Startup: gli incentivi dall’Emilia Romagna

 E’ un momento difficile per le imprese? La Regione Emilia Romagna vi aiuta con un programma di sostegno allo start up di nuove imprese innovative. Il bando è considerato in scadenza visto che il termine ultimo per accedere agli incentivi è il 31 dicembre 2012.

La Regione Emilia-Romagna ha intenzione di sostenere la creazione di nuove imprese che possano essere considerate ad elevato contenuto di conoscenza, basate sulla valorizzazione economica dei risultati e sulla ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi di alta tecnologia.

Sono ammessi a partecipare al bando i consorzi, le piccole imprese, le società consortili, le società cooperative. Tutte devono avere una residenza stabilità nella Regione, almeno dal primo gennaio 2010.

Per impresa innovativa s’intende un’impresa basata sullo sfruttamento di un brevetto (depositato e registrato, acquistato, oppure ottenuto in licenza esclusiva a livello nazionale); che abbia stipulato una collaborazione scientifica con l’università o con un ente di ricerca che fa parte della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia Romagna; che abbia una quota societaria pari almeno al 25% affidata a soggetti di ricerca, investitori istituzionali o informali, partner industriali; essere stata selezionata da un altro programma regionale.

Nel bando, disponibile anche sul sito Giovane Impresa, sono indicate le entità delle agevolazioni e le spese ammissibili.

Il ravvedimento operoso

 Il ravvedimento operoso è uno strumento che il fisco mette a disposizione dei contribuenti per permettere loro di correggere gli errori effettuati in fase di dichiarazione. Ecco come funziona e chi può realmente utilizzarlo.

Il ravvedimento operoso è disciplinato dall’articolo 13 del Dlgs n. 472 del 1997 e consente di regolarizzare i versamenti delle imposte in caso di omissione dei dati, o di insufficienza della dichiarazione, oppure nel caso in cui si sia ravvisata un’altra irregolarità.

Con il ravvedimento operoso si ottiene uno sconto sulle sanzioni.

Tutti i contribuenti possono usare il ravvedimento operoso ma è necessario che la violazione non sia stata constatata o notificata a chi l’ha commessa, occorre che non siano iniziati accessi, ispezioni e verifiche, che non siano iniziate altre attività di accertamento.

Il ravvedimento operoso comporta il pagamento dell’imposta dovuta ed omessa, degli interessi calcolati sul tasso legale annuo dal giorno in cui il versamento doveva essere fatto fino alla data del versamento effettivo dell’imposta. A questi due importi occorre aggiungere la sanzione in misura ridotta.

Per pagare occorre usare i soliti modelli di versamento: il modello F24, valido per le imposte sui redditi, per le relative imposte sostitutive, per l’Iva, l’Irap e l’imposta sugli intrattenimenti.

Per l’imposta di registro e per gli altri tributi indiretti deve essere usato il modello F23.

Le prossime scadenze fiscali

 Lo scandenziario fiscale di novembre è nutrito di appuntamenti per ogni genere di contribuente. Per i professionisti occorre memorizzare il 16 e il 30 novembre, giorni in cui si pagano rispettivamente la quota Iva trimestrale e l’acconto dei contributi previdenziali.

Come abbiamo detto in apertura, però, novembre è un mese ricco di appuntamenti con l’Erario per tanti contribuenti. Vediamo insieme le scadenze più prossime.

Il 9 novembre: banche ed istituti di credito autorizzati ad emettere assegni circolari devono versare l’imposta di bollo relativa agli assegni circolari in circolazione alla fine del terzo trimestre del 2012. Il versamento va fatto tramite un modello F23 disponibile presso banche, concessionari e agenzie postali. Il codice tributo è il 456T che identifica l’imposta di bollo, o anche la tassa sui contratti di borsa.

Il 10 novembre: i CAF e i professionisti abilitati devono consegnare a dipendenti e pensionati il modello 730 integrativo e il prospetto di liquidazione del modello 730/3 integrativo. Non c’è un codice tributo perché il servizio rientra nelle dichiarazioni Irpef.

Il 12 novembre: sono chiamati in causa ancora una volta i CAF e gli intermediari abilitati. La data indicata è il termine ultimo per la trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate dei dati che sono stati inseriti nelle dichiarazioni integrative 730/2012 con i relativi modelli.

La teoria del prospetto

 La teoria del prospetto è sempre stata considerata antitetica alla teoria dell’utilità ma in fondo il suo obiettivo è soltanto quello di descrivere i comportamenti che si discostano dalle aspettative degli analisti. Un modo per dare un senso alle “eccezioni che confermano la regola”.

La teoria dell’utilità attesa e del comportamento razionale dicono che un investitore, in genere, agisce valutando in maniera sistematica una serie di variabili economico-finanziarie. Se fosse sempre vera la teoria dell’utilità, perché tanti analisti si ritrovano con frequenza davanti a comportamenti inaspettati?

Per spiegare tutto è stata portata in campo la teoria del prospetto formulata nel 1979 da Kahneman e Tversky. I due psicologi israeliani sostengono che gli individui, per scegliere un investimento, si basano soprattutto sul loro status quo.

In poche parole, al momento di scegliere un investimento, hanno una rilevanza particolare sia l’effetto contesto, sia l’avversione alle perdite.

Per contesto s’intende il panorama entro cui l’individuo deve scegliere considerato il suo punto di partenza e i possibili esiti delle azioni finanziarie.

Per quanto riguarda l’avversione alle perdite c’è da considerare che in generale gli investitori vogliono evitare la perdita più di quanto sono motivati ad ottenere un guadagno. Il tutto, probabilmente, è legato allo spirito di sopravvivenza.

La scelta del broker

 Chi investe in borsa e lo fa sfruttando la tecnologia di trasmissione online, sa che è importante scegliere un broker di fiducia che sia in grado di rispettare le scelte d’investimento dei suoi clienti. Ma quali sono le regole per la scelta dell’intermediario online?

Per scegliere un broker ci sono alcuni elementi discriminanti: in primo luogo i costi dell’intermediazione, ma anche la rapidità di esecuzione delle scelte d’investimento, la comodità d’uso degli strumenti proposti, i servizi e il controllo. Entriamo nel dettaglio di questi aspetti.

I broker online costano meno degli intermediari classici nel nostro paese, in genere si fanno pagare una quota fissa per ogni ordine e i prezzi oscillano tra i 2 e i 10 euro.

Il trade, che poi è il cuore dell’attività d’investimento, deve essere confermato elettronicamente al cliente tramite un messaggio email. Quanto più è rapida la risposta, maggiore è l’affidabilità del broker. Un buon intermediario è praticamente reperibile sempre.

C’è da considerare dunque la “comodità” di aver sempre a disposizione un broker per gli investimenti durante la giornata.  Per i clienti è molto importante anche avere sempre un controllo sul capitale investito ed essere coccolati tramite una serie di servizi aggiuntivi: email, newsgroups e via dicendo.

A voi la scelta!

L’elusione fiscale non premia

 L’elusione fiscale non premia le aziende quotate in borsa. Gli investitori, nell’ultimo periodo, tendono a fidarsi molto poco delle aziende che delocalizzano la produzione all’estero per avere benefit dal punto di vista fiscale. Un caso di questo tipo è rappresentato dalla Apple.

L’azienda di Cupertino è finita di nuovo nel mirino dell’Ente che in America si occupa delle riscossione delle tasse. Il problema sembra legato ad una sorta di elusione fiscale che non è illegale, fa bene ai conti delle aziende che la usano, ma non convince gli investitori.

In pratica la Apple avrebbe dovuto pagare un’imposta del 35 per cento sui profitti ottenuti negli Stati Uniti e così ha pensato di delocalizzare la produzione dell’azienda all’estero e in questo modo ha avuto la possibilità di pagare soltanto le imposte estere che sono ferme al 2 per cento circa.

E’ chiaro che in questo  modo gli introiti della Apple sono cresciuti e si può spiegare facilmente l’impennata del titolo negli anni passati. La strategia della Mela Morsicata è stata adottata in passato anche da Microsoft e da Hewlett-Packard.

Per quanto riguarda la Apple, dalla morte di Jobs in poi, l’elusione fiscale è stata accentuata passando da 74 a 82,6 miliardi di contanti. L’America adesso studia un modo per riportare a casa quel denaro e per ridimensionare la portata del titolo Apple.

Carta di credito: come utilizzarla al meglio

 Dal momento che non è più possibile utilizzare denaro contante per i pagamenti sopra i mille euro, la carta di credito è diventata uno strumento indispensabile per la gestione delle spese famigliari. Ma, come ben noto, le carte di credito possono avere dei costi molto alti e solo un loro utilizzo oculato permette di poter tagliare le principali voci di spesa legate a questo strumento.

Il canone della carta di credito

Uno dei principali costi della carta di credito è il canone che viene richiesto dalla banca per questo servizio. Molti istituti inizialmente propongono un periodo gratuito, ma, una volta scaduto, il costo del canone può variare da 30 a 200 euro, in base all’istituto e al tetto di spesa previsto.

Per questo, nell’ottica di una gestione economica delle carte, è meglio possederne una sola che si appoggia ad uno dei circuiti più utilizzati.

Carte di credito e contanti

A differenza del bancomat, le carte di credito prevedono delle commissioni molto alte per il prelievo dei contanti allo sportello, per questo andrebbero usate a questo scopo solo in caso di reale necessità.

Rimborso delle spese effettuate con carta di credito

Le spese effettuate con carta di credito possono essere rimborsate alla banca in diversi modi. Tra le varie opzioni quella da evitare per risparmiare sull’utilizzo di questo servizio è il rimborso rateale (carte revolving) che non permettono di tenere sotto controllo l’effettivo ammontare delle spese e hanno solitamente dei tassi molto alti.

Le spese del conto corrente

 I conto corrente hanno delle spese che spesso, quando si stipula un contratto per la sua attivazione, non vengono messe in evidenza e ci accorge della loro presenza solo al momento del saldo. Per questo motivo è importante conoscere quali sono, per riuscire a tagliare e risparmiare su questa importante voce del portafoglio familiare.

Di seguito le quattro voci di spesa principali e gli strumenti per riuscire a ridurle.

Bonifici

Il bonifico è il trasferimento di denaro dal proprio conto corrente ad un altro e, secondo recenti stime, questa operazione può costare fino ad 8 euro. Da evitare bonifici allo sportello, che hanno i costi più elevati. Meglio optare per bonifici allo sportello o per quelli ripetitivi. I più convenienti sono i bonifici on line.

Prelievo di contanti

Il primo modo per risparmiare sul prelievo di contanti è l’utilizzo del Bancomat e non della carta di credito (che ha commissioni più alte) e preferire sempre il ritiro presso ATM della propria banca (che solitamente sono a costo zero). Inoltre, è meglio evitare di prelevare allo sportello, dove le commissioni arrivano fino a 3 euro.

Movimenti conto corrente 

La richiesta della lista dei movimenti del proprio conto fatta all0 sportello può rivelarsi molto costosa, anche in questo caso è sempre meglio farla allo sportello automatico.

Invio della lettera di trasparenza

Obbligatorio da parte della banca, che però può addebitare per questa operazione anche fino a 2 euro. Richiedere, ove possibile, l’invio on line.

 

La Corte dei Conti richiede un tempestivo risanamento dei fondi pensione

 Due le priorità evidenziate dal referto della Corte dei Conti per quanto riguarda la gestione dei fondi pensionistici  dell’Inps: in primo luogo un controllo più attento delle conseguenze che le riforme del lavoro e della previdenza obbligatoria hanno sulla spesa pensionistica, in secondo luogo la necessità di ripensare la previdenza integrativa e complementare.

Sono i fondi pensione complementari a preoccupare in modo particolare la Corte, in quanto l’adesione a queste forme di previdenza integrativa sono a livelli molto bassi tra i lavoratori dipendenti italiani, con una percentuale che si assesta intorno al 127% del totale.

Le misure intraprese dal governo in tal senso, come l’abbassamento dei tassi di sostituzione tra l’ultimo stipendio e il primo assegno pensionistico, non si sono dimostrate efficaci per incentivare i dipendenti a intraprendere questa strada. Il report della Corte dei Conti è un invito piuttosto perentorio al Governo: è necessario educare e informare i lavoratori sulla previdenza integrativa, come già succede da molti anni in diversi paesi d’Europa, anche attraverso un ripensamento dell’offerta previdenziale, che dovrebbe risultare più chiara e univoca.

Solo grazie ad una riduzione della parcellizzazione dell’offerta, che per ora è spalmata su proposte troppo spesso in contrasto (piani individuali pensionistici (Pip), fondi negoziali e di categoria), si potranno convincere i lavoratoti dipendenti ad assicurarsi una adeguata copertura pensionistica.

Esodati: diatriba Parlamento e Governo crea confusione

La Commissione Lavoro, per prima, approva l’emendamento alla legge di Stabilità, quindi le garanzie per gli esodati sembrano esserci. Poi la commissione Bilancio della Camera blocca lo stesso emendamento, che giudica inammissibile, quindi le garanzie non ci sono.

Poi, ancora, il ministro Fornero, parla di coperture per almeno 140mila esodati, che dovrebbero arrivare sempre attraverso la stessa legge di stabilità.

Il problema è sempre lo stesso, cioè la mancanza di una adeguata copertura finanziaria per le garanzie, emersa solo al momento del passaggio delle proposte di emendamento in commissione bilancio, che ha portato al blocco degli stessi, in particolare quelli riguardanti la ricongiunzione contributiva onerosa e l’allargamento delle categorie di esodati tutelati.

La notizia che ha dato nuove speranze a tutti i lavoratori che, loro malgrado, si sono venuti a trovare in questa situazione è arrivata in queste ore dal ministro del Welfare Elsa Fornero, secondo la quale le garanzie potrebbero essere estese a 140.000 persone. Anche in questo caso, però, la smentita non ha tardato ad arrivare: è il capogruppo del Pd in commissione Lavoro Cesare Damiano che avverte che la possibilità delle’estensione delle garanzie deve essere annunciata solo quando sia il Governo che l’Inps avranno i numeri esatti degli accordi di mobilità stipulati nel 2011.