Pronti i codici dell’imposta sui giochi

 Con la Risoluzione 99/E del 12 novembre, l’Agenzia delle Entrate ha definito i nuovi codici tributo con i quali effettuare il pagamento dell’imposta unica sui giochi.

Il modello da usare per il versamento è sempre un F24, nel dettaglio l’F24 Accise ma l’Agenzia delle Entrate, prima di definire tutti i codici riepiloga i riferimenti normativi da tenere a mente. Il primo è sicuramente un decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 18 luglio 2003 che ha stabilito la riscossione delle entrate tributarie ed extratributarie, di pertinenza dei monopoli di Stato secondo l’articolo 17 del Decreto Legislativo n. 241 del 9 luglio 1997.

Il secondo riferimento normativo è l’articolo 24 del decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011 convertito nella legge n. 111 del 15 luglio 2011 che approfondisce le norme relative al gioco. In particolare spiega:

Avvalendosi di procedure automatizzate, l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato procede alla liquidazione dell’imposta unica dovuta di cui al decreto legislativo 23 dicembre 1998, n. 504, ed al controllo della tempestivita’ e della rispondenza rispetto ai versamenti effettuati dai concessionari abilitati alla raccolta dei giochi (…)

Definite le imposte da pagare, l’Agenzia delle Entrate passa alla definizione dei codici tributo che consentono il versamento delle somme tramite il modello F24 Accise. L’elenco è disponibile sia sul sito di Fiscooggi, ma si può leggere anche nel .pdf della Risoluzione.

Crisi europea, la Bundesbank teme un peggioramento

La banca centrale europea (Bce) ribadisce che la crisi della zona euro è ancora grave, affermando di avere un certo pessimismo che è in contrasto con una visione più ottimistica propagata qualche settimana fa.

Nel suo rapporto annuale sulla stabilità finanziaria del Paese più stabile dell’Unione europea, la Bundesbank aveva asserito che i rischi per il sistema finanziario tedesco non sono inferiori a quelli del 2011.

A preoccupare è nello spefiico il rischio che i tassi di interesse bassi portino ad un aumento dei prezzi degli immobili nelle aree urbane, dopo che per anni gli stessi sono rimasti praticamente invariati. Bisogna ricordarsi che le bolle immobiliari sono state alla base della crisi negli Stati Uniti, in Spagna e in Irlanda.

È ancora presto per dire che i costi degli immobili rappresentano una minaccia per la stabilità finanziaria della Germania, ma vista la recente storia della crisi la situazione preoccupa. Andreas Dombret , membro del comitato esecutivo della Bundesbank, ha detto in un comunicato che i bassi tassi di interesse e la liquidità elevata possono incoraggiare esagerazioni sui mercati immobiliari.

Poco tempo prima, Mario Draghi aveva detto che le tensioni nella zona euro erano attenuate. Merito del fatto che i Paesi hanno cominciato a tenere sotto controllo i loro debiti, del fatto che i costi del lavoro sono diminuiti e della conseguenza di una maggiore competitività sui mercati mondiali. Una ripresa quindi lenta e graduale.

Ora ecco il rapporto della Bundesbank che ha giudicato negativamente alcune delle misure adottate dalla Bce per calmare la crisi, come la promessa di acquistare obbligazioni di Paesi in crisi come la Spagna per contenere il loro debito. La Germania può prendere denaro in prestito a tassi bassi, a differenza di Italia e Spagna, grazie alla fiducia degli investitori.

 

A2A tra la crisi e il futuro in crescita

A2A è il gruppo energetico quotato a Piazza Affari che nasce dal legame tra le imprese del Comune di Brescia e di quello di Milano, le quali hanno una quota del 27,5%.

A2A è alle prese con il suo futuro. La società, che ha rilevato il 50% di Edipower e che vanta circa 1 milione 400 mila clienti per il gas e circa 1 milione 300 mila clienti per l’elettricità, si è espressa in merito all’argomento a Radio24 per bocca del suo presidente del consiglio di gestione Graziano Tarantini.

Gli argomenti sono relativi al piano di investimenti il taglio dei debiti e l’utile del triennio 2012-2015. Tarantini ha parlato di un piano industriale per il triennio di 1,2 miliardi di investimenti e di risultati che si iniziano a vedere.

Sulla questione dell titolo piatto in Borsa, il presidente del consiglio di gestione di A2A ha detto che la società sente più di altri la crisi in quanto opera nel settore energetico. Tarantino si mostra anche convinto che il titolo crescerà nei prossimi mesi in quanto, dice, “noi la nostra parte l’abbiamo fatta”. Per il resto, dipende dalla crisi. In effetti, se la produzione industriale e le famiglie hanno meno risorse a disposizione anche il consumo energetico ne risente.

Sulla presenza del pubblico nella società, tarantini ha affermato:

La presenza del pubblico garantisce strategie di lungo periodo. Un azionista pubblico è garante di un piano come questo perché è più coraggioso sul piano dell’efficientamento. Non chiede obbiettivi di brevissimo termine ed è in grado di assicurarti un sostegno in un periodo diverso. L’azionista non è neutro. A secondo di chi e’ l’azionista si possono effettuare politiche differenti o di medio lungo periodo o di brevissimo periodo. Il pubblico, nel nostro caso, ci garantisce strategie di maggior respiro a medio, lungo termine.

Principali misure del decreto per il taglio dei costi della politica

 Le votazioni di questa mattina della Camera hanno, di fatto, approvato gli oltre 700 emendamenti contenuti nel decreto legge per la riduzione dei costi della politica, con il favore di tutti i gruppi: 368 i favorevoli, 5 i contrari e 75 gli astenuti (Lega e IVD).

Quali saranno i principali cambiamenti se il decreto passerà indenne anche al vaglio del Senato?

La Corte dei Conti, che avrà voce in capitolo per quanto riguarda i bilanci preventivi e il rendiconto consuntivo di Regioni ed enti locali, non potrà, però, fare lo stesso con i singoli atti normativi, amministrativi e di programmazione.

E’ stato previsto un tetto per gli stipendi dei presidenti delle regioni, non potranno superare i 13.800 euro lordi, e a quelli dei consiglieri che saranno limitati a 11.100 euro. Allo stesso tempo non sarà più possibile accumulare indennità ed emolumenti e, nel caso in cui non ci sia adeguamento ai tagli di bilancio saranno consiglieri e assessori a pagare con la decurtazione del 50% dell’immunità.

Stretta anche per spese di rappresentanza, con un giro di vite sulle spese destinate ad auto blu, convegno e sponsorizzazioni. Anche il numero di consiglieri e assessori sarà adeguato al numero degli abitanti della regione.

Uno dei provvedimenti più importanti è quello sui vitalizi. Anche gli amministratori regionali riceveranno la pensione in base ai criteri contributivi.

 

 

 

Come funziona il regime di vantaggio

 Il regime di vantaggio è un’opportunità fiscale che l’Erario offre ai giovani imprenditori, ai disoccupati e a coloro che sono iscritti alle liste di mobilità e vogliono iniziare una nuova attività.

Per tutte queste persone è stato studiato un regime fiscale di vantaggio che, sostanzialmente, consiste in un’imposta sostitutiva dell’Irpef e di tutti gli addizionali connessi pari al 5 per cento. C’è chiaramente un limite all’ingresso in questo regime: si deve aver iniziato l’attività dopo il 31 dicembre 2007.

L’Agenzia delle Entrate è chiara su un punto: quando di parla di inizio dell’attività non si parla certo di apertura della partita IVA ma l’inizio dello svolgimento dell’attività stessa. Sono esclusi dal regime di vantaggio anche coloro che si avvalgono già di un regime speciale IVA, per esempio agenzie di viaggio e turismo, vendita di sali e tabacchi e via dicendo; sono esclusi i non residenti e coloro che in via esclusiva o prevalente si occupato di cessioni di immobili e di mezzi di trasporto nuovi; sono infine esclusi tutti coloro che partecipano a società di persone, associazioni professionali o Srl  e hanno optato per la cosiddetta trasparenza fiscale.

Il regime di vantaggio dura cinque anni a partire dal periodo d’imposta di inizio dell’attività e se qualcuno decide di uscire, magari perché vengono meno i requisiti, non può più rientrarvi.

Mediaset, conti in “profondo rosso”

Brutte notizie per Mediaset, che ha chiuso i primi nove mesi dell’anno in corso facendo registrare una perdita netta di oltre 45 milioni di euro. Se confrontati all’utile di 164,3 milioni dello stesso periodo dell’anno 2011, si percepisce che la situazione è grave.

Nel terzo trimestre il Biscione ha perso 88 milioni di euro.

Sembra che i tempi d’oro dell’azienda siano finiti, al punto che i vertici stanno cercando soluzioni per riparare gli ingenti danni economici. Il primo piano attivato è, inevitabilmente, quello dei tagli dei costi. 220 miloni di tagli già realizzati, infatti, non sono bastati a far quadrare i conti risanandoli. Così il direttore finanziario del Gruppo Mediaset, Marco Giordani ha dichiarato che si in un futuro prossimo ci saranno nuovi tagli: in “soldoni” saranno di  400 milioni nel prossimo triennio.

Per Mediaset chiudere il bilancio in passivo nell’anno in corso sarebbe sarebbe una dura botta.  Secondo Giordani è però prematuro parlarne sin da ora.

I dati tuttavia parlano chiaro e individuano la causa della perdita nella stretta degli investimenti pubblicitari verificatasi sia in Italia sia in Spagna. Le stesse ragioni che hanno portato al crollo delle entrate per quanto riguarda Vodafone.

La raccolta pubblicitaria complessiva di Publitalia ’80 e Digitalia ’08, calata a 1,655 miliardi (-14,9%).

Per rimediare ai danni Giordani sta pensando anche a una partnership per la Pay-Tv.

 

Le banche americane sono contro Obama

 La popolazione americana ha dato il suo consenso per il secondo mandato di Obama, con molte meno incertezze di quanto analisti ed esperti avevano preventivato. Ma questa vittoria non ha accolto i consensi delle banche americane che, già dalla compagna elettorale, hanno dimostrato di volere un repubblicano al potere.

In effetti, l’elezione di un presidente repubblicano, nella fattispecie Mitt Romney, avrebbe garantito alle banche e alle grandi concentrazioni finanziarie di accedere ad una revisione della legislazione più favorevole alla continuazione delle loro attività speculative.

Una preferenza che ha portato fin da subito le sue conseguenze: il giorno dopo l’elezione di Obama la borsa americana ha aperto le contrattazioni con indici al ribasso e le cause principali sono da rintracciarsi nelle regolamentazione prevista dall’amministrazione democratica per la concessione di prestiti e mutui che limita le possibilità di azione dei gruppi finanziari.

La controprova ad un fatto già tangibile arriva dalle stime del Center for responsive Politic (centro studi economico-politico indipendente e apartitico) del denaro che le banche hanno messo a disposizione dei candidati in campagna elettorale. Su un totale di circa sei miliardi di dollari, quattro sono stati stanziati per Romney e solo due per Obama.

In sostanza per Obama si presenta una sfida più impegnativa di quanto previsto: l’appoggio delle banche è determinante nell’attuazione del piano di risanamento dell’economia.

Posizioni aperte anche per “senza esperienza” da Calzedonia

Calzedonia, eccellenza italiana nella produzioni di abbigliamento intimo, calze e costumi sia per donna che per uomo, è una realtà in continua espansione.

Grazie alla diversificazione dei brand, nel gruppo Calzedonia rientrano diversi marchi importanti come Intimissimi, Tezenis e, da un paio di anni, anche Falconeri, è stata possibile una espansione notevole delle attività commerciali in diverse zone del mondo e, in ultimo, anche nei mercati russi.

Le principali posizioni aperte riguardano i punti vendita del Lazio e della Lombardia, ma ci sono anche delle interessanti offerte per tutti gli altri store del territorio nazionale, a cui possono candidarsi sia neo laureati o senza esperienza sia coloro che hanno già maturato esperienza nel settore delle vendite e del costumer care che hanno intenzione di affrontare un percorso di crescita all’interno di questa realtà.

Le principali caratteristiche richieste sono flessibilità, disponibilità e proattività, con, ovviamente, un’ottima predisposizione verso il cliente.

La candidatura alle posizioni aperte avviene on line, tramite il Job Center di Calzedonia, sito in cui è possibile vedere  tutte le proposte con i relativi dettagli e la loro distribuzione sul territorio. Prima di inviare la propria candidatura è necessario registrarsi.

Patrimoniale, Monti chiarisce la sua “apertura”

La notizia di ieri è che il  Premier Mario Monti è favorevole all’introduzione della tassa patrimoniale.

Il Premier aveva detto:
“Dipenderà da come funzionerà e da come sarà utilizzata”.
La notizia di oggi è che Monti  frena, e chiarisce di aver fatto riferimento ad alcune considerazioni fatte dal governo tecnico nei mesi precedenti. L’occasione per fornire “spiegazioni” circa l’introduzione della tassa sulla ricchezza, viene offerta al Professore durante il convegno Italy Summit ‘New Routes for Growth’, organizzato dal Financial Times, a Milano.
Il governo aveva già  pensato all’introduzione della patrimoniale nel dicembre scorso L’ipotesi era stata però accantonata. Monti spiega perché:
“Per via di 1,5 delle forze politiche che sostengono l’esecutivo, e per mancanza di informazioni sulla proprietà dei beni. Il mio è un approccio ‘laico’, senza ‘pregiudiziali’, ma dipenderà da come funzionerà e da come sarà utilizzata, se come strumento fiscale o come misura una tantum da parte di governi che vogliono dare un taglio al passato. Comunque la cosa peggiore sarebbe dire che vogliamo introdurla, senza gli strumenti per farlo”.

Anche la chiesa pagherà l’Imu

 La riformulazione fatta dal Governo al provvedimento per i criteri per il pagamento dell’Imu è piaciuto al Consiglio di Stato che, finalmente, lo ha promosso: anche gli immobili posseduti dalla Chiesa saranno soggetti all’imposta municipale sugli immobili. Ma c’è ancora qualcosa da aggiustare, da qui la riserva posta al nuovo testo.

Il Consiglio di Stato invita il legislatore a rivedere i criteri di esenzione, soprattutto per quanto riguarda la definizione di attività economica, in modo che i nuovi provvedimenti siano in linea con le direttive europee e non si rischi, così, di andare incontro a sanzioni da Bruxelles.

Per la giurisprudenza comunitaria si deve considerare «attività economica» qualsiasi attività che offre beni e servizi in un mercato. Secondo questa interpretazione, quindi, i presupposti per escludere la natura commerciale delle attività non sono legati all’assenza dello scopo di lucro, ma al fatto che le attività svolte abbiano un carattere non economico.

Va da sé, quindi, che anche enti senza scopo di lucro possano svolgere delle attività commerciali di natura economica e, tutti gli immobili destinati a tali attività, sono soggetti al pagamento dell’Imu. Nel caso della Chiesa, il Consiglio di Stato prende in considerazione quegli immobili destinati ad attività ricreative i quali, dal momento che anche se in diverse modalità e in diversa misura è previsto il pagamento di una retta, hanno, nella definizione europea, carattere economico.

Più precisamente, il Consiglio chiede una modifica del provvedimento nella parte in cui si definiscono le attività esenti dall’Imu, in cui deve essere espressamente specificato che oltre a non avere scopo di lucro, le attività devono anche

essere prive del carattere di attività economica come definito dal diritto dell’Unione europea, tenuto conto dell’assenza di relazione con il costo effettivo del servizio e della differenza rispetto ai corrispettivi medi previsti per le stesse attività svolte sul mercato.