Europa: la nuova serie dell’Euro

Sono passati quasi 11 anni da quando nei paesi dell’Unione Europea è iniziata a circolare l’Euro, la moneta unica che ha permesso di abbattere molte frontiere economiche e culturali. Da quel giorno l’Euro è diventata la moneta corrente di un numero sempre maggiore di paesi (si è passati da 12 del 2002 ai 17 del 2012) e, attualmente, sono 322 milioni le persone che lo usano.

Ora è arrivato il momento di cambiare l’aspetto dell’Euro e Mario Draghi, presidente dalla BCE, nella sua conferenza di Francoforte dell’8 novembre, ha annunciato la nuova serie della moneta unica europea: si chiamerà Europa (dal nome della dea greca) e entrerà in circolo a partire dal prossimo anno.

Il restyling subito dalle banconote si è reso necessario per elevare gli standard di sicurezza contro la contraffazione delle banconote e per renderle più resistenti all’usura.

La prima banconota della nuova serie che entrerà in circolazione è quella da 5 euro – la presentazione ufficiale avverrà il 10 gennaio del 2013 – seguita poi da tutti gli altri tagli delle banconote.

Sarà un processo lungo e graduale che porterà alla sostituzione delle banconote attualmente in circolazione, che, comunque, manterranno il loro corso legale.

La nuova grafica degli Euro della serie Europa, che comunque manterranno i colori e le dimensioni di base, è stata realizzata a Berlino dal bozzettista indipendente Reinhold Gerstetter.

Tutte le informazioni e gli approfondimenti sono contenute nello speciale di Mondo Economia dedicato alla nuova serie dell’Euro:

Europa: come saranno le nuove banconote da 5 euro

Euro. Le caratteristiche e la storia della moneta unica europea.

Produzione e distribuzione dei nuovi euro

Euro, le nuove banconote sono ispirate a Europa

Attivato il portale per conoscere il nuovo Euro

Tre cose da sapere sull’euro

 

Quando non servono le schede carburante

 La circolare 42/E del 9 novembre 2012 dell’Agenzia delle Entrate, interviene sulla documentazione delle operazioni d’acquisto di carburante dei soggetti Iva e spiega che se tutte le spese sono effettuate con carta di credito o carta prepagata, non servono più le schede carburante.

Le operazioni di acquisto dei carburanti per autotrazione fatte nelle pompe di benzina da parte dei soggetti Iva durante l’attività d’impresa o per viaggi di natura professionale è disciplinata da una normativa che risale al 1972 ed è contenuta nel DPR del 26 ottobre 1972 n. 633.

In particolare si parla di certificazione delle operazioni. Qualche anno dopo, una legge del 1977 ha disposto che:

“con decreti del Ministro delle Finanze saranno stabilite norme dirette a disciplinare la documentazione relativa agli acquisti di carburanti per autotrazione, effettuati presso gli impianti stradali di distribuzione da parte di soggetti all’I.V.A. Tale documentazione sostitutiva della fattura di cui all’art. 22 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, potrà essere stabilita nella forma di scheda, registro, bollettario od altro e dovrà contenere tutti gli elementi atti ad identificare l’operazione. Con gli stessi decreti saranno stabilite le modalità per la compilazione, la tenuta e la conservazione della suddetta documentazione.”

La nuova normativa, invece,

esonera dall’obbligo della scheda carburante solo coloro che effettuano gli acquisti di carburante esclusivamente mediante carte di credito, carte di debito o carte prepagate. Ne consegue che i soggetti che effettuano i pagamenti anche mediante mezzi diversi (es. contanti) sono tenuti all’adozione della scheda carburante per tutti gli acquisti di carburante effettuati nel periodo d’imposta.”

Società in perdita: a rischio l’Iva

 Le società che sono considerate non operative, secondo il fisco non possono usare più il credito Iva e quindi non possono chiederne il rimborso. Sulla normativa c’è un po’ di confusione ma tutto nasce dalla poca chiarezza o meglio dalla sovrapposizione di più definizioni.

Le società in perdita sono simili alle società di comodo, entrambe, ai fini fiscali, sono da considerare non operative. Lo stato di non operatività può essere assegnato in alcuni casi specifici.

Per esempio non è più operativa e quindi non può chiedere il rimborso Iva, l’azienda che per tre anni consecutivi risulta in perdita, oppure che per due anni risulta in perdita e nel terzo dichiara un reddito inferiore a quello minimo. Nel periodo d’imposta che segue il triennio, quell’azienda sarà considerata non operativa.

L’Agenzia delle Entrate, però, nella circolare 23/E/2012 ha sostenuto la distinzione in due categorie delle società di comodo, da una parte ci sono quelle non operative, dall’altra quelle che dichiarano delle perdite. In pratica un’azienda che sia testata come non operativa, oppure un’azienda che dichiari perdite per un triennio, oppure un’azienda che cumuli entrambe le eventualità, non può considerarsi operativa e quindi non deve avere sconti.

La società dovrà poi dimostrare che la non operatività è dovuta ad una “crisi” aziendale piuttosto che al fatto che nasconde un business, come le società di comodo.

Pronto il “redditest”

 L’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con le strutture governative e di vigilanza, ha deciso di fare un giro di vite attorno all’evasione fiscale, per questo ha predisposto degli strumenti che saranno operativi tra pochi giorni e serviranno a valutare la conformità tra reddito e spese.

Chi dichiara un certo reddito, non può sostenere alcune spese, o meglio il tenore di vita di un cittadino deve essere confermato dal suo profilo di contribuente. L’Agenzia delle Entrate, per questo, ha revisionato il redditometro, al fine di evitare le nuove “Cortina d’Ampezzo” ed ha proposto il Redditest.

Questo strumento entra nella sua fase operativa a partire dal 20 novembre. Stando alla definizione data da Befera durante l’Audizione in Parlamento, si tratta di uno strumento volto ad “aumentare la compliance e agire con la prevenzione contro l’evasione e l’elusione fiscale”.

Nella pratica è un software, accessibile tramite internet, che consente anche ai contribuenti di fare l’autodiagnosi dei prorio redditi. Il risultato della disamina è gestito in autonomia nel rispetto della riservatezza del contribuente, il quale, prima ancora di presentarsi alla porta dell’Erario può sapere se i dati inseriti sono più o meno coerenti.

Nel caso in cui si accenda la spia “rossa”, sarà opportuno ricalibrare la dichiarazione dei redditi. Il software compara due dati: il reddito inserito nel redditometro e il reddito desunto dalla dichiarazione delle spese.

 

Incentivi per famiglie e PA sui riscaldamenti

 Il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, ha presentato il nuovo conto termico, che prevede incentivi per le famiglie e per le pubbliche amministrazioni che spendono soldi per l’acquisto di caldaie e stufe ecologiche. Si tratta di un fondo abbastanza sostanzioso di ben 900 milioni di euro annui che devono coprire le spese volte al miglioramento dell’efficienza energetica.

Corrado Passera parla di conto termico e spiega che chi investe in strumenti ecologici ha la possibilità di finanziarsi fino al 40% della spesa con questi incentivi. Il fondo sarà erogato in due anni, ma se l’intervento dei cittadini è molto ingente, ci sarà un erogazione spalmata in cinque anni.

Lo schema del decreto di cui stiamo illustrando gli effetti, adesso, dovrà essere esaminato dalla Conferenza Unificata. Il ministro dello Sviluppo Economico, in accordo con il dicastero presieduto da Corrado Clini, quello dell’Ambiente, punta a rilanciare con gli incentivi il tema delle energie rinnovabili.

Per reperire il denaro messo a disposizione di chi scegli la strada dell’ecologia, si useranno le bollette del gas, ma non s’interverrà sulla bolletta elettrica.

Il decreto ministeriale prevede anche un capitolo ad hoc per le Pubbliche Amministrazioni che saranno sostenute nelle spese per il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. In questo modo dovrebbero essere superate le restrizioni fiscali e di bilancio che fino a questo momento hanno bloccato gli investimenti.

Draghi su UE: previsioni peggiori del previsto

 Peggio del previsto in Europa: Mario Draghi parla da Francoforte e mette in luce una situazione ancora molto critica dei paesi dell’Eurozona, che non accennerà a migliorare se non alla fine del 2013.

Le attività economiche dell’Unione Europea restano deboli, con un tasso di inflazione superiore ai due punti percentuali, che potrebbe scendere solo con il nuovo anno. Una situazione ancora difficile, segnata da un trend negativo di crescita e dalle forti pressioni sui prezzi.

Quindi la prospettiva futura dei paesi dell’Eurozona è meno rosea di quanto si fosse previsto in precedenza e, per non mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi a medio termine previsti dalla BCE, si potrebbe anche arrivare ad una revisione al ribasso delle previsioni.

Nonostante ciò, gli sforzi che tutti i paesi stanno facendo, iniziano a dare i primi frutti, soprattutto nei paesi che stanno attraversando un periodo peggiore, paesi in cui le riforme erano necessarie per sanare la situazione lasciata dalle precedenti gestioni.

Tra queste riforme quella più importante è stato il lancio delle Outright monetary transactions (Omt), che sono riuscite a  calmare i mercati, ma che possono ancora fare molto soprattutto per quanto riguarda la situazione del credito.

 

Tagli a Provincie e Comuni

L’annoso problema del taglio dei fondi alle provincie è uno dei topic del momento. Nella giornata ieri Antonio Saitta, presidente dell’Unione Provincie Italiane (UPI), ha dichiarato di togliere il riscaldamento dalle scuole per mancanza di fondi. Parole che hanno stupito l’opinione pubblica. Parole che hanno acceso la miccia di una polemica tra Saitta e il Ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi. Ciò ha generato la riapertura della questione del taglio alle provincie e dell’accorpamento delle stesse.

Il taglio dei costi di provincie e comuni in Italia è comunque una questione fondamentale. I tagli si rendono urgenti giacché in precedenza le spese troppo alte hanno messo le Giunte in condizioni di disagio economico. Volendo fare un sempio, la provincia di Treviso ha 95 comuni per poco più di 800 mila abitanti e la metà dei comuni ha meno di 5 mila abitanti.

In Sicilia, il neo Eletto Governatore, il Presidente Crocetta dichiara che farà meglio di Monti e si proponne di abbattere i costi delle provincie.

Sono due esempi su tanti che se ne potrebbero fare, poiché in tutta Italia la situazione è simile. Se ci si ferma a pensare ai costi per il numero dei consiglieri regionali e per ruoli, incarichi e consulenze, si comprende la necessità dei tagli. E i tagli dei consiglieri regionali saranno attivati dalla prossima consiliatura di ciascuna Regione, invece quelli su indennità e fondi partiranno prima.

Rinviato lo sciopero di Metro e Autobus. Governo e Sindacati trattano

Lo sciopero di Metro e Autobus, inizialmente previsto per il venerdì 16 novembre è stato rinviato di circa un mese. La conferma è ufficiale. La protesta slitta al 14 dicembre. A deciderlo sono i sindacati, i quali hanno dimostrato di avere un grande senso di responsabilità nei confronti del trasporto pubblico. Ad annunciare lo slittamento dello sciopero è stato Michele Martone, il vice Ministro del Lavoro, Martone, inoltre, ha comunicato che il confronto continua e che la prossima puntata del tavolo delle trattative fra Governo e categoria è prevista per il 19 novembre.

I sindacati hanno dunque optato per il rinvio dello stop, che si terrà venerdì 14 dicembre, a distanza di 28 giorni dalla prima data annunciata. Le modalità dello sciopero rimangono comunque confermate: non vi saranno fasce di garanzia e la manifestazione nazionale si terrà come già previsto a Roma.

Intanto, tutti e cinque i sindacati, di comune accordo, danno fiducia al Governo. La scelta di rinviare lo sciopero è stata presa per avere più tempo a disposizione in attesa del confronto aperto da poco con il Ministero del Lavoro. La categoria vuole dunque valutare quali soluzioni troverà il Governo circa le risorse da mettere a disposizione del settore. Resta soprattutto in discussione il nodo del contratto di lavoro, scaduto ormai da cinque anni. Una grossa gatta da pelare.

Il ministero del Lavoro tira dunque un sospiro di sollievo, avendo ottenuto un primo risultato: il differimento dell’astensione, sollecitata anche dall’Autorità di garanzia sugli scioperi.

Martone e Ciaccia hanno peraltro scelto di stabilire un tempo limite, entro la fine dell’anno, per sciogliere i nodi, così da scongiurare anche lo sciopero e i conseguenti disagi per i cittadini. I 116.500 addetti del settore restano quindi in attesa di novità positive.

Fornero: necessario restyling dell’apprendistato

 Viviamo nell’era dell’immagine e della comunicazione veloce e questo fa sì che anche i termini che usiamo cambino con il tempo che passa. Ne è cosciente anche il Ministro Elsa Fornero che, dopo aver creato degli interessanti neologismi e dato un valore nuovo a parole già conosciute (esodati, demansionamento etc), ha dichiarato che è arrivato il momento per fare un restyling dell’apprendistato.

La sua intenzione non è quella di rivedere e ristrutturare la legislazione sul tema, ma quella di creare una nuova immagine per questa forma contrattuale che possa trasmettere ai giovani un’idea diversa. Infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, l’apprendistato è una parola che viene associata a una forma di lavoro poco qualificate e, soprattutto, poco gratificante.

Ma il ministro non è d’accordo a far passare ancora questa idea. La Fornero, nel suo intervento al seminario organizzato dall’agenzia del lavoro Adecco, ha voluto precisare che l’apprendistato non è l’ennesima forma di lavoro flessibile a basso costo, ma deve essere visto come una possibilità molto importante per i giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro.

Nelle sue intenzioni, quella di creare due spot pubblicitari (che saranno realizzati da Pubblicità Progresso) attraverso i quali dovranno passare due messaggi fondamentali: il primo è che, data la situazione economica difficile, l’apprendistato è una forma di lavoro e, quindi, di guadagno, il secondo è che l’apprendistato deve essere visto come una forma di formazione qualificante e che, molto spesso, ai tre anni di apprendistato segue una stabilizzazione della posizione lavorativa.

 

 

Gli aumenti dell’RC auto per il 2013

 Il riordino delle province potrebbe portare dei rincari ai premi delle assicurazioni automobilistiche in funzione dell’aumento della componente provinciale. Quindi gli sconti delle compagnie potrebbero essero annichiliti da questa disposizione governativa.

Da gennaio 2013 ci saranno delle novità nel settore automobilistico e in particolare in quello assicurativo. Per prima cosa non ci sarà più il margine di tolleranza di 15 giorni per il pagamento della propria assicurazione e non sono previsti sconti per chi si fa istallare a bordo la famosa scatola nera.

Un passo indietro che apre le porte ad altri rincari legati al riordino delle Province italiane. Sulle assicurazioni, infatti, grava un’imposta provinciale che varia dal 9 al 16 per cento. Secondo il Responsabile Business Unit Assicurazioni di Facile.it il riordino dovrebbe portare aumenti del premio Rc Auto per un buon 2 per cento.

Un aumento di cui faranno le spese soprattutto i residenti nelle province più piccole che saranno inglobati nelle unità territoriali di più ampio respiro. Un esempi pratico è quello della provincia di Parma che ha un’aliquota al 14 per cento e potrebbe adottare quella del 16% dopo la fusione con la provincia di Piacenza.

Anche gli automobilisti delle province di Pistoria e Siena potrebbero essere interessati da rincari dello 0,5 per cento.