Nella crescita del paese ci crede soltanto il 16% degli italiani

 Nella crescita e nella ripresa del paese, purtroppo, ci credono pochissimi italiani, forse perché dalla metà dell’anno scorso la situazione è peggiorata parecchio e quindi l’84 per cento degli intervistati dalla Confesercenti-Swg ha dichiarato che il 2013 non porterà alcuna evoluzione positiva.

► Sondaggio Confesercenti sulla crisi

L’anno appena iniziato, quindi, non ha in serbo buone notizie per gli italiani. La salute dell’economia italiana non è delle migliori e se si va più a fondo si scopre che il 36% degli intervistati ritiene la salute dell’economia italiana inadeguata, il 51%, invece, la ritiene pessima. Soltanto pochi la considerano discreta, si tratta del 13% degli italiani, o buona nel 2 per cento dei casi.

► La crisi economica europea nel 2013

Nella svolta ci credono soltanto 16 italiani su 100 e i più ottimisti sono sicuramente i giovani che non hanno compiuto ancora 24 anni o chi vive nelle Isole. I pessimisti, invece, com’è facile intuire, rappresentano la maggior parte degli italiani e sono aumentati passando dal 30 al 44 per cento.

Se poi ci si sposta nello Stivale si scopre che il 45,6% degli abitanti del Nord Ovest sono pessimisti e nello stesso spicchio d’Italia, non credono nel 2013 il 49 per cento degli abitanti tra i 35 e i 44 anni.

Tutta l’anomalia degli spread

 Lo spread che differenzia i BTp italiani dai Bund tedeschi è sceso molto da un anno a questa parte così come il tasso applicato dalla Banca Centrale ai prestiti erogati per gli istituti di credito nazionali. Non si capisce allora perché l’andamento dei tassi dei mutui per i consumatori abbia segnato un trend completamente opposto.

► I buoni consigli per gli aspiranti mutuatari

Maggiore è la riduzione del tasso al quale le banche ottengono un prestito, minore è la riduzione dei TAEG applicati ai mutui. Il paradosso di cui stiamo parlando, è evidente soprattutto dall’inizio dell’anno, da quanto lo spread è sceso al di sotto dei 300 punti.

Fino all’anno scorso il tasso medio dei mutui per le famiglie era al 3,55 per cento, come somma dell’Euribor e dello spread applicato dalla banca. Adesso, invece l’Euribor è ai minimi storici ma le banche non hanno ridotto lo spread e così il tasso medio è sceso soltanto al 3,14 per cento con uno sconto complessivo medio dello 0,41%.

► Banche in crescita dopo Basilea III

Il paradosso è legato a tre motivi principali: prima di tutto il costo della raccolta che per le banche continua ad essere molto elevato, poi ci si è messa la normativa bancaria più restrittiva applicata dagli istituti nazionali e infine la lentezza della giustizia italiana che, per esempio in seguito ad un pignoramento, impiega ancora troppo tempo per il recupero delle somme.

Teheran sarà la prossima bolla finanziaria

 La borsa di Teheran è la prossima piazza finanziaria che, secondo gli analisti, sarà interessata da una bolla. Quando scoppierà? Probabilmente entro il 2013, anche se le avvisaglie della crisi sono percepite da tempo.

Calo di fine anno per le borse europee

Sono circa 6 anni, neanche poco, che si parla del Teheran Stock Exchange, il Tse, il mercato azionario iraniano sul quale soltanto pochissimi coraggiosi hanno investito e che invece si è rivelato una fonte inesauribile di rendimenti.

In realtà, quando si parla del mercato finanziario di Teheran, sembra di essere sempre davanti ad un paradosso, visto che l’Iran è sempre sotto lo scacco delle sanzioni internazionali. Il paradosso sta nel fatto che all’aumento delle sanzioni, l’indice benchmark del Teheran Stock Exchange sale in alto.

Tanti altri dettagli risultano così trascurabili. Per esempio la borsa sembra non tener conto del fatto che l’indice inflazionistico ha superato il 20%, che la disoccupazione è a livelli elevatissimi e che le esportazioni petrolifere da cui Teheran ricava il 90 per cento del PIL, sono state praticamente dimezzate. A questo inconveniente si aggiunge poi il crollo della valuta nazionale.

Una situazione simile, in una delle borse del Vecchio Continente, ne avrebbe procurato il crollo. Ci si aspetta quindi un passo falso di Teheran da un giorno all’altro.

Il ribasso dei prezzi delle case continua

 I prezzi delle case continuano a scendere ma si tratta soprattutto dei costi delle costruzioni già esistenti. Al contrario, le case nuove, continuano ad apprezzarsi. Sono questi due trend il simbolo di un mercato che procede a due velocità ed è stato descritto dall’Istat.

► Idealista: sarà l’anno dell’affitto

Facendo un parallelo ristretto tra il 2012 e il 2011, si scopre che i costi delle case sono diminuiti del 3,2 per cento ed è già il terzo calo trimestrale consecutivo. È anche il calo più consistente visto che nei trimestri precedente la flessione era stata dello 0,2% tra gennaio e marzo e del 2,1% tra aprile e giugno.

A descrivere la situazione degli acquisti immobiliari delle famiglie, siano fatti per scopo abitativo o soltanto per investire nel mattone, ci ha pensato l’Istat. È tramite l’istituto nazionale di statistica che si è capita l’accelerazione nel deprezzamento delle case esistenti, tendenzialmente dell’1,7% a marzo dell’anno scorso, del 4,1% tre mesi dopo e del 5,4% a settembre.

► 2013: prezzi degli immobili in ripresa

Per quanto riguarda le case in costruzione è stato registrato il trend inverso per cui le case messe in vendita dalle imprese continuano ad acquisire valore. Sono aumentati dell’1,9 per cento a settembre 2012, del 2,8% a luglio e del 3,5% a marzo.

 

I buoni consigli per gli aspiranti mutuatari

 A gennaio si riparte con i tassi più bassi? Forse, ma gli aspiranti mutuatari devono comunque accettare qualche consiglio se vogliono trovare l’offerta migliore tra le tante a disposizione.

► Scopri il miglior mutuo per l’acquisto di una casa

Il Sole 24 Ore per aiutare gli aspiranti mutuatari, parte dai dati della Centrale rischi finanziari, il Crif, che cumula circa 78 milioni di posizioni ed ha bene impresso l’andamento del 2012 riguardo mutui e prestiti. L’anno appena concluso è stato assolutamente “disastroso” e per confermare la sensazione, basta analizzare i dati del mese di febbraio 2012, quando, rispetto al febbraio 2011, si è registrato un calo delle richieste del 48 per cento.

Il crollo della domanda si lega alle difficoltà economiche connesse alla crisi che hanno indotto le famiglie a pensare “un po’ più avanti” all’acquisto della casa. Il Crif sottolinea anche che le richieste di mutuo sono state più contenute mentre il tempo del piano d’ammortamento si è assestato tra i 25 e i 30 anni.

 I tassi di usura sono stati aggiornati

Per acciuffare l’occasione, adesso, si tratta d’interpretare il momento giusto in cui avviare un rapporto con la banca. Gli esperti spiegano che occorre capire quando la riduzione dello spread influirà sul costo dei prestiti e dei mutui. Sicuramente è necessario che all’abbassamento dello spread si unica il recupero della credibilità dell’Italia. In più bisogna attendere che sui mercati crolli il costo di raccolta per le banche, solo a quel punto i mutui saranno meno cari per i consumatori finali.

Insomma, prima della metà del 2013 è meglio temporeggiare.

Che impatto hanno le spese medie Istat

 Le spese medie Istat sono sicuramente importanti per il redditometro ma solo nella misura in cui il contribuente dichiara al fisco di aver sostenuto quelle spese. Per molte di queste, tra l’altro, è inutile conservare la documentazione, siano essi scontrini o ricevute, o un altro tipo di documenti.

Gli elementi appena enunciati si evincono dalla fase di test del redditometro che stenta a decollare in tutti i sensi. A livello normativo il riferimento è l’articolo 3, lettera a) del decreto sul redditometro nel quale si spiega che per ricostruire il reddito è importante raccogliere i documenti sulle spese effettivamente sostenute dal contribuente e delle quali è al corrente l’amministrazione finanziaria.

► Come usare il Redditometro

Le spese da documentare sono tutte inserite in una tabella in cui le voci di spesa sono circa 30. Si fa menzione del mutuo della casa, dell’affitto, dell’energia elettrica o anche dei soggiorni di studio all’estero, dei contributi previdenziali obbligatori e non solo.

► Più di 100 spese per il redditest

Ci sono anche altre 24 voci di spesa per le quali si prevede di applicare il valore maggiore tra quello che il contribuente ha effettivamente sostenuto e quello che è stato rilevato come spesa media dall’Istat oppure da altre spese rilevate in altri studi socio economici di settore.

A Brescia i mutui sono più convenienti

 In questo avvio d’anno sono molti i cittadini che vogliono diventare mutuatari e fare il passo più importante della loro vita acquistando una casa. Purtroppo la situazione non è delle migliori nel senso che a fronte di un calo dello spread applicato dalla BCE agli istituti di credito, le banche non hanno ridotto (anzi!) il costo dei loro servizi.

E’ vero che a gennaio si riparte con i tassi più bassi, ma avere una casa è ancora considerato un sogno visto che gli appartamenti sono un premio. Le Regioni e gli enti locali hanno provato a studiare degli interventi per favorire l’accesso al credito delle famiglie con un merito creditizio basso, ma non è stato sufficiente a far ripartire il settore immobiliare.

► Mutui a tasso zero per famiglie a basso reddito

Insomma, i mutui sono ancora salati, tranne che in alcune zone d’Italia, per esempio la provincia di Brescia. In questo settore della Lombardia, infatti, i tassi praticati per i finanziamenti finalizzati all’acquisto di una casa sono inferiori alla media individuata da Bankitalia che è del 4,05%.

L’ISC o il TAEG per i mutui contratti a Brescia non supera il 3,9 per cento e comprende le spese d’istruttoria, quelle per l’incasso delle rate e tutte le altre spese del contratto. A chi cerca anche riferimenti alle banche che applicato i tassi “scontati”, gli operatori del settore citano la BCC del Garda, la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, Intesa Sanpaolo e la BCC di Brescia.

Le imposte immobiliari rimpinguano le casse dello Stato

 Le tasse sulla casa, nel 2012, hanno portato nelle casse dello Stato e dei Comuni il 36,8% in più di quello che era stato raggranellato l’anno prima. Si parla di un bel capitale di 44,2 miliardi di euro e tutto si deve all’IMU che in qualche modo, oltre  a reintrodurre la tassa sulla casa, le ha anche cambiato i connotati.

► Per l’Ue l’Imu è inutile

Per capire un po’ meglio quello che è successo in termini fiscali, Il Sole 24 Ore propone una retrospettiva della tassa sugli immobili. Molto è cambiato dal 2011 al 2012. Per esempio, nel 2011, il 25% circa dei ricavi prodotti dagli immobili in termini fiscali, erano da attribuire all’Irpef e all’Ires che portavano nelle casse dello Stato ben 8,2 miliardi di euro.

► L’Ue precisa sulle critiche all’Imu

Nel 2012, il gettito di Irpef e Ires sugli immobili si è fermato a 6,64 miliardi di euro e quindi vuol dire che la quota percentuale di questa tassa è scesa al 15 per cento. L’evoluzione è da legare alla reintroduzione dell’IMU che ha praticamente resettato l’Irpef sui redditi fondiari, quella che fino al 2011 era stata pagata dalle case non in affitto.

Molto importante, sicuramente, il dossier del dipartimento delle Finanze che ha quantificato l’imposta media pagata dai cittadini che rientrano nelle diverse fasce di reddito previste dal fisco. 23 milioni di contribuenti pagheranno circa 700 euro l’anno per l’IMU.

I tassi di usura sono stati aggiornati

 Periodicamente sono chiariti i tassi di usura: sulla base dei tassi medi applicati dagli istituti di credito per mutui e prestiti, si stabilisce un limite massimo, oltre il quale, si può parlare definitivamente di usura. Il riepilogo della situazione italiana è stato fatto dal portale d’intermediazione Mutuionline.

I dati di partenza, quelli per definire le soglie antiusura, valide in genere per un trimestre, sono quelli del Ministero dell’Economia e delle Finanze. E’ il MEF ad emanare i tassi d’interesse effettivi globali medi, sulla base della legge sull’usura, la numero 108 del 1996.

► Bankitalia: prospettive nere per le imprese italiane

Le nuove soglia antiusura che sono validi dal primo gennaio 2013 fino al 31 marzo 2013, riguardano le principali operazioni di credito e finanziamento, vale a dire i mutui, i prestiti, i conti correnti ma anche i leasing e gli altri prodotti omologhi.

Il primo dato da comunicare è che rispetto al trimestre precedente il tasso soglia per i mutui a tasso fisso è salito fino al 10,78% partendo dal 10,67%. Per i mutui a tasso variabile c’è stato un incremento omologo dall’8,9 al 9,07 per cento.

► Il consolidamento è un’opportunità

Per quanto riguarda i prestiti finalizzati di importi superiori ai 5000 euro, la soglia di usura è in aumento ed è fissata al 17,01 per cento. Per gli importi inferiori, invece, il tasso di usura è fissato al 19,37 per cento, in aumento di pochissimo, visto che si partiva dal 19,35 per cento.

Fornero blocca circolare Inps su pensioni invalidità

 I cambiamenti delle pensioni di invalidità hanno suscitato una grande polemica. Il tutto nasce con la circolare n. 149 dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale in cui si comunicava che, a decorrere dal 1° gennaio del 2013, il reddito minimo di riferimento (che rimane di 16.127,30 euro annui) non sarà più quello personale (del richiedente la pensione di invalidità) ma sarà quello famigliare.

► Nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi

Dopo le polemiche e le dure reazioni scatenatisi all’indomani della comunicazione, il dicastero del welfare ha immediatamente stoppato la circolare. E’ stata avviata anche un’istruttoria per chiedere all’Inps di sospendere l’applicazione e valutare con più attenzione tutti gli aspetti, soprattutto quello di equità.

► Pensioni di anzianità: le novità dal 2013

Il Ministro Fornero ha spiegato che questo nuovo metodo rende più complicato l’accesso alla pensione di invalidità e il fatto che il nuovo parametro fosse entrato in vigore al 1° di gennaio, ha avuto la conseguenza di creare una grande preoccupazione sociale. Inoltre, sempre secondo i vertici del dicastero, questa circolare si pone in controtendenza rispetto a tutto ciò che è stato fatto negli ultimi trent’anni di previdenza sociale e rischia anche di andare contro le decisioni della Corte di Cassazione.

Tutto è rimandato alla settimana prossima, con l’incontro previsto per lunedì.