Lo status di erede anche dall’atteggiamento concludente

 Un successore che si comporti in modo da accettare la pratica di successione, è automaticamente da considerare nella posizione fiscale di erede. Sembra quasi un gioco di parole ma di recente una sentenza della Commissione tributaria lombarda, ha dovuto ribadire il concetto.

In pratica si parla di “accettazione tacita di eredità” nel caso in cui un successore abbia attivato un procedimento di adesione, una volta ottenuta la notifica di un atto impositivo relativo alla posizione fiscale del defunto. E’ questa in sintesi la posizione dell’Erario contenuta nella sentenza n. 170 del 2012.

La sentenza parte da una serie di atti negoziali che possono indurre l’amministrazione finanziaria a pensare che ci sia un’accettazione tacita dell’eredità, in modo che si possa attribuire all’erede la legittimazione attiva e passiva rispetto ad obbligazioni tributarie del defunto.

L’Amministrazione finanziaria, infatti, ha bisogno di continuità sotto il profilo tributario e dopo il decesso di un contribuente deve individuarne un altro, l’erede, con cui completare e chiudere il rapporto. L’erede assume la titolarità dei rapporti giuridici di natura tributaria del defunto.

Secondo la Ctr di Milano, quindi, ci sono dei comportamenti del potenziale erede, che presuppongono la volontà di accettare l’eredità, e che quindi gli attribuiscono il diritto di farlo, nella pratica.

Tarsu e reati possibili

 Nel momento in cui la cessione di un ramo d’azienda è costruita ad arte per rendere più difficoltosa la riscossione di un tributo, si può parlare di reato ai danni del fisco, senza alcun dubbio. Questo, in sintesi, il principio contenuto in una sentenza, la n. 49091/2012 della Corte Suprema.

In pratica ci sono delle operazioni societarie che in linea di massima possono essere considerate legittime, per esempio la cessione d’azienda o la scissione della stessa, ma se queste operazioni hanno per scopo quello di sottrarre al Fisco la possibilità di riscuotere un tributo, allora possono essere classificate tra le operazioni fraudolente commesse dalle due imprese coinvolte.

Il fatto che si parli di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, non dipende dalla responsabilità solidale delle aziende interessante. Già nel 2011 i giudici erano intervenuti per spiegare che

“anche se le società nate con le operazioni di scissione sono obbligate, in solido con la cedente, al pagamento delle imposte e delle sanzioni accertate a carico di quest’ultima, l’operazione fraudolenta avrebbe raggiunto lo scopo di far gravare su altri i debiti d’imposta”.

Il caso specifico che ha portato all’ennesimo pronunciamento è quello di alcuni manager che hanno effettuato delle cessioni d’azienda infragruppo al fine di ostacolare la riscossione della Tarsu

ProntoTuo Casa, il finanziamento per l’arredamento

 In genere, per coprire le spese d’arredamento, si chiede un finanziamento che può essere parallelo al mutuo sottoscritto per l’acquisto di un immobile. Considerata una tipologia standard di richiedenti, abbiamo già visto che la proposta migliore è quella di Deutsche Bank, ma subito al secondo posto troviamo la soluzione di “Consel – Libertà d’acquisto” del Gruppo Banca Sella. 

Per una richiesta standard di 10 mila euro, si propone un piano d’ammortamento in 48 rate con un importo mensile da corrispondere pari a 251,03 euro. L’importo della rata comprende anche le spese d’incasso della stessa fissate in 2,65 euro mensile.

Il TAN fisso è dell’8,90 per cento e il TAEG, comprensivo di tutte le spese arriva al 9,96 per cento. Molto interessante l’assenza di spese iniziali e l’esiguità delle imposte, si parla di appena 14,62 euro d’imposta di bollo.

Tra i vantaggi del prodotto l’erogazione tramite bonifico dell’importo richiesto, la possibilità di gestire l’istruttoria da casa e il rimborso che può raggiungere le 84 rate mensili. I destinatari di questa soluzione sono i dipendenti, ma anche i pensionati e i lavoratori autonomi che debbano sostenere le spese di ristrutturazione dell’immobile, di acquisto dell’arredamento, di acquisto del box auto e di realizzazione e sostituzione degli impianti per la casa.

L’importo erogabile da Consel varia dai 1000 ai 20000 euro.

Credito Casa Arredamento di Findomestic

 Findomestic offre un conveniente prestito con TAEG al 9,33 per cento, da rimborsare in 84 mesi e da usare per le spese di arredamento della casa. L’esempio tipo d’importo finanziabile, calcolato sul simulatore di PrestitiSupermarket, è di 10 mila euro da restituire in 4 anni senza sottoscrizione di alcuna polizza.

Il richiedente tipo è un impiegato a tempo indeterminato che abiti in provincia di Milano, abbia almeno 30 anni e un impiego fisso dal giugno del 2005.

Tra i vantaggi del prodotto di Findomestic troviamo l’assenza di spese accessorie, la gratuità delle spese iniziali e il vantaggio di poter gestire completamente online la pratica. Ma entriamo nel dettaglio di questo prodotto.

Il Credito Casa Arredamento di Findomestic, per 10 mila euro richiesti, propone una rata pari a 248,61 euro. Il TAEG è del 9,33 per cento, partendo da un TAN fisso dell’8,95 per cento. Spese iniziali ed imposte sono pari a zero.

Questo prestito è pensato ad hoc per i lavoratori dipendenti e per i pensionati che abbiamo redditi dimostrabili e un’età compresa tra i 18 e 75 anni. La finalità del prestito è nella copertura delle spese di arredamento e l’importo erogabile non deve superare i 60 mila euro. Il TAN cambia a seconda della fascia di credito erogata dalla finanziaria. Sono facoltative le spese per l’assicurazione.

Pratico e vantaggioso: il variabile di Deutsche Bank

 Il mutuo a tasso variabile di Deutsche Bank è uno dei più convenienti della serie, recensito da Mutuionline. Si rivolge alle persone fisiche residenti in Italia da almeno 3 anni che non hanno superato i 75 anni alla scadenza del mutuo. E’ un prodotto finalizzato all’acquisto della prima o della seconda casa, da usare anche per la copertura delle spese di ristrutturazione.

Deutsche Bank, di recente finita nel mirino di Bankitalia per l’apertura dei POS nel Vaticano, offre la possibilità di sottoscrivere un vantaggioso prodotto a tasso variabile per finanziare fino all’80 per cento del valore dell’immobile calcolato come il minore tra valore di perizia e valore indicato nel compromesso.

Nel caso sin cui si usi il prodotto per le spese di ristrutturazione, il loan to value scende al 40 per cento del valore di perizia fino a coprire al massimo il 100 per cento delle spese. Anche in questo caso, si parte da un finanziamento minimo che è pari a 50 mila euro.

Il tasso di questo mutuo è variabile ed è determinato in base all’ancoraggio al parametro EURIBOR a 3 mesi cui si deve aggiungere uno spread del 2,85 per cento. Il tasso d’interesse è poi ricalcolato con cadenza trimestrale. Nel computo del TAEG occorre poi aggiungere le spese d’istruttoria, perizia, l’imposta sostitutiva e le varie assicurazioni.

Il variabile con cap che conviene è di CheBanca!

 Mutuisupermarket è uno dei pochi portali che parla dei mutui a tasso variabile con cap e propone la lista delle migliori offerte del periodo. Dopo il classico prodotto supervantaggioso di WeBank, stavolta troviamo l’offerta CheBanca!

Il tasso di questo prodotto è del 3,69 per cento ed è composto dall’Euribor a 3 mesi pari allo 0,19 per cento cui si somma lo spread del 3,50 per cento. Calcolati gli interessi bisogna però aggiungere le spese iniziali e l’imposta sostituiva per arrivare al TAEG che è del 3,91 per cento.

Nel TAEG sono comprese infatti le spese iniziali per istruttoria del mutuo, perizia dell’immobile e sottoscrizione dell’assicurazione scoppio ed incendio, e l’imposta sostitutiva che di base ammonta a 350 euro ma si calcola come lo 0,25 per cento dell’importo del mutuo erogato in caso di acquisto della prima casa, oppure come il 2 per cento nel caso di acquisto della seconda casa.

Tra i vantaggi del prodotto sono enunciati: l’erogazione del mutuo a momento dell’atto, la possibilità di accreditare la rata del finanziamento sul conto corrente e il tetto massimo fissato al 6,30 per cento.

Nella scheda di Mutuisupermarket si evince che l’importo minimo del mutuo è di 50 mila euro, mentre l’importo massimo non può superare l’80 per cento del valore dell’immobile, che corrisponde al minore tra prezzo d’acquisto e valore di perizia.

Mutuo Domus Varibile di Intesa Sanpaolo

 Il mutuo Domus Variabile di Intesa Sanpaolo è uno dei migliori mutui a tasso variabile del periodo perché offre delle condizioni vantaggiose che saranno a portata di mano per i contribuenti fino al 31 marzo prossimo. Tanto per avere un’idea della convenienza del prodotto, riportiamo tassi e costi del mutuo in questione.

Il TAEG è del 3,72% e comprende gli interessi, le spese iniziali, le spese ricorrenti e l’importa sostitutiva. Gli interessi sono calcolati su un tasso del 3,41 per cento che è il risultato della somma tra lo spread dell’istituto di credito al 3,30 per cento e l’Euribor a 1 mese che è fermo sul livello 0,11 per cento.

Le altre spese sono quelle iniziali pari a 1735,5 euro e comprendono istruttoria, perizia e assicurazione scoppio e incendio. Quest’ultima ha un valore complessivo di 885,50 euro. In più bisogna sommare le spese ricorrenti pari a 467,5 euro e l’imposta sostitutiva di 350 euro.

Il prezzo scontato resterà tale fino al 31 marzo e sarà a disposizione di quanti accenderanno in filiale un mutuo a tasso variabile. Tra i vantaggi del prodotto il portale Mutuisupermarket che ne effettua la recensione cita: le opzioni aggiuntive a condizioni promozionali e l’erogazione alla stipula.

Il mutuo può essere usato per l’acquisto della prima o della seconda casa.

Sincerità e parallelismi nel fiscal cliff

 La questione del fiscal cliff è stata affrontata per diverso tempo e secondo numerose sfaccettature anche perché dalla risoluzione di questa impasse, in qualche modo, dipende il futuro dell’America.

Ora l’America è sicuramente una delle economie più importanti del mondo che ha un legame molto stretto anche con l’Europa. Abbiamo già visto che siano molti gli economisti che dichiarano un parallelismo tra la crisi americana e quella europea, ma abbiamo anche considerato che, per trovare una soluzione, qualora ci sia, la domanda principale a cui rispondere è: perché non basta l’accordo sul bilancio. 

Adesso è arrivato il momento di affrontare il fattore sincerità che si lega al discorso politico. Torniamo un po’ alle previsioni di Roubini che ha ribadito la centralità della politica nell’economia del futuro, un po’ come la politica era stata fondamentale nei paesi in via di sviluppo, così lo sarà in America.

La classe politica sarà capace di essere sincera con il proprio elettorato? In Europa, la Merkel ed Hollande hanno evitato di affrontare le questioni più spinose con l’elettorato e una linea simile è stata adottata anche da repubblicani e democratici.

Il problema in questo caso specifico si lega al fatto che si devono toccare dei punti molto delicati del sistema sociale, quale ad esempio il comparto pensioni, o il settore sanitario.

Fiscal cliff: perché non basta?

 L’accordo sul bilancio dell’America è stato finalmente raggiunto ma l’economia americana, pur essendosi allontanata dal precipizio, adesso, non trova sufficiente le misure previste in questo documento tampone. A bocciare il contenuto di questo accordo è il FMI stesso.

Per l’America, dicono gli analisti, si sta prefigurando un periodo di crisi molto simile a quello che ha attraversato l’Europa che invece adesso sembra arrivata alla fine del percorso di espiazione dei demeriti finanziariL’Economist fa un parallelo tra l’America e l’Europa ma la domanda giusta è: perché questo accordo non è sufficiente? Soltanto risolvendo questo quesito si possono trovare la basi per la ripartenza americana.

L’accordo non basta perché è temporaneo e questo comporta che siano stati posticipati tutti i problemi seri. Nel breve termine, consideriamo anche due mesi, il compromesso che i Repubblicani e i Democratici hanno preso davanti al Congresso, potrebbe venire meno.

Tutti si sono concentrati molto sugli scambi: cosa concedere alla controparte per ottenere qualcosa che si era messo nel proprio programma, mentre è stato perso di vista l’obiettivo comune che è mettere sotto la campana di vetro della sicurezza, il sistema fiscale americano.

Nonostante la versione un po’ romanzata dell’accaduto, le perplessità restano e possono incidere sul sentiment degli investitori e quindi sui mercati.

Fiscal cliff: ma esiste una soluzione?

 L’accordo sul fiscal cliff ha tenuto con il fiato sospeso l’America e il resto del mondo perchè è stato un momento molto delicato per l’America. Alla fine Barack Obama è riuscito a strappare la firma del documento al Congresso ma adesso ci si chiede se sia davvero stato fatto tutto.

La risposta è chiaramente negativa perché la firma sul fiscal cliff mette soltanto una pezza alla situazione finanziaria degli States ma, come spiegano tanti economisti, non risolve i problemi strutturali dell’America. L’Economist teme che la situazione americana diventi molto simile a quella europea.

Anzi, la rivista economica americana titola proprio L’America diventa Europea per sottolineare le analogie nella gestione della crisi tra America ed Europa: tanto nel Vecchio Continente prima, quanto negli States adesso, le questioni più urgenti da risolvere sono state posticipate.

Molti, soprattutto gli investitori che dislocano i risparmi in base al sentimento riservato a determinati paesi, si chiedono quindi se si può nutrire ancora fiducia negli Stati Uniti e se la soluzione della crisi è davvero possibile.

Fortunatamente in America non si deve affrontare la crisi del debito, ma bisogna intervenire per riequilibrare il rapporto tra gettito fiscale e spese, con un riferimento ad hoc per la sanità. La soluzione ci sarà soltanto se la politica riuscirà a prendere il toro della crisi per le corna.