Outlook 2013 secondo i partecipanti al World Economic Forum

La disuguaglianza economica e il lavoro non sono considerate delle priorità al momento. I grandi dell’economia e della finanza che da domani discuteranno al World Economic Forum, tra i quali ci saranno anche Mario Monti, Angela Merkel, Mario Draghi e molti altri, avranno come ordine del giorno la discussione l’instabilità economica mondiale.Molti dei partecipanti sono stati intervistati dal World Economic Forum (Wef) nell’Outlook 2013, dal quale emerge che la situazione dell’Europa, seppur ancora instabile, preoccupa di meno rispetto all’instabilità economica mondiale, che, per il 14% delle personalità di spicco del mondo della finanza e dell’economia che saranno presenti al WEF, è il vero punto critico del futuro del pianeta.

Crisi industria 2012

Secondo i dati dell’Outlook 20123, l’Indice globale di fiducia nell’economia è salito da 0,38 a 0,43 rispetto alla rilevazione dello scorso trimestre. Dal momento che la la scala su cui si indica la fiducia va dallo 0 all’1, si è molto vicini alla soglia che divide il pessimismo dall’ottimismo, anche se ancora è presto per parlare di una vera e proprio inversione di tendenza.

La spending review dei cittadini europei

A dare maggiore fiducia nelle prospettive economiche per l’anno in corso sono gli economisti del Nord America, ma anche dall’Europa arrivano i primi segnali di distensione. Nel complesso l’Outlook è positivo per il 23% degli intervistati (percentuale salita di 6% rispetto all’ultima rilevazione) mentre i pessimisti sono scesi dal 56% al 43%.

Le risposte e i consumi dei cittadini europei di fronte alla crisi

 La crisi riguarda tutta l’Europa, ma le risposte dei cittadini dei diversi Paesi non sono le stesse. La preoccupazione per la crisi economica e la scarsa fiducia sono comuni a molti cittadini dei Paesi europei, ma in Italia, Spagna e Portogallo questi hanno effetti più pesanti. Infatti, in questi Paesi la preoccupazione si trasforma in comportamenti più cauti nei consumi e nelle spese.

La spending review delle famiglie

È quanto afferma una ricerca commissionata a Gfk dall’assicuratore Zurich che ha considerato gli effetti della crisi in sette Paesi campione. La ricerca ha mostrato che nei Paesi dove lo spread è più alto si evitano le spese inutili e ci si concentra maggiormente su quelle importanti, tra le quali ci sono anche le spese per la scuola e l’assicurazione.

In Italia si nota un abbassamento delle spese per l’abbigliamento e per il tempo libero. I dati della ricerca mostrano anche che in Germania e in Austria la crisi dei consumi non è così pesante, frutto probabilmente di meno preoccupazioni e che in Paesi come la Svizzera e la Russia la percezione è molto diversa.

Spending review, i tagli per il settore ospedaliero

La preoccupazione per la situazione economica sembra riguardare soprattutto i Paesi del Sud. In Portogallo circa il 70% delle persone è preoccupato, in Italia il 67% e in Spagna il 59%. In Russia e in Svizzera è preoccupato solo il 25%-30% delle persone.

La paura di perdere il posto di lavoro riguarda soprattutto gli spagnoli mentre in Austria se ne preoccupa solo l’1%.

In Europa il 2012 ha segnato la diminuzione degli istituti finanziari

La Banca Centrale Europea (Bce) ha comunicato i dati sul numero degli istituti finanziari e monetari in Europa e si nota una diminuzione di queste. Sono i dati dell’Eurotower che considera il numero degli istituti finanziari dal 1999. La diminuzione è del 28% nonostante il calcolo tenga conto anche dell’allargamento dei Paesi che fanno parte dell’Europa.

L’FMI mette sotto controllo l’economia italiana

I dati diffusi ieri della Bce sono aggiornati all’1 gennaio di quest’anno e mostrano gli effetti della crisi che l’anno scorso ha raggiunto dei livelli molto alti. Il numero delle istituzioni finanziari è sceso di 474 unità nello scorso anno. Il conto considera istituzioni finanziarie come banche centrali, banche commerciali, banche di risparmio, uffici postali con funzioni bancarie e cooperative del credito dell’Europa. Le istituzioni finanziarie monetarie sono passate da 7.533 a 7.059 con una diminuzione del 6%.

I dati di Bankitalia sugli investimenti

Tra i Paesi europei, l’Italia è quella che ha fatto registrare una delle diminuzioni peggiori. Infatti, la diminuzione di istituti finanziari in Italia è di 55 unità nello scorso anno. Alla base di questi dati ci sono gli effetti della crisi economica, la scarsa fiducia degli investitori e le difficoltà ad accedere ai fondi comuni.

Banche in fuga dall’Euribor

In Lussemburgo si registra un -124%, in Francia un -105%. Sono soprattutto gli istituti di credito, che in Europa sono la maggioranza degli istituti finanziari, a registrare una diminuzione importante.

FMI mette l’economia italiana sotto la lente di ingrandimento

 Al vaglio degli ispettori del Fondo Monetario Internazionale i conti di 16 paesi del mondo. Oltre all’Italia, sotto la lente di ingrandimento finiranno anche Svizzera, Canada, Belgio, Austria, Emirati Arabi, Argentina, Singapore, Congo, Guatemala e Vietnam. Il programma è il Financial sector assessment program e non è la prima volta che il nostro paese riceve visitatori da Washington, la precedente è stata in occasione dello stesso programma nel periodo 2004-2006.

Fmi su USA, Europa e politiche monetarie

Gli ispettori del Fondo Monetario sono arrivati allo scopo di fare un controllo sullo stato di salute dei conti italiani e, più genericamente, di tutto il sistema finanziario del paese, e prenderanno in esame la solidità del sistema bancario, le modalità di supervisione e l’efficacia dei regolatori, visitando Consob, Abi, Bankitalia e le principali associazioni di categoria.

Le intenzioni del Financial sector assessment program del Fondo Monetario Internazionale sono quelle di trovare e arginare delle potenziali situazioni di pericolo per il paese. Per l’FMI, infatti, è meglio prendere provvedimenti prima che il problema, o i problemi, si manifestino nella loro realtà. L’analisi del programma si focalizza su efficienza del sistema creditizio (soprattutto riguardo alle norme sulla trasparenza e all’attività dei regolatori), la solidità delle banche, le riserve di liquidità e la capitalizzazione dei grandi istituti.

Bankitalia sulla debolezza economica dell’Italia

Ma questa visita ha fatto scatenare più di una polemica: il Fondo Monetario Internazionale che ha sempre avuto parole molto dure per l’Italia e per il suo sistema di gestione economica. I primi a manifestare rimostranze sono stati Bankitalia e Abi.

 

Scopri il miglior mutuo del momento

 Ogni giorno, sia MutuiSupermarket, sia MutuiOnline, delineano i migliori mutui del momento, i finanziamenti che nel panorama italiano possono essere considerati delle vere opportunità, in relazione al tasso applicato dalle banche per tutte le tipologie di finanziamento.

La garanzia contro gli incendi è fondamentale nell’acquisto di una casa

Oggi vogliamo riportare la stima dei migliori mutui di MutuiSupermarket. Per quanto riguarda l’acquisto di una casa, se l’intenzione dei mutuatari è quella di approfittare della condizione del momento e scegliere un tasso variabile, allora la banca più conveniente è WeBank che offre un variabile con TAEG al 3,28 per cento. Lo stesso TAEG applicato da ING Direct che potremmo definire prima a pari merito. Al terzo posto c’è la BNL con il TAEG del mutuo a tasso variabile al 3,51%.

I buoni consigli per aspiranti mutuatari

Se invece nelle intenzioni dei mutuatari c’è la sottoscrizione di un mutuo a tasso fisso, allora le opportunità migliori sono nell’ordine: quella di WeBank con TAEG al 5,55%, quella di Cariparma con TAEG al 5,89% e poi quella della BNL con TAEG al 6,38%.

Per i mutuatari che vogliono avere “due piedi in una sola staffa” e assicurarsi un mutuo a tasso variabile con cap, allora le opportunità migliori arrivano da WeBank, CheBanca! e BNL che prevedono un TAEG del 3,80% nel primo caso e del 3,91% negli altri due.

Una scheda delle opportunità descritte si può scovare su MutuiSupermarket.

Dov’è più semplice ottenere un mutuo

il mutuo può essere nullo se finanzia più dell’80 per cento del valore dell’immobile.

Oggi, come in un report sulla crisi del mercato immobiliare, s’individua la stretta creditizia come caratterizzante del panorama bancario italiano ed europeo, dove è molto difficile per una banca superare il loan to value dell’80 per cento, anzi, le banche offrono sempre meno opportunità di finanziamento. Trascurando per un attimo la nullità dei mutui, cerchiamo di capire insieme: dov’è più facile accendere un mutuo in Italia.

Un’indagine del CRIF ha dimostrato che rispetto all’anno precedente, i mutui più “semplici” da ottenere sono quelli delle banche situate in Valle d’Aosta o in Friuli Venezia Giulia. Considerando numerose variabili, infatti, si scopre che è più semplice rispetto alla media nazionale.

Pignoramenti record nel 2012

In Veneto e in Trentino Alto Adige, ad esempio, i prestiti finalizzati sono cresciuti del 7 per cento in un anno e tra le regioni “in crescita” ci sono anche altre 8 realtà locali. Al contrario, diminuiscono dell’8 per cento i mutui erogati in Toscana e la maglia nera sul fronte dei prestiti personali restano le Marche. Sul fronte mutui è più difficile ottenerli al sud che a nord Italia.

Il mutuo può essere nullo

 Un contratto di mutuo può essere considerato nullo nel momento in cui il finanziamento erogato dalla banca è superiore all’80 per cento del valore dell’immobile. Il senso di questa disposizione è contenuto in una sentenza del Tribunale di Venezia ma affonda le radici in un malcostume finanziario.

Tetto al tasso con Bipiemme

Negli anni, le banche, sono state molto permissive con gli aspiranti mutuatari, concedendo loro mutui in grado di coprire per intero le spese d’acquisto di un immobile. Soltanto a fronte di una difficoltà generalizzata nei rimborsi, ci si è resi conto che occorrevano i piedi piombo.

Rogita a tasso misto con Deutsche Bank

Così, per maggiore tutela delle banche creditrici e dei mutuatari stessi, è stato definito che l’importo del mutuo non doveva mai superare l’80 per cento del valore dell’immobile e poteva andare più in là soltanto a patto di fornire ulteriori garanzie. Il pronunciamento del Tribunale di Venezia arriva a definire nullo il mutuo che finanzia più dell’80 per cento del valore dell’immobile.

Il fatto da cui scaturisce la sentenza è quello di un mutuatario che ha acquistato un immobile importante, stimato 13 milioni di euro, chiedendo un mutuo di 7,5 milioni di euro che rappresentavano il 58% del totale. Il mutuatario, insolvente, ha richiesto l’intervento dei periti che hanno ritoccato le stime sull’immobile considerandolo del valore di 9,2 milioni di euro. A quel punto il mutuo concesso, di 7,5 milioni, era pari all’82% del valore dell’immobile e quindi se ne poteva stabilire la nullità.

Incidenza del Pil sul calcolo delle pensioni

 Il Prodotto Interno Lordo indica la quantità di ricchezza che un paese è riuscito a produrre. In Italia, nel corso dell’ultimo anno e anche dei cinque precedenti, il PIL ha avuto un costante andamento discendente e questo suo valore incide anche sul calcolo degli assegni pensionistici erogati dall’Inps.

Pensioni di anzianità, le novità dal 2013

A farne le spese saranno soprattutto i lavoratori che decidono di andare in pensione durante il 2013, in quanto si troveranno ad aver versato meno contributi, e questo li farà rientrare nel sistema misto: quello per cui la pensione viene calcolata in parte con il metodo retributivo e in parte con quello contributivo. Ed è proprio in questa seconda metodologia di calcolo che si farà sentire di più l’incidenza del PIL.

In sostanza, chi andrà in pensione nel 2013 e nel 2014, si vedrà corrispondere dall’Ente di Previdenza Sociale un assegno più basso di almeno il 3% rispetto a quello che avrebbero percepito se il PIL italiano non si fosse abbassato.

Elenco coefficienti di calcolo per le pensioni

Questo calcolo è stato fatto dalla Uil, secondo i quali i pensionati più svantaggiati saranno quelli del sistema misto che avevano meno di 18 anni di contributi versati bel 1995 (coloro che già li avavevano versati avranno la pensione solo in base al sistema retributivo). Secondo la UIL per questi lavoratori la perdita stimata è del 6,17 per cento nel 2013 e al 5,8 per cento nel 2014.

Obblighi formativi e sanzioni per chi assume apprendisti

 Con l’apprendistato i giovani che vogliono imparare un mestiere hanno la possibilità di farlo senza smettere la loro formazione. Ma lo possono fare solo nel momento in cui i datori di lavoro danno loro questa possibilità, assumendosi il compito di formare il giovane al lavoro secondo le regole previste dai relativi contratti.

Le tipologie del nuovo apprendistato

Ma cosa succede se il datore di lavoro non rispetta gli obblighi di formazione del giovane apprendista?

Il ministero del Lavoro ha diramato in questi giorni una circolare (circolare 5/2013) con la quale si spiegano i provvedimenti per i datori di lavoro che non rispettano i contratti di apprendistato. Primo discrimine quello sulla responsabilità del datore di lavoro: la circolare chiarisce che non sempre la mancata formazione comporta una sanzione a suo carico (solitamente comminata con un pagamento maggiorato della contribuzione).

► Sgravi per gli apprendisti

Questo avverrà solo nel caso in cui la formazione del giovane apprendista non possa essere in alcun modo recuperata -in questi casi il datore di lavoro dovrà restituire la differenza tra i contributi agevolati dovuti per l’apprendistato e le aliquote normali dovute per l’ordinario rapporto subordinato con una maggiorazione pari al 100%- altrimenti al datore reo, in base a quanto scritto nel documento, viene preliminarmente inviato un invito formale direttamente dagli ispettori del lavoro per invitarlo a far recuperare il credito formativo dell’apprendista nel periodo di apprendistato rimanente.

► Nuove regole per apprendistato e contratti a termine

Inoltre la circolare definisce i limiti al numero di apprendisti che possono essere assunti da ogni azienda. Nel caso di azienda senza dipendenti specializzati il numero massimo di lavoratori che possono essere assunti con un contratto di apprendistato è 3, con la possibilità, comunque, di assumere apprendisti per il lavoro in affitto,ma solo se per questi lavoratori è previsto un contratto di somministrazione a tempo indeterminato.

Le tipologie del nuovo appendistato

 Con la riforma del lavoro entrata in vigore all’inizio dell’anno si è puntato molto sull’apprendistato, che è stato presentato come il modo migliore per i giovani per entrare a far parte del mondo del lavoro pur continuando la loro formazione.

Sgravi per gli apprendisti

Questo nuovo contratto viene applicato secondo le disposizioni contenute nei Contratti collettivi nazionali di lavoro  di ciascuna Regione, e può avere una durata che va dai sei mesi ai tre anni. In questo periodo di tempo il datore di lavoro è tenuto a garantire ciò che i contratti prevedono per la qualifica assegnata al giovane lavoratore.

Nuove regole per apprendistato e contratti a termine

Esistono tre tipologie di contratto di apprendistato:

1. apprendistato qualifica e per il diploma professionale: solo per apprendisti con età compresa tra i 15 e i 25 anni attraverso il quale viene rilasciata una qualifica o diploma professionale;

2. apprendistato  professionalizzante o contratto di mestiere: per giovani con età compresa tra 18 e 29 anni. Prevede l’assunzione del lavoratore e il rilascio, al termine del periodo di formazione di una qualifica professionale;

3. apprendistato di alta formazione e ricerca: applicabile per giovani di età compresa tra 18 e 29 anni. Prevede assunzione del lavoratore e conseguimento di diploma di scuola superiore, titolo universitario o dottorato di ricerca.