Elezioni, dimissioni e opzioni binarie

 Molto della credibilità dell’Italia e quindi molto dell’andamento dello spread, si deve al risultato delle elezioni. Nelle scorse settimane, in modo anche fin troppo incisivo, i mercati hanno fatto intendere di non essere d’accordo sul ritorno di Silvio Berlusconi in campo, visto che l’ex premier aveva visto lievitare sotto i suoi occhi lo spread fino al superamento dei 500 punti base. Il leader del PdL ha risposto alle critiche dicendo che dello spread non gli importa nulla.

► Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Intanto, però, sull’incertezza del risultato elettorale, che si evince anche dalle previsioni degli analisti, si gioca tutta la stabilità finanziaria del nostro paese, assimilato, per certi versi alla Spagna dove in questo momento si dibatte dell‘implicazione di Rajoy in uno scandalo di tangenti.

► La debolezza dell’Italia, della Spagna e dell’UE

Ma che c’entra tutto questo con le dimissioni di Papa Ratzinger? C’entra perchè ogni partito, in questa campagna elettorale e in generale, ha definito una distanza dalla chiesa e dall’elettorato cattolico. Sono proprio i cattolici, in questo momento, al centro delle strategie dei partiti. Berlusconi, per esempio ha chiesto ai suoi di valutare l’impatto delle dimissioni del Papa sul recupero del PdL, mentre Bersani si è tenuto lontano dalle discussioni della Chiesa. L’unico a sembrare molto scosso è stato Monti, mentre Grillo ne ha approfittato augurandosi l’arrivo di un Papa nero e leggendo le dimissioni di Ratzinger, come un ulteriore tassello della rivoluzione che il M5S sta portando avanti.

In calo a dicembre il numero delle nuove partite IVA

 L’Anagrafe tributaria ha restituito il quadro delle partite IVA del nostro paese facendo anche un piccolo parallelo tra il 2011 e il 2012 per indicare i miglioramenti e i peggioramenti del settore in un momento di crisi. Nel corso del 2012, in totale, sono state aperte 549 mila partite IVA e il numero complessivo è risultato in aumento rispetto al 2011.

 Dichiarazioni annuali IVA 2013

L‘Osservatorio sulle partite IVA è accessibile dal dipartimento di Finanze dei Ministero dell’Economia e ci informa che nonostante l’andamento delle “aperture” dell’anno scorso, nel mese di dicembre c’è stata una flessione dei dati. Il documento si sintesi offre una panoramica molto interessante dove le partite IVA sono classificate per settore di attività, ma anche per distribuzione territoriale e per natura giuridica. Sono effettuate anche delle differenze su base demografica con una distinzione dei contribuenti per sesso e per età anagrafica.

► Tenete a mente le scadenze IVA

Tornando alla flessione di dicembre, nel dettaglio, i numeri dicono che ci sono state in Italia 23954 nuove partite IVA nell’ultimo mese dell’anno e la flessione rispetto al dicembre del 2011, in termini percentuali è stata del 6,6 per cento.

La diminuzione più consistente ha riguardato le posizioni aperte dalle persone fisiche (58,2% del totale). C’è stato un calo importante anche per le società di persone (-19,9%), mentre sembrano più vivaci le società di capitale che aumentano dell’1,4 per cento.

Per la rivalutazione del TFR c’è tempo fino a lunedì

 La rivalutazione del Trf scadeva il 16 febbraio ma per via del fatto che cade di sabato, questo appuntamento con il fisco è stato spostato al 18 febbraio. Entro lunedì, quindi, ci sarà il tempo necessario per versare l’imposta sull’aumento di valore del fondo. 

In pratica si deve versare l’imposta sostitutiva sulle rivalutazioni di Tfr maturate entro il 31 dicembre 2012. L’aliquota per calcolare l’importo è dell’11 per cento e si calcola sul valore dell’ammontare del fondo accantonato entro il 31 dicembre 2011 dalle imprese che si occupano del trattamento di fine rapporto dei dipendenti.

► Lo sconto con la previdenza complementare

L’imposta da versare è decurtata di quanto è stato già versato in acconto entro il 17 dicembre del 2012. Questa imposta, benché “versata” dall’azienda, in realtà è a carico del lavoratore. Il datore di lavoro la recupera con una diminuzione dello stesso fondo Tfr.

► Previdenza complementare: fondi pensione aperti

Il saldo dell’imposta sostitutiva può essere compensato tramite il modello F24 usando anche dei crediti maturati per altre imposte o contributi. In realtà è possibile usufruire anche del credito che deriva dal prelievo anticipato sul Tfr. Il pagamento del contributo, a livello di codici tributo, deve essere completato inserendo la stringa “1713” dedicata alle operazioni di saldo.

Se sono in corso delle operazioni di fusione o di scissione delle società preesistenti, devono pagare il saldo dell’imposta sostitutiva sia la società che sta per estinguersi, fino alla data della fusione, sia la società incorporante che invece parte con il calcolo dal momento della fusione in poi.

 

Anche per il FT la guerra di valute non esiste

 Forse ha ragione Mario Draghi: la guerra tra valute, tanto sostenuta dai leader dei paesi emergenti sullo scacchiere finanziario internazionale, non esiste. Ne è convinto anche in Financial Times che in un recente articolo spiega perché si parla erroneamente di battaglia nel mondo del ForEX.

► Draghi ripete ancora che non c’è una guerra di valute

Il Financial Times parte dai mandati delle Banche Centrali che hanno precisamente il compito di difendere la valuta nazionale o (sovranazionale e comunitaria come nel caso dell’Euro), per questo tutte le operazioni che fanno, le fanno per promuovere l’economia nazionale sulla base del mando ricevuto.

► Draghi sulla guerra tra valute

A spiegarlo e ribadirlo è un ex presidente della Banca Centrale Svizzera, Philipp Hildebrand che ha approfittato dello spazio concessogli dal Financial Times per dare la sua versione dei fatti. Il problema è che questa storia della guerra tra valute, termine coniato dal presidente brasiliano, rischia di incrinare i buoni rapporti tra le nazioni.

 Guadagnare ai tempi della guerra valutaria

In questo momento, per esempio, bisogna ancora risolvere il contrasto che si è generato tra la Bank of Japan, la Bank of England e la Fed. Il giorno della chiarezza, comunque, è arrivato perché il prossimo fine settimana, a Mosca, si riunirà il G-20 e si parlerà proprio della situazione valutaria e delle condizioni dell’euro.

Le banche nazionali stanno facendo quello per cui sono “pagate” ma i paesi che in qualche modo subiscono le loro scelte, si preoccupano che questa gara al deprezzamento, non finisca per rendere troppo competitivi alcuni paesi e poco sul mercato tanti altri.

 

Dollari, euro e sterlina nel mercato valutario di oggi

Il mercato valutario, in questi giorni, è scosso dalle diverse notizie che arrivano dall’Europa – dov’è stato raggiunto l’accordo sul bilancio del periodo 2014-2020 – e dall’America, dove Barack Obama ha fatto il suo discorso di presentazione dello Stato dell’Unione.

► Eur/Usd ed Usd/Jpy dopo il discorso FED

Nella giornata di oggi, quindi, cosa può influenzare le valute? Partiamo proprio dai market mover del dollaro americano e dell’euro. Per quanto riguarda il dollaro americano, oggi saranno pubblicati i dati relativi alla vendite al dettaglio. Sarà data in pasto ai media e agli analisti la versione completa del report, ma non mancherà anche la versione core. La lettura superiore alle aspettative, come al solito, potrebbe avere un effetto rialzista sul dollaro.

► Forex: la coppia EUR/USD vicina al pull back

Per l’euro, invece ci sono in programma due appuntamenti: il primo è la pubblicazione dei prezzi all’ingrosso in Germania che serve a prevedere i possibili cambiamenti dei prezzi dei prodotti destinati ai consumatori, partendo dai prezzi applicati all’ingrosso. Il market mover in questione è comunque considerato di medio impatto. Molto più consistente, dovrebbe essere, l’effetto della pubblicazione dei dati sulla produzione industriala nella zona euro, per il quale ci si aspetta un passaggio dal -0,3% della rilevazione precedente, al +0,3% dell’ultima rilevazione. L’effetto potrebbe essere un apprezzamento della zona euro.

Indagato l’ad di Eni, che ne sarà del titolo?

 Si chiama Paolo Scaroni ed è uno dei personaggi più famosi del panorama energetico italiano, poiché guida l’azienda ENI, di cui è amministratore delegato. Questo ruolo non gli ha consentito di evitare le indagini portate avanti dalla procura di Milano che ha indagato Scaroni con l’accusa di corruzione internazionale.

Crisi Piazza affari per colpa di scandali grandi imprese

In ballo ci sono degli appalti che ENI avrebbe ottenuto in Algeria. Soltanto il flash della notizia, all’inizio di febbraio, ha avuto un effetto dirompente sul titolo in borsa che si è ritrovato, in un sol giorno, a perdere il 4,62% del suo valore. La Guardia di Finanza, davanti a questa débacle finanziaria, non ha battuto ciglio ed ha perquisito sia le abitazioni di Scaroni, sia gli uffici dell’ENI, sia quelli della sua controllata SAIPEM.

Eni cerca gas a Cipro

Adesso l’indagine milanese scopre le carte di un calderone molto fitto e l’indagine a carico di Scaroni, si lega a quella che alla fine di dicembre 2012 ha portato alle dimissioni i dirigenti di SAIPEM. Sembra infatti che, quest’ultima azienda, insieme all’ENI, abbia versato circa 197 milioni di tangenti agli esponenti del governo argentino, con il solo obiettivo di partecipare a due progetti molto importanti, collaborando con la Sonatrach, la compagnia petrolifera di stato algerina.

I due progetti in questione sono MLE e Medgaz e muovono un business di circa 11 miliardi di dollari.

Stando a quanto si evince dall’andamento dei due titoli nei primi due mesi dell’anno: la vicenda SAIPEM ha inciso sull’andamento del titolo omonimo e di quello dell’ENI, ma non è possibile dire il contrario

Bankitalia e il prestito segreto a MPS

 Le azioni del titolo MPS sono rimbalzate dopo che il management ha fugato ogni dubbio riguardo il buco nei bilanci. Il fatto è che il buco esiste ma è stato contabilizzato. Per fare chiarezza sull’istituto di credito e fare una previsione più accurata dei trend futuri, è necessario anche spiegare cosa si dice all’estero della banca senese.

 Con MPS non ci sono rischi per mutui e conti

E così si arriva all’articolo del Wall Street Journal che qualche giorno fa ha parlato di un “prestito nascosto”. Sembra che il Monte dei Paschi di Siena, già alla fine del 2011, navigasse in cattive acque, al punto che fu Banca d’Italia a porgere la mano all’istituto di credito senese, aiutandolo a rimettere a posto i conti con un prestito di 2 miliardi di euro.

Pronti al via i Monti Bond per MPS

Il fatto che si tratti di una manovra “nascosta” si evince dalle numerose dichiarazioni del management della banca che in quello stesso periodo rassicurava gli investitori sulla solidità della liquidità dell’istituto. Insomma, tutti continuavano a dire che nei conti del Monte dei Paschi non c’era niente di preoccupante.

Questo particolare, oggi venuto allo scoperto dopo lo scandalo sui derivati, rende più complessa la gestione dei portafogli che includono il titolo MPS. Non tanto per il fatto che naturalmente in questo periodo il titolo è soggetto a ribassi preoccupanti, quanto per la sussistenza della poca chiarezza.

Soddisfano le entrate avute dall’IMU

 I conti dello Stato, in questo momento sono in ordine e l’IMU, benché poco amato da cittadini ed imprese, ha dato i suoi frutti, almeno per il primo anno di reintroduzione della tassazione. Nel 2012, infatti, dall’IMU è arrivato un incasso extra di 1,2 miliardi di euro che, diciamo così, non erano stati conteggiati dall’Esecutivo di Monti.

► Quanto spenderanno gli italiani in tasse

L’IMU, però, continua ad entrare nei dibattiti – ormai conclusivi – della campagna elettorale con numerosi pretendenti a Palazzo Chigi che propongono la riduzione se non dove l’abolizione o la restituzione della tassa sugli immobili.

I dati del Ministero delle Finanze, invece, parlano chiaro: nel 2012, dall’IMU, sono stati ricavati 23,7 miliardi di euro, di cui 9,9 miliardi direttamente dall’acconto e 13,8 dal dal saldo. 4 miliardi circa sul totale dei ricavi dell’imposta, sono da attribuire al prelievo sulla prima casa. Se poi questa imposta viene spalmata sui 17,8 milioni di contribuenti che hanno un rapporto con l’Erario, si scopre che mediamente, ognuno di loro ha versato 225 euro per l’IMU.

 Si può abolire o rimborsare l’IMU?

C’è però da fare un altro approfondimento: dei 4 miliardi di euro dell’IMU sulla prima casa, circa 3,4 miliardi sono da associare all’applicazione dell’aliquota standard statale del 4 per mille, il restante, invece, deriva dalla scelta dei Comuni di incrementare l’aliquota.

A livello geografico, un quarto degli introiti legati all’IMU arriva dalle grandi città: Roma, Milano, Torino, Genova e Napoli.

Draghi ripete ancora che non c’è una guerra di valute

 L’Europa ha appena approvato il bilancio valido per l’Unione nel periodo compreso tra il 2014 e il 2020 ed è la prima volta che si ha un bilancio più basso di quello antecedente. La volontà del Vecchio Continente è quella di ridimensionare le spese, senza nulla togliere agli investimenti.

 L’UE e i segnali dell’inversione di tendenza

Proprio adesso, tra l’altro, che gli investitori hanno ritrovato la fiducia nell’UE. Il simbolo inequivocabile di questa tendenza è nell’apprezzamento dell’Euro. Ne è convinto Draghi che propone una prospettiva nuova sull’euro forte. In fondo i rialzi costanti della moneta unica non sono indicativi di una guerra tra valute.

 L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

Anzi, il mercato ForEX non evidenzia alcuna tensione tra gli stati e forse occorre abbassare i toni della discussione a riguardo. Il Presidente della BCE ci tiene comunque ad approfondire il tema e l’appuntamento per tutti è al G20 di questo fine settimana.

Lì probabilmente si confronteranno le posizioni simili a quelle del presidente francese Hollande che sostiene la necessità di un intervento sul tasso di cambio e le posizioni filo-mercato di molti altri paesi dell’Unione che vogliono, infatti, lasciare agli scambi, la decisione del valore delle diverse monete.

Se poi ci dovessero essere degli screzi evidenti, come quello tra Berlino e Tokyo, saranno considerati espressione della volontà dei diversi Stati di “proteggere” l’economia nazionale, piuttosto che di “attaccare” gli avversari.

► Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

Apple cede nel giorno in cui cresce Wall Street

 La Borsa di Wall Street ha accolto con entusiasmo il discorso del presidente Obama sullo stato dell’Unione ed ora resta in attesa di conoscerne l’agenda economica, che sarà invece presentata al Congresso. L’economia americana, infatti, sembra evidente, ha bisogno di essere sostenuta, partendo dal risanamento dei conti pubblici.

 Obama vuole 5 miliardi di dollari

Gli investitori hanno premiato questo sforzo e i maggiori indici di Wall Street sono cresciuti in pochissimo tempo: il Dow Jones, per esempio, ha recuperato lo 0,34%, mentre lo Standard&Poor’s è salito di pochissimo, guadagnando lo 0,16%. L’unico a battere in ritirata è stato il Nasdaq che ha ceduto lo 0,17%.

Questi incrementi incoraggianti sono stati determinati anche dal fatto che i dati trimestrali presentati dalle aziende a stelle e strisce, sono spesso andati al di là delle aspettative degli analisti e del mercato. I bilanci e gli outlook positivi, quindi, sono stati premiati.

► Possibili trend del titolo Facebook

A Wall Street, quindi, gli investitori hanno gradito molto il +22 per cento dell’Avon che è andata oltre le attese degli analisti, mentre ha sorpreso un po’ la battuta d’arresto della Coca-Cola che, riguardo i volumi globali del suo business, lascia un po’ a desiderare. In generale, circa 8 aziende su 10, negli Stati Uniti, hanno riportato risultati trimestrali migliori delle previsioni.

In questa scia d’entusiasmo, però, non è riuscita ad inserirsi la Apple che al contrario ha ceduto il 2,5 per cento proprio dopo una dichiarazione di Tim Cook. L’ad di Cupertino ha negato che la sua azienda, in questo momento, sia sotto pressione, minimizzando dunque su scandali e accuse ai danni della Mela Morsicata.