Imu, la Chiesa paga la tassa in forma ridotta?

Al vaglio in questi giorni c’è la questione del pagamento dell’Imu da parte della Chiesa. Il governo sta giungendo ad una decisione che potrebbe far discutere e suscitare polemiche.

Pare che la Chiesa pagherà l’Imu, ma non per tutti i suoi immobili e per tute le sue attività.

Fino a questo ennesimo step, tale riduzione contemplava solo le strutture utilizzate a scopi benefici, per le quali sarà prevista l’esenzione.

Il regolamento proposto dal governo, però, “salva” la Chiesa anche nei casi di attività “mista”. Parliamo di casi in cui, in altri termini, si ottengono profitti. Anche in questi casi, la Chiesa non dovrà pagare l’Imu.

Il regolamento Imu destinato alla chiesa è quindi più “soft” di quanto già ci si aspettava.

Il governo supera le obiezioni del Consiglio di Stato è leva pertanto l’obbligatorietà del pagamento dell’imposta per le attività “miste”. Una norma definisce l’ente no profit della Chiesa per garantire questo “sconto”, ma la norma non agevola allo stesso modo i contribuenti italiani.

Il regolamento per la chiesa è dunque una definizione specifica e “Ad hoc” su ciò che è no profit. Le attività miste alle quali si fa riferimento sono molte e sono inerenti ad alberghi, ostelli, cliniche ecc.

Le obiezioni del Consiglio di Stato sono incentrate soprattutto sulla supervisione dell’Europa. Infatti, la Commissione Europea potrebbe multare l’Italia nel caso riscontrasse gli estremi per una accusa di aiuti di Stato illegali. Una multa quantificabile in 3 miliardi di euro.

 

Nuova flessione della produzione industriale

 La notizia arriva dall’Istat, che, mettendo a confronto i dati della produzione stagionale e annuale dell’ultimo anno ha registrato un nuovo calo produttivo, che si è fatto sentire in modo particolare nella produzione industriale di autoveicoli. In questo comparto, che attualmente sta attraversando un momento piuttosto difficile, il calo della produzione ha superato il 13%, che si trasforma in un meno 9,5% se calcolato sugli ultimi nove mesi.

La flessione dell’indice è stata dello 0,1% nel periodo luglio-settembre rispetto al trimestre precedente. Nello specifico la produzione industriale italiana è scesa dell’1,5% a settembre (indice destagionalizzato a 83) e del 10,5% tendenziale (indice grezzo a 84,8). Negli ultimi nove il calo della produzione è stato del 6,5%.

Tutti i settori dell’industria hanno fatto registrare una tendenza alla flessione, con picchi molto alti nella produzione di energia (-7,8%), beni intermedi (-5,8%) e beni strumentali (-4,2%). Ma ci sono anche alcuni comparti industriali che sono in leggera crescita, come, ad esempio, la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (entrambi +3,6%) e fabbricazione di prodotti chimici (+0,9%).

L’Istat ha calcolato che, in ottica generale (ossia dopo l’aggiustamento delle diverse variabili ) in base all’indice grezzo la contrazione è stata del 21,2% su anno e del 19,7% nei 9 mesi.

Nessuna ripresa economica fino al 2014

 Non solo l’OCSE ha messo in evidenza la difficile e lenta ripresa dell’Italia e del resto del mondo dopo questo periodo di grave crisi (lo studio sulla crescita del PIL parla chiaro: tutti i paesi sono sotto alla media stimata almeno per i prossimi 50 anni), anche l’agenzia di rating  Moody’s non prevede prospettive rosee.

Secondo Mooody’s, infatti, l’economia potrà avere un piccolo miglioramento solo a partire dal 2014. Per il prossimo anno è prevista una stagnazione economica generalizzata. Nello specifico Moody’s sostiene che le economie più avanzate del G20 potrebbero avere un modesto recupero, anche se nell’aerea euro il prossimo anno si avrà una stagnazione, mentre gli Stati Uniti  potrebbero vedere già qualche lieve miglioramento.

La crescita complessiva dei paesi del G20 sarà del 2,7% nel 2012, del 3% del 2013 e del 3,3% nel 2014. Secondo Moody’s, la lentezza degli aggiustamenti strutturali, porterà

una recessione peggiore di quella attuale nella zona euro, accompagnata da una restrizione più sensibile del credito se la crisi dei debiti sovrani si intensificherà ancora, anche a causa di una stretta fiscale troppo forte negli Stati Uniti nel 2013, uno choc petrolifero a causa dei rischi geopolitici e la possibilità di un brusco calo delle importazioni di economie emergenti quali Cina, India e Brasile.

Monti non accetta il blocco Ue dei fondi ai terremotati

Mario Monti non ci sta. Non accetta che l’Unione Europea blocchi i fondi a favore dei terremotati. Così facendo valori quali la solidarietà, alla base della stessa Ue, andrebbero violati.

Così, durante il suo fine settimana lavorativo, il Presidente del Consiglio è stato a colloquio con il presidente della Commissione Barroso e con il Presidente del Parlamento europeo Schulz. Tema della discussione? il possibile blocco dei finanziamenti. Si parla di una cifra che si aggira intorno ai 670 milioni di euro, valevoli per la ricostruzione post-terremoto dell’Emilia.

L’eventuale veto che si profila è definito da Monti inaccettabile. Così il Primo Ministro italiano ha fatto sapere a Barroso e Schulz che tale rifiuto potrebbe conseguire alla posizione assunta da alcuni Stati Membri e che sarebbe del tutto inaccettabile per l’Italia, nonché gravemente lesivo dei principi di solidarietà alla base della stessa Unione Europea.

Quella dei finanziamenti è una questione purtroppo non ancora risolta. Venerdì scorso, cinque paesi membri (Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna) avevano bloccato i finanziamenti, poi sbloccatisi nuovamente in serata. Durante il colloquio, Barroso ha tranquillizzato Monti, comunicandogli che la Commissione in qualità di mediatore all’interno del Comitato di conciliazione si impegnerà al massimo per conferire all’Italia i fondi richiesti. Il negoziato riprenderà domani, martedì 13 novembre.

Schulz, da parte sua, ha invece garantito a Monti che la delegazione del Parlamento nel Comitato di conciliazione configurerà come condizione pregiudiziale l’approvazione dell’emendamento di bilancio che consenta di sbloccare i fondi pari a 670 milioni per il terremoto.

 

Studio OCSE: Pil italiano a rilento per almeno 50 anni

 Secondo uno studio dell’OCSE che ha preso come parametro di riferimento il potere d’acquisto della moneta, i paesi dell’Europa sono ancora lontani dalla ripresa economica. Il PIL, infatti, crescerà ad un ritmo  molto lento per almeno altri 50 anni.

Nello specifico, il PIL italiano crescerà mediamente dell’1,4% ogni anno. Una crescita sicuramente molto bassa, ma migliore di quella di alcuni paesi insospettabili, come la Germania e il Giappone  (+1,1% e +1,3% rispettivamente), nazioni dove la produttività è sempre stata molto elevata.

Secondo gli esperti dell’OCSE la causa principale è da rintracciare nell’invecchiamento della popolazione che eserciterà una pressione al ribasso sull’input di lavoro e sulla produttività. In Italia si prevede che nel 2030 gli ultra 65enni saranno il 40% della popolazione e nel 2060 saranno il 60%, il doppio rispetto ad oggi. In Giappone gli over 65 sfioreranno il 70% tra cinquant’anni e in Germania saranno il 60%.

Più precisamente, in Italia è prevista una crescita del dell’1,3% l’anno tra il 2011 e il 2030, che arriverà all’1,5% dal 2030 al 2050: mezzo punto percentuale in meno rispetto alla media dei paesi dell’OCSE. In base a questi dati anche il peso del PIL totale dell’Italia sarà sempre meno sentito nel mondo, scendendo dal 2,8% del 2008 all’1,8% nel 2020 e all’1,4% nel 2060.

Lo stesso accadrà anche in altri paesi, come il Portogallo, la Grecia e l’Austria.

Trovati i fondi per gli esodati

Sciolta finalmente la questione relativa alla salvaguardia degli esodati. Dopo le incertezze dei giorni scorsi e il dietrofront di Elsa Fornero circa le modalità del fondo, oggi sembra esserci finalmente spazio per un’adeguata copertura. Sono stati fatti ottimi passi in avanti e il Governo è consapevole dei miglioramenti sulla misura da adottare.

Lo annuncia uno dei relatori di maggioranza, Pierpaolo Baretta. Baretta è il Capogruppo del Pd nella Commissione Bilancio:

“Abbiamo presentato un emendamento che offre finalmente una copertura ampia e risolutiva per l’arco di tempo di competenza della Legge di Stabilità”. Di cosa si tratta? A spiegarlo è lo stesso Baretta:
“Con l’emendamento al Ddl Stabilità che abbiamo depositato stasera  il nodo degli esodati viene risolto non solo con i 100 milioni già previsti ma anche con i risparmi che si potranno ricavare dai 9 miliardi già stanziati per la platea dei primi 120mila salvaguardati”.
Il relatore illustra pertanto le caratteristiche e i vantaggi dell’emendamento:
“Viene così offerta finalmente  una copertura ampia e risolutiva per l’arco di tempo di competenza della Legge di Stabilità al delicato problema degli esodati. Noi relatori ci siamo assunti la responsabilità di chiudere una fase di discussione e di avviare finalmente la fase legislativa. Mi auguro, naturalmente, che la Camera e il Governo condividano il testo”.

Approvato in Grecia il bilancio 2013

Sono in arrivo nuovi tagli per la Grecia. Il panorama continua ad essere buio e il deficit è difficile da colmare. Soltanto mercoledì scorso il parlamento aveva messo a punto il pacchetto sull’Austerity valido per i prossimi due anni. Un pacchetto che prevede tagli sulla spesa pari a 13,5 miliardi di euro, nonché una sostanziosa riforma inerente al mercato del lavoro. Misure dalle quali è impossibile prescindere al fine di ottenere un aiuto pari a 31,5 miliardi dalla troika (triumvirato composto da BCE, UE e FMI).

Piove sul bagnato, perché ora il Parlamento ellenico ha altresì approvato il Bilancio dello Stato per il 2013, votato con la maggioranza. A favore di questo Bilancio si sono espressi soltanto i deputati di  Nea Dimokratia, Pasok e Sinistra Democratica, i tre partiti che compongono il Governo di colazione.

La prossima tranche ti aiuti, in mancanza dell’approvazione del bilancio, non si sarebbe sbloccata. Approvarlo era dunque fondamentale al fine di convincere i creditori internazionali. Il Paese ha un bisogno estremo dei suddetti aiuti, visto e considerato il rischio di bancarotta.

Domani, i ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell’Eurozona si incontreranno a Bruxelles, così da poter discutere anche della situazione della Grecia. Una situazione che, in un modo o nell’altro, preoccupa tutti.

Il variabile con la Banca di Legnano

 La Banca di Legnano offre ai clienti di Mutuionline dei prodotti molto vantaggiosi per chi deve acquistare la prima o la seconda casa e per chi ha intenzione di ristrutturare il proprio immobile. Il mutuo che vi proponiamo oggi è il variabile riservato a chi alla scadenza del mutuo non ha superato il limite anagrafico di 75 anni.

Il tasso è un variabile puro da rimborsare con un piano di ammortamento che varia dai 10 ai 30 anni. La frequenza delle rate può essere mensile, trimestrale o semestrale. In generale il tasso si calcola come somma tra l’Euribor e lo spread al 3,25%. 

L’Euribor di riferimento è il parametro a 3 mesi/base 360 registrato nel mese precedente e arrotondato per eccesso allo 0,05%. Nel Taeg finale, però, devono essere inserite anche le spese d’istruttoria e di perizia. Per quanto riguarda le prime si va da un minimo di 500 euro ad un massimo di 1500 euro tenuto conto che i mutuatari devono dare lo 0,95% dell’importo erogato.

Anche le spese di perizia variano sulla base dell’importo richiesto, si va dai 252,08 euro per chi ha chiesto un importo fino a 150.000 euro, fino allo 0,10% del capitale per chi ha chiesto più di 500.000 euro. Non manca l’imposta sostitutiva pari allo 0,25% dell’importo del mutuo erogato e pari al 2% dell’importo nel caso che la somma erogata dalla banca sia finalizzata all’acquisto di una seconda casa.

Cosa sono gli Hurlos

 Ormai i prodotti finanziari si sono moltiplicati a vista d’occhio e si trovano sempre terreni nuovi sui quali investire. L’ultimo ritrovato della finanza sembrano essere gli Hurlos, inventati dalla società Weather Risk Solutions.

Con l’acronimo Hurlos si fa riferimento all’Hurricane risck landfall options, vale a dire che con questi titoli finanziari si scommette sul verificarsi o meno di un uragano, un evento atmosferico che proprio in queste settimane ha chiamato a raccolta giornalisti e cittadini per la paura di una paralisi di New York.

Il funzionamento, almeno a prima vista, sembra molto simile a quello delle opzioni binarie. Un interessante articolo di Wired ne approfondisce il funzionamento.

Tutto parte dalla disamina di una mappa degli Stati Uniti costantemente aggiornata con i fenomeni climatici degli scorsi anni e con le previsioni di trend per il futuro. L’investitore, studiati i dati, può comprare un Hurlos che fa riferimento ad un’area geografica particolare.

L’Hurlos è pagato se nell’area indicata dall’investitore si realizza effettivamente un uragano e i soldi che gli spettano sono quelli di coloro che hanno investito in altre aree del nord America che non sono state toccate dal maltempo.

La finanza, per questi strumenti d’investimento semplici, deve ringraziare il genio di Ken Horowitz un imprenditore americano che negli anni è stato massacrato dagli effetti degli uragani sulle proprietà immobiliari che possiede.

Le borse chiudono la settimana “contrastate”

 I listini europei, in questa settimana, cruciale per l’America dove è stato rieletto Presidente Obama per la seconda volta, sono stati sostenuti proprio dai dati americani che hanno superato le attese degli investitori, soprattutto sul finire della settimana.

Una chiusura, quella di oggi che si può definire contrastata visto che alle perdite registrate a metà della giornata sono seguiti dei recuperi incredibili. Per quello che riguarda Piazza Affari abbiamo assistito ad una giornata davvero molto poco movimentata con il Ftse Mib che è rimasto praticamente fisso perdendo soltanto lo 0,09 per cento.

In particolare hanno fatto da traino tutti i dati sulla fiducia dei consumatori che è salita a livelli che non si registravano più dal 2007. Peccato soltanto per la tensione sul fiscal cliff statunitense e la preoccupazione per la crisi del debito europeo. 

A Piazza Affari ha guadagnato terreno Finmeccanica grazie alla conferma del piano di dismissioni dell’azienda. Allo stesso modo Telecom ha registrato qualche aumento dovuto a dati trimestrali in linea con le attese, ma soprattutto risultati che consentono all’azienda di mantenere gli obiettivi del 2012.

Non sono andati altrettanto bene titoli come Mediolanum e Autogrill che invece la settimana scorsa avevano fatto registrare performance interessanti. Riguardo i cambi si deve tener presente del calo dell’euro rispetto al dollaro.