Scritture contabili e atteggiamenti antieconomici

 Il Fisco non è tenuto a dare un’opinione sulle scelte fatte da un imprenditore a patto che queste scelte poi non ricadano sulla gestione contabile o meglio non evidenziano un’incongruenza tra scritture contabili e scelte irragionevoli.

Entriamo nel dettaglio di un interessante pronunciamento della Corte di Cassazione che ha dato qualche indicazione su come le aziende devono gestire le scritture contabili nella sentenza n. 19559 del 9 novembre.

Il Fisco, in pratica, può procedere con l’accertamento dei dati contabili di un’azienda che si sia sottoposta agli studi di settore, se rileva che alcune opzioni esercitate dall’imprenditore sono “antieconomiche” o comunque illustrano una gestione dell’azienda insostenibile nel tempo.

Questo non vuol dire che l’Erario mette in dubbio la correttezza delle scritture contabili ma non le trova congrue con quanto l’imprenditore dichiara di aver fatto e di voler fare.

Il fatto. Una Srl si era opposta ad un avviso di accertamento per Irpeg ed Iva relativi al 2003. Il giudice di primo grado aveva aveva respinto l’opposizione  anche i giudici di secondo grado avevano fatto lo stesso piegando che nelle scritture contabili era emerso un atteggiamento antieconomico perdurante dell’imprenditore.

Questo ha pensato di rivolgersi allora alla Cassazione lamentandosi per un’irregolarità nella procedura dove sarebbero stati omessi i fatti decisivi del processo. La Cassazione però, ha condannato l’antieconomicità delle scelte dell’impresa spiegando che la correttezza delle scritture contabili non preclude un accertamento del Fisco se si va oltre i criteri di ragionevolezza della gestione economica dell’impresa. 

Mutuo Geniale con la Popolare di Cremona

 Il mercato immobiliare sta ripartendo anche se nel nostro paese continuano le anomalie riguardo la domanda di immobili (in calo) e i prezzi di vendita degli stessi (in aumento). Una correlazione inversa tra questi due indici non dà molta speranza a chi acquista di ottenere “uno sconto”.

Ecco allora che risulta fondamentale trovare un accordo con la banca che eroga il mutuo e sbirciando tra le offerte dei vari intermediari online, come lo sono Mutuionline o Mutuisupermarket, si scopre qualche proposta interessante. Oggi presentiamo il “Mutuo Geniale – Formula a tasso variabile con opzione” della Banca Popolare di Cremona, nella scheda proposta da Mutuionline.

Questo prodotto è riservato dall’istituto di credito a chi è in procinto di comprare la prima casa ed è un tasso misto che consente di finanziare fino al 50 per cento del minore tra valore certificato dalla perizia e prezzo di vendita indicato nel preliminare o nella proposta d’acquisto.

Il tasso misto prevede che nel primo anno si applichi un tasso fisso calcolato con la classica formula “IRS a 5 anni di periodo + spread 0,80%”.

Dal secondo anno in poi la banca propone un tasso variabile calcolato come “l’Euribor a 1 mese/365 media precedente + lo spread”, che sarà del 3,05% per i mutui rimborsati in 10 anni oppure del 3,15% per i mutui rimborsati in 15 anni.

Il mutuatario può comunque scegliere di passare al tasso fisso per una durata che non eccede quella del piano d’ammortamento, comunicando la scelta con 45 giorni d’anticipo alla banca e per un periodo che non può essere inferiore ai 3 anni. L’opzione può essere esercitata più di una volta. Scaduto il tempo dell’opzione, se non ci sono comunicazioni, la banca ricalcola la rata con il tasso variabile.

La simulazione del Redditest

 Del nuovo redditometro abbiamo parlato approfonditamente enucleando nel dettaglio le nove macrocategorie di spesa  previste da questo strumento ed anticipando le polemiche conseguenti alla simulazione del software.

Gli italiani, oggi alle prese con la scadenza più imminente, quella dell’Imu, faticano ad essere sereni sui controlli che potranno ottenere in futuro. Non è servito a niente indugiare sul fatto che il Redditest è sostanzialmente uno strumento di autoanalisi per i contribuenti e comunque uno strumento che punta a stanare gli evasori.

I timori e le perplessità nascono dall’esito di una simulazione che Befera, nella presentazione ai cittadini, ha provato a stemperare. Per la definizione del Redditest sono stati simulati i redditi di alcune famiglie italiane, così come sono stati indicati nella dichiarazione dei redditi.

Ne è emerso che circa 4,3 milioni di dichiarazioni dei redditi già inviate all’Erario risultano irregolari, il che vuol dire che 1 famiglia su 5 non presenta una situazione “reale” congruente con quanto dichiarato. In più è stato notato che 1 milione di famiglie circa ha dichiarato redditi prossimi allo zero.

Queste due “irregolarità”, secondo Befera, sarebbero legate soprattutto al lavoro nero e ad una serie di redditi da canoni d’affitto incassati ma mai dichiarati. Sicuramente un’incongruenza non evidenzia sempre e soltanto un’evasione, ma genera la richiesta di dialogo da parte dell’Erario.

Befera presenta e spiega il temuto Redditest

 Redditest è il nuovo strumento di verifica dei redditi degli italiani, il nuovo redditometro per intenderci che il Presidente dell’Agenzia delle Entrate ha presentato prima alle associazioni di categoria e poi ai contribuenti scatenando già una serie di polemiche.

Il fatto è che i contribuenti potranno usarlo soprattutto come strumento di autoverifica, per capire se quanto dichiarato al fisco corrisponde alla realtà, se cioè è stato speso meno o tanto quanto si è guadagnato. Il fatto di vedersi dare il via libera dall’Erario è sicuramente una soddisfazione, mentre preoccupa quel pallino rosso che potrebbe far scattare una verifica dell’Agenzia delle Entrate.

Simulazioni a parte, avremo modo di affrontare l’argomento, del nuovo Redditest, spiega Befera, devono avere paura soltanto gli evasori che con il loro comportamento fiscale arrecano un danno a tutta l’economia del paese.

Nel Redditest, molto più completo della precedente edizione, sono considerate nove macro categorie di spesa che consentiranno l’accertamento sintetico del reddito degli italiani:

  • acquisti di beni durevoli
  • trasporti
  • abitazione
  • alimenti, bevande, abbigliamento e calzature
  • combustibili d’energia
  • immobili, elettrodomestici e altri servizi per la casa
  • sanità, comunicazioni e istruzione
  • tempo libero, cultura e giochi
  • altri beni e servizi.

E’ evidente che in questo caso, rispetto a quanto accadeva in passato, il Redditest si basa sulle spese realmente sostenute e sulle situazioni di fatto enucleate dall’Istat. In più si considera area geografica di residenza della famiglia e la classificazione Istat conseguente.

Disponibili gli elenchi del 5×1000

 Il 5 per mille è quella parte dell’Irpef che i cittadini possono decidere di versare ad enti, organizzazioni di volontariato ed organizzazioni sportive che hanno fatto per tempo la richiesta d’inserimento negli appositi elenchi nazionali.

Su cosa sia il 5×1000, a chi vada versato e la trafila da seguire per chiedere di essere inseriti negli elenchi per tempo in base al fatto di essere enti di volontariato o associazioni sportive, ci siamo già soffermati. Nel frattempo sono stati pubblicati sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali gli elenchi dei pagamenti di questa quota Irpef relativa alle dichiarazioni del 2010 e quindi ai redditi del 2009.

Gli enti di volontariato che avevano chiesto di inserire il proprio codice fiscale tra i beneficiari, possono controllare la propria presenza negli elenchi. Tutti i pagamenti effettuati hanno fatto salire il monte totale a 220 milioni di euro che saranno destinati in parte ai 39 enti che hanno importi superiori a 500 mila euro, come lo sono Medici senza frontiere o Emergency, in parte a tutti gli altri enti che non superano i 500 mila euro.

Nel caso in cui un’associazione verifichi la propria assenza dagli elenchi ufficiali, può chiedere dei chiarimenti al Fisco ma è necessario considerare che in questo momento l’Agenzia delle Entrate sta effettuando una serie di controlli e se ci dovranno essere delle rettifiche i pagamenti potrebbero slittare al 2013.

3 domande sull’IMU

 Il pagamento del saldo IMU è in dirittura d’arrivo e sono molte le domande che affollano la mente dei contribuenti riguardo questa imposta comunale sugli immobili, mal digerita dal momento della reintroduzione. Gli esperti del Sole 24 Ore hanno provato ad enucleare le cinque domande più frequenti. Ne abbiamo scelte tre.

Quando si parla di pagamento dell’IMU si sente parlare anche della dichiarazione connessa all’imposta, ma non è chiaro se debba essere presentata per la prima casa. Il chiarimento deve considerare alcune eccezione, il che vuol dire che la risposta è: soltanto in alcuni casi, per esempio quando i coniugi hanno la residenza in case diverse dello stesso Comune.

L’IMU va versata in parte allo Stato e in parte al Comune, come si distinguono queste due quote? Il problema riguarda soprattutto gli immobili diversi dall’abitazione principale e vale la regola secondo cui allo Stato deve essere versata la quota fissa dello 0,38% su base annua. Il resto va indirizzato al Comune.

La casella rateazione del modello F24 deve essere compilata anche questa volta ma in che modo? Anche se c’erano stati problemi per i contribuenti che avevano scelto di pagare in due rate, si ricorda che per il saldo il codice da inserire è sempre 0101 nella casella apposita.

Non paga l’IVA la discoteca galleggiante

 Una casa galleggiante, di quelle che si trovano soprattutto in Nord Europa, che sia affittata a terzi per un’attività commerciale, non è sottoposta al pagamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto. Ecco la decisione della Corte di Giustizia.

Il fatto. Ad una cittadina tedesca, che possiede una casa galleggiante, è stato chiesto di pagare l’IVA sulla locazione del suo immobile che in quanto tale poteva essere considerato immobilizzato in modo definitivo sulla riva del fiume. L’immobile in questione era usato come ristorante e discoteca.

La cittadina tedesca, però, ha già stipulato un contratto con lo stato per l’occupazione di una parte del Reno e del terreno immediatamente confinante con la casa sull’acqua. Questa signora ha poi pensato di concedere il suo immobile in affitto ad una società che ha trasformata la struttura in una discoteca.

Sul canone d’affitto corrisposto i firmatari del contratto non hanno pagato l’Iva, dal momento che si tratta appunto di un contratto di affitto. L’amministrazione tedesca, verificato che l’affitto riguardava un bene mobile, ha chiesto alla contribuente di versare l’Iva evasa.

Per dirimere la questione la Corte d’Appello tedesco ha sottoposto dei quesiti alla Corte di Giustizia Europea che ha definito un quid unico la casa galleggiante, l’area per l’ormeggio della stessa e i pontili necessari all’accesso e poi ha spiegato che la casa galleggiante deve essere trattata come un immobile dando quindi ragione alla cittadina.

La borsa in bilico dopo Bernanke

 La borsa traballa dopo l’allarme di Bernanke sul fiscal cliff. Il primo effetto diretto si ha su Wall Street dove la giornata di contrattazioni di ieri si è chiusa con timidi cambiamenti per tutti i maggiori indici generali.

Per esempio il Dow Jones ha perso lo 0,05 per cento fermandosi a 12.789,74 punti, il Nasdaq è salito soltanto dello 0,2 per cento assestandosi a 2.916,68 punti. Infine lo S&P 500 si è fermato a 1.387,85 punti crescendo soltanto dello 0,07%.

Dall’altra parte dell’oceano, nel Vecchio Continente, le borse sono sembrate più incerte nella reazione a Bernanke. Piazza Affari che era stata la migliore dopo l’annuncio di una serie d’iniziative per la risoluzione dei fiscal cliff, si è ritrovata ad essere la peggiore di tutte.

In realtà i suoi indici come il Ftse Mib è stato fortemente depresso dal titolo Fiat che ha perso il 4,99 per cento del suo valore. Tutti gli altri indici europei, invece, sebbene in modo molto cauto, hanno guadagnato terreno. Il Dax di Francoforte ha recuperato lo 0,69%, il Cac40 di Parigi ha chiuso con un +0,65% e recupera anche lo 0,18% il Ftse 100 di Londra.

In realtà queste performance sono state condizionate molto anche dalla decisione di Moody’s di tagliare il rating della Francia. La situazione di Parigi impensierisce tutta l’Eurozona.

Costruzione del portafogli di investimento: asset location

 L’asset location si può definire come l’esposizione del portafoglio di investimento ai mercati e la sua definizione è tanto importante, nella costruzione del portafogli, quanto la definizione del profilo rischio/rendimento, in quanto nel influenza le performance.

Le attività di investimento (asset class) che vengono prese in considerazione sono tre, ognuna delle quali è caratterizzata da una diversa esposizione al rischio e un diverso potenziale di rendimento.

Liquidità: garantisce la “sicurezza” nel caso si debba realizzare rapidamente una parte dell’investimento;
Obbligazioni: redditività madia ma nel lungo periodo;
Azioni: garantiscono un rendimento più elevato,  ma sono volatili nel breve periodo.

E’ difficile definire la migliore asset location per un portafogli di investimento, ognuna delle tre classi deve essere bilanciata e correlata con le altre in base al profilo di rischio/rendimento dell’investitore e della sua disponibilità di capitale.

Per questo, quando si decide di iniziare ad investire, è sempre meglio affidarsi ad una consulenza finanziaria professionale che sia in grado di capire le esigenze dell’investitore e di fare le scelte giuste in base alle fluttuazioni del mercato.

 

Costruzione del portafogli di investimento: diversificazione o specializzazione?

 Esistono due modi opposti per la costruzione di un portafogli di investimento: la diversificazione e la specializzazione, che rispondono a diverse esigenze dell’investitore e al suo personale profilo rischio/rendimento. Infatti, quando si decide di investire, sono tante le variabili che si devono prendere in considerazione, e, solo dopo che tutte saranno messe in giusta relazione tra di loro si può scegliere se optare per un portafoglio di investimenti specializzato o diversificato.

Diversificazione

Attraverso una strategia di diversificazione del portafogli, cioè la presenza di più attività finanziarie, si riduce la rischiosità dell’investimento complessivo, che viene frazionato su una molteplicità di titoli, che hanno valore e scadenze diverse.

Oltre alla riduzione del rischio, un portafogli diversificato riduce anche i costi di transazione attribuibili ad una serie di singoli investimenti.

Specializzazione 

I portafogli di investimento specializzati sono quelli al cui interno si trovano poche, o un’unica, attività finanziaria. Ne esistono di diversi tipi e con diverso grado di specializzazione:

Fondi Monetari: comprendono titoli obbligazionari (Titoli di Stato; Obbligazioni) con scadenza residua inferiore ai 24 mesi.

Fondi Obbligazionari: prevalenza di investimento in obbligazioni e una piccola parte residua in azioni.

Fondi Bilanciati:portafogli ripartito tra titoli azionari e titoli del mercato obbligazionario.

Fondi Azionari: prevalenza di azioni e una percentuale minima di obbligazioni.

Il rischio connesso ad un investimento di questo tipo, anche se può avere un rendimento atteso maggiore di un portafogli diversificato, è quello di una poca stabilità e sicurezza del rendimento stesso.