Acconto di novembre: sì o no?

 Novembre, per le imprese e per alcune categorie di contribuenti, è un mese molto difficile perché ci si prepara per pagare gli acconti delle imposte che poi saranno saldati nel 2013. Ora quella che Fiscooggi chiama “stagione degli acconti”, sta per concludersi.

Il pagamento dell’acconto riguarda diverse tipologie d’imposte, l’Irpef ad esempio, l’Ires e l’Irap ed interessa alcune categorie di contribuenti, le persone fisiche, le società di persone o anche i soggetti Ires. La scadenza, però, è uguale: il 30 novembre.

In base al tipo di contribuente e al tipo d’imposta si può applicare una formula diversa per la determinazione dell’acconto che deve essere versato in un’unica soluzione senza possibilità di rateizzare l’importo. Lo strumento per il pagamento dell’acconto è sempre lo stesso: l’F24.

I contribuenti che maggiormente devono fare attenzione all’acconto sono quelli che hanno presentato la dichiarazione dei redditi con il modello Unico 2012 e che, dalla dichiarazione stessa, evincono un debito d’imposta.

Per avere un’idea dell’imposta, i contribuenti possono andare a visionare l’importo inserito nel Rigo RN33 dove  si indica l’imposta dovuta per il 2011, al netto delle detrazioni, dei crediti d’imposta e delle ritenute subite. Su questa somma deve essere calcolato l’acconto nella misura del 96%. Non si paga nulla nel caso in cui il risultato di questo calcolo sia inferiore a 52 euro.

Banche: chiesto il rinvio di Basilea 3

 Chiesto il rinvio delle regole di Basilea 3 da parte delle banche italiane che non vedono nelle nuove norme che dovrebbero entrare in vigore a partire dall’anno prossimo, uno strumento di rilancio dell’economia e di consolidamento del settore creditizio.

La protagonista assoluta di questa vicenda è la federazione bancaria europea che ha inviato una lettera direttamente al Commissario europeo per il Mercato Interno, Michel Barnier, con la richiesta di un rinvio dell’applicazione delle regole previste per il Basilea 3. 

La richiesta parte dalla considerazione che anche le banche americane potrebbero attraversare un momento di crisi a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo, se la nuova normativa diventasse operativa. A diffondere la lettera e gli intenti della Federazione, ci ha poi pensato anche l’Abi.

Qualora la richiesta fosse esaudita e qualora gli analisti della Federazione avessero ragione, la ripresa economica dovrebbe iniziare già a metà dell’anno prossimo. Si dovrebbe infatti chiudere un ciclo economico, le imprese dovrebbero avere maggior credito a disposizione ma ci potrebbe essere un ritorno ai livelli precrisi anche per quanto riguarda i finanziamenti e le richieste di mutuo per le famiglie.

L’analisi della situazione americana è stata abbastanza convincente ma di cosa parla l’accordo Basilea 3 nello specifico? Definisce degli standard validi a livello internazionale, validi per le banche, riguardo il loro patrimonio e la disponibilità di liquidità.

L’approfondimento sul sito della Banca d’Italia.

Eccellenze agricole all’asta

 Prodotti agricoli di pregio saranno oggetto di un’asta di Christie’s che ha deciso di far confluire il ricavato di questa particolare vendita nella costruzione di un asilo nell’Emilia Romagna sconvolta dal terremoto.

In genere siamo abituati a sentire cifre da capogiro nelle aste di Christie’s, ma soltanto in relazione ad opere d’arte, quasi o anche gioielli. Niente di tutto questo nella prossima asta che invece vedrà protagonisti i prodotti agricoli di pregio.

Il progetto è stato promosso da Confagricoltura che ha pensato di contribuire alla promozione del patrimonio agricolo nostrano e allo stesso tempo alla ricostruzione di un territorio che deve ancora affrontare tutti i problemi legati al sisma prima e alla crisi economica dopo.

L’iniziativa si chiama “Ripartiamo dal nido” – perché i soldi saranno proprio usati per la costruzione di un asilo – ed è stata presentata a Roma nella sede della Confederazione agricola.

Cosa ci sarà dunque all’asta? In primo luogo i prodotti tipici del comparto agroalimentare, quindi forme di Parmigiano Reggiano, Prosciutti con il marchio DOP ma anche dei pacchetti vacanze negli agriturismi di questa zona.

I soldi hanno già una destinazione: la ricostruzione dell’asilo parrocchiale di Mortizzuolo, una frazione di Mirandola, in provincia di Modena. Un impegno diretto che piacerà sicuramente anche agli astanti.

Acconto: passiamo in cassa

 Per pagare l’acconto Irpef 2012, una volta calcolato l’importo e definito ancor prima il metodo di calcolo, deve essere versata la somma tramite il classico modello F24 in cui deve essere indicato un codice tributo.

Per l’Irpef acconto – seconda rata o acconto in un’unica soluzione, il codice tributo da usare è il 4034. Ma devono essere presi in considerazione anche gli altri acconti.

Per il pagamento unitario o per la seconda rata dell’acconto Irap 2012, per cui valgono le stesse indicazioni su obbligo, esonero e metodo previsionale di calcolo che ci sono per l’imposta principale, si deve usare un codice diverso che è il 3813.

L’acconto Irap, se in carico a persone fisiche o a società di persone è uguale al 99 per cento di quel che si indica nel Rigo IR22 della dichiarazione Irap. Se invece devono pagare questo acconto i soggetti Ires, questi devono corrispondere il 100 per cento. Per l’acconto Ires il codice tributo da usare nell’F24 è il 2002.

L’Ires va versato in due rate soltanto se l’imposta da corrispondere è superiore a 103 euro, mentre non è previsto alcun pagamento per chi calcola di dover dare meno di 21 euro.

Per il versamento dell’acconto 2012 è possibile anche compensare alcuni crediti tributari o contributi. L’Agenzia delle Entrate ricorsa che i titolari di partita Iva devono presentare in via telematica l’F24.

Il salvataggio del Reggiano

 Il Parmigiano Reggiano, in seguito al sisma che ha sconvolto in maggio l’Emilia Romagna, si è trovato a fare i conti con una crisi degli acquisti e con una serie di forme del prodotto, rovinate, quindi difficili da piazzare sul mercato.

Un salvataggio in extremis di questa eccellenza italiana, è stato possibile attraverso la corsa all’acquisto degli italiani che riconoscendo la bontà del prodotto nostrano e riscoprendo una solidarietà ante litteram, hanno salvato diversi caseifici.

In pericolo nel periodo post sisma ben 37 caseifici di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna, più di 600 allevamenti e qualcosa come 60o mila forme di parmigiano danneggiate. I numeri arrivano direttamente da un’indagine della Coldiretti.

L’associazione, a sei mesi dal sisma, ha ricordato che il 10 per cento del PIL agricolo dell’Italia parte proprio dall’indotto emiliano e prodotti quali il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, ma anche l’aceto balsamico di Modena, il prosciutto di Parma a il Lambrusco, ce li invidiano – e talvolta ce li copiano, in tutto il mondo.

Le vendite solidali hanno arginato la crisi. Coldiretti si è spesa molto in questa iniziativa solidale insieme a Campagna Amica e al Consorzio di Tutela che hanno organizzato una rete distributiva su base locale, nazionale ed internazionale.

Gli acconti da ricontare

 Non si può dire che i contribuenti non vogliano pagare l’acconto se per caso fanno ritardo oppure devono avvalersi del ravvedimento operoso. Può capitare infatti che delle novità a livello normativo, abbiano determinato il ricalcolo dell’imposta.

Un’utile guida dell’Agenzia delle Entrate ha spiegato cos’è l’acconto di novembre, chi deve pagarlo e chi no, i termini del pagamento e le sanzioni previste per chi arriva alla cassa con un calcolo errato o con un po’ di ritardo.

Per i ritardatari, purtroppo, non abbiamo alcuna giustificazione, mentre possiamo scagliare una freccia a favore di chi è stato costretto a ricontare l’acconto. Tutto parte dalla manovra di ferragosto del 2011, passata agli annali come Decreto legge n. 138 del 2011.

Questo decreto legge, infatti, ha introdotto diverse novità riguardo la tassazione, soprattutto in riferimento alle società non operative, vale a dire alle società di comodo e a quelle in perdita sistemica.

Se si verificano alcune condizioni, dunque, l’Ires che si deve versare nell’acconto è leggermente più alta e pari al 38 per cento dell’importo dovuto. Le nuove norme introdotte dalla manovra di ferragosto prevedono che si possa applicare una maggiore imposta a partire dall’anno successivo a quello dell’entrata in vigore della legge, quindi proprio nel 2012.

Gli acconti delle società devono quindi essere ricalcolati applicando l’aliquota maggiore al dato storico.

I nuovi progetti di Volkswagen

 Per la Volkswagen l’obiettivo prioritario è uno solo: diventare il principale produttore mondiale entro il 2018 o anche prima. Per questo negli anni ha accumulato un bel gruzzoletto ed ora, in un momento di crisi che interessa i principali “avversari”, può permettersi anche nuovi investimenti.

L’ultima notizia dal settore automobilistico che si riflette molto bene anche in campo finanziario, è quella dell’esposizione della Volkswagen rispetto alla crisi, in confronto a quanto sta accadendo anche a Peugeot, Citroen, Open e Fiat.

Il gruppo automobilistico tedesco, dalla sua, ha una grande liquidità che ha consentito al Consiglio di Sorveglianza di deliberare un programma di investimenti triennale di circa 50,2 miliardi di euro che saranno impiegati dall’azienda dal 2013 al 2015. 

Con i soldi messi in campo si provvederà allo sviluppo di nuovi modelli al fine di realizzare anche nuove fabbriche più produttive rispetto a quelle attualmente presenti. Chiaramente gli investimenti interesseranno in  modo equo tutti i 12 marchi del gruppo, mentre non saranno coinvolte in questo piano di sviluppo le join venture cinesi.

Il presidente del Gruppo Volkswagen, intervistato sui piani futuri, ha spiegato che l’intenzione è quella di espandersi al di fuori del Vecchio Continente con la costruzione di nuovi stabilimenti in Russia ma anche in Cina e in Messico.

Bilancio UE: un’altra scommessa

 A guardare quel che sta succedendo in Europa, molti investitori si sfregano le mani: tutto fa pensare che siamo in una fase d’attesa e vale la pena provare a trarre giovamento anche dalla stasi. La settimana scorsa, per esempio, si sarebbe dovuto decidere qualcosa sul salvataggio di Cipro.

Le ultime indiscrezioni raccontano che UE, BCE e FMI hanno pronto in tasca un accordo da 16-17 miliardi di euro per il salvataggio del governo dell’Isola e il portavoce cipriota Stefanos Stefanou conferma che presto saranno indicati anche gli strumenti che intende usare per risanare il settore bancario e quello produttivo di Cipro.

Intanto fallisce anche l’accordo sul bilancio, ennesimo terreno d’investimento per chi fa trading con le opzioni binarie. Sarà raggiunta l’intesa o sarà tutto rimandato? Nella conoscenza di questa risposta e di altri interrogativi simili, risiede la possibilità di guadagno.

Il bilancio di previsione 2014-2020, probabilmente, non sarà approvato prima dell’anno prossimo. Sembra che stavolta, a premere in direzione opposta a quella del raggiungimento dell’accordo, ci siano stati il Regno Unito, i paesi del Nord Europa e tutte le nazioni che hanno palesato di aspettarsi un impegno finanziario maggiore da Italia, Francia e dall’UE in generale.

I mille miliardi di bilancio per i prossimi sette anni proposti da Van Rompuy hanno trovato il veto del Regno Unito ma nella prossima riunione questa cifra potrebbe essere ulteriormente tagliata.

Sanzioni sull’acconto

 L’acconto da pagare entro la fine di novembre, precisamente entro il 30 novembre, va determinato in base all’Unico 2012 ma non sempre è necessario provvedere al pagamento. Ci sono delle eccezioni legate proprio all’importo da corrispondere.

Chi non deve pagare più di 52 euro, oppure chi produce redditi nel 2012 per la prima volta, non deve pagare alcun acconto.

Questo poi si calcola con il metodo storico e nel caso in cui il contribuente abbia un reddito più o meno stabile, tutto fila liscio. Ci sono invece alcuni piccoli problemi per chi si aspetta da un anno all’altro un risultato economico variabile. In questo caso fa comodo usare il calcolo presuntivo.

Parliamo ad esempio di chi ha optato per la cedolare secca o per chi ha dovuto fare i conti con i nuovi regimi fiscali. Ma se anche capitasse di avere un acconto sottostimato, c’è sempre la possibilità di usare il ravvedimento operoso.

Se il ravvedimento arriva entro 14 giorni dalla scadenza dell’imposta si paga una sanzione pari allo 0,2 per cento per ogni giorno di ritardo. Se il ravvedimento arriva entro 30 giorni dalla scadenza, la sanzione è parti al 3 per cento dell’imposta e se il ravvedimento, infine, è presentato con la dichiarazione relativa ai redditi dell’anno in cui è commessa, allora si paga il 3,75%.

Diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie

Si avvicina il Natale e, si sa, dovrebbe essere il periodo migliore per concedersi qualche sfizio. Mettere mano ai propri risparmi, oppure sfruttare la tredicesima, è un buon modo per farlo.

Sorge un problema: risparmi e tredicesima si riducono di anno in anno. Al pari del potere d’acquisto delle famiglie italiane, ulteriormente sceso di 5,2 punti in percentuale rispetto al 2011.

Ciò si evince dalle tabelle contemplate nel bilancio sociale dell’Inps. In base ai dati dell’Istituto, elaborati dall’Adnkronos, i redditi lordi primari del 2007 sono rimasti stabili rispetto al 2011. Il reddito complessivo, invece, ha fatto registrare un aumento del 3,3%, in virtù delle prestazioni sociali.

Soffermiamoci dunque sui redditi familiari, i quali ammontano nel complesso a 1.529 miliardi. Essi sono divisi in:

redditi primari (1.165 miliardi);

– prestazioni sociali Inps: pensioni, trattamenti temporanei etc. (219 miliardi);

– altre prestazioni sociali emesse da diversi soggetti (26 miliardi)

Fatti i dovuti conti, detratti ciò contributi ed imposte del caso, quanto resta in mano alle famiglie italiane1.053 miliardi, molto meno rispetto agli anni passati.

Osserva, dunque l’Inps:

“Il reddito delle famiglie consumatrici, senza considerare l’effetto dell’inflazione, dal 2008 al 2011 è aumentato di 5 miliardi di euro (+0,4%); il potere d’acquisto si è però ridotto di 38,6 miliardi (-3,7%). Il reddito primario lordo disponibile in tre anni è sceso di 23 miliardi, mentre in termini di potere d’acquisto si registra un crollo di 70,5 miliardi (-6,7%)”.