Entrate tributarie in aumento: le imposte dirette

 Le entrate tributarie e quindi il famoso gettito fiscale, nei primi dieci mesi dell’anno, è aumentato rispetto all’anno scorso. Questa discrepanza sembra debba essere attribuita alle misure correttive che sono state introdotte a partire dalla seconda metà del 2011.

Come sempre il Dipartimento delle Finanze cerca di riassumere l’andamento delle Entrate Tributarie e nell’ultimo Bollettino ha preso in esame i primi dieci mesi dell’anno da gennaio ad ottobre.

Il primo dato importante è che rispetto ad un periodo analogo del 2011, quest’anno le entrate tributarie sono aumentate del 4 per cento e sono arrivate a quota 322.814 milioni di euro. Per quanto riguarda le imposte dirette, sono cresciute del 5 per cento portando nelle casse dell’Erario ben 8234 milioni di euro in più.

Un po’ dell’incremento è dovuto all’aumento dei pagamenti dell’Ire, +0,3% che prende spunto dalle ritenute sui redditi dei dipendenti pubblici e privati e dalle ritenute sulle flessioni. Questo leggero incremento, secondo il dipartimento delle Finanze, va a controbilanciare la flessione degli incassi legati alle ritenute dei lavoratori autonomi.

In aumento dell’1 per cento anche il gettito che proviene dall’autoliquidazione. Con questo sistema in cassa sono finiti circa 137 milioni di euro in più rispetto al 2011. In salita anche le entrate derivanti dall’imposta sostitutiva delle ritenute, interessi ed altri redditi di capitale che sono aumentati del 53,9 per cento. Cresce infine dell’1,1 per cento anche il gettito IRES.

Draghi: “Nel 2013 ripresa lenta a livello europeo”

Mario Draghi è fiducioso. Il presidente della Bce, Banca Centrale Europea, ha detto la sua sulla situazione del Vecchio Continente a livello economico e ha illustrato quelle che sono le prospettive per il 2013:

“Ci sarà una ripresa graduale il prossimo anno per l’Eurozona. Un anno, comunque, ancora caratterizzato da debolezza economica”.

C’è da dire che la Bce ha ulteriormente abbassato le sue stime sulla crescita nel 2012 e nel 2013.

I dati dicono che

“Per il 2012 si passa tra il -0,6% e il -0,4% e per il 2013 tra il meno -0,9 e lo +0,3%. Per quanto riguarda i tassi, sono stati fermati allo 0,75%. In diminuzione l’inflazione nell’Eurozona per il 2012. Nel 2013 il tasso di inflazione dovrebbe scendere sotto il 2%”.

Draghi è stato chiaro:

“Vista la situazione di crisi ancora presente, la Bce fornirà ancora aiuto alle banche con liquidità illimitata in base alle necessità e attraverso aste trimestrali che saranno garantite almeno fino a Luglio. Gli stessi aiuti saranno garantiti anche dopo tale periodo in base alla situazione economica. La strada da seguire è quella di continuare con l’Unione bancaria e la sorveglianza bancaria unica Europea. La Bce, ha detto Draghi, segue con interesse la discussione sulla “roadmap” che sarà ripresa dall’Ue a Dicembre”.

 

I dipendenti pubblici sono in esubero

Giungono notizie poco confortanti per quanto riguarda i tagli all’occupazione. Nel prossimo anno 7000 dipendenti pubblici saranno fatti fuori.

Un dato che fa salire la tensione e fa crescere le paure. Non sono bastate le rassicurazioni del ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patron Griffi:

“Per gli eventuali esuberi nel pubblico impiego useremo anche la mobilità ma é l’ultimo degli strumenti. Gli strumenti che verranno utilizzati saranno innanzitutto la mobilità volontaria, poi i contratti di solidarietà e per le eccedenze residue la mobilità per due anni”.

I dati parlano chiaro:

“Il numero degli eventuali tagli comprenderebbe 3.100 nei ministeri, 58 dirigenti di prima e seconda fascia, 140 impiegati negli enti di ricerca, senza contare coloro che saranno ‘tagliati’ dei due grandi enti previdenziali, Inail e Inps. Dunque, gli esuberi nelle pubbliche amministrazioni dovrebbero arrivare a circa 7.300 in totale in base ai tagli previsti dalla spending review”.

Intanto il Ministro della Funzione Pubblica, Patroni Griffi ha annunciato

“Un ulteriore taglio delle piante organiche di 3.300 impiegati, oltre alle 4.028 eccedenze emerse dal primo decreto. E sarà impossibile pensare ad una stabilizzazione di massa per i 260mila precari della Pubblica amministrazione. Perché sarebbe contro il dettato costituzionale e annullerebbe la possibilità di entrata nelle amministrazioni pubbliche dei giovani”.

Bollo di transizioni procurerà al fisco tre miliardi di gettito

La reintroduzione dell’Imu è stata preferita di recente all’introduzione della patrimoniale. Pare che il Premier Mario Monti abbia fatto la scelta giusta, a considerare dai dati provenienti dal Ministero dell’Economia.

Scrive Mf:

“Nel computo globale delle entrate tributarie dei primi 10 mesi del 2012 l’inaspettato ruolo di star l’ha avuto persino il bollo sulle transazioni finanziarie, che ha fatto portare nelle casse dello Stato, senza colpo ferire e senza possibilita’ di scampo, la bellezza di 3 mld di euro. Se si aggiungono gli oltre 3,5 mld di euro attesi quest’anno dall’Imu sulla prima casa, reintrodotta dall’esecutivo dei tecnici, e i super-aumenti sulle seconde e terze unita’ immobiliari, il gioco e’ fatto: il salva-Italia si e’ tramutato in un tassa-Italia”.

Mf prosegue parlando delle Mosse del Governo Monti:

“Nell’ambito di una congiuntura economica gia’ molto difficile, tra gennaio e ottobre di quest’anno le entrate sono comunque aumentate del 4% (322,814 mld, 12,343 mln in piu’ rispetto a un anno prima). A tenere in piedi la baracca sono state proprio le voci delle nuove gabelle fiscali inserite nel primo decreto legge dell’esecutivo Monti. Per il Tesoro sono “in crescita significativa” l’imposta di bollo, che ha registrato un incremento del 126,6% (+3,082 mld)”.

Ecco, invece, i dati rilasciati dal Ministero dell’Economia:

“Le imposte dirette sono aumentate del 5% (+8,234 mld). Il gettito Ire ha evidenziato un lieve incremento dello 0,3% (+442 mln). Positivo il gettito dell’autoliquidazione (+1%, ossia +137 mln) e in crescita il gettito Ires, che si e’ attestato a 20,578 mld (+1,1%, pari a +231 mln). Il tutto, occorre ricordare, con un Paese in recessione e il Pil in calo quasi del 2,6%. Si e’ poi registrato un significativo incremento dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale (+2,866 mld, pari a un +53,9%). Male il gettito Iva: pur in presenza di un aumento di un punto percentuale dell’aliquota (dal 20 al 21%), gli incassi sono diminuiti di 1,7 mld”.

Lo Stato pressa per le entrate tributarie

Le entrate dello Stato sono cresciute in virtù dell’Imu, della tassa sulla benzina e dell’imposta di bollo. A discapito, ovviamente, sui piccoli risparmiatori.

Così, da gennaio ad ottobre 2012 ben 322,814 miliardi di euro sono stati messi a registro nelle entrate tributarie erariali. La crescita complessiva è di +12,343 miliardi, dunque del 4%.

Un ottimo bilancio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A rendere noti i dati è il Ministero dell’Economia:

“Ai fini di un confronto omogeneo, al netto dell’imposta sostitutiva una tantum sul leasing immobiliare registrata nel mese di aprile 2011, le entrate tributarie erariali presentano una crescita tendenziale pari al 4,4% (+13,602 miliardi). Pur in presenza di una congiuntura fortemente negativa la dinamica delle entrate tributarie conferma la tendenza alla crescita a ritmi superiori rispetto all’analogo periodo dello scorso anno per effetto delle misure correttive varate a partire dalla seconda metà del 2011. In particolare, alla variazione positiva delle entrate che affluiscono al bilancio dello stato hanno contribuito il gettito della prima rata di acconto dell’imu che è risultato in linea con le previsioni, l’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale, l’imposta di bollo e l’imposta di fabbricazione sugli oli minerali”.

 

Squinzi: “Aziende italiane devono puntare su import/export”

Tutti colpiti dalla crisi economica. Sia i giovani sia i pensionati. Tutti pagano a caro prezzo il disagio di questi ultimi tempi. Precariato e imprese sono due rette parallele che non si incontrano mai. Così la crisi continua a fare effetto e mietere vittime.

La notizia che molte multinazionali sono in fuga dall’Europa non è dunque la più brutta della settimana, ma le fonti ufficiali provano a cercare i rimedi. O meglio, provano a correre ai ripari. Colpa della burocrazia?

E le aziende italiane, invece, come stanno? Stanno a galla ma provando molta difficoltà ed è tempo di trovare una soluzione. A pensarci è Squinzi, Presidente di Confindustria che durante una conferenza presso l’Ambasciata italiana a Bruxelles fatta per ricevere il Premio Europa 2012 ha dichiarato:

“Resiste il ‘made in Italy’ e per questo motivo le aziende pensano a investire all’estero cercando nuove quote di mercato. Appare fondamentale accelerare il rafforzamento dell’Euro, che si basi su una Banca centrale europea con più poteri. Mi preme sottolineare l’importanza del calo dello spread, che secondo me porterà a meno manovre per raggiungere il pareggio di bilancio”.

Squinzi si è anche soffermato a discutere di diversi nodi politici che strangolano l’Italia da qualche mese.

 “Io quello che mi auguro è che esca dalle urne un governo forte con una base parlamentare solida che riesca a superare gli scogli delle navigazioni parlamentari che stiamo vedendo ad esempio con il decreto sulla crescita, sulla stabilità e sulla delega fiscale. Non so cosa riusciremo a portare a casa in questa legislatura”.

Stabilità, Berlusconi boicotta Monti

Pesante dietrofront del centro-destra. Ed ora? Il Governo Monti rischia di cadere dopo il sì del Senato alla fiducia sul maxiemendamento messa dall’esecutivo sul decreto sviluppo. Il Popolo delle Libertà, uno degli azionisti della maggioranza successiva allo scioglimento del Governo Berlusconi, si è però astenuto.

Un chiaro segnale che Berlusconi e i suoi non sostengono più l’esecutivo Monti?

Molto probabile. Tutto sarebbe successo dopo un’intervista televisiva in cui il Ministro Corrado Passera avrebbe bocciato il ritorno in politica del ‘Cavaliere’.

Così, il Popolo delle Libertà ora vuole far cadere il Governo Monti.

Nel pomeriggio lo ha confermato anche Fabrizio Cicchitto:

“Confermo il passo indietro del Pdl nel sostegno al Governo Monti, e in particolare all’atensione dal voto del gruppo per non far mancare il numero legale, elencando una serie di dati negativi (dall’aumento della pressione fiscale al rallentamento dell’economia e all’incremento della disoccupazione), ma ribadendo l’interesse comunque ad approvare la legge elettorale e il ddl Stabilità. Ogni partito fa i conti con la sua base sociale, spiega, noi la facciamo con la rivolta che é in corso da parte dei piccoli imprenditori, commercianti e artigiani che ci dicono che la misura é arrivata a un livello”.

Calcolo della propensione al rischio e allocazione finanziaria

 Quando si decide di investire un patrimonio è necessario, prima di procedere alle contrattazioni vere e proprie, capire quale sia la sua migliore allocazione possibile in base al profilo dell’investitore. In questa decisione entrano in gioco diverse variabili, come il reddito e le spese che l’investitore è chiamato a sostenere.

Un’altra variabile fondamentale per la scelta dell’allocazione del patrimonio è la propensione al rischio dell’investitore, ossia la sua capacità di tolleranza delle fluttuazioni del valore del patrimonio. Pur essendo una variabile importantissima, la propensione al rischio è molto difficile da definire con precisione, soprattutto per il fatto che gli strumenti a disposizione per il suo calcolo sono aleatori e basati su situazioni ipotetiche.

A questa difficoltà iniziale si aggiunge anche il fatto che l’individuo che vuole investire potrebbe non dare delle informazioni precise e veritiere e la sua propensione attuale potrebbe cambiare nel corso del tempo.

Per questo motivo, prima di procedere alla scelta dell’allocazione finanziaria del proprio patrimonio è necessario essere consapevoli con la maggiore precisione possibile delle conseguenze di ogni allocazione finanziaria sul patrimonio futuro, tenendo conto delle entrate e delle spese. Solo un’attenta pianificazione finanziaria, basata su calcoli specifici delle entrate e delle uscite, è in grado di orientare in maniera precisa la scelta di portafoglio.

Pronto il piano d’azione della Commissione Europea contro l’evasione

 Algirdas Semeta, commissario europeo per la fiscalità e l’unione doganale, l’audit e la lotta antifrode, non ha dubbi:

Ogni anno nell’UE si perdono mille miliardi di euro a causa dell’evasione e dell’elusione fiscali. Non si tratta soltanto di una scandalosa perdita di entrate estremamente necessarie, ma di una minaccia per la giustizia fiscale. Sebbene gli Stati membri debbano potenziare le misure nazionali per la lotta all’evasione fiscale, le soluzioni unilaterali non saranno sufficienti. In un mercato unico, nel contesto di un’economia globalizzata, le incoerenze e le lacune nazionali diventano il terreno di gioco per chi cerca di eludere la tassazione. Una posizione forte e coesa dell’Unione nei confronti degli evasori fiscali, e di coloro che li agevolano, è quindi fondamentale.

Nel piano d’azione presentato oggi in Comissione Europea, si auspica che l’Unione Europea, per mezzo delle sue istituzioni e dell’operato delle singole unità nazionali, si schieri, in maniera forte e coesa, contro i paradisi fiscali, anche attraverso misure specifiche per convincere i paesi terzi ad applicare le norme di governance dell’Unione.

In secondo luogo Semeta ha ribadito la necessità di una pianificazione fiscale aggressiva, che vada a colmare le lacune legislative e a chiarire i tecnicismi che fino ad ora hanno permesso l’evasione e l’elusione fiscale, cercando di creare le condizioni per cui la tassazione si basi sulla reale possibilità economica di ogni azienda che opera nell’Unione.

Tra le altre misure suggerite dal piano d’azione contro l’evasione ci sono: un codice dei contribuenti, un codice di identificazione fiscale dell’UE, un riesame delle disposizioni antiabuso delle principali direttive comunitarie e gli orientamenti comuni per la tracciabilità dei flussi di denaro.

Record cassa integrazione: un miliardo di ore da inizio anno

 La stima fatta dall’Inps nel mese di ottobre si è rivelata più che precisa: le ore di cassa integrazione richieste ha superato il miliardo prima della fine dell’anno.

Nel mese di novembre si è registrato un aumento delle richieste di cassa integrazione del 5,1% rispetto ad ottobre del 2012 e del 27,5% rispetto a novembre del 2011. Peggiora la situazione l’impennata delle richieste di disoccupazione, che nel mese di ottobre sembrava essersi arrestata: i datti rivelano un aumento del 12,84% su ottobre 2011 e del 47,68% rispetto a settembre 2012. Cresce anche il numero di richieste di mobilità, con un +69,47% tendenziale e un +67% sul mese precedente.

Si conferma rafforzata la tendenza all’aumento di richieste di cassa integrazione riproponendo l’andamento del 2010, quando furono autorizzate 1,2 miliardi di ore, piuttosto che quello del 2011, quando non venne raggiunto il miliardo. La difficoltà del sistema produttivo e del mercato del lavoro si misura tutta in questi dati.

Questo il commento del presidente Inps Antonio Mastrapasqua, che sottolinea anche che l’aumento tendenziale delle richieste è dovuto, in larga parte, alle autorizzazioni del settore industriale, seguito da quello edile.

Anche il commento della Cgil è dello stesso tono di quello di Mastrapasqua e evidenzia come questo aumento sia un vero allarme sociale che necessita di interventi mirati, soprattutto per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nell’immediato.

E’ urgente  – commenta Serena Sorrentino, segretario confederale – rifinanziare adeguatamente gli ammortizzatori sociali in deroga, vista l’incidenza della crisi quanto stanziato basterà solo per i primi mesi del prossimo anno.