella delle esportazioni che sono cresciute dello 0,3 per cento mentre erano trainate verso il basso le importazioni. L’aspettativa è che l’economia italiana migliori gradualmente nel corso dell’anno.

La riforma del welfare in Germania

 Sappiamo bene che mentre l’Italia è declassata dall’agenzia Fitch, in Europa, l’unico paese a vivere un momento di gloria, è la Germania che sembra essere pronta alla ripartenza dopo una leggera flessione del PIL. Il paese della Merkel ha anche intenzione di consolidare i risultati e si prepara alle riforme.

La riforma del Welfare è quella che sta capitalizzando l’attenzione dei media e della politica e presto sarà passata anche al vaglio dei mercati. La riforma in questione parte dalla riforma Hartz del mondo del lavoro che prende il nome dal membro del consiglio di amministrazione della Volkswagen, Peter Hartz.

Germania contro la Banca Centrale Europea

Con questa riforma del mercato del lavoro il tasso di disoccupazione in Germania è diminuito e, in più, ha ripreso vigore il sistema complessivo del Welfare tedesco grazie alle concessioni statali di cui beneficiano i disoccupati. Non tutti i disoccupati, chiaramente, ma solo quelli che dimostrano di essere alla ricerca attiva di lavoro.

Qualcuno dice che siamo più ricchi dei tedeschi

Le sovvenzioni vanno di pari passo con le sanzioni nel senso che viene decurtato l’assegno di disoccupazione, oppure viene sospeso nel momento in cui i disoccupati rifiutano le proposte lavorative che arrivano dallo stato. Nonostante le contestazioni, oggi, la riforma Hartz sembra essere molto utile anche per la flessibilità del panorama lavorativo, che consente a tanti disoccupati di “rientrare dalla finestra” nel mondo del lavoro, anche con lavori marginali che non richiedono una qualifica.

Chiude male Milano dopo la bomba Fitch

 L’agenzia di rating Fitch ha prima minacciato l’Italia di un declassamento e poi è effettivamente andata avanti con il downgrande del paese e questo non ha certamente fatto bene al paese, benché da più parti la situazione che sta vivendo la politica, sia considerata “provvidenziale.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Lo ha detto anche il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, il voto dell’Italia dà al paese una grande occasione, quella di riflettere ed agire contro l’austerity elaborando un vero piano di crescita economica. Non la pensa così, è evidente, la prima agenzia di rating che ha bocciato il nostro paese.

L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

Il debito italiano è stato portato al livello di BBB+ proprio un gradino sopra il livello “spazzatura”. La borsa di Milano, era prevedibile, ha reagito male, accusando all’apertura delle contrattazioni un calo dello 0,93 per cento. Il downgrade, infatti, era arrivato venerdì alla chiusura dei nostri mercati.

L’impatto di questa decisione, quella di declassare il debito tricolore, è stato molto forte ed è andato anche contro l’ottimismo della maggior parte degli analisti. Tutta la seduta di ieri, dunque, ha avuto un andamento negativo e ci sono state perdite anche per lo 0,69 per cento.

Il problema è che il giudizio espresso da Fitch non è molto lontano da quello delle altre agenzie di rating e questo fa sì che l’Italia si avvicini alla soglia che, varcata, trasforma i titoli italiani da affidabili a speculativi.

Come variano i rapporti tra le valute

 Il Forex, oltre ad essere un terreno d’investimento privilegiato per chi si avvia sul terreno delle opzioni binarie, è da considerare una vera e propria palestra, visto che è sempre in movimento. Se dovessimo seguire ogni giorno tutti i market mover quotidiani, avremo un bel da fare. Di tanto in tanto, capire però quali elementi indirizzano i trend valutari, è sicuramente utile.

La giornata di oggi, per esempio, è da considerare mediamente movimentata, nel senso che si susseguiranno un bel po’ di appuntamenti che arrivano dall’Europa, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti.

Germania contro la Banca Centrale Europea

In Europa, per esempio, al centro dell’attenzione stavolta c’è la Germania dove saranno pubblicati l’indice dei prezzi al consumo e l’indice dei prezzi all’ingrosso. Il primo misura la variazione dei prezzi dei beni acquistati dai consumatori, il secondo, invece è maggiormente legato all’inflazione. Ad ogni modo l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe mantenersi stabile, l’altro indice dovrebbe invece essere in lieve calo.

Qualcuno dice che siamo più ricchi dei tedeschi

Per quanto riguarda il Regno Unito, il dato relativo alla produzione del settore manifatturiero è sicuramente la pubblicazione più interessante, visto che questo settore industriare rappresenta l’80 per cento della produzione del paese. E’ considerato dunque un market mover di forte impatto e si prevede in calo. Sempre dal Regno Unito arriverà la notizia sulla bilancia commerciale che dovrebbe accusare una lievissima variazione.

Infine ci sia spetta anche il bilancio federale degli Stati Unti che dovrebbe essere negativo.