La crisi dell’Eurozona sul viale del tramonto

 Abbiamo preso in considerazione le previsioni di Wien e Roubini in merito ai possibili scenari finanziari dell’anno prossimo. La loro attenzione si è concentrata molto sugli indici, ad esempio sull’incremento del prezzo del grano, oppure sulla riduzione dello S&P 500, oppure ancora sul ruolo che giocherà la politica.

Adesso spostiamo l’attenzione sul versante europeo visto che per troppo tempo abbiamo trascurato gli aggiornamenti sulla crisi dell’Eurozona, invece, è molto importante prendere atto dei segnali che arrivano dai report del mese di dicembre.

In base agli ultimi dati, infatti, sembra che si possa confermare l’uscita dalla crisi da parte dell’Europa. Peccato che non si possa parlare ancora di ripresa, questa secondo prospettiva è ancora piuttosto lontana.

I dati positivi di dicembre sono quelli del Markit Composite PMI dell’Eurozona che dà una misura degli aspetti dinamici del tessuto economico del paese evidenziando l’attività economica delle imprese in Europa. Questo indice, nel mese di dicembre ha fatto un balzo in avanti passando dal 46.5 al 47.2. Si tratta della lettura più alta da marzo in poi.

Secondo un economista del Markit, questa è la conferma che si sta uscendo dalla crisi, che il peggio è passato, anche se è un po’ complicato capire in che direzione sta andando l’Europa. Le prospettive, dunque, sono ancora poco chiare.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

 Byron Wien non è l’unico guru della finanza che in questo inizio d’anno è stato consultato da giornali ed esperti per capire un po’ meglio i trend dell’anno prossimo. Molto ascoltata anche la versione del 2013 che ha dato Nouriel Roubini.

Quest’ultimo, a colloquio con una giornalista del New York Times, ha centrato molto l’attenzione sul ruolo della politica, trascurando alcuni dettagli, che invece sono alla base dell’indagine di Wien, come ad esempio il programma nucleare dell’Iran, o la leadership cinese.

Nouriel Roubini invece, come abbiamo accennato, riporta l’attenzione dal mercato protagonista del 2012, all’azione politica che ha modellato e continuerà a modellare il sistema economico e finanziario anche nel 2013.

Secondo Roubini, fino a questo momento, la politica era stata cruciale negli affari dei paesi in via di sviluppo, ma adesso torna ad essere al centro dei discorsi finanziari perché può vanificare gli sforzi fatti per la ripresa, ma può anche combattere i movimenti contrari al progresso finanziario.

La politica, materialmente, può influire anche sul tessuto imprenditoriale, magari detassando l’attività delle imprese o approvando politiche monetarie e fiscali più accomodanti.

Roubini spiega infine che la politica ha la possibilità di ridurre ai minimi termini le diseguaglianze di reddito anche se non si sa come si procederà in questo senso nell’anno 2013.

 

Le altre previsioni di Byron Wien

 Byron Wien, il guru di Wall Street, ha fatto le sue dieci previsioni sull’economia americana e globale, prevedendo gli scenari possibili per il 2013. Abbiamo già preso in esame cinque punti molto interessanti: l’energia nucleare iraniana, le banche, lo S&P 500 sotto i 1300 punti, le difficoltà delle banche, il crollo del prezzo del petrolio e le mosse pro-immigrazione dei Repubblicani.

Le altre previsioni partono invece dalla considerazione della situazione cinese, del raccolto del grano, delle quotazioni dell’oro, delle variazioni del Nikkei e della crisi dei listini europei. Andiamo con ordine sviscerando questi punti.

La situazione cinese. La nuova leadership in Cina, è stata affidata ad un gruppo politico che vuole combattere conto la corruzione per far sì che il PIL torni a crescere almeno fino al 7 per cento. Sicuramente il sistema sociale e sanitario cinese ha subito dei miglioramenti, resta da capire cosa ne pensano gli investitori. Per il momento si rileva un incremento del 20 per cento della fiducia.

Sia le quotazioni dell’oro che del grano saliranno nel 2013 perché, nel primo caso, subiranno l’instabilità dei mercati finanziari e arriveranno a quota 1900 dollari l’oncia, nel secondo caso è tutto legato al meteo che ha ridotto i raccolti in modo sensibile.

Il quarto punto di questa breve disamina delle previsioni di Byron Wien riguarda il Nikkei per il quale si prevede il superamento della quota 12.000. Infine restano lacune e incertezze per quanto riguarda i listini europei che sulla scia di Wall Street hanno perso il 10 per cento.

Byron Wien e 5 previsioni sul mercato

 Byron Wien, a Wall Street, è considerato un vero guru della finanza, per questo le sue previsioni, in tutto 10, sul 2013, sono tenute in grande considerazione dagli analisti. Per avere un assaggio delle sue indicazioni che possono diventare molto utili a tanti investitori, ne abbiamo esplicitate cinque.

Il primo punto è sicuramente l’energia nucleare iraniana perché l’Iran sta subendo delle forti sanzioni e delle pressioni a livello diplomatico ma sembra che delle fonti accreditate abbiano confermato l’esistenza di un missile nel paese. A questo punto sia l’America che Israele devono iniziare una politica di contenimento.

La seconda previsione molto utile per chi investe in opzioni binarie, riguarda il livello dell’S&P 500 che dovrebbe perdere terreno abbassandosi sotto la soglia dei 1300 punti.

Le banche sono al terzo posto nelle preoccupazioni dell’economista perché subiranno una battuta d’arresto legata al calo delle attività finanziarie.

Sicuramente sarà molto interessante tenere d’occhio anche le quotazioni del petrolio che potrebbero subire una sensibile riduzione perché gli Stati Uniti, nel volersi rendere autonomi dal Medio Oriente, hanno intenzione di aumentare la produzione di oro nero facendo arrivare il prezzo del petrolio Wti a 70 dollari al barile.

Sempre con riferimento all’America, secondo Byron Wien è necessario anche tenere d’occhio la prossima campagna pro-immigrazione del Repubblicani che vogliono tornare in corsa con il sostegno del voto degli immigrati in America nel 2016.

Come si muovono i dollari

 Il dollaro canadese e quello statunitense, così come la sterlina e l’euro, oggi potrebbero essere condizionati dalle pubblicazioni di alcuni dati molto importanti per le valute in questione.

Sul mercato canadese dovrebbe avere un buon impatto il report legato al mondo del lavoro. In giornata, infatti, sono diffusi i dati sull’occupazione che possono illustrare i cambiamenti del settore. Gli analisti, purtroppo, prevedono un calo degli occupati dalle 59,6 mila unità positive del mese precedente ad un valore prossimo allo zero per l’ultimo mese dell’anno. Un dato che preoccupa un po’ la platea canadese perché si accompagna alla pubblicazione dei dati sul tasso di disoccupazione previsto in leggero aumento con il passaggio dal 7,2 al 7,3 per cento.

Per quanto riguarda il dollaro americano, i market mover da tenere d’occhio sono sostanzialmente tre: i dati relativi all’occupazione nei settori che non sono quello agricolo. Si prevede un calo ma visto che il passaggio da 146 mila a 135 mila unità è considerato comunque positivo, si sospetta che questo dato abbia un effetto rialzista sul dollaro.

Il tasso di disoccupazione americano, invece, dovrebbe restare al 7,7 per cento. L’ultima pubblicazione che potrebbe influire sulle quotazioni del dollaro è quella sul PMI non-manifatturiero ISM che dovrebbe restare al di sopra della soglia 50.0 ma con un leggerissimo calo.

Le monete europee all’inizio di gennaio

 All’inizio dell’anno ci sono numerose pubblicazioni che possono incidere sulle valutazioni dell’euro e della sterlina, così come del dollaro canadese e di quello americano. In questa prima parte prendiamo in esame gli elementi che incidono sul versante valutario europeo.

L’euro sarà condizionato dalla pubblicazione oggi dei dati relativi alla produzione delle imprese e dalla versione flash dei prezzi al consumo. Mentre i dati PMI dei servizi sono alla base delle oscillazioni della sterlina, moneta che nell’area euro, può essere considerata l’alter ego della moneta del Vecchio Continente.

Per quanto riguarda la quotazione dell’euro, sarà molto importante quel che emergerà dai dati relativi al settore dei servizi, sia in Spagna che in Italia, oltre che nell’Eurozona. Il dato spagnolo sarà leggermente in rialzo ma per l’Italia ci si aspetta qualcosa di più: si passerà dal 44,6 al 45,1 per cento. Il PMI dell’Eurozona, invece, resta invariato sul livello 47,8.

L’ultimo dato impattante sull’euro riguarda la pubblicazione dei prezzi al consumo in versione flash. L’indice dovrebbe subire una piccola variazione flettendosi dal 2,2 al 2,1 per cento.

Archiviata la questione euro passiamo all’analisi della condizione della sterlina. Sulla moneta inglese avrà un forte impatto la pubblicazione del dato relativo al PMI dei servizi che dovrebbe subire un incremento passando dal livello 50,2 al livello 50,4.

Windjet denunciata da 5.000 passeggeri

E’ stato presentato ieri al Tar Del Lazio da parte del Codacons il ricorso collettivo per conto di 5.527 passeggeri contro l’Enac, che dovrà rispondere dei danni causati dalla Compagnia Windjet. L’Autorità per l’aviazione civile è, secondo l’accusa, responsabile di danni e chiamata a risarcire mille euro ad ogni singolo passeggero, per un totale di 5,5 milioni.

Nel capo d’accusa redatto dal Codacons si legge che l’Enac, in qualità di ente controllore, conosceva da marzo la situazione di Windjet, del tutto drammatica. La denunzia fa riferimento al crac del ferragosto 2012, crac della quale l’Enac era a conoscenza visto che da tempo aveva avviato azioni di monitoraggio intenso.

Il Codacons accusa l’Enac di non aver dunque inibito Windjet, la quale non era nelle condizioni di operare sul mercato senza prima aver conferito garanzie idonee oppure senza aver prima bloccato la vendita di biglietti. I biglietti sono stati venduti fino ai primi giorni di agosto, dotati peraltro di assicurazioni aggiuntive facoltative.

Inoltre l’Enac non ha avvertito i passeggeri dei rischi ai quali sarebbero andati incontro acquistando i biglietti.

Omissione 

Per conto di 5.275 passeggeri, dunque, il Codacons ha accusato l’Enac di omissione. L’Enac non ha replicato, almeno per il momento. Le ultime dichiarazioni ufficiali dell’Ente risalgono a qualche settimana fa, per bocca del presidente Vito Riggio che aveva deciso di querelare chi criticava in ‘malafede’ circa la vicenda Windjet. Una dichiarazione che rischia contraddire un precedente annuncio dello stesso Riggio, datato 15 agosto 2012. Proprio nei giorni più ‘caldi’ della vicenda Riggio aveva commentato infatti la crisi della compagnia ammettendo che l’Enac conosceva da marzo le drammatiche condizioni di Windjet.

 

Saldi solo per 6 italiani su 10, con un budget di 200 euro

I saldi invernali sono al via in tutte le Regioni italiane. Vi parteciperanno sei italiani su dieci. Rispetto all’anno scorso si tratta di una discesa di 8 punti percentuali.

L’indagine sui saldi invernali è stata realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia, di concerto con Format Research. Dai dati si evince che il 68 % degli italiani parteciperà ai saldi. Di questi, il 38% acquisterà in punti vendita in cui non ha mai acquistato prima d’ora. In prevalenza i consumatori sono donne. L’età media è compresa tra i 18 ed i 54 anni, giovani e giovanissimi.

QUANTO SI SPENDE

I consumatori spenderanno per questa tornata invernale intorno ai 200 euro a testa. Una minima parte spenderà tra i 200 e i 300 euro. Diminuisce la soglia di coloro che spenderanno tra i 300 e i 500 euro, oppure oltre i 500 euro.

ACQUISTI PRINCIPALI 

I capi di abbigliamento sono il principale prodotto di consumo. Sono invece in diminuzione gli acquisti relativi a calzature, accessori, biancheria intima e per la casa, nonché pelletteria.

La merce acquistata in saldo rispetto al precedente anno diminuisce in termini di volume. Resta comunque un dato da sottolineare. Gli italiani nutrono ancora molta fiducia nei saldi. Sono sicuri di trovare prodotti di qualità, da utilizzare a lungo termine, ai quali pensavano già da tempo.

 

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Come i ricchi hanno aggirato il Fiscal Cliff

 

La vittoria, ancora parziale, del programma di Obama per evitare il Fiscal Cliff è stata funestata dalla notizia che, proprio coloro che hanno parlato di un aumento delle tasse per i ricchi, hanno trovato la soluzione per non farsi decurtare lo stipendio del 2013.
Il primo tra tutti a riuscire nell’impresa è stato Llyod Blankfein, amministratore delegato di Goldman Sachs. Blankfein, che è alla guida di una delle banche americane che ha reagito meglio alla crisi, a novembre dichiarava che la soluzione migliore per evitare il Fiscla Cliff era quella di aumentare le tasse ai ricchi. Senza precisare, però, che nell’elenco dei ricchi da tassare il suo nome non doveva comparire e neanche quello dei top manager della sua banca.

Infatti, Blankfein, è ricorso ad uno stratagemma, peraltro piuttosto semplice, per evitare che i bonus del 2012 finissero nella contabilità del 2013, anno in cui scatta l’aumento delle aliquote sui dividendi e sui patrimoni oltre i 400 mila dollari: i bonus sono stati distribuiti a dicembre, e non come al solito a gennaio, per un totale di 65 milioni di dollari che sfuggiranno alla nuova tassazione.

Con lui anche molti altri: 483 società hanno fatto ricorso alla cedola straordinaria per dicembre (lo scorso anno sono state 147) e molte altre hanno annunciato dividendi straordinari nel corso del 2012 (1.056 dividendi straordinari contro i 460 del 2011)

 

 

Usa, ripresa economica nel secondo semestre del 2013

Ripresa economica nel 2013? Probabile, ma solo a partire dal secondo semestre, parola di Jan Hatzius.

La seconda parte dell’anno, infatti, secondo il Chief economist global investment research di Goldman Sachs è destinata a subire un’accelerazione delle tendenze di crescita.

Le aspettative nutrite sul settore privato, atto a diminuire il debito, nonché un minimo alleggerimento della pressione fiscale sono l’oggetto della minima ripresa a partire dal secondo semestre, contemplata in una nota redatta da Hatzius dal titolo “L’economia Usa nel 2013-2016: andare oltre l’ostacolo”.

Gli Usa, dunque, godranno di una crescita del 3%. Non tanto, ma neanche poco. L’economia manifesta piccoli cenni di guarigione dopo la crisi del 2008. Hatzius fonda la sua tesi sulle linee guida di un precetto finanziario che verifica le plusvalenze del settore privato come riflesso speculare del debito pubblico.

In altri termini, i cittadini risparmiano di più nel momento in cui il debito pubblico si riduce. Ciò è dovuto al fatto che la pressione fiscale, con la quale lo Stato vuole ripianare il proprio deficit, si ridimensiona.

Deficit pubblico e deficit privato si compensano. Muovendo le mosse da questo assunto Hatzius ipotizza una crescita per l’economia Usa, dal momento che i privati stanno iniziando nuovamente a risparmiare in virtù della riduzione della pressione fiscale.