Scadenza contratti precari: migliaia di lavoratori in allarme

 L’entrata in vigore della riforma del lavoro voluta dal Ministro Fornero è molto vicina. Il I gennaio del 2013 si inizieranno a vedere gli effetti delle nuove regole del mercato del lavoro e a farne le spese per primi saranno i precari, sia del settore pubblico che di quello privato, che hanno i contratti in scadenza il 31 dicembre.

Le proiezioni fanno venire i brividi: centinaia di migliaia di persone impiegate con contratti precari, come le collaborazioni a progetto o le associazioni in partecipazione, nella maggior parte dei casi si troveranno senza lavoro o, se lo avranno ancora, le condizioni saranno molto peggio delle attuali. E’ la denuncia che ha fatto il Nidil Cgil, secondo cui le imprese e le aziende  invece di trasformare il precariato in una forza lavoro stabile, approfitterà delle lacune delle nuove leggi per impiegare i lavoratori con partita Iva o con i voucher.

Le persone a rischio, secondo gli ultimi dati dell’Inps che si riferiscono al 2011, sono 1.464.950 in totale, fra concorrenti ed esclusivi. Una situazione che resta più grave nel privato che nel pubblico, dove la Legge di stabilità ha previsto una proroga del contratto di sei mesi per i precari che hanno già una collaborazione di almeno 36 mesi.

 

Tre modi per calcolare l’acconto IVA

 Per il calcolo dell’acconto IVA da versare oggi, si possono usare tre metodi di calcolo dell’importo da versare tramite il modello F24. Tutto dipende dalle scelte del contribuente che però, in prima battuta, deve capire se è tenuto ad effettuare il versamento o meno.

In un articolo precedente abbiamo preso in esame le eccezioni legate all’acconto IVA ma si può avere uno sguardo completo sull’argomento leggendo l’articolo di FiscoOggi in proposito.

Tornando ai metodi per il calcolo dell’acconto IVA sono tre: il metodo previsionale, quello analitico e quello storico. Partiamo dall’ultimo dei tre.

Il metodo storico. E’ il metodo maggiormente usato dai contribuenti perché si basa sugli importi determinati, desunti dai pagamenti precedenti. L’ammontare dell’acconto è pari all’88 per cento dell’imposta dovuta per l’anno precedente al lordo dell’acconto.

Il metodo previsionale. E’ quello che parte da una serie di supposizioni ovvero da quanto il contribuente pensa di realizzare complessivamente in un anno e la percentuale dell’anticipo è pari all’88 per cento del tributo totale. Sicuramente è indicato per chi pensa di avere un volume d’affari minore di quello realizzato nell’anno precedente.

Il metodo d calcolo analitico prevede che si paghi il 100 per cento dell’imposta e si basa sull’attività effettivamente svolta in un anno, sugli acquisti e le vendite registrati dal primo al 20 dicembre per i contribuenti mensili e dal primo ottobre al 20 dicembre per i trimestrali.

 

Acconto IVA: le eccezioni

 Il termine ultimo per pagare l’acconto IVA è oggi ma c’è sempre qualcuno che si prende qualche giorno in più ed è costretto a fare il ravvedimento, calcolando un interesse in più. Per tutti vogliamo fare chiarezza, con l’aiuto dell’Agenzia delle Entrate, riguardo le eccezioni e i criteri generali dell’acconto IVA.

L’acconto IVA deve essere versato dai contribuenti mensile e trimestrali che periodicamente devono liquidare l’imposta, che nel 2011 risultavano a debito e che nel 2012 sono stati attivi. L’acconto deve essere versato per evitare che poi si aggiungano sanzioni ed interessi.

Non sono esenti da questo appuntamento con l’erario nemmeno coloro che vogliono applicare l’IVA per cassa e che per la prima volta hanno scelto questo regime.

La prima eccezione riguarda l’importo, se non supera i 103,29 euro, non deve essere pagato. Non devono inoltre versare l’anticipo coloro che hanno aperto la partita IVA nel 2012, quelli che hanno cessato l’attività entro il 30 novembre 2012 se sono mensili ed entro il 30 settembre se sono trimestrali.

Non sono interessati dal pagamento dell’acconto nemmeno i soggetti che nella dichiarazione annuale IVA erano a credito, né i titolari di partita IVA che sanno di chiudere a credito anche il 2012. Non devono pagare nemmeno coloro che usufruiscono del regime agevolato, di quello semplificato o i vecchi minimi. Per tutte le altre eccezioni potete consultare il sito FiscoOggi.

Le spese insensate non si possono detrarre

 Una sentenza della Corte di Cassazione ha spiegato che le spese insensate non possono essere dedotte dalla cassa dei professionisti, perché non rispettano le regole di una gestione ragionevole e quindi possono essere recuperate dall’Amministrazione finanziaria.

La sentenza che ha “legiferato” in tal senso è la numero 22579 dell’11 dicembre. Il contribuente aveva fatto ricorso contro i limiti messi dall’amministrazione finanziaria alla libera deducibilità dei costi per i professionisti. In pratica non potevano essere dedotti i costi di locazione non calibrati sul reddito dichiarato e comunque versati in anticipo rispetto alle scadenze contrattuali.

Secondo il criterio di cassa queste spese non possono essere dedotte perché si configurano come spese antieconomiche. Ora, le maggiori imposte che per questo principio il contribuente è tenuto a versare all’Erario, possono essere recuperate dall’Amministrazione.

L’Ufficio accertatore, secondo un articolo del Tuir, può “compiere una verifica incidente sull’inerenza dei costi all’attività svolta e, addirittura, sulla congruità dei costi medesimi“. Questo è plausibile, perché, come spiega più in là nella sentenza la Corte di Cassazione:

“le spese e gli altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi, tranne gli oneri fiscali, contributivi e di utilità sociale, sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che concorrono a formare il reddito”.

L’IVA al 22% incide sulle spese di casa

 Nella legge di Stabilità è stato definito l’aumento dell’IVA dal 21 al 22 per cento a partire dal primo luglio del 2013. Questo provvedimento, che difficilmente sarà messo in cantina dal prossimo governo, mina alla base i consumi degli italiani.

Qualcuno ha parlato di consumi evidenziando che in questa situazione i nostro connazionali spenderanno meno per la spesa, per lo svago, per i beni di lusso. In realtà con un provvedimento come questo aumentano di molto anche le spese per la casa, eccezion fatta per i casi in cui si applicano comunque le aliquote ridotte al 10 e al 4 per cento.

Per tutti gli altri le tariffe saranno ritoccate all’insù. Basta pensare che tutti gli interventi di sistemazione di una casa che coinvolgano i professionisti, saranno sottoposti all’aumento dell’IVA. Per esempio la prestazione di geometri, architetti o ingegneri durante la ristrutturazione, ma anche i compensi corrisposti per l’ottenimento della certificazione energetica.

L’IVA al 22 per cento, che sarà inserita nella parcella di questi professionisti, riguarda anche l’acquisto di oggetti d’arredamento, mobili ed elettrodomestici. C’è invece un po’ di confusione riguardo i lavori veri e propri perché paradossalmente farseli da soli costa di più, visto che all’acquisto dei materiali è applicata l’IVA al 22 per cento mentre le ristrutturazioni rientrano nel campo dell’IVA agevolata al 10 per cento.

Particolarità delle imprese famigliari

 Le imprese famigliari sono un particolare tipo di imprese per le quali esistono delle leggi speciali. Un imprenditore che tra i collaboratori abbia soltanto o per la maggior parte famigliari, è sicuramente diverso al titolare di un’azienda standard.

L’impresa famigliare è quella in cui i collaboratori scelti dal titolare sono famigliari veri, nel senso che vale l’esistenza della famiglia mentre non è considerata rilevante la convivenza di fatto.

Il fisco invita tutti coloro che vogliono costituire un’impresa famigliare a valutare i tempi per farlo visto che l’efficacia temporale di alcune scelte può essere diluita nel tempo, anche se si parla di effetti tributari. Proviamo a fare un esempio.

Ci sono le imprese famigliari che non sono ancora state attivate e quelle che esistono già ma sono composte soltanto dal titolare.

Nel primo caso l’enunciazione dell’impresa famigliare ha effetto immediato, il che vuol dire che se la stipula avviene nel 2012, il reddito del 2012 è già diviso tra titolare e collaboratori. Se invece si tratta del secondo tipo d’impresa, l’ingresso nella stessa di un famigliare, è sottoposto a regole diverse.

In pratica, l’ingresso di un famigliare nell’impresa durante il 2012, ha un effetto sull’attribuzione del reddito soltanto dal 2013 in poi, quindi avrà un effetto tributario soltanto con l’UNICO 2012.

Iw Bank: è la migliore surroga anche a tasso variabile

 Nessuna spesa d’istruttoria e la perizia e l’assicurazione sono gratuite. Come si fa a non approfittare di questi vantaggi? Se lo chiedono tutti gli aspiranti mutuatari che sono alla ricerca della migliore surroga a tasso variabile. Iw Bank è la risposta esatta, almeno secondo MutuiOnline.

Il portale in questione ha recensito le migliori proposte del momento, poi abbiamo fissato l’attenzione sulla migliore proposta di mutuo a tasso fisso, di mutuo a tasso variabile o sulla proposta di migliore surroga a tasso fisso.

E’ quindi arrivato il momento di esplicitare le caratteristiche della migliore surroga a tasso variabile, che è sempre a cura di Iw Bank. In questo caso l’indice di riferimento per la definizione del tasso è l’Euribor a 3 mesi/365 cui si deve aggiungere lo spread dell’istituto di credito pari al 3 per cento. 

La durata prevista per il rimborso del finanziamento oscilla tra i 10 e i 30 anni con scadenze quinquennali. L’importo finanziabile è pari all’80 per cento del valore dell’immobile, definito durante la perizia tecnica a carico della banca. Si va da un importo minimo di 80 mila euro ad un importo massimo pari a 500 mila euro.

L’erogazione del finanziamento avviene in modo contestuale all’atto notarile ed è legata all’apertura di un conto corrente con il conseguente accredito dello stipendio sul conto stesso.

 

 

La surroga a tasso fisso di Iw Bank

 Se non avete intenzione di sottoscrivere un mutuo ma nel vostro mirino c’è una surroga, sia a tasso fisso, sia a tasso variabile, la migliore scelta è quella di Iw Bank. A recensire i due prodotti ci ha pensato proprio MutuiOnline. Del portale in questione abbiamo visto una panoramica dei migliori mutui e poi abbiamo zoomato sulle migliori proposte a tasso fisso – WeBank – e su quelle a tasso variabile, Deutsche Bank.

Tra i vantaggi e le promozioni della surroga a tasso fisso di Iw Bank ci sono l’assenza di spese d’istruttoria e la gratuità della perizia e dell’assicurazione. Si tratta di un prodotto riservato ai privati residenti in Italia da almeno 3 anni che non hanno subito protesti, procedure fallimentari o pignoramenti.

Il tasso proposto per la surroga è un fisso calcolato come somma tra l’EURIRS di periodo e uno spread che è del 3 per cento. Il finanziamento può poi essere rimborsato in 10, 15, 20, 25 o 30 anni. In generale l’importo minimo finanziabile è di 80 mila euro e si può arrivare fino ad un massimo di 500 mila.

E’ molto importante il fatto che i costi siano contenuti, grazie all’assenza di spese d’istruttoria, di perizia, grazie all’assenza delle spese periodiche e dell’imposta che nel caso di surroga non è dovuta. Per conoscere i dettagli del prodotto si può visionare la scheda del mutuo disposta da MutuiOnline.

Il miglior mutuo a tasso fisso è di WeBank

 MutuiOnline, come tutti i giorni, stila una classifica dei migliori mutui in circolazione dividendo i mutui a tasso variabile da quelli a tasso fisso e distinguendo tra mutui e surroghe. Abbiamo già visto le migliori proposte valide oggi, ed abbiamo analizzato il miglior mutuo a tasso variabile che è quello di Deutsche Bank.

Adesso prendiamo in esame il miglior mutuo a tasso fisso che è quello di WeBank. Tra i vantaggi e le promozioni di questo prodotto rientra l’assenza di spese e penali e l’assicurazione sulla casa regalata dall’istituto di credito, quindi gratuita.

Il mutuo a tasso fisso di WeBank è riservato alle persone che risiedono in Italia da almeno tre anni ed hanno al massimo 60 anni. Al momento dell’estinzione del mutuo, i richiedenti non devono aver superato i 75 anni d’età.

Questo tipo di mutuo prevede che l’importo minimo finanziabile dia di 50 mila euro fino ad un milione di euro o comunque non più dell’80 per cento del minore tra importo di acquisto e valore di perizia.

Il mutuo a tasso fisso di Webank può essere rimborsato in un periodo che oscilla tra 10 e 30 anni. Il tasso è fisso per tutta la durata del finanziamento e si calcola sommando l’IRS di periodo ad uno spread che varia in base alla durata del piano d’ammortamento, all’importo erogato e alla percentuale richiesta.

Il miglior mutuo variabile è di Deutsche Bank

 Deutsche Bank sembra essere passata inosservata agli occhi inquirenti degli aspiranti mutuatari che sono sempre alla ricerca di un finanziamento che si adatti alle loro esigenze e sia erogato da una banca “affidabile”. Il mutuo a tasso variabile dell’istituto di credito tedesco è il migliore del giorno secondo MutuiOnline ed ha un tasso fermo al 3,03%, ma aggiungendo i vari costi, si arriva ad un TAEG del 3,21 per cento.

La rata mensile calcolata è dunque di 556,30 euro. Le condizioni finora espresse sono riservate ai clienti di MutuiOnline, a coloro che risiedono da almeno tre anni in Italia e non hanno superato i 75 anni alla scadenza del mutuo.

Il finanziamento in questione può essere richiesto per l’acquisto della prima o della seconda casa, oppure per ristrutturare un immobile che ha bisogno di qualche ritocco. Il tasso variabile è indicizzato con il parametro Euribor a 3 mesi 360, cui occorre aggiungere uno spread del 2,85 per cento.

A far lievitare il tasso d’interesse fino alla definizione del TAEG, oltre agli interessi, contribuiscono anche le spese d’istruttoria, 500 euro, le spese di perizia, 390 euro, l’imposta sostitutiva che è pari allo 0,25 per cento dell’importo del mutuo erogato in caso di acquisto della prima casa ed è uguale al 2 per cento in caso di acquisto della seconda casa.

Non ci sono spese periodiche e le assicurazioni obbligatorie sono corrisposte dalla banca in forma gratuita.