La frode deve dimostrarla il Fisco

 L’Agenzia delle Entrate ha un bel da fare perché le spetta dimostrare che un contribuente non era a conoscenza della frode perpetrata da altri, davanti a fatture soggettivamente inesistenti.

Se il fisco non riesce a dimostrare questo particolare, se cioè mancano elementi probatori in grado di accusare in modo certo un contribuente di essere consapevole dell’esistenza di fatture false, allora non può nemmeno procedere con la tassazione delle cessioni di beni fatturate fuori campo IVA.

E’ intervenuta per la precisazione la Ctp di Reggio Emilia con la sentenza n. 168/4/2012.

Il fatto. Una società, con delle specifiche lettere d’intento, aveva venduto ad una cartiera dei beni ed emesso per questi delle fatture fuori campo Iva. La cartiera aveva poi venduto la merce ad una terza società con un corrispettivo scontato dell’importo Iva non versato su queste cessioni. La cartiera, secondo l’Erario, è stata coinvolta nella truffa ma da una prima analisi doveva esserlo anche la società venditrice.

Questa però, ha impugnato l’atto nella Commissione tributaria provinciale e i giudici hanno definito che spetta all’amministrazione, di dimostrare che, in assenza di elementi oggettivi, il contribuente fosse a conoscenza che l’operazione poi avviata dalla cartiera fosse un’evasione.

La decisione dei giudici si è inserita sulla scia tracciata dalla Corte di Giustizia dell’UE.

Le azioni aumentano il valore dell’investimento

 Secondo alcuni analisti, per il 2013, avere un portafogli ricco di azioni è l’unica soluzione per garantirsi un reddito di una qualche entità. Tommaso Federici, per esempio, che è il Responsabile Gestioni di Banca Ifigest, intervistato dal Sole 24 Ore dice:

Nel 2013 aumenterà la volatilità dei portafogli, ma l’unico modo per avere un reddito interessante sarà puntare sull’azionario.

In base alla soluzione scelta, aggressiva, bilanciata o prudente, deve variare il contributo del pacchetto azionario. L’ideale è raggiungere il 18% per i portafogli prudenti, il 27% per quelli bilanciati e anche l’84% per i portafogli più aggressivi.

La percentuale annunciata comprende sia le azioni, sia i fondi, sia gli Etf. Per quanto riguarda il terreno “fisico” dell’investimento, ancora una volta torna il ritornello per cui l’Eurozona sarà più redditizia e che l’Italia, addirittura, potrebbe essere il paese maggiormente esplosivo, in grado di trainare tutti gli altri.

La situazione finanziaria, infatti, sta cambiando: la stretta creditizia è giunta alla sua fase finale e sono ricominciati gli investimenti. Molte aziende riprenderanno a funzionare e questo farà sì che la spesa aumenti.

E per chi del Vecchio Continente non si fida, non resta che sperare nell’America dove potrebbe essere risolta la questione del fiscal cliff entro l’anno, oppure sarà necessario puntare tutto sul miglioramento delle condizioni in Cina e in Brasile.

Attività finanziarie del portafogli di investimento: titoli obbligazionari

 I titoli obbligazionari, come dice il nome stesso, sono un contratto in cui vengono specificati gli obblighi del debitore verso il creditore.

In questo caso il debitore è il soggetto pubblico (società o ente) che chiede un prestito ad un soggetto privato (o ad una banca) per finanziare i suoi investimenti e si impegna, a restituire al creditore periodicamente gli interessi maturati sul credito secondo il tasso di interesse che può essere fisso o variabile.

Chi sottoscrive un titolo obbligazionario può decidere se tenerlo fino alla scadenza o può negoziarla prima della scadenza.

Per valutare la convenienza o meno del prezzo di un titolo obbligazionario, è necessario prendere in considerazione i tre parametri fondamentali che li definiscono, che sono:

1. La durata: il periodo di tempo tra la sottoscrizione e la scadenza del titolo. In base alla durata, infatti, varia la quantità degli interessi che si possono maturare sul credito.

2. Il rischio: nel caso dei titoli obbligazionari il rischio dipende dal debitore, che potrebbe non essere in grado di onorare il suo debito alla scadenza della sottoscrizione.

3. Il trattamento fiscale: ossia le aliquote fiscali che devono essere calcolate sul  reddito da interessi generato dai titoli obbligazionari.

Attività finanziarie del portafogli di investimento: la liquidità

 Tutte le attività che rientrano nella categoria della liquidità vengono scambiate in apposti mercati, detti, appunto, mercati monetari. Questo tipo di strumenti finanziari si caratterizza per un basso rapporto rischio/rendimento e sono considerate molto efficaci nella diversificazione del portafogli.

Nel mercato monetario italiano i principali strumenti di liquidità sono:

Titoli di stato a breve termine (BOT): hanno una durata variabile pari a tre, sei o dodici mesi e sono emessi dalle autorità competenti ogni 15 giorni. Sono dei titoli al portatore la cui remunerazione è anticipata, in quanto determinata dalla differenza tra valore nominale e prezzo pagato, e il rimborso avviene in una unica soluzione allo scadere dei termini.

Pronti contro termine (PCT): si tratta di due operazioni di compravendita di titoli. La prima operazione consiste nella vendita dei titoli con pagamento a pronti, la seconda, invece, consiste di un riacquisto degli stessi a termine. Grazie ai PCT le due controparti hanno la possibilità di investire dei fondi (chi compra) e di raccogliere liquidi nel breve termine (chi vende).

Depositi vincolati: questi strumenti finanziari hanno date di scadenza e tassi d’interesse fissi. Un’operazione di deposito vincolante è il deposito di un fondo in un istituto per un periodo e un tasso di interesse sul deposito predeterminato. Il rimborso avviene automaticamente alla scadenza del contratto.

Variazione dell’aliquota IMU

 L’IMU è una delle tasse più odiate dagli italiani che sono rimasti in ansia fino all’ultimo per conoscere se il comune nel quale risiedono ha esteso o meno l’aliquota da applicare all’immobile. Ci si chiede allora quali aliquote dell’IMU potessero modificare i comuni.

A rispondere ci ha pensato l’Agenzia delle Entrate nelle sue FAQ pubblicate sul sito ufficiale. La domanda posta era la seguente:

Per quali immobili il Comune può variare l’aliquota di base dell’Imu?

La risposta è complessa ma di facile comprensione. I Comuni hanno la possibilità di modificare l’aliquota di base dell’IMU e quindi hanno la possibilità di aumentarla o di diminuirla (quanti comuni hanno optato per questa seconda soluzione?) fino ad ottener una variazione di 0,3 punti percentuali.

Secondo l’articolo 13 del Decreto legge numero 201 del 2011, ci sono delle tipologie di immobili per i quali è stata definita un’aliquota agevolata che può essere comunque ulteriormente modificata. Facciamo qualche esempio.

Per le abitazioni principali e per le relative pertinenze, l’aliquota è modificabile di ben 0,2 punti percentuali. Per quanto riguarda i fabbricati rurali strumentali, invece, l’aliquota può essere riducibile di un’aliquota compresa tra lo 0,1 e lo o,2 per cento.

Si può ridurre dello 0,40% l’aliquota degli immobili non produttivi di reddito fondiario e per gli immobili posseduti dai soggetti passivi Ires e degli immobili locati.

 

Se hai la partita IVA “risiedi in Italia”

 La Corte di Cassazione, con la sentenza numero 21380 del 30 novembre 2013 ha ribadito che un soggetto straniero che abbia ottenuto la partita IVA, ha in Italia una sua stabile organizzazione. Il concetto, che sembra molto immediato, non era condiviso a livello normativo.

Il fatto che ha reso necessaria la precisazione è una notifica inviata dall’Agenzia delle Entrate ad una società non residente del nostro paese per negarle il rimborso dell’IVA nonostante la regolare richiesta inviata dall’azienda.

La negazione è stata giustificata dal possesso di un codice fiscale e di una partita IVA italiani. Questi particolari hanno consentito all’Erario prima e alla Corte di Cassazione poi di presumere l’esistenza di un’organizzazione stabile nel nostro paese.

Il che vuol dire che non sono posseduti i requisiti elencati nell’articolo 38-ter del Dpr numero 633 del 1972 che dà diritto ai soggetti non residenti di chiedere il rimborso IVA.

Il rimborso Iva è accordato a tutti i soggetti domiciliati e residenti negli stati membri della Comunità UE nel caso in cui non abbiamo un’organizzazione stabile nel nostro paese. La società coinvolta nella diatriba ha presentato ricorso e ottenuto l’avallo della Commissione tributaria provinciale.

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la sentenza e il ricorso è stato accolto dalla Corte di Cassazione.

Aggiornati i quadri dei modelli IVA

 L’Agenzia delle Entrate, prima di archiviare l’anno, ha deciso di pubblicare una serie di bozze di documenti utili ai contribuenti. Nei giorni scorsi è comparsa sul sito la bozza del modello CUD 2013, insieme al “pacchetto IVA” che stiamo per analizzare.

Il pacchetto IVA comprende sia l’IVA 2013, sia l’IVA Base/2013, sia l’IVA 26LP/2013 riservato all’ente o società controllante del gruppo IVA, sia l’Iva 74-bis, sia la Comunicazione annuale dati IVA. Tutti questi modelli, come anche il CUD, non sono in forma definitiva ma possono essere usati già per comprendere le differenze che sussistono rispetto all’anno scorso.

Per esempio nel Rigo VE26 è stato inserito il campo 3 che è dedicato a tutte le operazioni realizzate con il regime dell’IVA per cassa, è stato inserito il campo 3 anche nel rigo VF19 per gli acquisti che i contribuenti che hanno optato per lo stesso regime, hanno effettuato nell’anno.

Se avete la necessità di comunicare l’opzione IVA per cassa, adesso è stato inserito il rigo VO15. Sempre nel quadro VO sono stati inseriti i campi VO33 e VO34 dedicati rispettivamente ai contribuenti che non vogliono avvalersi del regime fiscale di vantaggio riservato ai giovani imprenditori e ai lavoratori in mobilità.

Escluso il quadro VR, la richiesta di rimborso del credito annuale IVA deve essere presentata tramite il quadro VX oppure tramite il quadro RX presente nel modello UNICO per chi presenti la dichiarazione unificata.

Pronto il modello CUD 2013

 Poco prima di questo fine settimana denso di novità a livello politico che potrebbero incidere sulla situazione finanziaria del nostro paese, è stato pubblicato dall’Agenzia delle Entrate il nuovo modello CUD per il 2013. Cambi di Governo a parte, infatti, tutti i contribuenti devono rispettare gli impegni con il fisco, sulla base della categoria d’appartenenza.

Sul sito internet dell’Erario, quindi, è presente la bozza del CUD 2013 con le relative istruzioni. Il modello in questione serve a certificare i redditi di lavoro dipendente equiparati o assimilati e percepiti nell’anno solare che sta per concludersi.

La certificazione deve essere consegnata da datori di lavoro ed enti pensionistici entro il 28 febbraio 2012, a patto che il rapporto di lavoro sia ancora in essere. In caso di cessazione del rapporto di lavoro, la certificazione deve essere consegnata entro 12 giorni dalla richiesta dell’interessato.

Il contribuente, sia esso dipendente, pensionato o percettore di redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente, deve ottenere il CUD il duplice copia. La bozza pubblica contiene delle agevolazioni, per esempio lo sconto d’imposta per i ricercatori che sono rientrati in Italia oppure l’imposta sostitutiva al 10 per cento sui premi produttività erogati ai dipendenti.

Novità anche sul fronte dei destinatari dell’8 per mille cui si aggiungono, oltre quelli già presenti, anche la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia e l’Esarcato per l’Europa e la Chiesa apostolica in Italia.

 

Stage: solo uno su dieci si trasforma in lavoro

La situazione che emerge dallo studio condotto da Unioncamere attraverso il sistema informatico Excelsior conferma quello che i giovani italiani sanno già molto bene: le aziende che, dopo il primo periodo di stage, offrono un contratto di lavoro sono pochissime. Nello specifico, solo un giovane su dieci riesce ad ottenere ilo tanto agognato posto di lavoro dopo aver prestato servizio gratis all’interno dell’azienda.

Nonostante gli stage e i tirocini siano delle modalità di formazione molto utilizzate da aziende e società italiane (molto sfruttate dalle grandi aziende, quelle con più di 500 dipendenti, meno dalle aziende più piccole), il paradosso è che dopo la fine del periodo di formazione questa forza lavoro fresca e preparata viene rispedita a casa. Succede in condizioni normali, e succede, a maggior ragione, in periodi di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo.

A parità di richieste di stagisti e tirocinanti, quest’anno ad essere riconfermati sono stati 32 mila e cinquecento giovani, contro i 38 mila dello scorso anno. Il comparto in cui è più facile trovare uno stage e essere riconfermati dopo è quello dei servizi (trasporto, logistica e magazzinaggio), male invece l’industria, la sanità e l’istruzione, comparti in cui la possibilità di rimanere a lavorare nell’azienda che ha ospitato lo stage oscillano tra il 28 e il 6%.

 

BMW offre stage e lavoro nelle sedi italiane

 Famosa per l’eccellenza dei suoi componenti e per la qualità delle sue autovetture, la BMW è un’azienda in continua espansione. Oltre alla differenziazione dei marchi e della produzione (BMW, MINI, Husqvarna e Rolls-Royce) la BMW può vantare una vasta rete di stabilimenti di produzione in tutto il mondo, compresa l’Italia.

Per le sue sedi italiane, la BMW è alla ricerca di 5 stagisti per tirocini della durata di 6 mesi. Nello specifico i candidati potranno rispondere alle offerte per:

Stage Experential Marketing
Tirocinio after sales business development
Stage Dealer Marketing Mini
Stage Ufficio Comunicazione – PR Mini

Oltre agli stage sul portale dell’azienda ci sono anche delle offerte di lavoro per venditori: per la sede di Milano si cerca un venditore moto e per quella di San Donato Milanese un venditore auto.

Per le candidature è necesario inviare il proprio curriculum vitae alla pagina Lavora con noi del sito dell’azienda.