Raccolta risparmio gestito 2012

 Il 2012 sembrava essere stato un buon anno per l’industria del risparmio gestito. Ma, secondo i dati preliminari rilasciati da Assogestioni, la tendenza positiva si è arrestata nell’ultima parte dell’anno e questo mercato si appresta a chiudere con un deflusso di diversi miliardi di euro.

Il rapporto parla di un deflusso pari a 11,3 miliardi di euro. Si tratta, quindi, di un passivo molto pesante, ma comunque rappresenta un buon risultato dal momento che il 2011 si era chiuso con un -41 miliardi.

A influenzare la raccolta del risparmio gestito nel 2012 sono state le uscite dalle gestioni, che sono arrivate a raggiungere quota 14,5 miliardi di euro. Buono, invece, il risultato dei fondi di investimento aperti, che hanno fatto registrare afflussi positivi per 1,67 miliardi. A determinare questo buon risultato, secondo quanto riportato da Assogestioni, sono i prodotti data target, perché

coniugano un’interessante proposta di investimento con una modalità di remunerazione delle reti distributive particolarmente incentivante

Il momento peggiore del 2012 è stata l’ultima parte dell’anno, con una raccolta netta negativa che ha toccato 4,34 miliardi di euro (a novembre l’attivo era pari a 852 milioni di euro). Male le gestioni collettive che chiudono il mese di dicembre con 233 milioni contro il miliardo e mezzo totalizzato a novembre.

Indice Pmi dà i primi segnali di ripresa

 Il PMI (Purchasing Managers Index) è un indicatore dell’attività manifatturiera di un Paese che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi da parte di un paese. Questo indice è prodotto da Markit Group che, in queste ultime ora, ha anche reso noto alcune stime di quello che sta succedendo in questo primo periodo del 2013.

FMI rivede le stime di crescita del Pil globale

A dispetto di molte altre stime, quella fatta da Markit Group sembra essere in controtendenza: gli analisti, infatti, evidenziano che, secondo i dati relativi al PMI, già dalla fine del 2012 sono stati avvistati i primi segnali di uscita dalla recessione economica, che porteranno ad una ripresa dell’attività economica a partire dalla seconda metà dell’anno in corso.

A trainare le vendite e gli acquisti è il mercato cinese, paese in cui l’attività manifatturiera ha raggiunto il livello massimo degli ultimi due anni proprio a gennaio. Stesso discorso anche negli Stati Uniti con l’indice PMI manifatturiero che è salito a 56,1 punti dai 54 di dicembre. Le buone performance di questi due paesi stanno positivamente contagiando anche la situazione della zona euro, in cui la Germania fa da protagonista, con un indice PMI globale pari a 47,5 punti ((a dicembre segnava 46,1).

Confindustria contro la crisi

Certo, non si può parlare di fine della crisi, per quello ci vorrà ancora del tempo, ma gli analisti di Markit sono convinti che questo rialzo tendenziale dell’indice PMI sia un chiaro segno di una incipiente, seppur lenta, stabilizzazione economica.

Mario Monti lascia al WEF il suo messaggio per Bersani

 Una campagna elettorale dai toni troppo esacerbati è un concreto rischio per il paese perché potrebbe far scomparire la fiducia che l’Italia ha riconquistato in questo anno di governo tecnico, soprattutto per quanto riguarda i mercati.

World Economic Forum Outlook 2013

Il messaggio lanciato dal premier Monti in conclusione del suo intervento al World Economic Forum di Davos ha un destinatario ben preciso: si tratta di uno dei suoi principali avversari politici, Pier Luigi Bersani, il quale non ha risparmiato parole dure nei confronti dell’operato del governo monti soprattutto per quanto riguarda esodati e riforma del lavoro.

Suggerisco per la seconda volta al segretario Pd di non usare il termine polvere sotto il tappeto perché, sicuramente al di là della volontà dello stesso Bersani, può risuonare sinistro nei mercati finanziari internazionali e dare l’impressione che ci sia qualcosa che è stato nascosto nel bilancio pubblico; nell’interesse del Paese preferisco che non si creino equivoci.

Ancora problemi di copertura per gli esodati

Tono sicuramente diplomatico, ma comunque le intenzioni di Monti sono ben chiare: il lavoro fatto da lui e dai ministri scelti è stato difficile, sia per il governo che per i cittadini, ma era tutto necessario per poter portare di nuovo l’Italia ad essere un paese concorrenziale.

Per questo il premier lascia Davos con soddisfazione: anche al WEF si è parlato di Italia e di crisi economica, ma il nostro paese, proprio in virtù di quanto fatto, è stato portato come esempio positivo.

 

Dati evasione fiscale 2012

 La Guardia di Finanza ha reso noti i dati relativi all’evasione fiscale per l’anno appena conclusosi e, come sempre accade in Italia, i numeri riportati mettono in luce come, anche con la stratta del fisco di questi ultimi tempi, sia difficile far emergere quanto fino ad ora è stato sommerso.

L’evasione fiscale in Italia

Nel 2012 le indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza hanno portato alla luce ben 8.617 evasori totali, per un totale di 22,7 miliardi di euro sottratti alle casse dello Stato, ma, secondo le ultime stime, ci sarebbero ancora 16,3 miliardi provenienti da altri fenomeni evasivi.

Nello specifico i dati delle Fiamme Gialle riportano denunce per un totale di 11.769 frodi e reati fiscali di vario genere, soprattutto emissione di fatture false (5.836 casi), mancati versamenti Iva (519 casi), dichiarazioni dei redditi non presentate (2.579 violazioni) e occultamento o falsificazione di contabilità aziendale (2.220 casi).

Lotta all’evasione, colpiti Google e Apple

Tanti anche i reati fiscali a livello internazionale. Quelli scoperti dalla Guardia di Finanza ammontano ad un totale di 17,1 miliardi che non sono stati versati allo Stato, provenienti, per la maggior parte da trasferimenti di denaro nei paradisi fiscali.

Sotto la lente delle forze dell’ordine anche i lavoratori, o meglio, i datori di lavoro. Nel 2012 sono stati scoperti 16.233 lavoratori completamente “in nero” e 13.837 irregolari.

Anche il mago dei panini rallenta la sua corsa

 McDonald’s, fin dall’inizio della carriera aziendale, è stato associato ad un’idea di capitalismo imperante, ma adesso anche il mago dei panini, colui che ha saputo rendere celebre l’europeissimo hamburger, è costretto a fare i conti con la crisi.

Nei periodi d’oro del mercato, McDonald’s non contava nemmeno più i pasti distribuiti, mentre oggi si torna a fare qualche calcolo, scoprendo che il tetto dei 300 miliardi di pasti distribuiti fino al 2013, altro non è se non l’emblema del rallentamento dell’industria.

 Arrivano le prime assunzioni Mc Donald’s

McDonald’s, come chiosco ambulante per la distribuzione dei panini, è attivo dal lontano 1937, quando l’inventore del panino che sarà poi famoso in tutto il mondo, faceva fortuna in California vendendo hot dog.

 Sindacati contro McDonald’s

Il periodo d’oro dell’azienda è stato alla metà degli anni Novanta quando del successo della strategie di McDonald’s parlò anche il Wall Street Journal. Le statistiche parlano di 247 miliardi di pasti distribuiti nel 2010 che sarebbero dovuti arrivare a 300 miliardi entro il 2013. Una cifra emblematica che non aveva fatto i conti con la crisi. Oggi anche McDonald’s deve sfidare il calo delle vendite.

Un pensiero in più per chi guida l’azienda, ma la preoccupazione non è condivida dagli investitori che hanno ancora fiducia nel titolo. Così le azioni McDonald’s, restano invariate a quota 1,33 dollari ciascuna.

► Vola McDonald’s all’inizio della settimana

Monte dei Paschi crolla ma non trascina Piazza Affari

 Dopo le dimissioni di Mussari è iniziato il dibattito sulla situazione del sistema creditizio italiano, visto che nel nostro paese ci sono i commissari del Fondo monetario internazionale per sottoporre le banche tricolore ad un vero stress test.

 MPS zavorrata dalla questione derivati

Il buco aperto dal presidente dimissionario dell’ABI nelle casse dell’istituto di credito senese, potrebbe inaugurare una nuova stretta creditizia nostrana ma l’eventualità non sconvolge più di tanto Piazza Affari.

Nel giorno in cui Wall Street è debole con il Dow Jones al +0,4%, il Nasdaq al -0,74% e lo S&P 500 al +0,1%, e nel giorno del tonfo di Apple con una perdita del 12,36% del valore delle azioni, Milano fa registrare un ottimo +1,01%.

 Cosa succede adesso ai mutui e prestiti MPS

La Borsa di Milano brilla anche rispetto alle consorelle europee dove la migliore performance se l’aggiudica Londra con una crescita dell’1,09%, seguita da Parigi, (+0,70%), Madrid (+0,61%) e Francoforte (+0,53%).

 Quanti soldi in fumo per il Monte dei Paschi

Il rally dei titoli bancari non mette a soqquadro la borsa italiana dove perde sicuramente terreno il titolo MPS che, sospeso per eccesso di ribasso, a fine giornata ha letteralmente polverizzato 267 milioni di euro. La borsa italiana – in generale – non soffre più di tanto le novità del panorama finanziario.

Perché è difficile fare impresa in Italia

 Popolo di santi, poeti, navigatori, ma non imprenditori. E’ questo il riassunto che si può fare dell’identità del popolo italiano se si considerano gli incentivi alle imprese e la burocrazia da superare prima di iniziare a fabbricare un certo prodotto.

► Particolarità delle imprese famigliari

Un’analisi di Paolo Cardenà, rimbalzata su molti giornali e arrivata fino al cuore dell’economia internazionale e Wall street, spiega perché in Italia, avviare un’impresa, non è un gioco da ragazzi, anzi è un onere a volte insopportabile per chi ha una buona idea ma pochi soldi per portarla avanti.

► Scritture contabili e atteggiamenti antieconomici

Paolo Cardenà, parte in realtà da un rapporto della Banca Mondiale che evidenzia come per fare business sia più facile rivolgersi alle autorità dello Zambia, piuttosto che mettersi nelle mani della burocrazia del Belpaese. In Italia è bassissima la probabilità di accedere al credito, le tasse da pagare sono sempre superiori a quelle corrisposte dalle imprese negli altri paesi dell’Eurozona e non solo, ma soprattutto c’è la tutela dei contratti.

Alla fine dei giochi, nella classifica dei paesi più fertili per i neoimprenditori, il Belpaese è soltanto in 84esima posizione. Nei posti migliori, invece, troviamo Hong Kong, la Nuova Zelanda, gli Stati Uniti, la Danimarca, la Norvegia, il Regno Unito e perfino Corea del Sud e Georgia. A seguire Finlandia, Australia, Malesia, Svezia, Irlanda e Islanda.

La nuova vita dell’Euribor

 Dopo la decisione di alcune banche di lasciare il gruppo di istituti di credito che contribuiscono alla creazione degli indici europei di riferimento e dopo il  varo conclusivo della riforma Basilea III, è arrivato il momento di far rinascere l’Euribor e modellarlo sulle nuove caratteristiche del mercato.

►  Banche in crescita dopo Basilea III

La modifica dell’Euribor, per lo stesso indice è una questione di sopravvivenza visto che dall’alto, dall’European Banking Authority , è arrivato l’invito ad essere più semplici, più autonomi e ad inserire più controlli. L’obiettivo generale è quello di evitare che un’oscillazione non prevista del tasso interbancario causi qualche danno di troppo.

L’Esma, per essere certa che il messaggio fosse chiaro, ha deciso di redigere un vero e proprio decalogo. In generale, entro 6 mesi, ci sono delle misure da prendere seriamente in considerazione. In primo luogo lo Steering Committee deve diversificare l’insieme dei membri che lo compongono, così da ottenere un’indipendenza superiore a quella attuale.

►  L’UE chiede più trasparenza sui conti

In più si deve fissare un’agenda di appuntamenti e far sì che si lavori per ridurre ad un numero massimo di sette, l’insieme dei tassi sul mercato. Si arriverà così ad avere più chiarezza anche nella definizione dell’Euribor. Sarà fondamentale avere un organo di supervisione in grado di riportare – se necessario – il mercato nella giusta direzione.

La lotta all’evasione colpisce la tecnologia

 Da una parte troviamo i governi e gli organismi internazionali pronti a lottare contro l’evasione fiscale mettendo in campo strumenti molto interessanti per scovare chi è più di ricco di quanto dovesse essere. Dall’altra parte ci sono le imprese che da sempre si occupano di tecnologia e negli ultimi anni, nel pieno della crisi, hanno tenuto a galla il mercato.

Ocse e fisco, prese di mira Google e Apple

Questi due mondi a volte s’incontrano e fanno scintille ed è questo il caso di Apple e Google che rischiano di veder precipitare il loro titolo in borsa. Cos’è successo? Tutto parte dall’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che ha deciso di smascherare tutte le aziende multinazionali che hanno architettato degli stratagemmi per non pagare le tasse nei loro paesi.

La strategia più diffusa è la cosiddetta “ottimizzazione fiscale” che consiste nella creazione e nel trasferimento di denaro in una serie di imprese che hanno la sede nei paesi considerati paradisi fiscali. L’aumento profitti Google 2012 si deve anche all’adozione di questa strategia, almeno in Europa riesce a pagare soltanto il 4% d’imposte. Ma il gigante della ricerca non è solo, visto che si avvalgono delle stesse proprietà “evasorie” anche Apple ed Amazon.

Adesso la volontà è quella di cambiare ed adottare delle regole valide a livello internazionale così da tassare sempre e dovunque i profitti delle aziende.

Alitalia cederà sette slot su rotta Milano-Roma a Easy Jet

Alitalia cederà gli slot sulla rotta Milano-Roma. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, non accogliendo il ricorso di Alitalia contrario al provvedimento dell’Antitrust inerente alla posizione di monopolio della compagnia sulla rotta Milano Linate-Roma, secondo il quale Easyjet si configura come il vettore più adatto a garantire un effettivo vincolo concorrenziale ad Alitalia-Cai sulla rotta inversa.

Per effetto di questa sentenza, Alitalia dovrebbe quindi cedere sette slot ad Easy Jet.

Il Consiglio di Stato aveva messo in stand-by, il 19 novembre scorso, la sentenza di primo grado con la quale il Tar del Lazio aveva richiesto la cessione degli slot. Martedì i giudici della sesta sezione del Consiglio di Stato hanno analizzato il caso in udienza pubblica.

Mercoledì, tenendo in considerazioni dell’Antitrust su un interesse alla pubblicazione anticipata del dispositivo è arrivata la decisione dei giudici amministrativi.

Struttura societaria

Intanto si sondano ipotesi di future alleanze e possibili sviluppi per salvare la società. Lo ha reso noto l’Ansa. La decisione, sulla quale si stava discutendo da tempo, nasce per capire le intenzioni del mercato mondiale del settore, con riferimento in particolare a compagnie asiatiche e del Golfo Persico.

L’intenzione potrebbe anche essere quella di insistere su Air France (la quale già possiede il 25% della compagnia italiana), che non pare intenzionata a presentare proposte di acquisto o aumento delle quote prima delle prossime elezioni politiche italiane