L’accordo sul Fiscal Cliff è solo un rinvio dei tagli alla spesa pubblica

 Obama, soddisfatto per il raggiungimento dell’accordo sul Fiscal Cliff, è subito ripartito per le Hawaii dove ha lasciato moglie e figlie per seguire da vicino ciò che stava succedendo a Washington, ma il lavoro non è ancora finito, anzi, si può dire che la vera battaglia potrebbe iniziare solo ora.

Il prossimo appuntamento importante per l’economia americana sarà a fine febbraio, quando il Congresso degli Stati Uniti sarà di nuovo convocato per decidere il da farsi per scongiurare davvero la recessione. Perché, se da un lato l’accordo raggiunto ieri ha evitato un aumento delle tasse generalizzato per tutta la popolazione, è anche vero che la middle class, la classe che Obama ha sempre voluto sostenere, si vedrà decurtare lo stipendio di 125 dollari.

Ed è anche vero che i tagli alla spesa non sono stati evitati: il problema è stato solo rimandato di un paio di mesi. Il Congresso della nuova amministrazione Obama si insedierà domani e da subito partiranno le trattative per capire cosa fare: i repubblicani hanno a malincuore accettato l’aumento delle tasse per i redditi a partire da 400 mila dollari, ma non sono disposti a cedere ulteriormente. E hanno una grande arma a disposizione: il rinnovo del tetto sul debito, che scade proprio alla fine di febbraio.

 

Partono i saldi in Campania, Basilicata e Sicilia

Pronti, via. Campania, Basilicata e Sicilia inaugurano la stagione dei saldi. E c’è già chi prevede che il calo dei consumi sarà elevato. Parte, dunque, oggi di fatto, la tradizionale corsa ai saldi e al prezzo migliore. E’ un periodo in cui occorre approfittare delle migliori occasioni per rinnovare il proprio guardaroba e affini.

Nelle altre regioni d’Italia bisognerà aspettare fino al 5 di gennaio.

A prescindere dall’effettiva apertura, come accennato in precedenza, una cosa è certa. Le famiglie arrivano ai saldi con un budget bassissimo.

La ‘colpa’ della poca disponibilità economica è ascrivibile alle numerose tasse introdotte nell’ultimo anno. Dai rincari delle tariffe, all’Imu, fino alle imposte che subentreranno nei prossimi mesi (quali ad esempio la Tares).

Confcommercio, pertanto, parla chiaro e azzarda la spesa media per ogni famiglia. Al massimo ogni nucleo spenderà una cifra che si aggira intorno ai 360 euro. Adusbef, intanto, azzarda invece una previsione. La spesa calerà del 19%.

Il Codacons calcola un altro budget per famiglia: 224 euro. Un budget che appare dimezzato se messo a confronto con quello di quattro anni fa. Nel 2008, infatti, la media calcolata raggiungeva 450 euro di spesa per ogni singola famiglia. Per quest’anno si prevede comunque una spesa complessiva di 2,1 miliardi. Resta il fatto che sarà spalmata solo ed esclusivamente sul 40% delle famiglie del nostro Paese. Le altre? Resteranno, con ogni probabilità a guardare, in attesa che la crisi finisca e che  non ci sia più bisogno di stringere così tanto la cinghia.

Raggiunto l’accordo sul Fiscal Cliff: le nuove leggi

 La legge sul Fiscal Cliff è stata votata al Congresso con 257 voti a favore e 167 contrari. un voto sofferto che ha visto una grande spaccatura crearsi all’interno della compagine repubblicana, che ha provato a ribaltare l’accordo con 85 voti sfavorevoli.

Ecco quali saranno le novità per l’economia americana:

Aumento delle tasse per i ricchi: l’aliquota per le tasse passa dal dal 35% al 39,6% per redditi annui superiori ai 400 mila dollari

Sgravi fiscali per la classe media: nessun aumento delle tasse conferma delle facilitazioni già previste.

Aumento della tassa di successione, la cui l’aliquota viene elevata dal 35% al 40% sulle proprietà che hanno un valore superiore ai 10 milioni di dollari.

Proroga per le indennità disoccupazione fino alla fine del 2013.

Estensione dei crediti di imposta per altri cinque anni a favore delle famiglie con figli piccoli o per gli studenti che devono andare al college.

Estensione dei crediti di imposta fino alla fine dell’anno per le imprese che investono in ricerca e innovazione e nelle energie rinnovabili.

Doc Fix: i pagamenti dei medici previsti dal programma Medicare vengono lasciati invariati.

Rimandati i tanto paventati tagli alla spesa pubblica, di cui si parlerà di nuovo fra almeno altri sessanta giorni. Le risorse che sarebbero dovute arrivare da questa fonte, nel frattempo, arriveranno dai tagli effettuati in altri settori, come quello della difesa.

Monti punta a diminuire le tasse e a far crescere il Paese

Mario Monti ha in mano già dall’ultima notte dell’anno i bozzetti del logo del suo nuovo partito, nonché le idee chiare sul futuro dell’Italia.

Il Premier uscente, pronto a candidarsi con una lista di moderati all’interno della quale sarà coadiuvato da Montezemolo, vuole meno tasse e più crescita.

L’obiettivo numero uno del ‘Professore’ è infatti presto detto. Occorre diminuire la tassazione sul lavoro e nello stesso tempo ridurre la spesa pubblica.

La strada, dunque, è già tracciata.

Con l’occasione, nella mattinata Mario Monti ha commentato la proposta di creazione di una commissione di inchiesta per la nascita di un governo tecnico pervenuta da Silvio Berlusconi, definendola con gli aggettivi di “Stravagante”, “Tardiva” e “Interessante”. In due parole, “Ben Venga” – ha detto Monti. Subito dopo la risposta a Bersani relativamente alle critiche di quest’ultimo sulla decisione di candidarsi da parte di Monti. Il ‘Professore’ reagisce dichiarandosi a favore di quelle riforme che possono rendere l’Italia più competitiva, in grado di creare alternative, sbocchi e nuovi posti di lavoro.

In conclusione, la replica di Monti verte sulla sua posizione: non sta contro la destra, né contro la sinistra. Dice di voler scendere in campo per affermare le proprie idee. Una politica, dunque, aperta al dialogo e al rinnovamento del Paese. Che deve crescere.

TASSE E SANITA’

Monti, si diceva, vuole alleggerire le tasse. Quelle per le famiglie (in particolar modo per le famiglie numerose) sono insostenibili agli occhi del ‘Professore’.

Nel contempo va rivisto il sistema sanitario italiano. Deve funzionare ancora meglio, deve avere costi minori e deve garantire un sistema fiscale in grado di ridistribuire ad hoc i redditi a partire dai più ricchi fino ad arrivare ai più poveri. Su questo pare che Monti sia già a lavoro.

Il crollo della sterlina egiziana

 Il mercato ForEX è spesso concentrato sulle coppie “storiche”, quelle in evidenza, il cui andamento è tutto sommato prevedibile, per esempio la coppia EUR/USD oppure la relazione che il dollaro americano intrattiene con le altre monete nel mondo.

Poco frequentemente si prende in esame ciò che accade nei paesi cosiddetti limitrofi, per esempio in Egitto dove il valore della sterlina locale continua a crollare. Il governo, adesso, sta cercando dei rimedi.

Il presidente egiziano, in questi giorni, deve rendere conto ai mercati del deprezzamento della moneta e quindi ha provato a tranquillizzare gli investitori sul fatto che le finanze pubbliche egiziane sono a posto e le riserve di valuta estera sono ai livelli massimi rispetto a quanto sanno far veder gli altri colossi della zona araba.

Il crollo della sterlina egiziana, quindi, deve far riflettere ed investire, ma non preoccupare il Governo che è sicuro che tutto si normalizzerà nel giro di pochi giorni.

Nel frattempo, prima di scoprire se quanto il Governo dice, è realmente possibile, è stata condotta una seconda asta per gli istituti di credito al fine di portare a termine la compravendita di 75 milioni di dollari. A quel punto la sterlina egiziana, rispetto al dollaro americano, è scesa al livello minimo storico di 6,3050.

Fiscal cliff: l’America gioisce

 Ci è voluta una seduta straordinaria del Congresso per la firma dell’accordo sul fiscal cliff che salva l’America dal baratro fiscale e premia gli investitori che hanno avuto fiducia nell’arte diplomatica di Barack Obama, rieletto presidente degli USA proprio a ridosso della scadenza delle agevolazioni fiscali.

Una seduta straordinaria che si è tenuta alla due di notte, in pratica alle otto del mattino, per chi ha seguito la vicenda in Italia. Il Senato degli Stati Uniti ha approvato un accordo, il primo, che consente di evitare il fiscal cliff. Il baratro fiscale prevedeva tagli alla spesa per 607 miliardi di dollari durante tutto il 2013. Adesso questo scenario è archiviato come un brutto sogno: sono salvi i servizi sociali, la difesa e il settore dell’istruzione.

Il Senato ha siglato l’accordo sul fiscal cliff guidato dalla mediazione di Joe Biden che è riuscito a far digerire anche l’aumento delle imposte per i cittadini americani più ricchi. Ora, in un giorno, l’America ha la possibilità di mettere un punto alla questione fiscale, nella speranza che l’impatto delle operazioni di voto, sui mercati, non siano eccessive.

Il primo gennaio, la borsa americana, è rimasta chiusa per i festeggiamenti legati all’inizio dell’anno. La decisione del Senato è stato accolta con favore del presidente Obama. Adesso si aspetta il responso della Camera.

Regno Unito e Stati Uniti: che novità?

 Gli indici manifatturieri sono i primi market mover dell’anno e coinvolgono ed uniscono tutti i paesi del mondo. Proprio a cavallo dell’anno sono stati diffusi i dati che riguardano la Cina e l’Australia ed è stato confermato il rallentamento di una delle più grandi economie mondiali.

Oggi abbiamo già evidenziato come i mercati possano subire un’oscillazione dopo la pubblicazione dei dati degli indici manifatturieri di Spagna ed Italia, dell’indica manifatturiero finale e dei dati preliminari dei prezzi al consumo in Germania.

Adesso dobbiamo prendere in considerazione i dati, sempre legati agli indici manifatturieri, di due economie che hanno un legame molto stretto con l’Europa – quella del Regno Unito e quella americana -, entrambe pronte ad affrontare un momento di crisi nel 2013.

L’indice manifatturiero del Regno Unito. Questi dati sono curati dall’Istituto Markit che oggi, durante la mattinata, proverà a descrivere in modo sintetico quel che sta succedendo nel Regno Unito. L’indice manifatturiero, come l’Italia e la Spagna si assesterà intorno al 50.0. Ci si aspetta una lettura prossima al 49.2. La rilevazione precedente era al 49.1.

L’indice manifatturiero ISM degli USA. Uno dei market mover più importanti di oggi è l’indice PMI manifatturiero dell’Institute for Supply Management (ISM). Si prevede un lieve superamento della soglia media, con un assestamento dell’indice a 50.2 punti, in miglioramento rispetto al mese precedente.

L’indice PMI della zona euro

 S’inizia un nuovo anno d’investimenti con una serie di market mover molto interessanti che da un lato illustrano la situazione industriale dei diversi paesi e dall’altro danno indicazioni d’investimento a chi ha qualche soldo da investire sul mercato.

Dopo l’indice PMI della Cina e dell’Australia che ha caratterizzato l’avvio del 2013, prendiamo adesso in esame quello che succede in Europa. I market mover di oggi, infatti, sono prevalentemente concentrati sull’Eurozona e riguardano il preliminare dei prezzi al consumo per la Germania, l’indice PMI di Spagna e Italia, l’indice PMI finale.

PMI manifatturiero finale. L’indice manifatturiero finale segue di poco l’indice flash che prova ad anticipare in qualche modo le previsioni sulla crescita o decrescita del settore nella zona Euro. Il rilevamento precedente era fissato a 46.3 punti e sembra che ci sarà una conferma dell’indice.

PMI manifatturiero di Spagna e Italia. Gli indici PMI, in genere, sono usati per capire a che punto è la situazione dell’attività manifatturiera nei paesi, provando a prevedere se ci sarà un trend d’espansione o contrazione del mercato stesso. L’indice italiano e quello spagnolo saranno rispettivamente a 44.9 e a 54.3. Per la Spagna, quindi, c’è un lieve peggioramento rispetto al 45.3 precedente, mentre per l’Italia la situazione è invariata.

Prezzi al consumo in Germania. L’indice dei prezzi al consumo, nella versione preliminare, dovrebbe far registrare un lieve miglioramento rispetto al livello precedente. Si tratta in generale del primo dato inflazionistico dell’Eurozona.

Oro, petrolio e cereali: le previsioni Saxo Bank

 Saxo Bank, come ogni anno, propone le sue previsioni shockanti, una serie di anticipazioni forti del mercato che, se si dovessero realizzare, potrebbero sconvolgere l’economia e la finanza internazionali.

Abbiamo visto come in generale Saxo Bank insista sulla noncuranza dei governi rispetto all’impatto sociale delle politiche economiche. I giovani potrebbero fare la rivoluzione e l’anno della frattura sembra avvicinarsi. Sarà già il 2013? Staremo a vedere, intanto Saxo Bank immagina gli scenari del ForEX, proponendo due visioni sulle coppie EUR/CHF e USD/JPY, ma parla anche delle materie prime.

L’oro. Sulle quotazioni dell’oro incideranno il rallentamento dell’economia cinese e di quella indiana che diminuiranno la domanda di lingotti, nonché le prospettive economiche degli Stati Uniti che dovranno far fronte ad una serie di difficoltà finanziarie. Si potrebbe quindi arrivare ad una serie di liquidazioni sull’oro che spingerebbero verso i 1200 dollari l’oncia il prezzo di questo metallo.

Il petrolio. Il prezzo del petrolio calerà fino a quota 50 dollari per barile visto che aumenta la produzione dell’oro nero negli Stati Uniti, per via del rallentamento della crescita globale ci sarà una riduzione dei consumi e i paesi fornitori dell’OPEC, più la Russia, reagiranno con ritardo alla richiesta di riduzione della produzione di petrolio.

La soia. In aumento il prezzo della soia perchè le condizioni meteo ridurranno il raccolto, così com’è avvenuto nel 2012, accadrà anche nel 2013 che i raccolti saranno più esigui. Contestualmente aumenta la domanda di biocombustibile basato proprio sulla soia e questo comporta un aumento dei prezzi del 50 per cento circa.

ForEX: le previsioni shockanti di Saxo Bank

 Saxo Bank ha pubblicato le 10 previsioni shockanti per il 2013, anno che tutti considerano di ripresa dell’economia, ma dove potrebbe aver un impatto decisivo sui mercati e sulle scelte di politica economica, il malcontento espresso dalla popolare.

Fino a questo momento i governi si sono dimostrati noncuranti rispetto alle modifiche introdotte nella società, ma c’è da considerare che non è tutto oro quel che luccica. Vediamo le due previsioni di Saxo Bank riguardo il mercato ForEX, la cui volatilità, in quest’anno appena archiviato, ha lasciato un po’ a desiderare.

Cambio dollaro americano/yen giapponese. Nel mercato ForEX questa coppia di valute è conosciuta come USD/JPY e secondo le previsioni shockanti di Saxo Bank, dovrebbe arrivare a 60.00 nel 2013. Per quale motivo? Perché attualmente il partito liberaldemocratico giapponese vorrebbe rafforzare lo yen e combatte con la visione opposta della Bank of Japan. I mercati si sono posizionati sul versante “debolezza dello yen” ma la moneta giapponese, dopo la perdita di entusiasmo verso il QE americano, sembra volersi affermare come moneta forte. Il prossimo traguardo della coppia USD/JPY sarà 60.00.

Cambio euro/franco svizzero. L’euro è tenuto sotto scatto dalla risoluzione di questioni politiche importanti tra cui le elezioni italiane e la situazione della Grecia. Sembra quindi che la Svizzera voglia togliere il vincolo a 1,20 per il cambio EUR/CHF, con il conseguente raggiungimento dei minimi storici a 0,95.