Roubini contro il ministro dell’economia ungherese

 Nel mercato valutario c’è una moneta che in questi giorni sta vivendo delle oscillazioni importanti alla luce di un episodio che rischia di condizionare la vita politica del paese. Stiamo parlando del fiorino ungherese e della discussione che ha coinvolto la Roubini Global Economics (RGE) e il ministero dell’economia ungherese.

Una panoramica sull’andamento dell’euro

Tutto nasce dalla raccomandazione della RGE che ha invitato i politici ungheresi a trarre vantaggio dai tassi di cambio attualmente in vigore. Il ministero dell’economia ha immediatamente diramato un comunicato informando gli investitori che in seguito alle parole dell’economista Roubini, sul fatto che il mancato accordo del FMI era una cattiva notizia per il mercato valutario nazionale, il fiorino ha iniziato a deprezzarsi.

► Chi ha guadagnato contro l’euro

La moneta ungherese, in effetti, ha raggiunto il suo livello minimo da sette mesi a questa parte, poi ha riguadagnato terreno nell’ultima settimana. L’attacco al fiorino nasce dal comportamento degli speculatori che hanno accettato il consiglio di Roubini.

L’economista, a sua volta, ha ribaltato la questione al Ministro dell’economia Matolcsy accusandolo di aver determinato il declino della valuta ungherese con le sue dichiarazioni di approvazione delle politiche economiche poco ortodosse.

In linea generale, le previsioni sul paese parlano di crescita pari a zero nel 2012 con prospettive leggermente migliori nel 2013.

Fondo Monetario Internazionale chiede taglio tassi BCE

 In cima alla lista dei paesi guardati a vista da Christine Lagarde e dal Fondo Monetario Internazionale c’è il Giappone. Ciò che desta maggiore preoccupazione è il maxi piano di stimolo all’economia messo in piedi dal primo ministro nipponico Shinzo Abe che prevede un pacchetto espansivo da 117 miliardi di dollari con l’intento di sconfiggere la deflazione.

Fmi su Usa Europa e politiche monetarie

Una manna per il paese, ma un grande pericolo per il resto delle economie, soprattutto perché la strategia di immissione di liquidità sta diventando una pratica comune anche negli Stati Uniti -la Fed continua ad immettere denaro nel mercato-  che, però, rischia di scatenare una guerra delle valute che non fa bene a nessuno, anzi.

Il piano di stimolo dell’economia giapponese

I primi segni di questa guerra si sono già manifestati nei mercati valutari. In questi giorni, infatti, yen e dollaro continuano a scendere nei confronti dell’euro. C’è il sospetto, che arriva da più parti, che alcuni paesi coinvolti in questa guerra tengano i loro tassi di cambio artificiosamente bassi, contravvenendo a quanto deciso al G20 per cui le valute e il loro valore devono riflettere l’andamento reale dell’economia.

Per questo la Lagarde chiede alla Banca Centrale Europea di prendere dei provvedimenti mirati, il primo dei quali deve essere il taglio dei tassi e il costo del denaro.

Nonostante la crisi a Piazza Affari c’è ottimismo

I dati di Bankitalia sugli investimentihanno in parte smentito le notizie che arrivano da Bruxelles.

Il banco di prova per il mercato italiano saranno sicuramente le elezioni politiche ma fino a febbraio si dovrà trovare un’altra giustificazione plausibile a quel che accade a piazza Affari. Secondo Mario Draghi che in fondo ha sempre tenuto d’occhio la situazione italiana, è necessario attivare delle riforme strutturali, le stesse enucleate nel Patto di Stabilità e Crescita.

La situazione del Belpaese, in fondo, non è stabile, benché la visione del futuro sia ottimistica. Il 2013 sarà in leggera ripresa. Il sentiment, forse, è confermato dalle continue e buone performance di Piazza Affari che si è confermata anche nella giornata di ieri come maglia rosa d’Europa.

► Cosa c’è nel calendario economico di oggi

La borsa di Milano ha chiuso in positivo con il FTSE Mib in ripresa dell’1,43 per cento e con lo spread in ribasso a 260 punti circa. A seguire sono da considerare soltanto sufficienti le performance di Parigi, Francoforte, Madrid e Londra.

Se poi si fa uno zoom sui titoli bancari si scopre che il vero exploit, stavolta, non è di un titolo bancario ma delle azioni Mediaset che hanno guadagnato il 9,03% dopo alcuni sonori tonfi.

Bersani no alla Patrimoniale

 Pier Luigi Bersani è stato chiaro. Non pensa ci voglia una patrimoniale. Secondo il parere del segretario del Pd, in Italia la patrimoniale c’è già, è quella sugli immobili e si chiama Imu. Questo il suo pensiero, espresso nell’intervento a `Nove in punto´, in onda su Radio 24.

Bersani ha ripetuto che l’Imposta municipale unica necessita di maggiore progressività alleggerendo posizioni più deboli.

► Il Pd fa il punto sull’economia italiana

Per quanto concerne la restante parte dei patrimoni, Bersani non intendo pensare ad una patrimoniale.

Il problema dell’Italia in un siffatto contesto sarebbe la tracciabilità.

Bersani è dell’idea che occorre diminuire di gran lunga la pressione fiscale, iniziando dal lavoro, dalle pensioni, l’Irpef, i redditi più bassi e aiutando gli investimenti. Così Bersani pensa già ad eventuali tagli al fisco.

► Una panoramica sull’andamento dell’euro

Per quanto riguarda la sua affermazione che il Pd andrà a vedere sui conti la polvere sotto il tappeto, il leader Pd chiarisce che non voleva dire che i conti sono truccati ma bisogna capire se le spese obbligate sono coperte e se le previsioni di crescita ottimiste del governo sono reali.

CRISI

Bersani è intervenuto anche sulla crisi, affermando che la proiezione del governo è un po’ ottimistica. Bersani non crede che sia saggio, comunque, continuare a lavorare sul Pil con nuove manovre.

L’importante per il segretario del Partito Democratico è non fare promesse a vanvera, bensì procedere in forme da tali da non deprimere l’economia.

Una panoramica sull’andamento dell’euro

I dati di Bankitalia sugli investimenti hanno poi smentito la panoramica proposta dall’Eurotower, ma in pochi si sono posti la domanda più generale sulla salute dell’euro

Il problema è che l’euro troppo forte rispetto alle altre valute non fa altro che allontanare i flussi di finanziamento verso territori più redditizi. Durante l’estate il calo della moneta unica è stato assolutamente vistoso ed è dipeso molto dall’annuncio di Draghi di voler salvare l’euro a tutti i costi. Da quel momento, è iniziata una nuova corsa al rialzo che ha fatto scattare l’allarme: ci sarà un apprezzamento eccessivo?

Cosa c’è nel calendario economico di oggi

La BCE sembra intenzionata a perfezionare la sua politica di allentamento monetario, in modo da lasciare che i mercati sviluppino la loro vitalità. Eppure il panorama generale è quello di un mercato stabile, con un tasso di volatilità molto basso. Insomma, la quiete cui tende l’Europa, in realtà c’è già.

In generale, tra il finire del 2012 e l’inizio del 2013 l’euro ha guadagnato bene tra il dollaro e lo yen mentre si è dimostrato in calo rispetto allo zloty polacco, al fiorino ungherese e al won sudcoreano.

FMI su Usa, Europa e politiche monetarie

 Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ha rassicurato l’Europa e il mondo intero parlando del superamento del pericolo di un collasso dell’economia, ma avverte anche che è necessario prendere dei provvedimenti mirati al fine di evitare delle ricadute.

In attesa della pubblicazione del prossimo World Economic Outlook, nel quale saranno contenute le stime di crescita per i prossimi periodi, Christine Lagarde, si sofferma sulla necessità di innescare un circolo virtuoso di crescita e occupazione, che deve basarsi sulla sostenibilità dei conti pubblici.

Lagarde: priorità all’unione bancaria

Da qui introduce le sue preoccupazioni per quanto riguarda la questione del tetto del debito americano e sul ritardo nel raggiungimento di un accordo che mette in difficoltà mercati e popolazione. Ma non è solo la questione americana a preoccupare la numero uno del Fondo Monetario Internazionale, ma anche quella europea, in cui i provvedimenti prioritari devono essere quelli per una maggiore unione bancaria.

FMI: Accordo su Fiscal Cliff insufficiente

Ciò che deve essere evitato, inoltre, è uno scontro valutario tra Europa e Stati Uniti, che non porterebbe a nessun risultato ma che, invece, si profila sempre di più all’orizzonte se verranno ancora perseguite le politiche monetarie espansive.

I dati di Bankitalia sugli investimenti

 La BCE contro Bankitalia sugli investitori parla dell’allontanamento dei flussi di capitale dall’Italia a causa dell’incertezza politica ma da Via XX Settembre arriva la smentita a colpi di dati reali. Gli ultimi dati tirati fuori da Bankitalia, vanno in una direzione completamente differente.

Quindi l’obiettivo, in queste ore è di dimostrare che non c’è corrispondenza tra i moniti di Bruxelles e le paure degli investitori. In realtà di fuga di capitali non parla nemmeno l’Eurotower in modo specifico. Da Bankitalia, tra l’altro, arriva addirittura un quadro positivo della situazione sia riguardo il profilo dei rendimenti, sia riguardo i flussi di capitali sui titoli bancari e sui titoli pubblici.

► Anche i prestiti sono in calo come i mutui

Dal quadro positivo appena descritto non viene fuori alcuna indicazione sull’inversione di tendenza, a parte il calo dei rendimenti dei titoli di stato e il successo conclamato dei titoli a 15 anni. Su questi ultimi si è concentrata l’attenzione degli attori stranieri. Alla fine dei conti, secondo Bankitalia, nel mercato attuale non ci sono conferme di quello che sta descrivendo la BCE.

E’ indiscutibile tutto il discorso sul legame tra incertezza politica e stabilità finanziaria, confermato anche dalla crescita dei depositi bancari, ma questo, secondo gli analisti più esperti, non è affatto un elemento utile all’interpretazione politica.

 

Isole Cayman non più paradiso fiscale

 Pressioni politiche ed economiche stanno spingendo le Isole Cayman ad abbandonare lo status di paradiso fiscale, che detengono fin dalla fine del Settecento. Quindi, in queste isole vige l’esenzione dalle imposte e, dal 2003, anche un mercato deregolamentato per i fondi comuni di investimento.

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Secondo il Financial Times questi territori sarebbero pronti ad una maggiore trasparenza per quanto riguarda le migliaia di società e le hedge fund con domicilio nell’isola. Il territorio inglese di oltremare, infatti, non gode di una buona reputazione presso gli altri stati e, nell’intento di non apparire più sulle Liste Nere – le Cayman sono inserite nella lista nera del governo italiano dal 1999 – le autorità delle Isole stanno cercando delle vie per rendere agevole la raccolta di informazioni su società e relativi manager che qui hanno sede.

Ancora nulla di fatto sul patto Italia Svizzera

La prima proposta è stata quella di creare un database in cui siano elencati tutti gli hedge fund con domicilio alle Cayman. Una proposta che raccoglie le critiche, sia di Europa che di America, nei confronti dei requisiti minimi di comunicazione imposti dalle Isole Cayman alle società registrate.

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Ma, come anticipato, le pressioni non sono solo politiche, ma anche di natura economica. Alle Isole Cayman, infatti, hanno sede un grande numero di fondi pensione al mondo che non hanno la possibilità di verificare i dettagli dei fondi delle Cayman in cui investono nè dei loro manager.

La BCE contro Bankitalia sugli investitori

 La BCE, mensilmente, pubblica un bollettino in cui descrive la situazione finanziaria europea. Nell’ultima pubblicazione ha preso in esame i flussi di capitale ed ha sottolineato che nel nostro paese c’è una vera e propria fuga di investimenti verso i titoli core, vale a dire quelli dei paesi con la tripla A.

La BCE, alla rilevazione, ha accompagnato anche una raccomandazione: l’Italia deve fare dei passi avanti nel risanamento dei conti. Le raccomandazioni, arrivate direttamente a Via XX Settembre non hanno affatto impensierito il Governatore di Bankitalia che ha ribadito che non risultano delle fughe di capitali. Basterebbe osservare il declino dello spread che dopo la crisi di governo, in questo momento di transizione, ha comunque perso terreno scendendo al di sotto dei 265 punti.

► Record del debito pubblico italiano

Il presupposto della valutazione della Banca Centrale Europea è che l’incertezza politica allontana gli investitori, ma si tratta di una considerazione scontata e – con riferimento al caso italiano – anche piuttosto inappropriata, visto che dopo la caduta del Governo Monti, il Paese, sembra addirittura più stabile.

 Come e dove è meglio investire nel 2013

 

Draghi ha ribadito che c’è stato un miglioramento delle condizioni finanziarie dell’Italia ma ha anche sottolineato che non c’è un legame diretto tra finanza ed economia reale, ecco perché bisogna lavorare strutturalmente per la ripresa.

Cosa c’è nel calendario economico di oggi

 Il movimento del mercato valutario, in questa settimana, è stato decisamente in ascesa, ma vogliamo soffermarci adesso sugli eventi, sugli episodi, che possono avere un impatto decisivo sullo yen, sul dollaro e sull’euro.

Sicuramente sarà di forte impatto la pubblicazione dei dati sul PIL della Cina che oggi è la seconda potenza economia mondiale ed ha tutte le carte in regola per influenzare il mercato valutario internazionale. Senza allontanarsi troppo dal continente asiatico, prendiamo in considerazione la pubblicazione dell’indice della produzione industriale giapponese. Siamo alla seconda pubblicazione e gli analisti sono concordi nel ritenere che saranno confermate le stime preliminari del -1,7 per cento, nonostante i trend rialzisti della fine di dicembre.

► La Cina lascia l’Italia

Sulla sterlina, tornando in Europa, potrà essere esercitata l’influenza della pubblicazione delle vendite al dettaglio che a dicembre dovrebbero essere aumentate dallo 0 allo o,2 per cento per effetto degli acquisti del periodo natalizio.  Se il valore medio, in generale, sarà superiore alle attese, si potrebbe avere un effetto rialzista sulla sterlina.

Il calendario valutario per euro sterlina e dollaro

Il dollaro statunitense, infine, potrebbe essere toccato da due eventi: la rilevazione del sentiment dei consumatori che, previsto in miglioramento, fa intravedere la ripresa dell’economia americana. A questo dato, sempre presso l’Università del Michigan, sarà unito quello delle aspettative sull’inflazione.