In rete i modelli Unico, Cnm e Irap 2013

 Sono stati pubblicati in rete i modelli di dichiarazione definitivi Unico, Cnm e Irap 2013. L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i modelli definitivi da usare per rendere al fisco le dichiarazioni secondo l’Unico, il Cnm e l’Irap per l’anno d’imposta 2012.

I modelli citati sono stati approvati e pubblicati con le relative istruzioni, ognuno con un provvedimento diverso del direttore dell’Agenzia delle Entrate, il 31 gennaio 2013.

► UNICO 2013 PF: tutto ciò che riguarda gli immobili

Unico Pf e Unico Mini 2013. Il primo dei due modelli, nel primo fascicolo, è stato aggiornato includendo le innovazioni relative al pagamento dell’Imu dello scorso anno e alle detrazioni d’imposta per le ristrutturazioni. Nel secondo fascicolo è stata divisa in due la parte relativa agli immobili e alle attività finanziarie all’estero, i quadri Ivie e Ivafe. E’ stato poi introdotto un quadro nuovo, LM, nel terzo fasciolo, per individuare i regimi di vantaggio dei nuovi imprenditori, artigiani e professionisti, che hanno “sostituito” il regime dei minimi. Per i contribuenti che hanno redditi semplici e oneri deducibili “comuni”, è stato previsto l’Unico Mini 2013.

 UNICO 2013 PF: plusvalenze, modello RW e contributi SSN

Irap 2013. In questo modello che riguarda l’imposta regionale sulle attività produttive, è stato inserite un quadro per le imprese che assumono a tempo indeterminato lavoratrici e giovani sotto i 35 anni. Le agevolazioni sono aumentate nel 2012, passando da 4600 a 10600 euro. Si ottengono anche 15200 se queste assunzioni avvengono in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna o Sicilia.

 UNICO 2013 PF: beni aziendali concessi e acconti

Via alla vera certificazione energetica

 Da qualche anno, nella compravendita di un immobile, il valore è stato stabilito anche considerando la certificazione energetica dell’abitazione. Per troppo tempo, però, quello della certificazione energetica, è stato un business nelle mani dei certificatori. Adesso, invece, sembra che la legge ci abbia messo lo zampino.

► L’epilogo della cedolare secca

E’ stato dato il via alla vera certificazione energetica degli edifici, obbligatoria per legge e fondamentale sia per gli aspetti positivi, sia per gli aspetti negativi della normativa. La polarità dell’opinione dipende molto dall’interpretazione che si dà della legge.

Finora eravamo in una fase di test, tanto che in molti casi era possibile “andare avanti”, presentandosi al notaio, anche con un’autocertificazione sostitutiva. Il fatto è che non esisteva ancora un apparato sanzionatorio adeguato che stabilisse il giusto comportamento da tenere davanti alle case che non vanno oltre la certificazione della classe energetica G, la più bassa.

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Bastava insomma un certificato, buono o cattivo che sia, per dare il via libera all’operazione d’acquisto o di vendita dell’immobile. Tutti questi artefici non sono più possibili dal 13 dicembre scorso, giorno della pubblicazione del decreto 290. Questo decreto, infatti, con le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici rende più complesso l’affitto e la compravendita di un edificio. Ad oggi soltanto il 53% degli annunci di vendita e il 37% degli annunci d’affitto è in regola con la certificazione.

L’epilogo della cedolare secca

 La cedolare secca ha fallito. Un’intuizione portata avanti dalle colonne del Sole 24 Ore sembra essere confermata negli ultimi report redatti dalla CGIA di Mestre, sempre molto attenta alle evoluzioni del settore immobiliare e non solo.

La cedolare secca, tanto per riepilogare di cosa si tratta, è un’imposta introdotta nel 2011 che ha come obiettivo quello di sostituire le imposte dovute per gli affitti degli immobili. Si applica in alternativa al regime ordinario, dopo una precisa scelta del locatore. La cedolare secca, come spiega bene l’Agenzia delle Entrate, va a sostituire l’Irpef e le relative addizionali, l’imposta di registro, l’imposta di bollo, l’imposta di registro sulle risoluzioni e le proroghe del contratto di locazione, l’imposta di bollo sulle risoluzioni e le proroghe del contratto, qualora fosse richiesta.

► Anche il mercato degli affitti subisce una battuta d’arresto

Secondo la CGIA di Mestre questo strumento non è stato in grado di far uscire allo scoperto il business degli affitti in nero. Questa imposta, che inizialmente si pensava potesse avere molto successo, adesso ha visto la revisione al ribasso delle stime ufficiali.

► L’affitto come alternativa alla crisi

Il conto che si va per certificare l’insuccesso della cedolare secca è molto semplice: introdotta nel 2011, doveva lottare contro gli affitti in nero offrendo un regime agevolato ai non evasori. In due anni l’Erario si è trovato per le mani 5 miliardi di euro in meno e deve fare ancora i conti con un milione di contratti d’affitto non registrati.

► Idealista: sarà l’anno dell’affitto

L’Italia del futuro di Monti

 Siamo quasi in dirittura d’arrivo rispetto alle elezioni politiche italiane e il dibattito sui mezzi di comunicazione si fa più insistente. Adesso sono il fisco e le pensioni ad incollare i cittadini al dibattito dei pretendenti alla poltrona di PalazzoChigi. Uno dei discorsi più quotati è quello del premier uscente Mario Monti.

La sua vision è molto utile soprattutto a chi investe in opzioni binarie perché, qualora fosse eletto, tenere a mente alcuni discorsi aiuterebbe nell’anticipazione dei trend.

Per prima cosa c’è da ripetere il mantra che ha accompagnato e giustificato alcune scelte molto contrastate dall’opinione pubblica, fatte dal gabinetto dei tecnici guidati da Monti: lo staff montiano ha solo reso attive le tasse lasciate in bozza dal governo uscente e se anche ne ha introdotte di nuove, lo ha fatto per salvare il paese.

 Monti e il diverbio con il Financial Times

Ora Monti, forse per strizzare l’occhio ad una platea più vasta di cittadini, sta ripetendo che il lavoro svolto fino a questo momento è stato talmente meticoloso che ci si può permettere di ridurre le tasse. Finora gli sforzi dei cittadini hanno contribuito a salvare il paese e dimezzare lo spread, ma è anche arrivato il momento d’insistere sulla spesa pubblica e sulla diminuzione delle tasse.

 La risposta di Monti al Financial Times

Una soddisfazione maggiore dei consumatori e la risalita della loro fiducia, potrebbe traghettare il paese lontano dalla crisi.

Nell’UE tutti i prezzi degli immobili in calo

i prezzi delle case continuano a scendere.

► Per l’immobiliare ripresa dal 2014

In questi giorni, i dati Eurostat sull’andamento del settore immobiliare nell’Eurozona, hanno evidenziato un calo dei prezzi del 2,5 per cento che si è prodotto tra il terzo trimestre del 2012 e il periodo omologo del 2011. Se invece andiamo a valutare le condizioni dell’Europa intera, scopriamo che la riduzione del valore della case è dell’1,9 per cento, leggermente più basso ma comunque consistente.

I paesi in cui il calo dei prezzi degli immobili classici è stato più consistente sono la Spagna, l’Irlanda, il Portogallo e l’Olanda dove le flessioni sono state rispettivamente del 12,5%, del 9,6%, del 7,7% e dell’8,7 per cento. Aumentano i prezzi delle case soltanto in Estonia e nel Lussemburgo che fanno registrare rispettivamente il +8,4 e il +7,1 per cento.

Continua la corsa agli immobili di lusso

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Sembra davvero una favola, è il caso di dirlo, ma è sorprendente come nel momento più acuto della crisi, sia esploso il business dei castelli e delle vecchie dimore nobiliari, tanto che il loro prezzo è salito del 9 per cento dal 2011 ad oggi. Le stime sono state realizzate dall’osservatorio di Immobiliare.it

Se si mettono in relazione questi dati con quelli del Censis riferiti al mercato tradizionale che in due anni ha perso il 45%, si capisce che qualcosa non va. L’Ad di Immobiliare.it spiega così la questione:

Se l’offerta cresce e i prezzi aumentano, significa che c’è anche chi acquista. Ci sono prima di tutto i compratori stranieri, primi fra tutti inglesi, tedeschi e francesi, che cercano dimore di alto valore in Italia. È un tipo di acquisto che sostituisce la villa in Costa Smeralda, ma ha un alto valore romantico. Gli inglesi e tedeschi cercano immobili perfetti, mentre i francesi amano l’idea di restaurare in proprio per riportare alla luce le bellezze del passato.

Tra le materie prime scegliete il rame

l’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro, andiamo ad occuparci delle materie prime, escludendo dalla nostra ricognizione il mercato dell’oro.

La Germania riparte dall’oro

Investire nelle materie prime e soprattutto nel settore dei metalli preziosi, vuol dire dedicarsi anche ai trend che interessano l’argento, il platino e un metallo dal nome curioso come il palladio. Il primo consiglio che gli analisti danno è quello di tenere d’occhio il comportamento dei paesi emergenti rispetto alle commodities su cui si vuole investire.

Una volta capiti i paesi che più incidono sull’andamento di un certo metallo, allora è bene approfondirne il calendario. Ci sono momenti, occasioni, eventi che possono far ripartire le quotazioni e possono essere “previsti” con largo anticipo.

Un metallo molto interessante dal punto di vista speculativo è senz’altro il rame.

► Chiesto un passo indietro sull’Etf sul rame

I prezzi del rame – dicono gli analisti – sono destinati a scendere dai 7970 dollari per tonnellata del 2012 fino ai 7775 dollari per tonnellata del 2014. Un calo del 2,5 per cento da collegare all’aumento della produzione cui non corrisponde un aumento della domanda.

A Milano affonda SAIPEM

 La settimana scorsa a far crollare la borsa di Milano non ci ha pensato tanto il Monte dei Paschi di Siena, ancora nell’occhio del ciclone, quanto piuttosto una controllata dal gruppo ENI che è arrivata a perdere il 34% del suo valore in un solo giorno di contrattazioni: la SAIPEM.

► La crisi di MPS spiegata in quattro punti

Tutto è iniziato mercoledì scorso quando Piazza Affari ha archiviato una giornata negativa con una flessione del 3,36 per cento che l’ha etichettata come maglia nera d’Europa.

Il Monte dei Paschi di Siena, ha perso qualcosa come il 9,46% ma non è stato il titolo peggiore, basta guardare infatti alla SAIPEM che alla fine della giornata era riuscita a collezionare perdite prossime al 35 per cento. Ogni azione SAIPEM valeva appena 20 euro, una performance che non si vedeva dal lontano 2009.

► Monte dei Paschi crolla ma non trascina Piazza Affari

In generale il calo SAIPEM ha scucito dalle tasche dei soci qualcosa come 4,5 miliardi di euro che hanno messo in bilico la stabilità proverbiale del titolo ENI che della SAIPEM controlla il 43 per cento.

Tanto per dare qualche indicazione sull’azienda, basta dire che si tratta di una società con sede a San Donato Milanese impegnata nel business degli oleodotti, dei gasdotti e delle perforazioni petrolifere. In tutto impiega 40 mila dipendenti in tutto il mondo.

L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

 Il mercato ForEX è un terreno d’azione molto importante a livello di investimenti perché consente di avere alti rendimenti a fronte di un impiego di risparmi anche molto contenuto. Ma per capire, in linea di massima, quali sono le valute più forti del momento, si può usare la potenza euristica dell’indice Big Mac.

► Uno sguardo al mercato valutario per calibrare gli investimenti

L’indicatore in questione è presentato ogni anno dall’Economist, per il 2013 la grande novità sta nel fatto che presentazione è interattiva. La teoria economica che sottosta all’indice Big Mac è quella della parità del potere d’acquisto. In pratica si cerca di capire quanto costa un prodotto diffuso universalmente, nelle varie zone del mondo.

► Tutto il ForEX concentrato sulla zona Euro

L’indicatore, all’inizio, aveva un solo riferimento, un elemento esclusivo, che era appunto il panino del McDonald Big Mac. Stando all’ultima rilevazione, l’indice Big Mac ci dice che l’euro è la valuta forte, sia rispetto allo yuan cinese, sia rispetto al dollaro americano.

I numeri parlano chiaro: un Big Mac acquistato nei 17 paesi dell’Eurozona viene a costare qualcosa come 3,59 euro, mentre se lo si acquista in Cina, bisogna corrispondere 16 yuan che sono anche 1,90 euro. Se invece si va a comprare un Big Mac in America, allora saranno pagati 4,37 dollari che equivalgono a 3,22 euro. In questo momento, quindi, l’euro è la valuta forte e lo yuan è la valuta più debole.

Conto Prova 12

 Un conto corrente molto interessante, di prova, come dice la nomenclatura stessa, pensato dalla Banca Popolare di Aprilia per consentire a tutti di provare i prodotti dell’istituto di credito, per sei mesi o per un anno.

La particolarità della Banca Popolare di Aprilia è nella varietà di tipologie di conti correnti che cercano di soddisfare una platea molto ampia di contribuenti. Abbiamo già visto insieme il Conto Alte Prestazioni e il Conto ZeroNET, adesso entriamo più nel dettaglio del Conto Prova 12.

Si tratta di un conto corrente a canone gratuito, che include una carta bancomat e altri servizi molto interessanti inclusi nel prezzo, e consente di provare per 12 mesi i prodotti e quindi i servizi della Banca Popolare di Aprilia.

La proposta del Conto Prova 12 è riassumibile in cinque punti: operazioni gratuite e illimitate, nessuna spesa per la tenuta conto, zero spese anche per la carta bancomat, nessun costo per la domiciliazione delle utente e dei RID passivi, nessuna spesa per l’emissione della carta di credito BPECARD CLASSIC.

Come anche per gli altri conti, non è necessario alcun versamento per completare l’attivazione, ma è sufficiente andare in una filiale della banca con un documento d’identità valido e il codice fiscale. Nel foglio informativo sono elencati tutti i servizi e i costi proposti dalla banca pontina.