Gli aumenti dell’RC auto per il 2013

 Il riordino delle province potrebbe portare dei rincari ai premi delle assicurazioni automobilistiche in funzione dell’aumento della componente provinciale. Quindi gli sconti delle compagnie potrebbero essero annichiliti da questa disposizione governativa.

Da gennaio 2013 ci saranno delle novità nel settore automobilistico e in particolare in quello assicurativo. Per prima cosa non ci sarà più il margine di tolleranza di 15 giorni per il pagamento della propria assicurazione e non sono previsti sconti per chi si fa istallare a bordo la famosa scatola nera.

Un passo indietro che apre le porte ad altri rincari legati al riordino delle Province italiane. Sulle assicurazioni, infatti, grava un’imposta provinciale che varia dal 9 al 16 per cento. Secondo il Responsabile Business Unit Assicurazioni di Facile.it il riordino dovrebbe portare aumenti del premio Rc Auto per un buon 2 per cento.

Un aumento di cui faranno le spese soprattutto i residenti nelle province più piccole che saranno inglobati nelle unità territoriali di più ampio respiro. Un esempi pratico è quello della provincia di Parma che ha un’aliquota al 14 per cento e potrebbe adottare quella del 16% dopo la fusione con la provincia di Piacenza.

Anche gli automobilisti delle province di Pistoria e Siena potrebbero essere interessati da rincari dello 0,5 per cento.

Quintocè di Fiditalia

 Molte finanziarie, negli ultimi anni, hanno trovato una soluzione per concedere piccoli prestiti anche ai pensionati, attraverso la cosiddetta cessione di un quinto dell’assegno percepito. In realtà, oggi, la cessione del quinto è uno strumento comune a lavoratori dipendenti e pensionati.

La cessione del quinto di Fiditalia, che prende il nome di Quintocè, si rivolge a lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato; lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato, ma in quel caso la durata del prestito non può superare la durata del contratto; pensionati che abbiano un’età massima di 90 anni.

La durata del rimborso può variare da 24 a 120 mesi e il Tan non supera il 14 per cento. Il Taeg, invece, varia sulla base dell’importo erogato: non supera il 18,45% per prestiti fino a 5000 euro, non supera il 18,35% per importi superiori a 5000 euro, è al 17% per deleghe di pagamento.

Il Taeg comprende spese d’istruttoria pari a 350 euro, l’imposta di bollo sul contratto che è di 14,62 euro. Non sono previste invece spese per l’incasso della rada con addebito ul conto corrente o con bollettini postali e non sono previste spese per l’invio del rendiconto finanziario.

In abbinamento al prestito Fiditalia propone una copertura assicurativa che rimborsa il capitale erogato in caso di decesso del richiedente.

Con Findomestic compri il computer

 Findomestic è una delle finanziarie più conosciute del nostro paese perché offre prodotti vantaggiosi ed è convenzionata con numerosi punti vendita. Dopo aver preso in esame il prodotto di BBVA Finanzia per l’acquisto dell’auto usata, vi proponiamo una disamina del finanziamento Findomestic per l’acquisto del computer, del tablet o degli accessori necessari al buon funzionamento del PC.

La promozione ben evidente sul sito di Findomestic parla di prestiti fino a 3000 euro con una rata base al mese di 98,50 euro, per un piano di rimborso scandito in 36 rate. Il Tan fisso è dell’11,19 per cento e il Taeg dell’11,79%. Il consumatore, alla fine dei giochi, chiede 3000 euro e deve restituirne 3546.

Una spiegazione molto chiara e trasparente che segna un punto a favore di questo prodotto che ha anche altri vantaggi: non ci sono costri accessori, si può decidere liberamente dove acquistare il prodotto, senza attendere di trovarne uno convenzionato, si può aumentare o ridurre la rata ogni mese a partire dal settimo rimborso e si può anche attivare un’altra opzione gratuita che consente di saltare la rata o spostarla alla fine del finanziamento per ben tre volte.

Possono richiedere un prestito Findomestic tutti i cittadini di età compresa tra 18 e 75 anni, che possono dimostrare un reddito e che hanno una residenza stabilita nel territorio italiano.

BBVA Finanzia per le auto usate

 Dovete comprare un’auto usata e non sapete come fare? Un prestito di BBVA Finanzia è la soluzione nei momenti di difficoltà. Si tratta di un finanziamento pensato proprio per concretizzare l’acquisto di un mezzo di trasporto non nuovo.

BBVA Finanzia propone un prestito personale per i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, ma il prodotto che vi presentiamo oggi è anche per i lavoratori autonomi, per i liberi professionisti e per i pensionati. In genere l’importo che si può chiedere varia dai 3.000 ai 25.000 euro.

Il capitale ottenuto può essere rimborsato in un periodo che varia dai 24 ai 72 mesi nel caso di finanziamenti fino a 5.000 euro, oppure può essere rimborsato con un piano d’ammortamento che varia dai 30 ai 72 mesi per importi fino a 17.500 euro, oppure ancora può essere rimborsato in 60 rate fino ad un massimo di 72 rate mensili per importi superiori ai 17.500 euro.

In tasso nominale annuo di questo prodotto è del 9,50% ma il contraente deve pagare anche altre spese: l’istruttoria della pratica, l’imposta di bollo e le spese mensilli.

L’istruttoria della pratica ha un prezzo variabile da 100 a 300 euro in base all’importo richiesto; l’imposta di bollo è di 14,62 euro ed è addebitata sulla prima rata di rimborso; le spese mensili sono pari a 1 euro per gli importi fino a 5000 euro e 2,5 per importi superiori.

Sono pari a zero, invece le spese annuali e quelle assicurative. Per conoscere i documenti richiesti dalla finanziaria e i dettagli del prestito, potete consultare questa scheda informativa.

Tassi bloccati nell’UE

 Nella conferenza consueta del primo giovedì del mese, Mario Draghi ha deluso le aspettative di coloro che caldeggiavano un nuovo taglio dei tassi d’interesse ma ha seguito il solco tracciato dagli analisti che hanno punto tutto sulla conferma dello status quo.

Insomma, ieri pomeriggio, Mario Draghi, Presidente in carica della BCE, ha spiegato che per il mese di novembre non ci sarà alcun taglio dei tassi di riferimento. Il suo direttivo ha concordato di far rimanere a quota 0,75% il valore del tasso di rifinanziamento dei pronti contro termine ed ha lasciato immutato il tasso marginale a 1,50%.

Anche per quanto riguarda il tasso sui depositi non ci sono cambiamenti ed è tutto fermo a quota zero.

La conferenza stampa del Consiglio direttivo della BCE ha annunciato comunque qualche novità: tra pochi mesi ci sarà un rinnovamento delle monete in circolazione. A maggio 2013, per esempio, entrerà nel mercato la nuova versione della banconota da 5 euro.

Progressivamente ci sarà poi l’introduzione delle nuove versioni degli altri tagli.

Fino a poche ore prima della Conferenza gli analisti più esperti avevano previsto correttamente il comportamento della BCE, mentre in molti hanno sperato fino all’ultimo secondo in un nuovo taglio dei tassi d’interesse, anche se le borse erano soprattutto in attesa del sentiment del discorso di Draghi: positivo o negativo.

La gestione attiva del portafogli

 Per gestione attiva del portafogli finanziario si intende una strategia di investimento che mira a avere delle performance superiori rispetto a quelle indicate dal benchmark, l’indice di riferimento.

In questo tipo di strategia il gestore espone le sue decisioni di investimento ad un rischio maggiore di quello previsto dall’indice nell’ottica di riuscire ad ottenere un maggiore rendimento. Si tratta di una strategia finanziaria di alto livello che, per definizione, espone le proprie decisioni di investimento a rischi molto elevati.

Ma questi rischi possono essere ridotti attraverso un’analisi storica approfondita dei rendimenti delle gestioni che devono essere poi messe in relazione anche con le condizioni generali dei mercati in cui si opera.

Gli strumenti che vengono utilizzati nella gestione attiva del portafogli sono: asset allocation (spostamento periodico del portafogli in diversi mercati di riferimento); stock picking (scelta preferenziale di azioni sottostimate e, quindi, con maggiori possibilità di rialzo) e market timing (variazione del tempo di esposizione del portafogli al mercato di riferimento).

Per la buona riuscita della strategia di gestione attiva del portafogli è di fondamentale importanza la capacità del gestore di individuare le soluzioni migliori di investimento (che saranno trovate grazie a esperienza, intuito e conoscenza delle possibilità dei mercati in cui si opera) in base al profilo rischio/rendimento del delegante.

Proposte di sperimentazione pensioni e ricongiungimento

 La riforma del sistema pensionistico proposta e messa in pratica dal governo tecnico ha scontentato la maggior parte dei lavoratori, che sperano in una ulteriore revisione del sistema previdenziale che possa raggiungere due obiettivi fondamentali: garantire la pensione a tutti coloro che hanno versato i contributi  senza gravare in modo eccessivo sulle casse dello stato.

Una proposta in tal senso arriva da Pd e Pdl, secondo la quale una soluzione potrebbe essere quella di riportare in vita la possibilità, per i lavoratori che abbiano maturato almeno 35 anni di contributi, di andare in pensione a 58 anni. La proposta potrebbe concretizzarsi in una sperimentazione che si concluderebbe nel 2017: per i lavoratori dipendenti 58 anni (57 le donne) fino a tutto il 2015 e poi 59 (58 le donne) fino alla fine del 2017, ricevendo un assegno più leggero.

Secondo l’attuale normativa pensionistica adesso si può andare in pensione non prima di aver raggiunto 62 anni di età e un minimo di 42 anni di contributi (41 per le donne). In effetti i due standard per accedere alla pensione la fanno apparire come un miraggio, tanto che, secondo alcuni recenti sondaggi, i lavoratori non sono preoccupati sul da farsi una volta in pensione, bensì la loro preoccupazione è rivolta a come arrivare alla pensione.

Un altro problema annoso è quello del ricongiungimento pensionistico che, a causa di una riforma attuata durante il governo berlusconi, è diventato talmente esoso (si va da circa 50 mila euro a somme che vanno oltre i cento mila)

 

 

Aumenta l’occupazione nell’agricoltura

 In occasione del convegno su «Lavoro, occupazione, produttività» organizzato da Confagricoltura sono stati presentati i dati occupazionali del comparto riferiti al secondo trimestre del 2012, che mostrano come il settore agricolo, nonostante le difficoltà dell’economia italiana, sia una realtà in espansione in cui l’occupazione è in continua crescita.

Nel secondo trimestre del 2012 i dati Istat riportano un aumento del numero degli addetti all’agricoltura del 6,2%, che dimostra come il settore faccia da traino a tutti gli altri comparti economici che hanno fatto registrare, per lo stesso periodo, un calo tendenziale dell’occupazione dello 0,2%.

Circa un milione di lavoratori sono attualmente occupati nel comparto agricolo e si tratta perlopiù di lavoratori dipendenti, per un totale di cento milioni di giornate lavorative dichiarate e 9 miliardi di stipendi erogati, suddivisi in 935mila operai a tempo determinato, 117mila operai a tempo indeterminato e 35.500 impiegati.

Nel totale degli addetti all’agricoltura spiccano i giovani (il 28% sono persone di età compresa tra i 40 e i 49 anni, il 23% fino a 29 anni e il 6% che supera i 60 anni), che si concentrano, però, in un numero troppo esiguo di aziende: sono infatti solo 200mila le aziende del settore che sono riuscite ad impiegare nuova forza lavoro. Nello specifico un quarto della forza lavoro agricola si concentra nelle 500 aziende più grandi.

 

La Fornero interviene sulla questione agricola

 Tra le tante priorità del Governo c’è anche quella del risanamento del settore agricolo italiano, un settore in cui la crisi e la mancanza di occupazione pesano in modo particolare. A cercare di trovare una soluzione alle tante problematiche dell’agricoltura il Ministro Elsa Fornero, che è  intervenuta in questi giorni al convegno su «Lavoro, occupazione, produttività» di Confagricoltura.

In primo luogo il Ministro fa un passo indietro sull’abbattimento della contribuzione agricola nel Mezzogiorno, una delle proposte dell’ultima manovra, che non si è rivelato essere una soluzione adatta, anzi, potrebbe trasformarsi in una ulteriore fonte di sperequazioni.

Anche la proposta della stessa Confagricoltura – l’abbassamento delle aliquote per tutti – non è una strada percorribile, in quanto, data l’attuale situazione economica, ad aliquote più basse corrisponderebbe una riduzione delle agevolazioni. Secondo il Ministro del Lavoro la soluzione dovrebbe passare attraverso una riforma strutturale più profonda, che vada a colpire, in primo luogo, gli ammortizzatori sociali, i quali, nel settore dell’economia, non sempre sono utilizzati nel modo più corretto.

Ma non si tratta di una estensione di questi ammortizzatori, anche se era una delle prime possibilità prese in considerazione dal Governo tecnico, perché come spiega la Fornero:

avevamo riflettuto sulla possibilità di estendere la riforma degli ammortizzatori sociali al settore agricolo ma abbiamo deciso di no, non perché siamo soddisfatti della situazione attuale ma perché avrebbe allungato i tempi della riforma.

 

IMU, arriva la stangata dei Comuni

 Manca poco ai Comuni per decidere quali maggiorazioni apportare alle aliquote base per la prima casa e per la seconda casa. Nel primo frangente il 4 per mille può salire o scendere del 2 per mille.

Nel caso del secondo appartamento l’aliquota base è del 7,6 per mille e può salire o scendere del 3 per mille.

Il pagamento del saldo è previsto per il 17 dicembre. La stangata dei Comuni sull’IMU è dunque in arrivo.

Questa tassa permetterà al governo Monti di incassare 23,2 miliardi.

SECONDA CASA: Intanto, sono già 4.146 i Comuni che hanno reso note al ministero delle Economia le delibere-Imu. Parliamo dunque della metà del numero totale. I comuni che hanno già aderito hanno infierito molto. Sono 3.230 quelli che hanno già scelto di aumentare l’aliquota base per quanto concerne la seconda casa.

833 sono invece i sindaci che hanno mantenuto invariata l’aliquota. Una sorta di decisione salomonica che giova sicuramente ai cittadini. Ancora meglio hanno fatto 83 comuni su 4,146, che hanno diminuito l’aliquota base.

PRIMA CASA: Meno grave del previsto la manovra per la Prima Casa. Su 4.146 Comuni che hanno comunicato al Ministero dell’Economia la propria decisione, 1.526 centri hanno scelto il rincaro; 2.313 Comuni hanno, invece, confermato l’aliquota. Stoica la decisione di 307 Municipi, che viceversa hanno scelto di ridurre sotto l’aliquota base.