BCE, inizia il mandato di Christine Lagarde

E’ iniziata in BCE l’era di Christine Lagarde: un periodo che se la conferenza stampa da lei tenuta è un’anticipazione del futuro, di certo ci si dovranno aspettare azioni ben diverse da quelle alle quali si era abituati con l’ex presidente Mario Draghi.

PSA-FCA, Tavares: fusione ci rinforzerà

Un matrimonio, quello tra FCA e PSA, che darà modo ad entrambe le aziende di crescere e rafforzarsi ancora di più: è quel che ha dichiarato Carlo Tavares, futuro CEO del gruppo e capo dei francesi. Per i due interlocutori delle automotive dicembre potrebbe rivelarsi un mese davvero importante.

FCA, Agenzia entrate chiede pagamento tasse arretrate

Proprio mentre si trova al lavoro con PSA per il memorandum di intesa sulla fusione FCA subisce un ennesimo colpo: stavolta ad infierire è l’Agenzia delle Entrate che richiede il pagamento delle tasse arretrate relativamente all’acquisizione di Chrysler avvenuta nel 2014.

Cybersicurezza, un settore pronto ad affrontare nuove sfide

Sono purtroppo ancora tantissime le aziende che tendono a sottovalutare tutti i rischi che sono connessi alla cyber security, non accorgendosi sia diventata una vera e propria priorità certamente per i privati, ma anche e ovviamente per le aziende.

Con il passare del tempo ci sono diversi elementi che possono essere oggetto di un attacco informatico: ad esempio, la sicurezza fisica, la protezione dei dati e della proprietà intellettuali, senza dimenticare anche la difesa di tutte quelle operazioni che vengono svolte con la clientela e con le aziende fornitrici.

Le prossime sfide del settore mirano inevitabilmente a far comprendere quali siano elevati i rischi che potrebbero essere affrontati da tutte le aziende che non agiscono in modo preventivo nei confronti di questa minaccia alla sicurezza dei dati.

Nonostante nel corso degli ultimi anni gli investimenti siano di certo aumentati, il quantitativo di aziende che ancora non ha la completa percezione di quelli che sono i pericoli derivanti dal settore cibernetico. Il lavoro, infatti, che bisogna ancora compiere per poter aumentare i livelli di sicurezza e farli diventare se non imperforabili, quantomeno ancora più alti, è ancora tantissimo.

Una conferma è arrivata anche dalla diffusione dello studio ribattezzato “2019 Cyber Resilient Organization”: si tratta di una ricerca che è stata effettuata da parte del Ponemon Institute, grazie alla sponsorizzazione di IBM. Dai risultati di tale studio emerge come la situazione sia ancora molto lontana dal poter essere definita accettabile. Addirittura il 77% delle aziende, infatti, non ha mai nemmeno in preso in considerazione la possibilità di realizzare un piano di risposta nei confronti di un potenziale attacco cyber.

Tra le restanti aziende che hanno predisposto un simile piano, addirittura oltre la metà non lo fa verificare in modo costante e frequente. Di conseguenza, è chiaro come non sia affatto aggiornata per poter affrontare e organizzare tutti quei processi che devono essere messi in atto in caso di cyber attack. Nel momento in cui si verifica un attacco ai dati piuttosto che ai dispositivi dell’azienda da parte di un hacker, infatti, il danno che viene patito dall’aziende è in realtà doppio. Infatti, non si tratta solo del danno che intercorre a livello economico, connesso alla perdita dei danni e alla sostituzione e riparazione dei vari device che sono stati oggetto dell’attacco. C’è da prendere in considerazione, infatti, anche il danno che subisce l’azienda a livello di reputazione.

Non è un caso, infatti, che tanti clienti, investitori e partner, quando c’è da valutare una possibile collaborazione con un’azienda, vanno a guardare non solo la capacità di quest’ultima di non cadere nei rischi di un attacco cyber, ma anche il grado di frequenza con cui si aggiorna il sistema difensivo, che poi permette sia di individuare che di rispondere ai vari attacchi.

Da tutto questo emerge solamente un aspetto fondamentale. Ovvero, che la cyber security è un aspetto che non può più passare in secondo piano. Un assunto che ovviamente sia per le aziende che per quanto riguarda i privati. Infatti, la cyber security fa riferimento a tante problematiche e aspetti che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni delle persone, quindi con i dati dei rapporti con i fornitori, i dati e la privacy dei dipendenti di un’azienda e così via.

Nel corso degli ultimi anni, è emersa una netta fase di evoluzione nella lotta agli attacchi che vanno a colpire l’hardware dei device “endpoint”, tra cui anche pc e stampanti, che spesso finiscono nel mirino di un gran numero di hacker. Frodi e altri attacchi possono essere efficacemente combattuti solo con la prevenzione, come è stato ben messo in evidenza da Cookies Digital, la media agency del gruppo Cookies Factory, che lavora nel campo del digital entertainment, e ha da poco acquisito un aquota di minoranza di Opticks, , società spagnola specializzata nel rilevamento delle frodi nell’ambito della pubblicità online.

Il codice a barre compie 45 anni, alcuni cenni storici

Sono trascorsi ben 45 anni dal giorno in cui è stato emesso il primo beep di un codice a barre: correva l’anno 1974 e da quel momento è stato un crescendo e un’evoluzione continua, che hanno portato a toccare e superare ormai i 6 miliardi di scansioni ogni giorno.

Il codice a Barre GS1 ha, di fatto, rivoluzionato l’economia, dando un linguaggio con pochi eguali, e mettendo in evidenza i prodotti lungo la supply chain. Il numero delle imprese che ha previsto di dotarsi di un barcode ha superato ormai quota un milione e, dopo 45 anni, i servizi innovativi connessi all’evoluzione tecnologica sono estremamente numerosi.

È difficile accorgersene, visto che ormai è entrato a far parte della quotidianità, eppure il codice a barre ha segnato l’economia moderna: individuare e integrare i vari prodotti commerciati in tutto il pianeta, garantendone la piena tracciabilità, permettendo la condivisione delle informazioni ed eliminando numerosi errori che rendevano problematica un po’ tutta la filiera.

Chi non ha fatto caso almeno una volta al tradizionale beep che viene emesso dal codice a barre nel momento in cui viene letto da parte delle casse al supermercato? Il codice a barre ha una caratteristica unica nel suo genere, ovvero quella di essere global, dal momento che viene riconosciuto in qualsiasi luogo e in ogni caso, abbattendo qualsiasi tipo di barriera dal punto di vista geografico e culturale, risultando un grande vantaggio anche per le imprese di nazioni e continenti differenti.

Furono Norman Joseph Woodland e Bernard Silver ad avere l’intuizione geniale: dopo aver visto in riva al mare delle linee tracciate sulla sabbia, ebbero l’idea di creare un codice per identificare i prodotti, in maniera tale che, al passaggio nelle casse, potesse essere riconosciuto in via del tutto automatica e che rendesse più rapidi i pagamenti e sveltisse le code all’interno dei supermercati. Se nel 1948 l’idea era probabilmente troppo futurisitica per quell’epoca, l’invenzione del laser e lo sviluppo dell’economia posero le basi per il suo lancio definitivo: correva l’anno 1973 e, dopo ben quattro anni di test e lavori, ecco che l’associazione americana delle più importanti aziende che operavano nel settore alimentare, adottò il codice a barre GS1.

Il primo beep, come detto, risale invece al 1974: il codice a barre viene usato per la prima volta in un negozio per la vendita di un pacchetto di gomme da masticare Wrigley’s gusto juicy fruit, che costava solamente 61 centesimi, in un supermercato Marsh in Ohio. Da quel momento la sua espansione e diffusione non ha conosciuto davvero più alcun limite.

Nel corso degli anni è sorta anche un’organizzazione mondiale neutrale, denominata GS1, che si trova in ben 114 Paesi e che ha il compito di sviluppare e conservare il codice a barre GS1, facendo rispettare i vari standard internazionali. In Italia, il solo ente autorizzato in tal senso è GS1 Italy, l’unico che ha la facoltà di rilasciare i codici a barre.

Il codice a barre GS1 attualmente più diffuso è quello denominato EAN-13: si caratterizza per essere composto da una serie numerica di 13 cifre che, dal punto di vista grafica, è stata tradotta in tredici barre verticali, che servono proprio per la lettura ottica. Come viene letto il barcode? Semplice: le prime nove cifre si riferiscono al prefisso aziendale GS1, mentre le successive tre rappresentano il codice del prodotto e, infine, l’ultima corrisponde alla cifra di controllo.

Al giorno d’oggi, quasi non ci facciamo più caso, e sembra che il codice a barre sia qualcosa di scontato, eppure non è caso se è stato inserito per ben due volte all’interno del libro “Le 50 cose che hanno fatto l’economia moderna”. Il codice a barre è, di fatto, una delle invenzioni più importanti e rivoluzionarie di tutti i tempi in ambito economico. Un segno grafico, basato sulla presenza di 13 barre verticali, di cui ognuna ha una corrispondenza con una certa cifra, che ha portato una vera e propria rivoluzione non solo nel commercio, ma anche in tanti altri settori. I dati sono impressionanti: basti pensare che la velocità di lettura degli scanner laser moderni è pari a 40-200 scansioni al secondo. Probabilità che il codice a barre commetta un errore? Una su 1 milione!

 

 

 

Rinegoziazione cessione del quinto: quando richiederla? Quali i requisiti e le caratteristiche?

Hai in corso una cessione del quinto dello stipendio o della pensione, ma sei in un momento di necessità e vuoi rivedere le condizioni del contratto? Forse hai bisogno di maggiore liquidità e -non vuoi-o non puoi richiedere una seconda cessione del quinto o un nuovo prestito personale?
Se ti trovi in questa situazione e hai bisogno di ottenere una cifra specifica senza però aprire un secondo prestito, allora puoi pensare alla rinegoziazione cessione del quinto.


La rinegoziazione cessione del quinto permette ai consumatori che hanno questa tipologia di finanziamento in corso, di ottenere nuova liquidità, andando ad allungare il periodo di restituzione del prestito. Ma come funziona esattamente la rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio? E quali sono i requisiti richiesti?

Preme specificare che questa è una guida su come rinegoziare la cessione del quinto e non sulle metodologie per ottenerla, che invece puoi trovare su:

https://prestitimag.it/articoli-cessione-quinto/

insieme ad altre guide specifiche su questa tipologia di prestiti.
Partiamo con la lettura!

Rinegoziazione cessione del quinto: quando richiederla?

La cessione del quinto dello stipendio o della pensione può essere rinegoziata, come previsto dalla legge 141/10, a patto però che sia passato il tempo utile per il pagamento di almeno 2/5 del prestito.
Per esattezza dunque, è possibile richiedere la rinegoziazione solo dopo aver pagato almeno il 40% del prestito iniziale. Quindi se inizialmente avevi richiesto una cessione dalla durata pari a 120 mesi, prima di poterla rinegoziare dovrai aver pagato le rate per almeno 4 anni.
Trascorsi i 4 anni utili, potrai procedere alla rinegoziazione della cessione del quinto dello stipendio o della pensione se si è in possesso dei requisiti necessari. Ma quali sono i requisiti richiesti per rinegoziare il prestito? Vediamolo insieme.

Cessione del quinto rinegoziazione: requisiti

Il primo requisito per richiedere la rinegoziazione, come abbiamo visto, è la necessità di aver corrisposto alla banca o finanziaria almeno i 2/5 del prestito complessivo. Ma ci sono anche altri obblighi da rispettare per accedere nuovamente a questo finanziamento e rinegoziarlo per avere maggiore liquidità.
Tra i principali requisiti per il rinnovo cessione del quinto troviamo:

  1. Situazione lavorativa: se si è chiesta la cessione con un contratto a tempo determinato (e questo è quasi in scadenza a pari passo del primo prestito) non si potrà richiedere una nuova erogazione di denaro. Lo stesso vale per chi ha chiesto il prestito con lo stipendio e sta per andare in pensione. In questo caso si deve attendere la pensione e poi richiedere il rinnovo del quinto.
  2. Stato di salute: alcune banche o finanziarie, specie se il richiedente è anziano, potrebbero richiedere un certificato medico per accertarsi della buona salute, ed evitare di rinnovare un prestito a una persona che non gode più di una salute che permetta alla banca di rientrare del prestito, senza coinvolgere l’assicurazione.
  3. Età: per chi ha richiesto la cessione del quinto della pensione, di solito c’è un limite di età pari a circa 80 anni (solo alcune banche permettono la cessione oltre quest’età), superata questa non è possibile richiedere la rinegoziazione.
  4. Nuovi prestiti in corso: la banca alla luce di altri prestiti in corso, attivati dopo la prima cessione del quinto, potrebbe non permettere la rinegoziazione, per non rischiare che il cliente si sovra-indebiti.
  5. Presenza di un’istanza di pignoramento: in caso di un’istanza per il pignoramento del conto corrente, dei beni, o del TFR, sovvenuta dopo la prima cessione del quinto, la banca potrebbe non permettere la rinegoziazione del prestito, per paura di non rientrare della nuova liquidità concessa.

Rinegoziazione cessione del quinto stipendio e pensione: come funziona

La rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio funziona allo stesso modo. Quindi dopo che ti sei accertato di avere i requisiti e dopo il pagamento del giusto numero di rate, potrai iniziare la fase di richiesta della rinegoziazione.
La rinegoziazione prevede che la banca richieda una nuova cessione che permetta di coprire il debito residuo e che al contempo ti dia la possibilità di ottenere nuova liquidità.
Quindi se hai un debito residuo di 13 mila euro e hai bisogno di altri 10 mila euro, la banca richiederà una cessione del quinto per un totale di 23 mila euro.
In questo modo sarà possibile pagare sia il debito residuo e ottenere maggiore liquidità, cambiando però le condizioni di durata del contratto, e in alcuni casi anche l’importo della rata.
Infatti, in fase d’istruttoria per la rinegoziazione, la banca effettua di nuovo il calcolo della cessione del quinto. In quanto, negli anni lo stipendio potrebbe essere aumentato (ad esempio per gli scatti d’anzianità).
Oppure se non si prende più lo stipendio, ma nel frattempo si è andati in pensione, allora dovrà fare il nuovo calcolo del quinto sul cedolino pensionistico.
Rifatto il calcolo della rata, la banca procede a comunicare al cliente il nuovo importo, i tassi d’interesse applicati e infine la nuova durata della cessione del quinto.
La durata infatti si allunga, e gli anni che si aggiungono alla precedente cessione, dipendono-naturalmente-dalla somma richiesta durante la rinegoziazione.

Come richiedere la rinegoziazione del quinto

Quando scegli di richiedere alla banca o ad una finanziaria la rinegoziazione cessione del quinto online oppure direttamente in sede, hai bisogno di avere a portata di mano alcuni specifici documenti.
I documenti richiesti sono:

  • Dichiarazione dei redditi
  • Ultime due busta paga o cedolini della pensione
  • Certificato di quota cedibile dello stipendio o pensione aggiornato
  • Documenti d’identità e codice fiscale

Con questi documenti, la banca o finanziaria potrà avviare la procedura di rinegoziazione che prevede:

  • Il controllo dei requisiti del richiedente
  • Se sussistono i requisiti, si procede alla preparazione dell’istruttoria
  • Avvio dell’iter per la richiesta della rinegoziazione
  • Attesa della delibera (ossia il vero e proprio lasciapassare per ottenere il rinnovo della cessione del quinto)
  • In caso di delibera positiva, la banca procede al conteggio estintivo (atto che chiude il vecchio prestito)
  • Firma del nuovo contratto di cessione del quinto dello stipendio o pensione
  • Erogazione della somma che fornisce nuova liquidità

Per completare tutto questo iter le banche o finanziarie possono richiedere tempi che vanno da un minimo di 30 giorni sino a più di 90, in base alla loro velocità di trattare le varie pratiche burocratiche.
In questa guida abbiamo visto nel dettaglio cos’è e come funziona la rinegoziazione del quinto dello stipendio. Se hai bisogno di altre informazioni, oppure qualcosa non ti è chiaro puoi contattarci o lasciarci un commento.
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Hai in corso una cessione del quinto dello stipendio o della pensione, ma sei in un momento di necessità e vuoi rivedere le condizioni del contratto? Forse hai bisogno di maggiore liquidità e -non vuoi-o non puoi richiedere una seconda cessione del quinto o un nuovo prestito personale?
Se ti trovi in questa situazione e hai bisogno di ottenere una cifra specifica senza però aprire un secondo prestito, allora puoi pensare alla rinegoziazione cessione del quinto.
La rinegoziazione cessione del quinto permette ai consumatori che hanno questa tipologia di finanziamento in corso, di ottenere nuova liquidità, andando ad allungare il periodo di restituzione del prestito. Ma come funziona esattamente la rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio? E quali sono i requisiti richiesti?
Preme specificare che questa è una guida su come rinegoziare la cessione del quinto e non sulle metodologie per ottenerla, che invece puoi trovare su https://prestitimag.it/articoli-cessione-quinto/; insieme ad altre guide specifiche su questa tipologia di prestiti.

Partiamo con la lettura!
Rinegoziazione cessione del quinto: quando richiederla?
La cessione del quinto dello stipendio o della pensione può essere rinegoziata, come previsto dalla legge 141/10, a patto però che sia passato il tempo utile per il pagamento di almeno 2/5 del prestito.
Per esattezza dunque, è possibile richiedere la rinegoziazione solo dopo aver pagato almeno il 40% del prestito iniziale. Quindi se inizialmente avevi richiesto una cessione dalla durata pari a 120 mesi, prima di poterla rinegoziare dovrai aver pagato le rate per almeno 4 anni.
Trascorsi i 4 anni utili, potrai procedere alla rinegoziazione della cessione del quinto dello stipendio o della pensione se si è in possesso dei requisiti necessari. Ma quali sono i requisiti richiesti per rinegoziare il prestito? Vediamolo insieme.
Cessione del quinto rinegoziazione: requisiti
Il primo requisito per richiedere la rinegoziazione, come abbiamo visto, è la necessità di aver corrisposto alla banca o finanziaria almeno i 2/5 del prestito complessivo. Ma ci sono anche altri obblighi da rispettare per accedere nuovamente a questo finanziamento e rinegoziarlo per avere maggiore liquidità.
Tra i principali requisiti per il rinnovo cessione del quinto troviamo:
1. Situazione lavorativa: se si è chiesta la cessione con un contratto a tempo determinato (e questo è quasi in scadenza a pari passo del primo prestito) non si potrà richiedere una nuova erogazione di denaro. Lo stesso vale per chi ha chiesto il prestito con lo stipendio e sta per andare in pensione. In questo caso si deve attendere la pensione e poi richiedere il rinnovo del quinto.
2. Stato di salute: alcune banche o finanziarie, specie se il richiedente è anziano, potrebbero richiedere un certificato medico per accertarsi della buona salute, ed evitare di rinnovare un prestito a una persona che non gode più di una salute che permetta alla banca di rientrare del prestito, senza coinvolgere l’assicurazione.
3. Età: per chi ha richiesto la cessione del quinto della pensione, di solito c’è un limite di età pari a circa 80 anni (solo alcune banche permettono la cessione oltre quest’età), superata questa non è possibile richiedere la rinegoziazione.
4. Nuovi prestiti in corso: la banca alla luce di altri prestiti in corso, attivati dopo la prima cessione del quinto, potrebbe non permettere la rinegoziazione, per non rischiare che il cliente si sovra-indebiti.
5. Presenza di un’istanza di pignoramento: in caso di un’istanza per il pignoramento del conto corrente, dei beni, o del TFR, sovvenuta dopo la prima cessione del quinto, la banca potrebbe non permettere la rinegoziazione del prestito, per paura di non rientrare della nuova liquidità concessa.
Rinegoziazione cessione del quinto stipendio e pensione: come funziona
La rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio funziona allo stesso modo. Quindi dopo che ti sei accertato di avere i requisiti e dopo il pagamento del giusto numero di rate, potrai iniziare la fase di richiesta della rinegoziazione.
La rinegoziazione prevede che la banca richieda una nuova cessione che permetta di coprire il debito residuo e che al contempo ti dia la possibilità di ottenere nuova liquidità.
Quindi se hai un debito residuo di 13 mila euro e hai bisogno di altri 10 mila euro, la banca richiederà una cessione del quinto per un totale di 23 mila euro.
In questo modo sarà possibile pagare sia il debito residuo e ottenere maggiore liquidità, cambiando però le condizioni di durata del contratto, e in alcuni casi anche l’importo della rata.
Infatti, in fase d’istruttoria per la rinegoziazione, la banca effettua di nuovo il calcolo della cessione del quinto. In quanto, negli anni lo stipendio potrebbe essere aumentato (ad esempio per gli scatti d’anzianità).
Oppure se non si prende più lo stipendio, ma nel frattempo si è andati in pensione, allora dovrà fare il nuovo calcolo del quinto sul cedolino pensionistico.
Rifatto il calcolo della rata, la banca procede a comunicare al cliente il nuovo importo, i tassi d’interesse applicati e infine la nuova durata della cessione del quinto.
La durata infatti si allunga, e gli anni che si aggiungono alla precedente cessione, dipendono-naturalmente-dalla somma richiesta durante la rinegoziazione.
Come richiedere la rinegoziazione del quinto
Quando scegli di richiedere alla banca o ad una finanziaria la rinegoziazione cessione del quinto online oppure direttamente in sede, hai bisogno di avere a portata di mano alcuni specifici documenti.
I documenti richiesti sono:
• Dichiarazione dei redditi
• Ultime due busta paga o cedolini della pensione
• Certificato di quota cedibile dello stipendio o pensione aggiornato
• Documenti d’identità e codice fiscale
Con questi documenti, la banca o finanziaria potrà avviare la procedura di rinegoziazione che prevede:
• Il controllo dei requisiti del richiedente
• Se sussistono i requisiti, si procede alla preparazione dell’istruttoria
• Avvio dell’iter per la richiesta della rinegoziazione
• Attesa della delibera (ossia il vero e proprio lasciapassare per ottenere il rinnovo della cessione del quinto)
• In caso di delibera positiva, la banca procede al conteggio estintivo (atto che chiude il vecchio prestito)
• Firma del nuovo contratto di cessione del quinto dello stipendio o pensione
• Erogazione della somma che fornisce nuova liquidità
Per completare tutto questo iter le banche o finanziarie possono richiedere tempi che vanno da un minimo di 30 giorni sino a più di 90, in base alla loro velocità di trattare le varie pratiche burocratiche.
In questa guida abbiamo visto nel dettaglio cos’è e come funziona la rinegoziazione del quinto dello stipendio. Se hai bisogno di altre informazioni, oppure qualcosa non ti è chiaro puoi contattarci o lasciarci un commento.

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