AIG non farà causa al governo degli Stati Uniti

 E’ di ieri la notizia che Hank Greenberg, ex-a.d. della Aig ora alla guida della società Starr International, società che compare tra le principali azioniste della compagnia assicurativa American International Group, avrebbe voluto chiedere un pesante rimborso (intorno ai 25 miliardi di dollari) al governo degli Stati Uniti.

► AIG farà causa al governo americano?

La motivazione della richiesta di Greenberg era molto semplice: le condizioni applicate al prestito erano troppo onerose e il governo degli Stati Uniti ha ottenuto un ottimo guadagno dalla vendita delle azioni della compagnia al momento della sua nazionalizzazione.

In molti hanno storto il naso. Il prestito fatto dalla Casa Bianca è stato il mezzo attraverso il quale la compagnia ha potuto salvarsi da un sicuro fallimento e le condizioni per la restituzione erano state concordate da entrambe le parti. E così è stato e il consiglio di amministrazione di American International Group ha rifiutato in toto la proposta di Greenberg di partecipare alla causa.

► Altri guai per Obama: le compagnie assicurative aumentano i prezzi

Il commento di Robert “Steve” Miller, presidente del consiglio di amministrazione di AIG, è stato molto chiaro e deciso: il prestito fatto dalla Casa Bianca ha salvato il posto di lavoro ai 62 mila dipendenti di AIG e solo grazie a quel prestito è stato possibile ricostruire una grande società.

A oggi AIG ha restituito all’America 205 miliardi di dollari, comprendenti un utile di 22,7 miliardi di dollari. Noi continuiamo a ringraziare l’America per il suo sostegno.

Controllo formale delle dichiarazioni con Civis

 E’ disponibile dal 10 gennaio il nuovo servizio per la trasmissione dei documenti fiscali, tramite il servizio telematico CIVIS. Questo primo contatto con l’amministrazione finanziaria consente di inviare i documenti richiesti con le comunicazioni emesse dopo un controllo formale e attinenti alla dichiarazione modello UNICO 2010 – Società di Capitali.

Si sa infatti che è nelle mani del contribuente la dimostrazione delle spese e dei redditi stessi.

Il servizio CIVIS è stato spiegato a FiscoOggi direttamente dal gestore che ha indicato proprio nell’acquisizione telematica dei documenti la novità della proposta. Il servizio CIVIS, in un primo momento riservato alle società di capitali, consente ai contribuenti che hanno ricevuto una richiesta di controllo formale di inviare i documenti tramite questo canale di comunicazione privilegiato.

► Il contribuente è irreperibile ma l’indirizzo è uno solo

E’ così che senza doversi recare in un qualsiasi ufficio alle ore più impensate, si può tranquillamente consegnare la documentazione richiesta telematicamente. Tutto è garantito dalla collaborazione in essere con le Direzioni Centrali Accertamento e Personale.

Ritrattare la dichiarazione non blocca gli accertamenti

Il cittadino che voglia utilizzare il servizio, per prima cosa deve abilitarsi sui servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, Fisconline o Entratel e poi compilare il form con i dati necessari all’identificazione della comunicazione. Si possono quindi allegare uno o più file in formato PDF o TIF, a patto di non superare i 5 MB di dimensione.

I documenti originali, comunque, devono essere sempre conservati dal contribuente.

L’IPO su Chrysler potrebbe essere accelerata dal fondo Veba

 L’azionista di minoranza della Chrysler detiene il 41,5% delle azioni ed è il fondo Veba che in questo periodo sta spingendo affinché si arrivi alla quotazione in borsa della società che risulta controllata dal colosso torinese dell’automotive.

► Sempre più vicini alla fusione tra FIAT e Chrysler

Il fondo Veba si occupa dell’assistenza sanitaria per i pensionati della Chrysler ed è gestito dal sindacato Uaw. È stato quest’ultimo a chiedere all’azienda americana di procedere con il primo passo verso Wall Street, vale a dire con la registrazione alla Securities and Exchange Commission della sua quota. All’orizzonte è sempre più nitida la borsa americana.

► Perde quota il settore auto

La Fiat, nella serata di ieri, intanto, ha diramato un comunicato spiegando che rispetterà gli obblighi sulla base dello Shareholders Agreement del giugno del 2009 e dell’Operating Agreement. Intanto il management dell’azienda automolistica italiana ha precisato che non se la sente di assicurare un registation statement presso la SEC e non se la sente di assicurare che ci sia effettivamente un’offerta.

Quest’ultima sarà possibile soltanto attraverso la pubblicazione di un prospetto chiaro delle condizioni. Gli accordi del 2009 cui si fa riferimento sono quelli stipulati al momento dell’ingresso della FIAT e dei sindacati stessi nell’azionariato Chrysler, quando per quest’ultima azienda era stata prevista l’uscita dalla bancarotta controllata.

Scatta il tira e molla sui debiti tra UE ed Irlanda

 L’Irlanda è stata a lungo considerata uno stato esemplare nella storia europea visto che ha trovato la soluzione per uscire dalla crisi rinunciando alla moneta unica e riuscendo quindi, in un secondo momento, a restituire le somme prese in prestito.

► Sfida Irlanda – Ue su debiti bancari

In questi giorni il paese torna sulle prime pagine dei quotidiani finanziari in virtù di una diatriba intrapresa con l’Unione Europea.

Il governo irlandese, in questo momento ha raggiunto la poltrona della presidenza dell’Unione Europea ed è intenzionato a convincere tutti gli stati membri della necessità di alleggerire i debiti bancari che il paese ha dovuto contrarre in questo momento di crisi finanziaria.

► Banche in crescita dopo Basilea III

Herman Van Rompuy, che presiede il Consiglio Europeo ha dimostrato in modo indiretto di essere d’accordo con il tentativo che sta compiendo l’Irlanda, ma gli stati membri, adesso, sono troppo presi dalla famosa questione dell’unità bancaria.

La BCE, tanto per riepilogare la questione, nel 2010 ha prestato ben 32 miliardi di euro all’Irlanda in modo che il paese potesse procedere con la ricapitalizzazione delle banche, l’AIB e la Bank of Ireland. In quel periodo, però, l’Europa non aveva ancora un fondo cui attingere per salvare le banche e quindi adesso, l’Irlanda si trova a chiedere una modifica del piano di restituzione del debito sottoscritto.

Secondo il ministro irlandese Kenny, i negoziati cono in corso e sembra che si possa contare sull’aiuto dell’Europa.

Se ripari il cellulare e spendi poco non puoi dedurre i costi

 Il problema di molti titolari di partita IVA  e di molti contribuenti in generale, è quello di dimostrare di aver compiuto delle spese inerenti all’attività professionale e lavorativa. Ma non tutto può essere “scaricato” come si dice in gergo.

In tutti i casi è nelle mani del contribuente la dimostrazione delle spese ma questo non vuol dire che l’Erario accetti tutta la documentazione fornita per buona. Per esempio, secondo un principio di giurisprudenza tributaria, ribadito nella sentenza 23551 del 20 dicembre scorso della Corte di Cassazione, le spese che un’azienda sostiene per un bene di cui non è proprietaria non sono deducibili dal reddito imponibile.

La regola della non deducibilità vale anche nel caso in cui l’importo pagato dall’azienda o dal contribuente sia di entità assolutamente esigua perché è anche l’ammontare complessivo dei costi ad essere rilevante nella valutazione dell’inerenza delle spese rispetto all’attività d’impresa.

Più di 100 spese per il redditest

Tutto nasce ancora una volta dalla proposta dell’Agenzia delle Entrate che si è scagliata stavolta contro la Commissione tributaria regionale, che, ad un grado inferiore di giudizio aveva annullato ben cinque avvisi di accertamento emessi a carico di due società in accomandita semplice.

L’ufficio finanziario, partendo dall’esiguità dell’importo della spesa portato in detrazione in relazione alla riparazione di un telefono cellulare non di proprietà dell’azienda, aveva poi messo in relazione costi bassi e indeducibilità delle spese. 

Il prestito al coniuge può essere passibile d’imposta

 Vi sarà capitato di chiedere “un prestito” al vostro partner per sostenere delle spese che non potevano assolutamente essere gestite tramite il vostro conto. In questo caso il prestito è sottoposto ad un’indagine o meglio ad un’imposta. Vediamo i chiarimenti forniti dall’amministrazione finanziaria in merito.

Il caso pratico è quello dell’accertamento sintetico, quello in cui la cosiddetta pretesa tributaria è assolutamente legittima perché è stata dimostrata la poca coerenza tra il reddito dichiarato dal contribuente e il prestito elargito al coniuge al fine di completare l’acquisto di un immobile.

► Più di 100 spese per il redditest

Il contribuente, che esiste nella realtà ed ha dato origine al pronunciamento della Cassazione, aveva ricevuto un accertamento sintetico dall’Agenzia delle Entrate. L’accertamento sintetico, previsto dall’articolo 38 del Dpr 600/1973.

► Il fisco accerchia gli evasori

L’atto impositivo ha come obiettivo quello di identificare la capacità contributiva in virtù di indici desunti dalla disponibilità economica che aveva consentito alla moglie del contribuente di rendersi acquirente di un immobile che era risultato intestato a quest’ultima.

Il contribuente aveva prestato troppi soldi al coniuge senza aver dichiarato al fisco di avere tale disponibilità. L’amministrazione tributaria, verificata la sussistenza di un capitale presumibilmente evaso, può chiederne la restituzione o comunque il pagamento delle imposte. Anche la Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente.

Nelle mani del contribuente la dimostrazione delle spese

 La Commissione tributaria regionale sostiene che l’interessato dall’accertamento, quindi il contribuente stesso, deve dimostrare di aver sostenuto le spese e deve dimostrare anche che le spese erano inerenti. È stata la Corte di Cassazione a pronunciarsi ancora sull’argomento.

► Più di 100 spese per il redditest

In pratica i porporati hanno detto che per quel che riguarda detrazioni e deduzioni tra soggetti passivi d’imposta, non è l’Amministrazione finanziaria, bensì il contribuente a dover dimostrare che le spese sostenute sono inerenti alla finalità imprenditoriale. Per esempio è il contribuente a dover dimostrare che il pranzo portato in detrazione, del valore simbolico di 70 euro, altri non era se non un pranzo di lavoro.

Tutto parte dal giudizio promosso da una Srl che ha ricevuto dall’amministrazione tributaria l’avviso di accertamento per alcune deduzioni improprie ai fini IVA ed IRAP. L’ente che ha imposto questa tassa ha spiegato di provvedere al recupero delle spese portate in detrazione perché non inerenti con l’attività imprenditoriale.

► Imposta sul Valore Aggiunto

Dopo un primo giudizio a favore del contribuente, la Suprema Corte di Cassazione ha ribaltato la sentenza confermando il diritto dell’amministrazione tributaria a richiedere la spiegazione dell’inerenza delle spese. Soltanto un vizio di forma, una spiegazione insufficiente da parte del contribuente, può in qualche confermare l’azione dell’amministrazione tributaria.

Le prospettive economiche del Giappone

 Il Giappone e la sua moneta, lo yen, sono al centro di un discorso economico molto ampio che si lega anche all’andamento delle borse europee ed americane. Per chi investe in opzioni binarie è sempre un paese da tenere d’occhio al fine d’indirizzare gli investimenti sul trend maggiormente remunerativo.

► Un po’ di calma nel mercato valutario

A livello politico, in questo momento, il Giappone è molto concentrato sulla diatriba con la Cina per il predominio sulle isole Senkaku. Ma soprattutto il problema del Giappone è la condizione economica, la sua situazione passata, il momento contingente e le prospettive future.

Dollaro/Yen, una settimana complessa

In passato, dopo la seconda guerra mondiale tutta la ricchezza del Giappone si è affidata alla capacità di risparmio dei cittadini. È da lì che è partita la ripresa del paese, ma soltanto fino al 1989 anno in cui dopo una bolla speculativa durata per tutti gli anni Ottanta, è iniziata una crisi molto latente.

Oggi il rapporto tra il PIL e il debito è cresciuto notevolmente arrivando a sfiorare quota 240%, in più sono crollate le esportazioni verso la Cina e il paese ha dovuto fare i conti con l’invecchiamento della popolazione e con i tentativi del governo di iniettare liquidità nel mercato.

Per il 2013, quindi, ci si affida alla velocità d’interpretazione, alla rapidità delle decisioni e alla prontezza nell’azione del primo ministro. Si lavorerà sulla politica monetaria, sulla politica fiscale e sugli investimenti pubblici.

L’analisi economica fatta dalla BCE partendo dal discorso di Draghi

 La BCE, ancora una volta ha scelto di lasciare invariati i tassi d’interesse ma quel che conta è soprattutto il discorso di Mario Draghi che ha fatto un’analisi della situazione economica dell’Europa. In primo luogo ha spiegato che anche nel 2013 saremo di fronte ad un’economia molto debole, in cui, però saranno riconoscibili dei segnali di miglioramento.

Entro la fine dell’anno molte novità dovrebbero essere messe sul piatto, ma qual è l’analisi fatta da Mario Draghi nel dettaglio? I punti del suo discorso sono sostanzialmente riassumibili in tre capisaldi: la decisione di lasciare i tassi di interesse invariati, il perdurare della debolezza economica che è stata cruciale nel 2012 e la stabilità nell’evoluzione dei prezzi che corrisponde all’analisi monetaria della BCE.

► Prima riunione Bce 2013

Riguardo l’analisi economica si parte subito dalla descrizione dell’andamento trimestrale dei conti del Vecchio Continente che illustrano una contrazione dello 0,2 per cento nel secondo trimestre del 2012. Il PIL reale dell’Europa ha subito nel terzo trimestre un calo dello 0,1 per cento e sembra che anche per il 2013 continuerà la discesa.

Poi ci sarà una piccola ripresa, forse partendo proprio dagli ultimi mesi dell’anno. A questo punto, per completare l’analisi occorre parlare dell’inflazione che nel 2013 dovrebbe scendere sotto la soglia del 2 per cento determinando nuovi assetti nelle politiche monetarie dei paesi.

► Diminuzione inflazione 2013

Sulla moneta di platino USA interviene anche MMT

 Si è diffusa la voce che una soluzione bizzarra ma plausibile per il debito americano fosse nella coniazione di una supermoneta, un superdollaro di platino dal valore di 1000 miliardi che gli Stati Uniti potrebbero usare in funzione anti-default.

► Soluzione al default USA

Praticamente ne parlano tutti e già s’immagina il presidente Obama alla FED per il deposito ufficiale del superdollaro. Peccato che molti vedano in questo gesto e in questa soluzione soltanto la base per un periodo di iperinflazione.

In realtà i primi due effetti che avrebbe la moneta di platino sarebbero una vendita di bond da parte delle banche private e poi la rimozione degli interessi passivi con effetto deflazionistico.

► Diminuzione inflazione 2013

La MMT è intervenuta sull’argomento spiegando la differenza tra tecnica e pratica. Tecnicamente è possibile e conferma che la FED non fa altro che monetizzare il deficit. Molti pensano che lo abbia già fatto con il Quantitative Easing che è un duration trade, ma non si basa sulla monetizzazione.

Il rialzo dei prezzi degli asset sarebbe immediato con un impatto inflazionistico molto importante, mentre non è assolutamente vero il discorso legato all’iperinflazione. Infatti l’inflazione si produce soltanto in presenza di un eccesso di spesa. La moneta di platino sarebbe soltanto un quantitative easing di minore entità e durata.