Che manutenzione per la recinzione del fabbricato?

 Una sezione molto interessante del sito FiscoOggi dell’Agenzia delle Entrate è dedicato alle domande degli utenti. Per esempio ce n’è una, di un contribuente, interessato a conoscere la categoria giusta per classificare i lavori di riparazione della recinzione di un fabbricato.

In pratica il contribuente ha chiesto se la riparazione della recinzione adiacente al fabbricato di sua proprietà doveva essere considerata manutenzione ordinaria oppure straordinaria.

Il Fisco ha risposto che la riparazione di una recinzione del fabbricato è da considerarsi manutenzione ordinaria perché nella categoria in questione sono compresi gli interventi “che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti”.

Si parla quindi di manutenzione ordinaria anche in caso di sostituzione degli elementi esistenti o d’interventi finalizzati al mantenimento dell’efficienza degli impianti tecnologici.

Allo stesso modo sono da considerarsi interventi di manutenzione ordinaria anche la sostituzione integrale o parziale dei pavimenti, le opere per la conservazione degli stessi, la riparazione degli impianti per i servizi accessori come possono esserlo gli impianti idraulici o quelli per lo smaltimento delle acque bianche e nere, oppure ancora il rifacimento degli intonaci interni, la tinteggiatura, o le riparazioni di balconi e terrazze, così come la sostituzione di elementi di impianti tecnologici.

L’IRAP milionaria sul calciomercato

 Il calciomercato è sicuramente un settore economico molto interessante ma il fisco, per troppo tempo, ha evitato di occuparsene. Adesso, invece, sembra arrivato il momento tanto atteso di chiedere anche alle società sportive il pagamento delle tasse “giuste”.

Nelle idee del governo c’è l’imposizione del pagamento dell’Irap sulle plusvalenze da calciomercato. Tutto si compirà nel momento in cui la Cassazione accoglierà il parere numero 5285 del Consiglio di Stato. Questo ente, infatti, ha stabilito l’imponibilità dei guadagni legati alle cessioni dei calciatori.

Se così fosse nelle casse dello Stato entrerebbero milioni di euro. L’esempio che riporta il Sole 24 Ore nell’esporre i vantaggi di questa disposizione, è quello della cessione di Mario Balotelli.

Il calciatore italiano, nel 2010, è stato venduto al Manchester City e l’Inter, nell’operazione ha totalizzato più di 21 milioni di euro di plusvalenze visto che il valore dell’atleta, iscritto nel bilancio è di circa 500 mila euro, mentre il City per il cartellino di Balotelli ha pagato 22 milioni di euro.

Se si applicasse l’aliquota del 3,9 per cento di Irap alle plusvalenze realizzate dall’Inter, la squadra stessa rimpolperebbe le casse dell’Erario con ben 850 mila euro. Stessa cosa per le cessioni estive di Thiago Silva e Lavezzi che sono passati al Paris Saint Germain.

Paesi Bassi e 2013

 Le quotazioni dei Paesi Bassi potrebbero essere influenzate nel 2013 dalle scelte del Parlamento che può approvare o respingere le misure fiscali che ha definito il governo.

Per ora a parlare è stato il Ministro olande delle Finanze che con qualche ora d’anticipo sul 2013 ha pubblicato il nuovo pacchetto fiscale. Si tratta di sei atti separati che dovranno essere approvati o respinti dalla prima Camera del Parlamento, la quale deve approvare votare delle modifiche e il contenuto finale della legge.

Molto interessante, in questo piano d’interventi, è l’eliminazione della cosiddetta misura sulla capitalizzazione sottile, cui si unisce poi un limite alla deducibilità degli interessi che superano i prestiti relativi alle partecipazioni.

In pratica non si potranno dedurre interessi nel momento in cui la parte eccedente supera i 750 mila euro. Un’altra grande novità è nell’abolizione dal primo gennaio 2013 della thin capitalization che non potrà essere applicata dopo il primo gennaio 2013.

Insomma, anche l’Olanda non se la passa bene e sceglie di fare come l’Italia riducendo la deducibilità degli interessi passivi sul mutuo. La prima proposta contenuta nel piano d’interventi prevede che ci sia una restrizione della deducibilità degli interessi passivi sul mutuo che finora avevano riguardo i rimborsi trentennali.

Potranno infatti essere considerati deducibili solo gli interessi pagati per l’acquisto della prima casa nel momento in cui il presto è pagato interamente in 30 anni su base annua.

Ritrattare la dichiarazione non blocca gli accertamenti

 Se per un errore compiuto deve essere modificata la dichiarazione fiscale e la modifica è fatta dopo la notifica dell’avviso di rettifica dell’ufficio, l’accertamento voluto dall’Agenzia delle Entrate si avrà ugualmente.

La rettifica, dunque, non fa venire meno il potere di accertamento dell’Agenzia delle Entrate che può rilevare, ad esempio, un imponibile che supera di poco o di tanto l’importo dichiarato dal contribuente. La Corte di Cassazione ha ribadito il concetto nella sentenza n. 23000 del 13 dicembre scorso.

La vicenda che ha originato il pronunciamento è quella di un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate ha rettificato ad un contribuente il valore degli immobili caduti nella successione. La Commissione tributaria regionale, in un primo momento, ha annullato l’avviso di rettifica impugnato.

I porporati di secondo grado hanno ritenuto che l’ufficio tributario regionale non potesse rettificare il valore degli immobili visto che il contribuente aveva fatto riferimento all’articolo 34 comma 5 del Dlgs 346/1990.

La Corte di Cassazione ha poi ribadito che

“la dichiarazione di successione, come ogni dichiarazione fiscale, può essere ritrattata e modificata, anche dopo la scadenza del termine fissato nell’art. 31 del decreto legislativo n. 346/90”

e che

“la… mancata osservanza (del termine, n.d.r.) può comportare solo l’applicazione delle sanzioni di cui agli artt. 50 e seguenti dello stesso decreto.”

F24 cumulativo per gli intermediari: si riparte

 Alla fine dell’anno in corso non scadono soltanto le agevolazioni fiscali che possono mandare in recessione l’America. Per il nostro paese si avvicina un’altra scadenza importante anche se di tributario, per fortuna, c’è molto poco.

Scade infatti l’intesa valida per il triennio 2010-2012 in relazione ai versamenti telematici. L’Agenzia delle Entrate aveva autorizzato in questo periodo il versamento telematico cumulativo dei tributi.

Adesso il servizio di F24 cumulativo è stato rinnovato. L’Erario ha rinnovato l’intesa con gli intermediari e concederà loro di effettuare versamenti di imposte e contributi dovuti dai loro clienti con l’addebito diretto sui conti correnti dei clienti stessi.

Questa convenzione era stata attivata nel 2010 e sarebbe scaduta il 31 dicembre. Per aderire all’iniziativa, l’intermediario interessato dovrà attenersi alle indicazioni presenti nel servizio telematico Entratel. In pratica l’Agenzia delle Entrate considera un intermediario aderente all’intesa nel momento in cui riceve l’attestazione di accettazione dell’adesione.

Un discorso che vale sicuramente per i nuovi intermediari mentre è tacitamente rinnovata l’intesa per i vecchi intermediari. Per loro l’Agenzia delle Entrate presume che vogliano restare nel recinto dell’Intesa per cui potranno proseguire il servizio tramite la presentazione telematica dei modelli di versamento seguento le indicazioni dell’allegato dell’Erario.

Recedere dall’accordo si può, sempre tramite il servizio Entratel.

 

Atti dell’Agenzia del Territorio nella mediazione tributaria

 La premessa è semplice: dal primo dicembre 2012, l’Agenzia del Territorio è stata incorporata nell’Agenzia delle entrate. Questo vuol dire che molti strumenti saranno in comune. Si prende atto del fatto che lo strumento deflattivo, noto come mediazione tributaria, sarà esteso anche ai provvedimenti dell’Agenzia del Territorio, emessi dopo l’incorporazione.

L’Agenzia delle Entrate ha comunque dovuto fare delle precisazioni, tutte contenute nella circolare n. 49/T con la quale l’Erario ha spiegato che per tutte le liti inferiori ai 20 mila euro, la mediazione tributaria si può applicare per gli atti emessi dagli Uffici provinciali del Territorio.

La mediazione tributaria è uno strumento fiscale tutto sommato nuovo visto che è entrato nella storia fiscale italiana soltanto dal primo aprile 2012 e consente a tutti i contribuenti che hanno una lite di lieve entità economica con l’Erario di saldare i conti in tempi brevi e con sanzioni ridotte.

Una volta che il contribuente ha presentato il reclamo, c’è l’esame della pratica in sede amministrativa per capire come risolvere con il dialogo la lite in atto. Gli atti ammessi alla mediazione tributaria sono gli avvisi di accertamento del tributo, gli avvisi di liquidazione del tributo, i provvedimenti di irrogazione delle sanzioni, il ruolo, il rifiuto espresso o tacito alla restituzione dei tributi, la revoca delle agevolazioni ed ongi altro atto impugnabile.

Sono invece escluse le operazioni catastali il cui valore non è determinabile.

Fiducia ed altri elementi influenti sul mercato

 Per fare investimenti oculati nel mondo delle opzioni binarie, è importante avere a mente gli elementi che possono incrinare l’andamento lineare del mercato. Nel 2012 sicuramente gli investitori sono stati attirati ed hanno dato fiducia a Draghi.

Il presidente della BCE, adesso, dopo aver siringato di entusiasmo i mercati il 26 luglio scorso, scatenando la corsa ai rialzi di tutte le borse dell’Eurozona, deve convincere chi ha denaro da investire, che anche nel 2013 l’UE è il terreno migliore.

In effetti, a parte il pericolo Grecia, niente ha saputo spostare i capitali. Il default di Atene fa tanta paura perché equivarrebbe alla frantumazione dell’euro. Una volta disgregata la moneta unica, ci sarebbe il ritorno alle valute locali con la corrispondente affermazione dell’Europa a due velocità.

La paura è stata tanta e gli investitori, pensando al GrExit, hanno spostato i capitali sui paesi la cui “ipotetica” valuta locale sarebbe state più forte delle altre monete. L’Italia è stata abbandonata: 25 miliardi di euro di depositi esteri sono migrati altrove.

Un caso analogo è raccontato dalle banche spagnole che hanno visto evaporare 42 miliardi di euro in depositi. E dove sono andati a finire questi soldi? Nei forzieri delle banche tedesche che negli stessi mesi difficili per Italia e Spagna, hanno registrato 363 miliardi di euro di nuovi depositi.

Fiscal cliff: cosa cambia per pensionati, professionisti e coppie con figli

 Il presidente Obama è alle strette con il Congresso e sta cercando in tutti i modi di arrivare ad un accordo con i repubblicani, al fine di scongiurare il baratro fiscale. La caduta verso il basso degli americani si lega alla perdita delle agevolazioni.

I benefici, introdotti dalla precedente amministrazione, avevano finito per “privilegiare” o comunque dare una mano alle famiglie più svantaggiate. Adesso, i single, i disoccupati e tutti coloro che hanno un reddito inferiore ai 10 mila dollari, dovranno subire rincari che superano il 50 per cento.

Cosa cambia invece per i pensionati? Una coppia di pensionati che abbia un reddito compreso tra i 30 mila e i 40 mila dollari, subirà un rincaro del 42,4 per cento. In proporzione le pensioni più ricche otterranno aumenti proporzionalmente inferiori.

I professionisti con un reddito annuo compreso tra i 100 mila e i 200 mila euro avrà un aumento pari al 24,5 per cento il che vuol dire che per il pagamento delle imposte, queste persone, dovranno tirare fuori 6662 dollari in più rispetto agli anni passati.

Chi guadagna oltre i 350 mila euro, per esempio le coppie di professionisti, subirà un aumento del 20,3 per cento, più di 13 mila dollari in più di tasse. Un conto molto più pesante quello presentato alle coppie con figli che hanno un reddito superiore al milione di dollari annui. Per loro i rincari saranno del 24,2 per cento.

Alcuni aumenti compresi nel fiscal cliff

 Il presidente Barack Obama sta tentando il tutto e per tutto al fine di scongiurare il fiscal cliff. Deve trovare un salvagente per tutte quelle famiglie che una volta eliminate le agevolazioni previste dal Bush Jr, torneranno a non passarsela bene.

Ma quali aumenti sono previsti per le diverse “categorie” di americani?

I rincari più consistenti saranno quelli per i detentori di redditi bassi, per chi guadagna meno di 10 mila dollari all’anno, per i disoccupati e per i single. Per loro, tolte le agevolazioni, ci sarà un aumento delle tasse del 55,2 per cento che vuol dire circa 159 dollari all’anno. I disoccupati perderanno anche molti benefici e si vedranno ridurre il sussidio.

Gli studenti universitari, i single e coloro che guadagnano tra i 10 e 20 mila dollari all’anno subiranno un aumento delle imposte pari al 37,9 per cento, quindi questi americani dovranno sborsare circa 308 dollari in più ogni anno. Gli aumenti si legano soprattutto alla perdita di sgravi fiscali per l’istruzione.

Una coppia che invece ha un reddito tra i 20 mila e i 30 mila dollari, subirà un aumento delle imposte meno consistente in percentuale, perché si parla del +9,8 per cento, ma dovrà comunque sborsare circa 1423 dollari in più all’anno. In questo caso ha molta importanza la riduzione degli assegni famigliari e gli sconti per la dichiarazione dei redditi congiunta.

La tendenza europea sull’emissione di titoli di stato

 I titoli di stato servono ai paesi dell’Europa e non solo, per vendere quote del debito pubblico in modo da dilazionarne il pagamento negli anni. In genere gli stati che emettono titoli a breve termine in grandi quantità, hanno bisogno di liquidità.

Sognare titoli di stato di lunga durata, mettiamo anche 15 e 30 anni, vuol dire avere il coniglio nel cappello, la soluzione alla crisi, aver trovato un modo per assicurare la governabilità del paese. I titoli a 10 anni, invece sono generalmente indicati per capire il sentiment di uno stato e pesare l’influenza della situazione politica su quella finanziaria ed economica.

L’Italia ha archiviato di recente le ultime due aste dell’anno e sogna di poterne fare di  nuove dedicandosi ai BTp di lungo periodo, ma in Europa la pensano tutti allo stesso modo? Praticamente sì. Soltanto l’Italia si era concentrata sui titoli più brevi ed ora pensa a ridurre lo stock di quest’ultimi lasciando spazio ai titoli a medio e lungo termine.

Anche per Spagna e Francia, si può fare un discorso analogo. Madrid ha ridotto i titoli di stato in asta con scadenza oltre i 10 anni. Oggi i Bonos a 2 e 3 anni sono il 46 per cento del totale. Gli OaT francesi con scadenze superiori ai 10 anni sono stati ridotti nelle aste del 2012 passando dal 15 all’11 per cento del totale.

Soltanto la Germania, nel periodo 2008-2011 ha visto aumentare i titoli di stato di medio e lungo termine.