Lavorare nell’animazione turistica

 Anche se sembra ancora presto per pensarci, chi lavora nel campo del turismo sa che questo è il periodo migliore per trovare un impiego per la prossima estate. L’offerta che vi proponiamo oggi è quella di Eventi Animazione, in collaborazione con EURES Milano, che sta cercando 300 giovani da impiegare come animatori per villaggi vacanze e altre strutture ricettive in Italia e nel resto del mondo.

E’ offerto un contratto di lavoro a tempo determinato – la retribuzione varia dai 400 ai 1200 euro mensili in base al tipo di mansione e all’impegno richiesto – nelle strutture presenti in Lazio, Marche, Abruzzo, Veneto e Sicilia per quanto riguarda l’Italia e quelle di Egitto e Cipro.

Nello specifico, le figure ricercate sono:

Capo animazione
Hostess
Addetti all’infanzia
Istruttori sportivi
Dj / Tecnici del suono
Scenografi
Fotografi
Addetti alla boutique
Istruttori acquagym / fitness / balli di gruppo
Animatori di contatto / pubbliche relazioni

Ai candidati viene richiesta disponibilità al trasferimento, età compresa tra i 18 e i 30 anni, buona conoscenza della lingua inglese (livello intermedio) e predisposizione al contatto con il pubblico.

Per chi vuole candidarsi c’è tempo fino a questa sera. Per farlo è necessario inviare il proprio curriculum vitae all’indirizzo di posta elettronica [email protected], specificando la sede dove fare il colloquio tra Padova, Milano, Torino, Genova, Firenze, Napoli, Reggio Calabria e Catania.

 

La Spending Review delle famiglie

Le famiglie fanno la loro personalissima Spending Review. Come? Risparmiando su telefono, benzina, gasoli per le automobili, casa, bar. Ad un anno di distanza dalla partenza dell’operazione i conti domestici iniziano a tornare e la pressione fiscale (salita di quasi due punti percentuali negli ultimi dodici mesi) è stata tenuta a bada. Il potere d’acquisto crolla e per risalire la china occorre fare un lavoro certosino. Tagliare le entrate e cambiare tutto nel proprio lifestyle. Ciò ha regalato agli italiani un taglio (mancata spesa) di 33 miliardi.

Unione Petrolifera sottolinea il taglio alle auto:

“L’auto è la vittima eccellente dell’austerity casalinga. Una scelta quasi obbligata: la raffica di aumenti delle accise (sulla verde sono salite del 22% tra gennaio e agosto 2012, sul diesel del 33%) ha fatto decollare i prezzi del carburante. E noi, difficile fare diversamente, ne compriamo sempre meno. Nei primi 10 mesi dell’anno abbiamo tagliato del 9,9% la spesa per il pieno. Nei nostri serbatoi sono entrati 3,4 miliardi di litri in meno, quanto basta per fare un milione di volte il giro della Terra – pari (in teoria) a un risparmio secco di 6 miliardi”.

Econometrica vede così le spese della famiglia:

“Peccato che l’aumento delle tasse si sia mangiato con gli interessi i sacrifici. Secondo Econometrica la spesa delle famiglie tricolori alla voce “benzina e gasolio” salirà quest’anno di 4 miliardi a 71,8 miliardi. Solo tra gennaio e ottobre le entrate dello Stato grazie alle tasse sui carburanti sono cresciute di 3,5 miliardi malgrado il crollo dei volumi. Nessuno si stupisce, visti i costi di gestione, se in tantissimi hanno rimandato l’acquisto dell’auto. Le vendite sono crollate del 20% rispetto a un anno fa e quest’anno gli italiani investiranno “solo” 28,7 miliardi per sostituire la loro quattroruote, 7 miliardi in meno del 2011″.

Avanzano le trattative, ma il Fiscal Cliff zavorra il Pil americano

 Nel rapporto di Moody’s Analytics firmato dal capo economista Mark Zandi si legge che, dato per raggiunto l’accordo tra democratici e repubblicani per evitare il Fiscal Cliff, l’economia americana continuerà a sentirne il peso per tutto l’anno a venire. I cambiamenti proposti da Obama, se verranno accettati al Congresso – aumento delle introiti fiscali da 1.400 miliardi in dieci anni grazie anche alla riduzione degli sgravi fiscali – peseranno sul Pil per l’1,25%.

“Gli impedimenti alla crescita saranno significativi, soprattutto nella prima metà dell’anno, ma gestibili. Con ulteriore chiarezza su tasse e budget, le aziende, le banche e le famiglie dovrebbero tornare ad essere più aggressive su investimenti, assunzioni, prestiti e spese.”Gli impedimenti alla crescita di cui si parla nel rapporto di Moody’s sono la scadenza degli sgravi fiscali dell’era Bush, che comporterà un aumento della pressione fiscale per i grandi patrimoni (questo è il punto su cui i repubblicani stanno cercando maggiori opposizioni), la riduzione dell’aumento delle aliquote e i tagli della spesa.

Barack Obama continua a lavorare alacremente per raggiungere l’accordo, che deve essere raggiunto entro e non oltre la fine dell’anno.

Il Governo prova a salvare l’Ilva

Sarà una corsa contro il tempo, se si vorrà salvare l’Ilva. Il Governo ci prova, mobilitandosi ancora una volta già ieri sera. La conferma del Consiglio dei Ministri arriva a tarda sera, però soltantoo due ore dopo l’annuncio della cassa integrazione per altri 1400 dipendenti dell’Ilva:

«Il Consiglio dei ministri ha deciso che il Governo presenterà un emendamento interpretativo al decreto salva-Taranto». Lo ha annunciato martedì a tarda sera una nota del ministero dell’Ambiente. L’ azienda potrà commercializzare quanto prodotto prima del decreto. Con l’emendamento si chiarisce che la facoltà di commercializzazione dei manufatti da parte dell’Ilva, riguarda anche quelli prodotti prima dell’entrata in vigore del decreto salva-Taranto e attualmente sottosequestro. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, domani mattina presenterà alla Camera l’emendamento governativo».

Intanto l’Ilva annuncia in una nota:

“In conseguenza del ‘no’ del Gip di Taranto al dissequestro dei prodotti, si fermeranno a catena gli impianti di Novi Ligure, Genova Racconigi e Salerno, dell’Hellenic Steel di Salonicco, della Tunisacier di Tunisi e di diversi stabilimenti presenti in Francia. L’azienda ricorrerà al tribunale del Riesame contro il no del gip di Taranto al dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati. Naturalmente l’azienda ricorrerà al Tribunale del Riesame confidando cha la situazione possa essere sbloccata al più presto per evitare oltre al danno derivante dalla mancata consegna dei prodotti già ordinati e non rimpiazzabili in alcun modo, anche il danno relativo all’eventuale smaltimento di tali prodotti che, l’azienda ricorda, sono prodotti deteriorabili”.

Perdono il lavoro altri 1.400 dipendenti Ilva

Arrivano altre brutte notizie da Taranto. In una nota l‘Ilva ha annunciato:

«Da ora e a cascata per le prossime settimane circa 1.400 dipendenti, appartenenti prevalentemente alle aree della laminazione a freddo, tubifici e servizi correlati, rimarranno senza lavoro. La decisione è legata al ‘no’ del Gip al dissequestro dei prodotti giacenti sulle banchine. Il numero di 1.400 dipendenti rimasti senza lavoro si andrà a sommare ai già 1.200 dipendenti attualmente in cassa integrazione per le cause già note, quali la situazione di mercato e le conseguenze del tornado che ha investito lo stabilimento di Taranto lo scorso 28 novembre».

L’Ilva dunque, continua a mandare intere famiglie per strada. E, sulla produzione, i dirigenti aziendali dicono:

«Tutta la produzione giacente in stabilimento, generata prima e dopo la data del 26 luglio 2012 e fino al 2 dicembre 2012, non potrà essere inviata agli altri stabilimenti del Gruppo per le successive lavorazioni o consegnata ai clienti finali. La quantità di prodotti e di semilavorati interessati dal provvedimento di sequestro risulta pari a circa 1 milione e 700mila tonnellate, per un valore economico di circa 1 miliardo di euro. E anche le conseguenze di carattere commerciale, riguardanti, ad esempio il settore tubi e altri settori strategici, saranno gravissime in quanto clienti di rilevanza mondiale, subiranno pesanti ritardi nella loro produzione dovuta alla mancanza di approvvigionamenti».

 

 

Ancora nulla di fatto sul patto Italia-Svizzera

 Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli ha aggiornato la Camera sugli sviluppi delle trattative tra Italia e Svizzera per quanto riguarda gli accordi fiscali che dovrebbero permettere all’Italia di tassare i capitali che i cittadini portano nelle banche elvetiche.

Sono ormai mesi che le trattative vanno avanti, ma

I tavoli di lavoro tra i due governi sono ancora aperti, ma ancora non c’è una conclusione. C’è un interesse reciproco, ma ribadisco il no a una soluzione a tutti i costi: ciascuno ha i suoi princìpi di trasparenza e sulla reciprocità delle informazioni. Sono cose su cui stiamo lavorando.

Qualche tempo fa sembrava che l’accordo fosse davvero alle porte, ma poi una brusca frenata, dovuta anche alle parole del presidente del consiglio Mario Monti che ribadiva l’esistenza di alcuni ostacoli nelle trattative, come successo anche per la Germania, che ha bloccato le trattative fono a che non si chiarirà la questione dell’anonimato dei correntisti.

Nel suo intervento, infatti, Grilli ribadisce

Lo schema di Rubik (questo il nome che è stato dato all’accordo proposto dalla Svizzera) ha bisogno di qualche piccola revisione, visto che anche la Germania ha avuto qualche ripensamento.

Nuovo record negativo di disoccupazione

 Cresce senza sosta il numero dei disoccupati, sia in Europa che in altri paesi del mondo. Un aumento che prosegue senza interruzioni dal giugno 2011.

Il tasso di disoccupazione nei Paesi dell’Ocse si è attestato all’8% nel mese di ottobre, il che vuol dire un aumento dello 0,1% rispetto a settembre. Nel comunicato rilasciato dall’Ocse si legge, inoltre, che il tasso di disoccupazione nell’Eurozona ha raggiunto il livello record di 11,7%, mentre per l’Unione europea il dato si è attestato al 10,7%.

Il paese che ha registrato il tasso più elevato è la Spagna (26,2%), seguita dalla Grecia (25,4%), dal Portogallo (16,3%) e dall’Irlanda (14,7%). Australia, Austria, Germania, Giappone, Lussemburgo e Messico sono riusciti a mantenere il tasso dei disoccupati sotto al 5,5%. Trasformando le percentuali in numeri, ad ottobre nei Paesi industrializzati i disoccupati erano 48,1 milioni, cioè 400.000 in più rispetto al mese precedente e 13,4 milioni in più rispetto al luglio 2008, mese in cui si viene fatta iniziare la crisi che stiamo tuttora affrontando.

Lieve incremento del numero dei disoccupati anche negli Stati Uniti (0,1%),  che però sembra già essersi abbassato secondo le ultime stime di novembre. I dati dell’Ocse mostrano come in questo periodo le diverse economie stanno reagendo in modo diverso: il Giappone ha lo stesso livello pre-crisi di disoccupati  (4,2%), mentre gli Stati Uniti hanno segnato un miglioramento tendenziale di 2,3 punti.

 

Scandalo Libor, arrivano i primi arresti

 Le indagini che l’Unione Europea ha avviato per 12 banche della zona Euro, sono partite dopo che in Gran Bretagna, paese con non ha aderito alla moneta unica, si è cominciato a parlare, e ad indagare, sul Libor, l’equivalente inglese dell’Euribor.

Se l’Unione è ancora alle prime fasi, il Serious fraud office (Sfo) di Londra è passato all’azione e sono arrivati i primi arresti contro tre operatori che avrebbero manipolato il Libor, che ha la stessa funzione dell’Euribor, ossia la definizione dei tassi di interesse sui mutui e il valore di diversi prodotti finanziari, riuscendo a mettere in piedi una frode per migliaia di dollari.

Il Libor viene fissato da alcune delle banche inglesi che, dopo appositi calcoli, viene trasformato nel London interbank official rate, utilizzato dagli operatori di tutto il mondo. Quindi, una sua manipolazione, avrebbe avuto delle ricadute inimmaginabili e sono già in molti gli enti e i cittadini che stanno iniziando ad intentare delle cause contro gli istituti di credito per ottenere il risarcimento del danno.

La banca più colpita da queste indagini, per ora è la Barclays, che ha dovuto pagare una multa di circa mezzo miliardo di dollari e che ha subito un completo rimaneggiamento della struttura dirigenziale.

 

I dati che arrivano dalla Cina sono positivi

 La Cina deve fare i conti quest’anno con un rallentamento della crescita ma dal mercato arrivano moltissimi indizi che parlano di una subitanea ripresa dei traffici di questo Paese.

Per esempio, al London Metal Exchange salgono le quotazioni dello zinco nonostante le riserve del metallo siano sempre più corpose. Il fatto è che il leader del maggiore partito cinese ha dichiarato di lasciare intatte le strategie macroeconomiche del paese, stimolando la crescita, a partire dall’urbanizzazione.

I dati che arrivano dalla Cina sono così positivi da contrastare le oscillazioni dovute all’annuncio delle dimissioni di Mario Monti dopo l’approvazione della legge di stabilità. Sul nostro paese adesso c’è un’incognita finanziaria ed economica e lo stesso presidente Napolitano dichiara che le dimissioni di Monti saranno accettate dopo una considerazione approfondita delle conseguenze finanziarie di questa scelta.

A parte Madrid e Milano, comunque, il resto delle borse sono caratterizzate dai rialzi. Per esempio Parigi guadagna lo 0,18%, Londra lo 0,12% e Francoforte lo 0,17%. La partenza degli indicatori europei è stata un po’ lenta, ma c’è stato un cambiamento repentino del trend dopo l’apertura di Wall Street.

La borsa americana è stata condizionata positivamente dai dati macro in Cina sulla produzione industriale e le vendite al dettaglio che nel mese di novembre sono salite.

Ci prova anche Google, che ne sarà del titolo?

 Molte aziende trasferiscono parte della loro attività commerciale all’estero in modo da pagare meno tasse. La più importante che è stata di recente sbugiardata è stata la Apple e il suo titolo, oggi, sembra non passarsela troppo bene.

Cosa ne sarà allora di Google? I titoli tecnologici arrancano ma restano sempre a galla i cosiddetti colossi. Il gigante di Mountain View per esempio m a anche per lui si profilano tempi peggiori di questi. Google, infatti, ha risparmiato ben 2 miliardi di dollari di tasse nell’anno d’imposta 2011.

A dirlo sono i resoconti che arrivano dalle Bermuda, un paradiso fiscale dove Google ha trasferito circa 9,8 miliardi di dollari del suo fatturato. Il resoconto è stato stilato dall’agenzia di stampa Bloomberg che ha visionato dei documenti depositati in Olanda da una sussidiaria di Google.

A livello generale, quindi, si discute del modo con cui evitare che le aziende hi-tech e le altre aziende, trasferiscono all’estero la loro attività in modo da evitare la tassazione imposta dal paese d’origine.

Il procedimento che è stato messo alla gogna è quello che si chiama Double Irish che consente alle società di avere due sedi, di cui una in Irlanda, paese che ha ridotto la tassazione a carico delle aziende per attirare nuovo business nel paese. Il denaro prodotto è trasferito quindi alle Bermuda dopo un passaggio in Olanda.

Questo traffico di denaro è stato messo alla gogna da diversi Stati.