Peggiora la situazione del credito, arriva il monito di Visco

 Lunedì scorso la Banca d’Italia ha pubblicato il “Rapporto sulla stabilità” ha messo in evidenza lo stato in cui versano le banche italiane e le imprese italiane e il vertice annuale tra Ignazio Visco, presidente della Banca d’Italia, e i vertici delle cinque principali banche italiane – Unicredit, IntesaSanpaolo, Ubibanca, Mps, Banca Popolare – si configura come un evento chiave per il futuro dell’economia.

I nodo centrale della questione è il credito: quello che le banche non concedono più alle imprese non perché queste non siano ritenute in grado di saldare, poi, i loro debiti, ma perché le banche preferiscono trattenere le proprie risorse in vista di possibili correzioni di bilancio.

E questo fatto, non fa certo bene alle imprese, che dovranno aspettarsi un acutizzazione del problema per tutta la prima parte del 2013. A soffrire di più sono le banche più grandi, almeno secondo le stime e i test dell’Eba e di Bankitalia, ma devono fare attenzione anche gli istituti di media grandezza, soggetti ai rischi derivanti da eventuali fallimenti delle imprese, le quali, tra recessione e contrazione del credito, sono sempre più in difficoltà.

Ci si aspetta, dunque, che in questo vertice il presidente Visco, seguendo le direttive della Commissione Europa, rinnovi l’invito al rafforzamento degli istituti, attraverso un sostegno alla posizione patrimoniale.

 

Contrazione del mercato immobiliare terziario

 Si parla ancora di immobili. Ma questa volta non sono gli immobili pubblici che pesano sul bilancio dello stato,ma quelli privati da utilizzare nel terziario.

Nel 2011 la flessione delle compravendite di immobili uso ufficio ha registrato una flessione del 5,5%, dato che è quasi quadruplicato nel primo trimestre del 2012, quando la flessione ha toccato la percentuale del 19,6%. I dati del trimestre successivo sono ancora più preoccupanti, con un -32,7%.Un mercato che sente le conseguenze della crisi, ma che riesce a salvarsi grazie al fatto che molti proprietari di immobili ad usi ufficio stanno puntando sulla qualità e sulla modernità: le ricerche e i conseguenti contratti di vendita o locazione si concentrano su edifici di classe A, ben posizionati, ristrutturati e già cablati.Ma non solo, si registra anche un’altra tendenza in questo mercato, quella della rinegoziazione dei canoni o del prezzo a metro quadro. Avere un immobile del genere sfitto o invenduto è un peso molto impegnativo da sostenere, quindi i proprietari sono disposti a guadagnare di meno pur di riuscire ad affittare o vendere.

Secondo l’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma nel primo semestre di quest’anno i prezzi medi di compravendita di uffici nelle 13 grandi città italiane sono diminuiti del 2,1%.

La vendita degli immobili pubblici non salva gli italiani dalle tasse

 La vendita degli immobili pubblici – caserme, edifici, siti industriali, uffici – porterà nelle casse dello Stato una cifra irrisoria: si tratta di 3/5 miliardi di euro, su un totale potenziale di circa 400 miliardi.

Denaro che sarebbe dovuto essere utilizzato per la riduzione del debito pubblico italiano. Una risorsa enorme che lo Stato ha a disposizione per evitare l’aumento generalizzato della tassazione sul popolo ma che, invece, rimane inutilizzabile a causa di una resistenza da parte del governo e delle amministrazioni. E’ il ministro dell’Economia Grilli a gelare le belle speranza che si erano sollevate un anno fa, dicendo che gli immobili pubblici potranno essere venduti solo in parte e dilazionati nel tempo.Non è la prima volta che in Italia si prova a fare un censimento degli immobili pubblici e di capire quali e in che termini possono essere venduti, ma tutti gli esprimenti finora fatti si sono sempre arenati prima di giungere a qualche risultato. Il problema, non nuovo in Italia, è la resistenza di chi ha il diritto all’utilizzo di questo patrimonio pubblico, che viene utilizzato, secondo Gualtiero Tamburini, presidente di Federimmobiliare, per

fare favori (affitti regalati, prezzi di vendita ridicoli). Nessuno si priva di uno strumento di potere. Per spezzare questo circolo vizioso occorreva un coraggio e una lungimiranza che questo governo d’emergenza forse non poteva avere.

 

Associazioni sportive: come iscriversi al 5×1000

 Anche le associazioni sportive dilettantistiche possono iscriversi agli elenchi dell’Agenzia delle Entrate dei destinatari del Cinque per Mille dell’IRPEF. Secondo la legge in vigore, a parte gli enti di volontariato, possono accedere a questo finanziamento anche le associazioni sportive.

Nella definizione sono comprese le associazioni che prevedono un settore giovanili e che sono affiliate alla Federazione sportiva nazionale o ad una disciplina sportiva associata, o ad un Ente di promozione sportiva che sia però riconosciuto dal Coni.

Le associazioni sportive dilettantistiche devono rispettare alcuni requisiti per entrare nell’elenco dei destinatari del 5×1000. In particolare devono “svolgere prevalentemente” un’attività tra quelle elencate dalla normativa: avviamento e formazione sportiva per i giovani che non hanno ancora compiuto 18 anni, avviamento alla pratica sportiva per le persone che non hanno compiuto 60 anni, avviamento alla pratica sportiva per i soggetti svantaggiati dal punto di vista delle condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o famigliari.

Anche per loro la domanda di essere inseriti negli elenchi va trasmessa telematicamente, o personalmente se si è abilitati ai servizi Entratel, oppure tramite un intermediario abilitato.

Le scadenze cambiano ogni anni, ma per il 2012 erano le seguenti: possedere i requisiti al 21 marzo del 2012 e presentare l’iscrizione entro il 7 maggio del 2012. Le integrazioni, da presentare entro il primo ottobre, erano sottoposte al pagamento di una sanzione di 258 euro.

Enti di volontariato: come iscriversi al 5×1000

 Il Cinque per Mille dell’IRPEF indicato nella dichiarazione dei redditi può essere destinato dai contribuenti, ad enti ed associazioni che svolgano attività di volontariato. Il contribuenti deve semplicemente indicare il codice fiscale del destinatario del suo 5×1000 nella casella presente nella prima parte dei modelli di dichiarazione e confermare la propria scelta con la firma.

Più lunga la trafila che gli enti di volontariato che vogliono godere di questo beneficio devono fare per rientrare nell’elenco disposto ogni anno dall’Agenzia delle Entrate, a partire dal 21 marzo del 2012.

La domanda deve essere trasmessa telematicamente dai soggetti interessati nel caso in cui siano iscritti e abilitati ai servizi Entratel o Fisconline, oppure devono essere inviati dagli intermediaria abilitati. Il termine di presentazione delle domanda cambia di anno in anno ma per avere un’idea dei tempi è sufficiente dire che per il 2012 la domanda doveva essere inviata entro il 7 maggio 2012.

Per quest’anno fiscale è stato deciso inoltre che possono partecipare al riparto delle quote del Cinque per Mille, tutti gli enti che hanno presentato le domande e le integrazioni entro il primo ottobre 2012 e che hanno versato la sanzione di 258 euro per il ritardo. I requisiti dovevano però essere posseduti al 7 maggio 2012.

Il riepilogo della domanda è fornito al richiedente al momento dell’iscrizione.

Soggetti ammessi al 5 per mille

 Ci sono degli enti che hanno finalità sociali che, inviando la necessaria documentazione all’Agenzia delle Entrate, possono partecipare alla ripartizione del Cinque per Mille dell’Irpef dei contribuenti che fanno questa scelta.

Dopo aver presentato il Cinque per Mille, vediamo quali soggetti la legge ammette al godimento del beneficio. Il riferimento normativo è l’articolo 33 comma 11 della Legge n. 183 del 12 novembre 2012, conosciuta anche come Legge di Stabilità.

Questa normativa ha previsto che per il 2012 i contribuenti potessero destinare il 5 per mille sull’Irpef ad alcune categorie di soggetti che per l’esercizio finanziario 2010 potevano beneficiare del contributo.

In generale si fa riferimento al sostegno ad enti di volontariato, con le opportune divisioni che il caso necessita e che spiegheremo di seguito; al finanziamento di enti della ricerca scientifica e dell’università; al finanziamento di enti della ricerca sanitaria; al sostegno delle attività sociali svolte dal Comune di residenza dl contribuente; al sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni, a norma di legge che svolgono una rilevante attività d’interesse sociale.

Riguardo gli enti di volontariato si precisa che si fa riferimento agli enti di volontariato definiti dalla legge n. 266 del 1991, alle Onlus, alle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, alle associazioni che operano nei settori indicati dal Dlgs 460/1997 e alla fondazioni riconosciute che operano nei settori indicati dallo stesso Dlgs.

5 per mille 2012, cos’è?

 Anche per il 2012, i contribuenti che hanno compilato la dichiarazione dei redditi, hanno avuto la possibilità di destinare una quota dei tributi Irpef, il 5 per mille, alle associazioni ed enti che hanno interessi sociali, secondo la definizione che degli stessi è data nella legge n. 183 del 12 novembre 2011.

Per accedere al beneficio del 5 per mille, occorre rientrare in una delle categorie di enti definiti nel Dpcm del 23 aprile del 2010. La grande novità di quest’anno è stata che i contribuenti potevano decidere di destinare il 5 per mille anche alle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.

Gli enti e le associazioni che rispettano i requisiti stabiliti dalla legge, possono chiedere di partecipare alla ripartizione del cinque per mille presentando delle domande d’iscrizione che, per l’anno 2012, dovevano essere completate ed inviate entro il primo ottobre 2012.

Nel fare la richiesta gli enti in questione devono effettuare anche un versamento di 258 euro tramite il modello F24 e indicando il codice tributo 8115 stabilito dalla Risoluzione n. 46 dell’11 maggio 2012. I requisiti per l’accesso al cinque per mille devono essere posseduti dai richiedenti alla scadenza della presentazione delle domande d’iscrizione ad ogni settore.

I settori indicati sono quello degli enti di volontariato e quello delle associazioni sportive e dilettantistiche.

Il contenzioso tributario per i terremotati

 Con la circolare 43/E dell’Agenzia delle Entrate, l’Erario ha deciso di chiarire alcuni aspetti del Dl n. 74 del 6 giugno, riguardo i contenziosi tributari dei cittadini residenti nelle zone terremotate.

Premessa. Il decreto legge n. 74 del 6 giugno 2012, convertito nella legge n. 122 del primo agosto 2012, ha indicato gli interventi urgenti del Governo in favore delle popolazioni terremotate che risiedono nelle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo.

Il Dl prevede la sospensione dei processi civili, penali, amministrativi e di competenza delle giurisdizioni speciali, il rinvio delle udienze e la sospensione dei termini.

L’Agenzia delle Entrate, considerato che sono stati sospesi i termini per il compimento di atti del procedimento da svolgere negli uffici giudiziari aventi sede nei comuni compiti dal sisma – quelli delle province di Bologna, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, Modena e Rovigo – spiega che sono stati sospesi soltanto i processi pendenti alle Commissioni tributarie provinciali di Ferrara e Mantova al 20 maggio 2012.

Non ci sono altri uffici tributari nelle zone indicate dal decreto che, tra l’altro, non sospende i procedimenti cautelari e di quelli la cui ritardata trattazione potrebbe determinare un pregiudizio alle parti.

Per agevolare i lavori sono state anche sospese le udienze, sempre nelle Commission di Mantova e Ferrara, riguardanti i processi pendenti davanti agli uffici giudiziari che non hanno sede presso i comuni colpiti dal sisma e quelli in cui una delle parti risieda nei comuni interessati dal terremoto.

Il documento integrale in formato pdf è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

 

Novità fiscali per i terremotati dell’Emilia Romagna

 Il fisco ha deciso di concedere più tempo a tutti i cittadini e contribuenti che hanno subito i danni del terremoto del 20 maggio scorso. Per loro ci saranno circa 15 giorni in più per compilare ed inviare la comunicazione relativa all’accesso al finanziamento.

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le “Istruzioni per la compilazione del modello di comunicazione per l’accesso al finanziamento dei pagamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria a seguito del sisma del mese di maggio 2012“.

Il riferimento normativo è l’articolo 11, comma 11 del Dl n. 174 del 10 ottobre 2012. Il Direttore dell’Agenzia ha disposto una proroga per le presentazioni delle comunicazioni di accesso al finanziamento. La documentazione, anziché essere inviata entro il 16 novembre, dovrà essere inviata entro il 30 novembre 2012.

E’ stato inoltre previsto che il contribuente possa inviare delle comunicazioni integrative qualora il fabbisogno di denaro sia superiore a quanto stimato all’inizio. L’integrazione deve comunque essere presentata entro il 30 novembre 2012 e la nuova comunicazione, completata in tutte le sue parti, va a sostituire integralmente quella precedente.

L’Agenzia delle Entrate ribadisce che tutte le istruzioni per la compilazione del modello di comunicazione per l’acceso al finanziamento dei pagamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria a seguito del sisma del maggio 2012, sono contenute nell’Allegato A della comunicazione di cui potete prendere visione a questo link (apre un documento in formato .pdf).

Lagarde: trovare un’intesa sulla Grecia

 Queste ultime ore sono diventate cruciali per la Grecia che nonostante gli aiuti ottenuti fino ad oggi, non è riuscita a mettere in sicurezza i conti dello Stato ed oggi chiede un nuovo finanziamento e un tempo maggiore per restituirlo.

Diventa così fondamentale l’intervento delle istituzioni internazionali. La prima a prendere parola sulla Grecia è Christine Lagarde, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale che – in un’intervista rilasciata alla Reuters, spiega l’importanza di raggiungere un accordo tra i creditori della Grecia.

Un accordo reale e non più promesse ed illusioni. Secondo la Lagarde la Grecia e l’Europa hanno bisogno di questo per raggiungere una tranquillità economica duratura evitando periodi lunghi, come quello attuale, pieni d’incertezza e di episodi che possono incrinare ancora l’economia greca.

Le parole del direttore del Fondo Monetario Internazionale arrivano dopo una dichiarazione un po’ pessimistica di Junker che la settimana scorsa ha espresso i suoi dubbi sulla possibilità che la Grecia riesca a portare il debito al 120 per cento entro il 2020. Il presidente dell’Eurogruppo ha previsto un rinvio almeno di due anni di questa scadenza ma è stata la dichiarazione di sfiducia a fare la differenza.

Si rischia così di posticipare ancora la tranche di aiuti richiesti dalla Grecia. Atene è in attesa di 31,5 miliardi di euro per sbloccare la situazione.