Carta Diners Club Miles: perché sceglierla

 Entrare nel Club Diners vuol dire entrare a far parte di una grande famiglia cui sono riservati sconti e condizioni esclusive in caso di pagamento con le carte di credito. Abbiamo già visto tutte le condizioni esclusive per chi entra nel Club Diners entro la fine dell’anno, abbiamo poi approfondito caratteristiche e vantaggi delle carte Classic e Vintage.

Adesso prendiamo in esame la carta Diners Club Miles. Questa carta consente ai proprietari di accumulare bonus per ogni acquisto effettuato con lo strumento di pagamento. L’associazione tra bonus e acquisti è un servizio automatico e gratuito incluso nella carta.

Ma cosa sono questi famosi bonus? Si tratta di crediti che sono accumulati durante gli acquisti. Ogni bonus equivale ad un euro di spesa e si può spendere in qualsiasi momento. Il funzionamento è di facile comprensione: per ogni acquisto ad un euro di spesa corrisponde l’accumulo di un certo bonus; il saldo si può sempre visualizzare sul sito di Diners Club; si possono usare i bonus per le spese di viaggio future o per ammortizzare le spese già sostenute.

I bonus possono essere usati per i voli di tutte le compagnie aeree convenzionate, per gli hotel, i treni o anche per il noleggio di un’auto.

 

Carta Diners Vintage: mai fuori moda

 Le carte di credito sono degli strumenti di pagamento che in base alla disponibilità di credito che offrono agli utenti sono classificate come vantaggiose o sono ridotte al rango di inutile spesa. Non fanno sicuramente parte di questo secondo insieme, le carte Diners.

In primo luogo abbiamo parlato dei vantaggi insiti nell’ingresso nel club Diners, se tutta l’operazione è conclusa entro il 31 dicembre 2012. Abbiamo quinti presentato le caratteristiche della carta Classic, mentre adesso vogliamo prendere in esame tutte le specificità della soluzione Diners Vintage.

La carta Diners Vintage è un’edizione speciale della carta di credito emanata da questo club esclusivo ed è stata disegnata da John Casado in stile anni Cinquanta. E’ il design a dare il nome al prodotto che – com’è facile immaginare – segue la moda del credito e la precede in termini di qualità del servizio e convenienza della carta.

Mettersi in tasca la carta Diners Vintage vuol dire appropriarsi di un oggetto alla moda ma, soprattutto, vuol dire regalarsi la libertà di fare acquisti senza pensare ai limiti di spesa. Tutti i costi, infatti, sono inclusi nella quota associativa così come il rimborso per inconvenienti per i beni acquistati dal proprietario della carta, la garanzia miglior prezzo, la copertura assicurativa per i viaggi, l’assenza di commissioni carburante e l’iscrizione al programma VIPremia.

Carta Diners Classic: un “grande” classico

 Una carta di credito personale è sempre da considerare tra gli strumenti di pagamento perché funziona “tecnicamente” come una semplice carta bancomat ma consente di avere numerosi vantaggi tra cui la disponibilità di un fido e la rateizzazione delle spese.

Tra le tante carte di credito di cui abbiamo parlato c’era anche quella della Diners che, sottoscritta entro il 31 dicembre 2012, dà la possibilità di vincere un ricco premio. Oggi vogliamo presentare la carta Diners Classic, la soluzione personalizzata per avere sempre a disposizione un credito personali senza limiti di spesa prefissati.

Una carta che si distingue per la sicurezza delle transazioni e per la versatilità dello strumento che può essere usato, infatti, per gli acquisti in più di 185 paesi in 14 milioni di esercizi convenzionati. La carta Diners Classic può essere usata anche per prelevare contanti negli ATM che fanno parte del circuito ma soprattutto, a tutti i Soci del Club, offre numerosi vantaggi.

Per esempio, la carta Diners Classic, con il servizio Diners VIPremia, consente di associare dei punti agli acquisti fino a scegliere i regali inseriti nel catalogo. Negli aeroporti, con questa carta, si ha la possibilità di accedere alle Diners VIP Lounge a condizioni agevolate.

Fino al 31 dicembre sono previste delle condizioni di favore per i nuovi clienti.

 

Come funziona e quanto ci costa la TARES

 Si chiama TARES e farà il suo ingresso nella vita degli italiani a partire dall’anno prossimo. E’ l’imposta voluta dal Governo uscente che va a sostituire la Tarsu e la Tia. La nuova tassa sui rifiuti, così com’è pensata, incide molto su chi possiede locali che producono rifiuti, sulle imprese ma anche sulle famiglie numerose.

Il pagamento della TARES doveva iniziare a gennaio, ma sembra che adesso la prima rata sia stata posticipata ad aprile. Poi toccherà regolarizzare la propria posizione in quattro rate annuali.

Il funzionamento della TARES. Questa tassa deve coprire al 100 per cento i costi del servizio sostenuto dai comuni. Attualmente, la tassa sui rifiuti copre soltanto il 79% dei costi, in pochissimi casi raggiunge quota 91% ma si tratta di eccezioni.

La TARES, oltre a coprire le spese dei servizio di raccolta dei rifiuti dovrà finanziare anche altri costi, i cosiddetti servizi indivisibili che gli enti locali forniscono ai cittadini. Nell’insieme dei servizi indivisibili rientrano l’illuminazione pubblica, la polizia locale, il verde attrezzato e la manutenzione delle strade.

Per coprire tutte queste spese sarà necessario aumentare la quota della vecchia tassa sui rifiuti, si prevede dunque un aumento di 30-40 centesimi al metro quadro. Per una famiglia composta da più di cinque persone, l’incremento medio della tassa sarà del 30 per cento. 

Il veglione 2012 costerà 2 miliardi di euro

 Appena terminate le stime per la spesa natalizia degli italiani, sono iniziate le previsioni sulle spese di Capodanno. Un sondaggio effettuato dalla Confesercenti-SWG fotografa un veglione ancora dai toni dimessi, ma che fa ben sperare in una ritrovata fiducia degli italiani nella loro economia.

Per un milione di famiglie non parteciperà a nessun festeggiamento, diminuisce, rispetto allo scorso anno, la percentuale di coloro che passeranno il Capodanno in casa (82% nel 2012 contro l’86% del 2011). Cresce la percentuale di coloro che, invece, potranno festeggiare in vacanza o in un locale:

per un 6% di intervistati la parola d’ordine sarà Capodanno a cena fuori al ristorante, una quota in crescita di quattro punti rispetto al 2% del 2011 e che ritorna al livello degli anni pre-crisi.

Nel complesso la spesa sarà di circa due miliardi di euro, circa tre punti percentuali in meno rispetto alla spesa media per il veglione.

Secondo i dati che sono stati riportati dalla Federconsumatori, però, la cena tradizionale arriverà a costare il 4% in più rispetto al 2011, che ha creato due diversi tipi di menù: quello economico, che si aggirerà intorno ai 24,65 euro a persona, e quello classico, per il quale la spesa sarà di 38,7 euro a persona.

2013: sotto controllo le spese telefoniche

 Nel 2013 le spese telefoniche dei contribuenti saranno passate al setaccio perché il fisco ha bisogno di fare chiarezza sulle spese effettivamente sostenute dai cittadini. Per questo motivo, nell’Anagrafe tributaria è previsto un nuovo campo da destinare tutto alla comunicazione.

Le spese telefoniche saranno trattate alla stregua delle altre spese e dovranno essere rendicontate tanto quanto i redditi. Il Fisco avrà il compito di controllare i costi delle bollette e si parla già di telefonometro. Sembra infatti che un’ampia spesa telefonica sottintenda un’evasione fiscale. Nel mirino ci sono sia gli abbonamenti cellulari sia le utenze telefoniche domestiche.

Questo ulteriore strumento messo in campo dall’Agenzia delle Entrate, sarà squisitamente gestito dagli operatori telefonici che dovranno comunicare al Fisco i dati dei contratti aziendali e i dati dei contratti privati, con riferimento alla telefonia fissa, a quella mobile, ai dispositivi satellitari, alle utenze domestiche, alle utenze di uso pubblico e ai cosiddetti contratti business.

Tutte le informazioni, come ha stabilito il Provvedimento 2012/10563, entreranno nell’Anagrafe Tributaria. Tutte le comunicazioni che abbiamo appena elencato devono essere effettuate annualmente entro il 30 aprile, sfruttando il servizio Entratel.

Nel 2011 la scadenza per le comunicazioni era stata spostata al 30 settembre, adesso, invece si è tornati a privilegiare le scadenze più strette. Le informazioni dovranno riportare soprattutto due dati: i consumi fatturati e il credito realmente acquistato.

Precisazione sui benefici prima casa

 Una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate, la numero 112/E del 27 dicembre, spiega che un contribuente, qualora faccia ammenda di una mancanza riguardo l’acquisto della casa principale, può non pagare alcuna sanzione.

Il riassunto appena esposto non esplicita bene i particolari della questione. Andiamo con ordine per capire come mai l’Erario abbia ripreso il filo del discorso delle agevolazioni sulla prima casa.

Il contribuente che ha alienato un immobile acquistato con i benefici “prima casa”, prima di aver fatto trascorrere i cinque anni canonici, ma dichiari entro 12 mesi di non voler acquistare un altro immobile da adibire ad abitazione principale, non deve versare alcuna sanzione. Nella risoluzione che abbiamo citato in apertura, il principio espresso è proprio questo.

L’Agenzia delle Entrate è tornata sul tema delle agevolazioni per rispondere ad un’istanza di consulenza giuridica in cui è stato fatto il caso del contribuente che ha dichiarato di non voler riacquistare un nuovo immobile entro i 12 mesi dall’alienazione della prima casa, rinunciando così all’agevolazione “prima casa”.

Il Dpr numero 131/1986, al comma 4, aveva comunque previsto la decadenza dei benefici dell’agevolazione prima casa, a meno che “il contribuente, entro un anno dall’alienazione dell’immobile acquistato con i benefici di cui al presente articolo, proceda all’acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione principale.”

Nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi

 In base ai calcoli fatti dall’Agi sui nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi fissati dal Ministero del Lavoro, chi maggiormente risentirà di questa novità saranno coloro che andranno in pensione prima del raggiungimento dei 65 anni di età. Per un montante contributivo complessivo medio di 400 mila euro (lordi), infatti, questa categoria l’assegno pensionistico sarà di 50 euro in meno rispetto a quelli calcolati con i vecchi coefficienti.

Stessa decurtazione anche per i 65 che hanno accumulato 300 mila euro di contributi, per loro l’assegno sarà di 1.254 euro, contro i 1.297 che avrebbe avuto con i vecchi coefficienti.

Questo accade perché i nuovi coefficienti sui quali si calcola l’importo della pensione, oltre a prendere come riferimento l‘età in cui si va in pensione, tengono conto anche i dati anagrafici generali sull’evoluzione della vita media. Per il prossimo triennio (2013/2015) saranno ancora i n vigore i vecchi coefficienti, il calcolo verrà poi effettuato di nuovo per il triennio 2016-2019. Quando l’età pensionabile sarà per tutti di 67 anni, ossia nel 2020, i coefficienti saranno rivisti ogni due anni.

In pratica il totale dei contributi versati dal lavoratore viene rivalutato in base al Pil nominale dell’ultimo quinquennio e la cifra risultante viene trasformata in rendita pensionistica in base ai coefficienti sopra descritti.

6 milioni di pensionati non godranno della rivalutazione delle pensioni

 La riforma Fornero ha cambiato, e continuerà a cambiare, la situazione pensionistica degli italiani. Ciò che per ora si sa di certo è che, per il secondo anno consecutivo, la rivalutazione del rateo non sarà ad appannaggio di quelle pensioni che superano di tre volte l’importo minimo (le pensioni minime passeranno da 481 euro a 495,43).

Secondo un recente studio dello Spi-Cgil saranno sei milioni i pensionati che non godranno della rivalutazione, ciò tutti coloro che hanno un reddito pensionistico mensile di almeno 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Con questo secondo anno di blocco della rivalutazione, questa categoria di pensionati, perderà 776 euro, dopo che già durante lo scorso anno ha subito una perdita di 363 euro. I pochi che godono di una pensione più alta, ad esempio di 1.576 euro netti (2.000 lordi), subirà una perdita totale di 1.498 euro in due anni (478 euro nel 2012 e 1.020 nel 2013).

Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil, ha parlato di un accanimento del governo sulla categoria dei pensionati che, anche se sulla carta hanno un buon reddito pensionistico, non possono certo essere considerati come una categoria di privilegiati,

è per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del Paese.

Germania: la crescita sarà lenta, ma ci sarà anche nel 2013

 E’ questo ciò che prevede Hans Heinrich Driftmann, presidente dell’Associazione delle Camere di Industria e Commercio (Dihk), alla ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ (Faz). Secondo Driftmann, infatti, il 2013 la crescita dell’economia tedesca sarà dello 0,7%. Una crescita lenta, ma pur sempre una crescita che eviterà al paese lo spauracchio della recessione.

La Germania, quindi, continua a dimostrare di essere il paese dall’economia più solida in questa parte di Europa, un paese in cui la crisi è arrivata ma che ha avuto tutte le carte in regola per evitare i danni peggiori, soprattutto quelli che la recessione porta al mercato del lavoro, che in Germani resterà solido e che, anzi, prevede tra i 150mila e 200mila nuovi posti di lavoro, soprattutto nel settore dei servizi.

Non è in discussione l’uscita dell’euro. Nonostante negli ultimi tempi si siano levate molti voci, soprattutto a livello internazionale, che vedono nell’abbandono della moneta unica la vera soluzione per uscire dalla crisi, Driftmann parla di un ritorno al marco come di un passo indietro nella costruzione del mercato unico e della libera circolazione delle merci, soprattutto per l’economia tedesca dove le esportazioni sono una buona fetta del Pil.