La Lombardia si mette di traverso al nuovo ISEE

 Per avviare la riforma dell’ISEE e rilasciarne il nuovo formato, era necessario ottenere l’approvazione del Dpcm ma il documento ha trovato uno sbarramento nella Conferenza unifcata che non ha manifestato un’intesa sull’argomento.

 Il nuovo ISEE sarà più efficace

I presidenti delle regioni, infatti, hanno dovuto prendere atto della decisione della Lombardia di mettersi di traverso ad un progetto molto importante che ha alla base la collaborazione stretta tra INPS, Angezia delle Entrate e banche dati degli Enti locali.

Adesso, visto il diniego della Lombardia nel dare il suo benestare, sarà necessaria la cosiddetta approvazione d’ufficio entro 30 giorni.

Il conto base per le operazioni “limitate”

Sul nuovo ISEE, tra l’altro pesa anche il contenuto di una sentenza della Corte di Cassazione che nel dicembre del 2012 ha stabilito che i Comuni e le Regioni devono necessariamente approvare il nuovo riccometro, visto che sarà usato per l’accesso ai servizi di assistenza.

Tra le novità proposte con lo strumento ci sono sicuramente i maggiori margini per le verifiche e un meccanismo di rilevazione dei redditi che parte dall’autodichiarazione. In ballo, oltre al riccometro, ci sono anche altre cose: ad esempio il taglio dei posti letto negli ospedali, una questione che le Regioni, a corto di soldi, hanno difficoltà a gestire. La voce di bilancio legata alla spesa sanitaria, è meglio che resti un’incognita.

La fortuna di Ikea non ha eredi

 Il fondatore di Ikea è stato un genio nella scelta della linea di prodotti vincenti, nella scelta del modello che ha convinto numerosi consumatori in tutto il mondo. L’azienda, partita nel 1943 è oggi leader mondiale nel settore dell’arredamento e le prospettive per il futuro sono senza precedenti. Eppure, in tutta questa storia c’è un neo: the king of Ikea non ha successori.

Ingvar Kamprad ha tre figli e 86 anni. Non è certo un giovanotto ma finora le redini dell’azienda restano nelle sue mani.

C’è stato soltanto un passaggio di consegne, con la definizione del ruolo di amministratore delegato e presidente a Mikael Ohlson. Kamprad ha conservato per sé il ruolo di consigliere e guida delle varie fondazioni create a corredo dell’attività aziendale.

La questione ereditaria si è fatta più urgente non tanto per le condizioni di salute del fondatore, ma per il fatto che tra le mani del fortunato vincitore dell’eredità Ikea ci finisce davvero un pozzo senza fondo di ricchezze.

Basta considerare quello che Ikea ha saputo fare in un anno considerato di crisi, il 2012: le vendite sono cresciute del 9,5 per cento fino a raggiungere un volume di 27 miliardi di euro e l’obiettivo per il 2020 è di raddoppiarle completamente.

Otto motivi per investire nelle azioni Tod’s

 Parlando dell’andamento generale della borsa italiana, abbiamo menzionato alcuni casi di eccellenza come Tod’s rimarcando il ruolo di primo piano che hanno le aziende tricolore del lusso nel parterre finanziario nazionale.

 Il lusso tira anche con i super yatch

Adesso un report stilato dal settore investimenti di Citigroup ha addirittura enucleato 8 buoni motivi per investire nelle azioni Tod’s, attualmente cresciute al di sopra della quota di 100 euro. Le buone sensazioni di Citigroup si sono immediatamente trasformate in un incremento del target price delle azioni da 105 a 116 euro.

 Ferragamo e Tod’s trascinano in alto le borse

Il primo buon motivo per investire in Tod’s è sicuramente legato alla tenuta del titolo in Asia e negli Stati Uniti, territori in cui è raccolto il 40% dei ricavi dell’azienda. Al secondo posto c’è tutta la crescita del retail, a seguire la razionalizzazione del sistema di distribuzione e vendita italiano. Il quarto buon motivo per dare credito a Della Valle è nella sua visione strategica del mercato. Da aggiungere che l’azienda ha un fortissimo potenziale ed è a posto con il fisco.

Infine resta da considerare che ci sono dei buoni precursori sul mercato. Per esempio Tod’s è considerato un target di acquisizione come tanti anni fa lo era stato Bulgari, benché le dichiarazioni di indipendenza siano maggiori in Tod’s. visto che espressioni del genere alimentano l’idea che ci sia ancora qualcosa da nascondere nei bilanci del Belpaese e questa convinzione, sui mercati internazionali, non fa certo guadagnare terreno al nostro paese.

Il ministro dell’economia Vittorio Grilli, invece, per sedare gli animi di chi ci vuole vedere chiaro fino in fondo, ha detto di essere pronto a riferire in Parlamento.

Cosa pensa la politica dell’affare MPS

 Il buco che Mussari ha creato nel bilancio del Monte dei Paschi in maniera opaca e il suo evitare, una volta a capo dell’ABI, che si andasse a frugare tra i conti dell’istituto senese, ha sbilanciato molto la campagna elettorale.

Cosa succede adesso ai mutui e prestiti MPS

L’affare Monte dei Paschi, infatti, è un affare tutto italiano. Basta pensare che il governo aveva pensato di emanare dei bond per finanziare la ristrutturazione della banca. Stiamo parlando dei famosi Monti-bond, ma che ne pensano i politici di tutta questa storia dei derivati?

► Quanti soldi in fumo per il Monte dei Paschi

Il dibattito è molto acceso tra il PD e i centristi. Monti, ad esempio, partecipando ad una conferenza stampa a Davos, ha avuto la possibilità di chiedere ai suoi avversari di non tirare l’argomento Monte dei Paschi dentro i temi della campagna elettorale. In particolare Mario Monti si è rivolto a Pierluigi Bersani dicendo al leader del PD di non parlare di “polvere sotto il tappeto” visto che espressioni del genere alimentano l’idea che ci sia ancora qualcosa da nascondere nei bilanci del Belpaese e questa convinzione, sui mercati internazionali, non fa certo guadagnare terreno al nostro paese.

► MPS zavorrata dalla questione derivati

Il ministro dell’economia Vittorio Grilli, invece, per sedare gli animi di chi ci vuole vedere chiaro fino in fondo, ha detto di essere pronto a riferire in Parlamento.

Italia e Francia unite dalla produttività e divise dallo spread

 L’anomalia dello spread è una questione tutta italiana ma è anche vero che c’è qualcosa che non va nella definizione del differenziale. La stranezza emerge da una comparazione tra la situazione dello Stivale e la situazione della Francia.

I nostri vicini hanno un rapporto deficit/PIL fissato al 5,7% e un rapporto debito/PIL, sempre in aumento, vicino a quota 90%. Il 2013, poi, non è iniziato nel migliore dei modi e infatti tutta la bilancia francese risulta fuori dal baricentro definito dai parametri di Maastricht.

 Anche i prestiti sono in calo come i mutui

Hollande ha già definito i suoi obiettivi: portare il deficit all’1 per cento entro il 2015. Nonostante la situazione non proprio rosea, la Francia ha uno spread di 60 punti circa.

Il nostro paese, invece, viaggia intorno ad uno spread di 260 punti base, con una riforma strutturale del mondo del lavoro e delle pensioni già a buon punto.

 Spread ai minimi

Nella battaglia tra i numeri si scopre che la Francia ha un costo del lavoro pari a 116,4, una produttività dell’85,3 e una spesa pubblica del 50%. L’Italia è messa bene in fondo con un indice di produttività all’85,2 e una spesa pubblica al 45%.
Gli analisti spiegano la situazione dicendo che l’Europa, a livello finanziario è maggiormente dipendente dai buoni rapporti tra la Francia e la Germania piuttosto che dal rapporto Italia/Germania.

Anche in crisi il mercato del calcio frutta alle squadre

 Deloitte ha pubblicato la sedicesima edizione del report “Football Money League” per capire in che condizioni versa il mercato calcistico in un periodo di crisi per i maggiori comparti produttivi nazionali e internazionali.

Diminuiscono aziende in perdita

Il primo dato interessante è che i ricavi delle 20 migliori squadre d’Europa, nella stagione 2011/2012, sono cresciuti del 10 per cento ed oggi si parla di un giro d’affari di 4,8 miliardi di euro. Praticamente cifre da capogiro.

Il secondo dato, sempre riferito alla Top20, indica che in questi 20 club si concentrano il 20% dei ricavi dell’industria europea del calcio, ecco perchè c’è tanta attenzione sulle varie selezioni.

 Calciatori meno tassati in Italia

La squadra migliore, in termini di ricavi e quindi di gestione del denaro e dei profitti, resta il Real Madrid che ha superato i 500 milioni di euro di ricavi in un anno.

 L’IRAP milionaria sul calciomercato

Mentre, tra le altre squadre, spicca la performance del Manchester City. La squadra inglese, entra per la prima volta nella Top10 grazie ad un boom del 68%. Se poi si volge lo sguardo al campionato italiano, si apprende con soddisfazione che nella Top10 è rientrata la Juventus ma ancora più soddisfacente è il miglioramento del Napoli salito dalla ventesima alla quindicesima posizione.

Fermo nel limbo il Fondo di solidarietà

Ogni anno, dal 2010, il governo ha definito un Fondo di solidarietà per l’acquisto della prima casa che è gestito dalla Consap ed ha come obiettivo quello di aiutare le famiglie in difficoltà a superare lo scoglio della rata del piano d’ammortamento.

Le soluzioni per chi non riesce a pagare le rate del mutuo

 In pratica è disposto un certo capitale cui le banche possono attingere per consentire ai loro clienti di sospendere il piano di rimborso fino ad un tempo massimo di 18 mesi. Per l’accesso a questa “agevolazione” è necessario possedere dei requisiti ed è necessario che sia stato emanato il consueto regolamento.

Il dilemma del pagare l’affitto piuttosto che la rata di un mutuo

Di quest’ultimo, al momento, si sono perse le tracce e non si sa niente rispetto al 2013. Le istruttorie, dice la Consap, sono ferme al 17 luglio del 2012 e dall’anno scorso non è stata più accettata alcuna pratica.

Il nuovo regolamento è necessario perchè con la Riforma della mercato del lavoro sono cambiate anche le regole d’accesso al Fondo di solidarietà: occorre aver acceso un mutuo ipotecario che non supera i 250 mila euro e non si deve avere un reddito ISEE complessivo che superi i 30 mila euro annui.

 Fine del decreto di rinegoziazione dei mutui 2011

In più, la riforma Fornero, ha abolito una serie di cause che garantivano l’accesso al Fondo, quali ad esempio l’aver sostenuto delle spese mediche, l’aver ricevuto l’assistenza domicialiare, l’aver sostenuto delle spese per la ristrutturazione o l’adeguamento funzionale della casa.

Cosa succede adesso ai mutui e prestiti MPS

 Con le dimissioni di Mussari e lo spiattellamento sui giornali dell’affare Monte dei Paschi di Siena, ci si è chiesto, a questo punto, cosa ne sarà dei mutui e dei prestiti che i consumatori hanno acceso con l’istituto di credito finito nell’occhio del ciclone.

 Quanti soldi in fumo per il Monte dei Paschi

Sicuramente la situazione, ora che lo scandalo è stato spiegato, è molto più chiara, ma i trucchi e i sotterfuggi risalgono al 2009 e in questo momento il sistema bancario del Belpaese è sotto l’osservazione dei tecnici internazionali.

Mussari è stato accusato di aver creato un buco nel bilancio della banca di ben 220 milioni di euro, mettendo in crisi l’istituto di credito senese in primis, ma anche tutto il sistema finanziario italiano.

 MPS zavorrata dalla questione derivati

Mussari, in pratica ha prima gestito la ristrutturazione del credito del Monte dei Paschi in modo poco trasparente tramite il conto derivato Alexandria e poi ha ostacolato le verifiche approfondite, una volta giunto a capo dell’ABI.
Lo Stato ha teso la mano al Monte dei Paschi tramite l’erogazione dei famosi Monti-bond ma questo non è sufficiente a rassicurare il Fondo Monetario Internazionale che sta per sottoporre gli istituti di credito nostrani ad un vero test antistress che tiene conto anche del sistema di vigilanza nazionale.

 Gli emendamenti al ddl stabilità in dieci punti

Per i consumatori si prevede una nuova stretta creditizia, dovuta al fatto che ci saranno sempre meno soldi che le banche potranno mettere a disposizione per mutui e prestiti.

Il dilemma del pagare l’affitto piuttosto che la rata di un mutuo

 Saper scegliere tra mutuo e prestito per le spese di casa è molto importante, così come conoscere le soluzioni per chi non riesce a pagare le rate del mutuo messe a disposizione dalle banche e dal governo stesso.

Ma la vita è imprevedibile e variegata e spesso la scelta da compiere è tra il pagamento del mutuo e il pagamento dell’affitto. Ci sono tuttavia degli elementi che possono aiutarci nella decisione.

Sicuramente, nel momento in cui si ha una certa stabilità lavorativa e per lavoro si è costretti a cambiare città con la prospettiva di restare a lungo nella meta desiderata, allora è naturale procedere con l’acquisto della casa. Il motivo del trasloco quindi, può essere un approfondimento interessante.

Ci sono casi in cui, ad esempio, lo spostamento da una città all’altra è temporaneo, magari legato alla frequenza di un particolare corso di studi. In quel caso affittare casa può essere molto più vantaggioso che acquistarla.

C’è almeno un altro caso in cui l’affitto è una soluzione migliore dell’acquisto della casa, cioè quando si è molto giovani e non si posseggono i risparmi necessari per coprire quel 20% di spese che la banca, con i mutui all’80% non vuole finanziare.

In questo caso, l’affitto è l’unica soluzione possibile ma comporta alcuni vantaggi: la possibilità di restare in centro città, evitando di acquistare case peggiori e in luoghi poco collegati.

Saper scegliere tra mutuo e prestito per le spese di casa

 Ogni volta che siamo di fronte alla decisione di spendere qualcosa per la nostra casa, di proprietà o ideale, il primo riferimento, a livello creditizio, è sempre il mutuo. Le banche, infatti, associano l’accensione del mutuo all’acquisto di un immobile o alla sua ristrutturazione.

► Le soluzioni per chi non riesce a pagare le rate del mutuo

Siccome siamo in un periodo di crisi e i prezzi delle case sono aumentati molto, è capitato a tanti consumatori di non avere i requisiti richiesti dagli istituti di credito per l’accesso al finanziamento.

Ancora polemiche sui prezzi delle case

Sono perciò proliferati i prestiti casa, dei prestiti finalizzati alle operazioni più comuni legate all’immobile: ristrutturazione, manutenzione o arredamento. Adesso è il caso di capire la convenienza dell’uno o dell’altro prodotto, sulla base dei casi specifici.

Il primo consiglio che danno gli esperti, allora, è quello di capire l’entità della spesa e di conseguenza il capitale che s’intende chiedere “in prestito”. In genere il mutuo offre le condizioni più vantaggiose ed è indicato soprattutto nei casi di ristrutturazione, quando cioè, in programma, c’è da mettere che si spenderanno più di 60 mila euro.

Sotto questa cifra e per spese più contenute, finalizzate al rinnovo dell’arredamento o alla manutenzione dell’immobile, può essere più comodo richiedere un prestito. Questa soluzione, in genere, prevede piani di rimborso più brevi, magari tassi meno vantaggiosi di quelli del mutuo, ma non si rischia di chiedere importi maggiori di quelli necessari.

IBL Banca pensa all’arredamento