Banca Popolare di Bari, ok definitivo alla nascita dell’Osservatorio

L’ultima riunione del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bari ha portato in dote importanti novità, anche se in realtà si sapeva già tutto dallo scorso 8 agosto, quando era stata anticipata l’intenzione dell’istituto pugliese di costituire un vero e proprio “Osservatorio sul contesto istituzionale e di mercato”, dedicato alla gestione dei rapporti con i Soci.

Ebbene, l’Osservatorio adesso è finalmente realtà e si comporrà di tre membri: si tratta del dottor Lorenzo Gorgoni, del prof. Giovanni Ferri e del prof. Canio Trione. Il primo aspetto da sottolineare riguarda due peculiari elementi che caratterizzeranno l’azione dei tre membri dell’Osservatorio, ovvero l’autonomia e l’indipendenza di cui potranno godere nei confronti della Banca Popolare di Bari.

L’Osservatorio è stato costituito nell’intento di occuparsi di tutti quei problemi, ma anche temi di prim’ordine che fanno riferimento al rapporto tra i Soci e la Banca. Non solo, dal momento che si occuperà anche di gestire tutte quelle iniziative che hanno come fine ultimo l’aumento della liquidibilità delle azioni, con la possibilità di promuovere delle azioni ben precise per permettere di recuperare più valore sociale possibile.

È chiaro che il lavoro dell’Osservatorio dovrà essere facilitato dal fatto che il CdA dovrà aggiornarlo di continuo sulle scelte strategiche a livello industriale che la Banca vorrà perseguire, ma dovrà informarlo anche su tutti gli scenari che potrebbero venirsi a creare in seguito all’aggregazione tra Banche Popolari. Ovviamente, i tre membri dell’Osservatorio potranno presentare delle proposte dinanzi al CdA dell’istituto di credito pugliese, nel tentativo di migliorare il più possibile i rapporti tra i Soci, la Banca e le associazioni dei consumatori.

Tra l’altro, nell’ultima riunione del CdA è stata decisa anche la proroga della scadenza per poter aderire al “Protocollo per la Realizzazione di una Procedura di Conciliazione”, come d’accordo con quanto suggerito dal Comitato per la Tutela degli Azionisti, raccogliendo una prima adesione da parte di numerose associazioni dei consumatori, tra cui Codacons, Confconsumatori e Lega Consumatori.

Frodi e marketing digitale: Cookies Digital avvia partnership strategica con Opticks

Cookies Digital, business unit di Cookies Factory, società di digital entertainment, ha deciso di investire nell’azienda spagnola leader nella prevenzione delle frodi, la Opticks.

Come riporta Engage, Cookies Digital ha acquisito una quota di minoranza della società con sede a Barcellona, creando così una partnership operativa e strategica che va in direzione di un supporto del piano di crescita e del posizionamento competitivo di Opticks.

“La frode – sottolinea Valentina Tranquilli, COO di Cookies Factory – è un grosso problema per l’Industry del mobile VAS e per il mercato pubblicitario in generale. Opticks aiuta gli investitori pubblicitari, gli aggregatori e gli operatori telefonici ad avere il pieno controllo del traffico inviato per le offerte, riducendo al contempo le frodi e ottimizzando il media buying”.

Cookies Digital, certificata Google Partner nel 2018, lavora con aggregatori mobile, operatori e content providers in diverse regioni del mondo, fornendo agli utenti servizi di mobile entertainment di qualità elevate.

La Media Agency del Gruppo gestisce tutte le campagne di marketing digitale combinando talento e tecnologia.

Opticks è un’azienda tecnologica specializzata nel rilevamento delle frodi e nel monitoraggio del traffico. La sua piattaforma aiuta i clienti ad ottimizzare la pianificazione degli investimenti pubblicitari ed ottenere un traffico di qualità superiore. In pratica Opticks analizza il traffico e identifica da dove proviene il traffico fraudolento in modo da poter bloccare i clic prima che diventino un problema.

“Siamo stati uno dei primi clienti di Opticks – afferma Valentina Tranquilli – e abbiamo scoperto subito quanto sia stato forte l’impatto sulle entrate ottimizzando la spesa ADV, acquistando solo il traffico “reale” e non fraudolento. Questo è il motivo principale per cui abbiamo deciso di investire in questa società, poiché abbiamo fiducia nel prodotto e crediamo che l’intero settore si stia muovendo verso mercati regolamentati e pubblicità pulita”.

“Un altro motivo – conclude – è che crediamo di poter aiutare Opticks nella sua crescita, supportandoli nello sviluppo del business in nuove regioni in cui abbiamo solide relazioni”.

No alle banche i giovani oggi vogliono le carte di credito

I Millenials, ossia i ragazzi nati a partire dal 1 gennaio 2000, sono i principali fruitori delle moderne forme di pagamento, che stanno sostituendo quelle collegate alle banche intese come luoghi fisici. Il mobile banking, dunque, sta rimpiazzando le lunghe code in fila allo sportello, i bonifici online quelli cartacei; le carte di debito e credito sono ormai gli strumenti di pagamento più utilizzati dai ragazzi, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha scoperto che 7 ragazzi su 10 preferiscono pagare con la carta di credito: acquistano principalmente viaggi, indumenti e prodotti tecnologici. In questo articolo, scritto in collaborazione con il portale e-risparmio.it, si scoprirà perché i giovani hanno detto di no alle banche e preferiscono invece le carte di credito e le carte conto.

Le banche si stanno adeguando alle nuove tecnologie, consapevoli che sono proprio i giovani i maggiori fruitori dei nuovi servizi di internet banking, delle carte contactless e dei bonifici online. Le operazioni di acquisto sono sempre più veloci, sicure; tutto avviene tutto in tempo reale. Oggi è impensabile che un giovane si metta in fila in banca per effettuare un bonifico oppure che vada a ritirare contante allo sportello.

È diventato anche meno frequente prelevare dagli ATM, perché il futuro della moneta non è fisico. In un futuro prossimo le banconote potrebbero sparire definitivamente ed essere sostituite da moneta virtuale, che si sposta in via telematica. Le carte di credito, per esempio, permettono di acquistare vestiti, pagare il conto in pizzeria, noleggiare un’auto in vacanza.

Cos’è tecnicamente una carta di credito

Si tratta di una tessera provvista di microchip e banda magnetica, grazie alla quale è possibile effettuare transazioni, ossia pagamenti, telematicamente. Sulla parte anteriore della carta sono indicate le generalità del titolare, il numero identificativo della tessera e la data di scadenza; nella parte posteriore ci sono informazioni fondamentali: il CVV2, acronimo di Card Verification Value, oppure il CVC2, che sta per Card Validation Code; sono i codici di controllo che servono a garantire la sicurezza dell’operazione, quando si usa la carta di credito online. È la banca presso cui si ha il conto corrente che rilascia la carta di credito, che il più delle volte è collegata a circuiti internazionali come American Express, Mastercard e Visa.

Perché i giovani preferiscono la carta di credito

La rivoluzione che sta cambiando le nostre abitudini è strettamente collegata con la generazione Z, quella nata tra il 1995 e il 2010; i ragazzi nati in questi anni sono stati definiti come la “iGen”, la generazione che ha una percezione del denaro diversa da quella dei loro genitori. Hanno una relazione con il denaro differente da quella tradizionale, con lati positivi e negativi.

Ma perché la generazione Z preferisce le carte di credito alle banche?

Innanzitutto è necessario dire che quasi tutti i giovani maggiorenni, se hanno un conto in banca, utilizzano l’home banking; la maggior parte di loro possiede una carta di credito o una carta prepagata. Molti ragazzi usufruiscono anche dei servizi finanziari, effettuano cioè operazioni di trading, ossia comprano e vendono online; il motivo di questa scelta è il risparmio: la stessa operazione costa molto meno perché non sono previste spese di commissione, in quanto l’utente effettua le stesse operazioni che il commesso della banca svolgere abitualmente per lavoro, dietro lo sportello.

Inoltre un giovane su due rateizza le spese con una carta di credito.
Uno studio effettuato di recente ha evidenziato che la carta più utilizzata dagli under 35 è la carta di credito a saldo; si tratta della metà del campione che è stato sottoposto a intervista; la scelta è indirizzata dai vantaggi che una carta di credito a saldo offre agli utenti giovani. Tale prodotto è destinato a superare la carta prepagata nelle preferenze dei giovani utenti italiani.

Vantaggi delle carte di credito

Perché le carte di credito sono ricercate dai giovani? Perché offrono molte possibilità. Permettono di acquistare prodotti ed effettuare pagamenti anche in periodi in cui manca la liquidità necessaria; queste carte infatti consentono di usufruire di un credito, da cui deriva la denominazione della carta; infatti, l’addebito sul conto corrente, della cifra pagata per la transazione, viene posticipato. In più la carta di credito è uno strumento sicuro, perché in caso di clonazione, furto, smarrimento o truffa ad opera dei malfattori, è possibile bloccarla senza incorrere in indebite perdite di denaro e sostituirla senza alcun problema.

I giovani amano viaggiare e avere in tasca uno strumento finanziario che permetta loro di pagare un pranzo, un hotel o un’auto a noleggio, senza andare in giro con molto denaro contante: è una comodità a cui è difficile rinunciare.
Quasi tutte le carte di credito sono spendibili all’interno dei più importanti circuiti internazionali, per cui è sempre possibile effettuare transazioni in ogni occasione. Per noleggiare un’auto è indispensabile avere una carta di credito; inoltre consentirà l’opzione di un’assicurazione aggiuntiva, per coprire eventuali danni provocati alla vettura in caso d’incidente.

In più, proprio come per le prepagate, le carte di credito possono essere ricaricate a distanza; nel caso in cui il giovane sia all’estero, per esempio, i genitori possono intervenire per far confluire denaro sulla carta, nell’emergenza.
Una carta di credito presuppone la titolarità di un conto corrente online, consentendo di avere traccia di tutte le operazioni effettuate, anche dopo molto tempo.

Le carte di credito scelte dai giovani

Le carte di credito non sono tutte uguali; in molti casi conviene approfittare delle offerte promozionali delle banche, che invogliano così i clienti ad aprire un conto corrente presso di loro. I giovani, che le utilizzano principalmente per acquistare su internet e viaggiare, solitamente optano per quelle che hanno bassi costi di prelievo all’estero. Inoltre è meglio optare per tetti di spesa massimi, per poter fronteggiare acquisti di biglietti aerei effettuati all’ultimo momento.
Molto gettonata è la carta di credito che si auto-ricarica mensilmente, prelevando in autonomia il denaro stabilito, direttamente dal conto corrente. Questa opzione permette di non trovarsi inavvertitamente in rosso.

Atlantica Digital: la sicurezza informatica protegge il proprio business

Gli attacchi informatici sono sempre più diffusi e le tecniche degli hacker e del cybercrime sono diverse e in continua evoluzione.

Molte realtà industriali si stanno preparando alla digitalizzazione delle reti e all’adozione di standard dell’Industry 4.0. Inoltre la cybersecurity dei sistemi OT/ICS sta diventando una priorità assoluta per le aziende industriali.

Il dato emerge dal nuovo report di Kaspersky, “State of Industrial Cybersecurity 2019”, che in collaborazione con ARC Advisory Group ha condotto un sondaggio su 282 aziende e organizzazioni industriali e su 20 rappresentanti del settore, per capire lo stato dell’arte in merito alla cybersicurezza dei sistemi di controllo industriale.

Il report evidenzia che quattro organizzazioni su cinque (81%) considerano la digitalizzazione delle proprie reti operative come un obiettivo importante o addirittura estremamente importante. E anche la cybersecurity dei sistemi OT/ICS sta diventando una priorità assoluta per le aziende industriali, come conferma la maggioranza (87%) delle realtà coinvolte.

Per raggiungere il livello di protezione adeguato, però, è necessario investire in misure dedicate e disporre di professionisti altamente qualificati che possano mettere in atto quelle stesse misure in modo efficace.

Una voce autorevole in questo campo è quella di Atlantica Digital S.p.A., che progetta e realizza soluzioni di CyberSecurity adottando le tecnologie più innovative del mercato, integrandole con la decennale esperienza maturata sul campo.

“Garantire la sicurezza informatica e delle informazioni – commentano i vertici della società – significa proteggere il proprio business, tutelando lavoratori, clienti e fornitori. È fondamentale avere consapevolezza del rischio e saper valutare i pericoli derivanti dall’esposizione alle varie tipologie di attacco informatico e sapere adottare le giuste contromisure. Per identificare e attuare una strategia di cybersecurity efficace occorrono strumenti, metodi e competenze”.

Atlantica si rivolge al mercato con un approccio integrato ai problemi della sicurezza logica dei dati e delle infrastrutture offrendo servizi di Consulenza e Formazione, Vulnerability Management, Identity Governance, SIEM e DataSecurity.

“Le organizzazioni, le aziende, le società – aggiungono da Atlantica – devono pensare anche a dotarsi di una protezione specifica per l’Industrial IoT, che può avere un alto tasso di connessione all’esterno dell’ambiente”.

L’attività di progettazione di AICOM al centro dell’intervista all’ing. Mauro Tanzi

L’ing. Mauro Tanzi, Presidente ed Amministratore Delegato di AICOM, in una intervista racconta l’attività di progettazione della società di ingegneria privata dallo stesso fondata all’inizio degli anni ’90.

Nel corso dell’intervista un accenno anche all’importanza delle certificazioni e all’approccio di AICOM nei confronti delle fonti rinnovabili.

“Oltre ai settori consolidati dell’ingegneria civile e dell’architettura – evidenzia Mauro Tanzi – , AICOM si caratterizza per una marcata multidisciplinarietà che le consente di approcciare casistiche progettuali eterogenee”.

“La società – aggiunge – negli ultimi anni si è sempre più caratterizzata nei settori impiantistici applicati agli stabilimenti industriali, alle infrastrutture critiche e all’edilizia sanitaria ed ospedaliera. Anche la progettazione di sistemi integrati di sicurezza fisica rappresenta un importante tassello nel panorama aziendale in virtù della strategicità degli asset oggetto di intervento”.

Numerosi i progetti a cui la società di ingegneria si è dedicata con la professionalità di sempre.

AICOM acquisisce ed analizza le esigenze e le aspettative del committente per tradurle in prospettive reali di intervento, sulla scorta di ricerche di mercato, aggiornamenti conoscitivi tecnologici, formulazione di ipotesi di fattibilità.

La metodologia adottata è quella della progettazione integrata, laddove la convergenza interdisciplinare costituisce garanzia di affidabilità, anche nel caso, già felicemente collaudato, di collaborazioni con professionalità esterne.

“Quale esempio di progettazione integrata in ambiti sensibili – ha osservato l’ing. Mauro Tanzi – preme citare la completa progettazione degli interventi di ristrutturazione edile ed impiantistica dei laboratori di ricerca di Eni SpA a San Donato Milanese. In pochi mesi il team di AICOM ha sviluppato i vari step progettuali garantendo la continuità operativa del sito anche nelle successive fasi alla realizzazione. Nel corso degli ultimi mesi AICOM sta svolgendo attività di progettazione e construction management per stabilimenti industriali e militari all’estero in ambito aeronautico”.

Un fiore all’occhiello di questa società sono le certificazioni. “AICOM – sottolinea il Chairman e CEO – può considerarsi come unica nel panorama nazionale per il numero e la tipologia di certificazioni conseguite nel rispetto degli standard qualitativi internazionali”.

Infine un accenno alle fonti rinnovabili. “Le esperienze aziendali – conclude Mauro Tanzi – in tal senso spaziano dagli impianti fotovoltaici (sia a terra che su coperture), eolici on shore, geotermici, biomasse e biogas, agli interventi volti al contenimento dei consumi in immobili pubblici e privati”.

Germania: il Pil crolla e ora è allarme europeo

Se ne parlava da tempo: la Germania si è fermata. Si è fermata la locomotiva europea, e l’Europa con lei. Ora arriva la conferma dai dati ufficiali, che dicono di un rallentamento nel secondo trimestre pari allo 0,1%. Malissimo le esportazioni, da sempre il traino del paese, con un -1,3%, dice l’istituto statistico Destatis, nel suo rapporto pubblicato questa mattina.
Tutto nelle previsioni comunque, con le economie occidentali in netta difficoltà. L’America da segnali di recessione, e intanto fa la guerra commerciale con la Cina. La Gran Bretagna non ha capito ancora cosa deve fare con la Brexit. L’Europa guarda alle crisi politiche italiane. Di carne al fuoco ce n’è fin troppa.

L’economia tedesca

Il Pil tedesco nel secondo trimestre ha stentato parecchio, portando il dato del periodo a +0,4%, mentre il primo trimestre si era chiuso con il +0,9%. Ma sono le esportazioni a spaventare i tedeschi, con la diminuzione più significativa da sei anni a questa parte.

Il mercato interno del paese segna un piccolo +0,1%, troppo poco per spingere il paese, nonostante il +0,5% di spesa pubblica.

La Germania quindi spende ma non crea. L’Italia probabilmente soffrirà di più la situazione tedesca, per motivi strutturali, che vedono molte aziende teutoniche esportare in nostri prodotti in modo più efficiente delle aziende italiane.

Noi produciamo, loro ci esportano i prodotti, e la sinergia è proficua per tutti. Ora però l’export tedesco si è fermato, e potrebbe mandare in crisi proprio gli italiani, a meno che non si cerchino canali alternativi.

Anche dal terzo trimestre arrivano brutti segnali, e la Germania, se i dati fossero confermati, sarebbe in recessione tecnica. L’ indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche continua a scendere, anche questo mese, il quindi in diminuzione, e questo è un altro brutto segnale. L’indice è ai minimi storici dalla fine del 2012, e i dati non propongono miglioramenti. Anche gli osservatori esteri, come la Fed, vedono nubi buie sulla Germania (e sulla Cina), e dalla Bce e dalla Bundesbank confermano che nel terzo trimestre ci sarà l’ufficialità della “recessione tecnica”.

Berlino può applicare ancora alcune misure, in particolare sulle agevolazioni fiscali, e questo rende i dati meno negativi, certi che la Germania cercherà di stimolare la sua economia.

Banca d’Inghilterra: è ora di una valuta digitale globale delle banche centrali

Il Bitcoin e le valute digitali hanno fatto scuola, cambiando molto la struttura monetaria così come la conoscevamo nel senso classico. Non perché la moneta digitale non esistesse prima (la usano le banche in forma elettronica da decenni), ma perché ha aperto l’opinione pubblica ad una nuova percezione.

Ora arriva anche la Banca d’Inghilterra a chiedere una valuta digitale globale. Una delle più importante banche centrali del mondo indica la strada per contrastare il dollaro e il yuan cinese. L’egemonia del biglietto verde non va più bene a Londra, che teme anche l’ascesa della moneta cinese.

Allora arriva l’indirizzo, sulla falsa riga della Lybra di Facebook, e il Governatore della banca centrale inglese, Mark Carney, lancia l’idea che anche le banche centrali dovrebbero darsi alla valuta digitale.

La nuova valuta

Secondo il Governatore, il dollaro non può più mantenere il suo ruolo di riserva valutaria e moneta di scambio globale, e serve una condivisione nella gestione di una moneta realmente globale, anche dal punto di vista di creazione.

Carney chiama ad un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale, che si svincoli dal dollaro per legarsi ad un paniere di valute internazionali. Per il Financial Times, la banca centrale inglese si sarebbe rivolta al Fondo Monetario Internazionale per chiedere un nuovo sistema valutario internazionale, affiancando la richiesta che viene da anni da alcuni “economisti eretici”. Il motivo di questa richiesta è semplice. Negli ultimi anni molte economie emergenti sono state distrutte dalla fuga di dollari, necessari ad ogni paese per costituire le riserve della banche centrali, fondamentali nel commercio internazionale e nella stabilizzazione delle proprie valute.
È tempo dunque di un mondo multipolare anche nel sistema monetario, ancora legato a meccanismi costruiti durante la guerra fredda e il bipolarismo tra Usa e Urss. Nel frattempo sono crollati gli Accordi di Bretton Woods, e le monete sono diventate valute Fiat fiduciarie, mentre il mondo si sta allargando ad altri attori.

La Gran Bretagna chiede al FMI di intervenire prima che la Cina acquisisca quel potere per insidiare il primato del dollaro con il suo yuan. Gli Stati Uniti da soli non saranno più in grado di gestire il sistema finanziario e monetario globale, che dovrà essere condiviso prima che sia troppo tardi, attraverso una “valuta egemonica sintetica” delle banche centrali.

L’economia Usa rappresenta il 15% del Pil mondiale, e il 10% del commercio, ma più del 60% dei titoli, e il 50% delle fatture, sono in dollari.

Tecniche chiave per ottimizzare il successo nel trading

Ci sono sia trader ingenui che professionisti. I primi potrebbero essere desiderosi di avere successo, ma i professionisti (come i trader singaporiani) lo ottengono! Sanno com’è il successo. Sanno che sapore ha il successo. Ma pensi che abbiano raggiunto il successo in un batter d’occhio?

Anche il gioco d’azzardo non può essere fatto in questo modo! Quindi, raggiungerlo non sarà facile. Se stai sognando un percorso di trading di successo, devi tenere a mente che il viaggio sarà piuttosto difficile.

Non è in grado di raggiungere il successo facilmente. Si devono superare un sacco di ostacoli prima. In realtà, il successo è difficoltà in carne ed ossa.

Non cerchiamo di spaventarti. Stiamo cercando di dipingere il quadro reale del trading. Non vogliamo dare un quadro avverso che ti ingannerebbe.

Ci sono innumerevoli idee inventate sul trading forex. La maggior parte dei trader sono entrati nel mercato a causa di queste frottole. Non vogliamo pertanto riempirti di altre bugie.

Vuoi davvero diventare un trader di successo? Vuoi davvero stabilire la tua carriera nel settore del trading al dettaglio? Se è così, questo articolo ti aiuterà in modo significativo ad aumentare i tuoi fattori di profitto.

Prima di fare trading sul mercato è necessario chiedersi se si può veramente gestire il calore di questo mercato o no?

Per esempio, dovrai sempre perdere regolarmente le transazioni e non c’è nulla che tu possa fare per evitarlo. Devi adattarti ai cambiamenti di questo mercato e solo allora diventerai un trader di successo.

Smetti di seguire il tuo istinto in quanto rovinerà la tua carriera in pochissimo tempo. Cerca di leggere la biografia del trader di successo in modo da poter capire come si possa realmente realizzare un profitto in questo mercato complesso.

Cerca le voci di trading

Non saresti in grado di entrare nel mercato dopo aver semplicemente registrato un account. In realtà, anche prima di registrarti hai molte cose da fare. Potresti dover fare molte ricerche perché il mercato è competitivo.

Il mondo è competitivo. Quindi, non devi accontentarti di cose facili. In ogni caso, prima di firmare per un conto, devi cercare la migliore piattaforma di trading.

La piattaforma è la parte principale del trading. Ne serve una adeguata se si desidera aprire un conto e operare serenamente. Se la piattaforma non è affidabile, l’intero processo si penalizzerebbe.

Quindi, una volt finito di creare un conto e altri fattori, dovresti cercare buone posizioni di trading. Dovresti avere la capacità di leggere correttamente il mercato se desideri identificarle.

Quindi, devi fare i compiti prima di trovare le posizioni, cioè IMPARARE! Naturalmente, si deve imparare a trovare buone posizioni di trading.

Assicurare il prezzo

Nel mercato dei cambi di valuta estera, il fattore principale è il prezzo. Non c’è niente da fare se non si conosce l’importanza del prezzo nel mercato Forex.

Dovresti sapere che il Forex è incentrato sul prezzo. Quindi, si devi avere la possibilità di studiare il movimento dei prezzi per essere in grado di capire se è possibile entrare nel mercato in base al movimento dei prezzi.

Allo stesso modo, devi costruire una relazione più stretta con il mercato. Questa è una delle tecniche per rafforzare il successo. Spingere via le probabilità La prossima tecnica importante e’ eliminare le probabilita’ cioè avere la capacità di capire dove valga la pena entrare. Questa è una delle tecniche per rafforzare il successo.

Si dovrebbe essere in grado di stare lontano dalle quote, quindi, per questo, si dovrebbe conoscere il mercato davvero bene!

Se vuoi diventare un trader di successo dovresti essere in grado di allontanare le quote in base alla tua esperienza.

Stagnazione: per il momento ci salvano le esportazioni

L’Istat riferisce sullo stato dell’economia italiana e aleggia lo spettro della stagnazione, con tutti gli indicatori, tranne le esportazioni, che vanno in quella direzione. È lo stesso presidente dell’Istituto di statistica, Gian Carlo Blangiardo, a presentare i dati in un’intervista, evidenziando come siano i dati industriali, in particolare, a dare prospettive negative, piuttosto che il Pil.

Non sono tutte nubi, per l’Italia, e i segnali “buoni” vengono da esportazioni e occupazione. Si scrive tra virgolette perché i due settori non hanno certamente numeri esaltanti, ma in tempo di crisi ci si accontenta anche di dati mediocri, ma che almeno non vanno verso la direzione della stagnazione.

Il resto non promette nulla di buono, anche se l’Italia continua a cercare la via d’uscita ad un’economia che non riesce a decollare. E per decollare si intende almeno agganciarsi alla mediocre media europea.

La situazione

In effetti la situazione non è rosea per l’intero continente e nemmeno per l’America. La locomotiva tedesca si è fermata da tempo, e l’America offre dati scoraggianti. Dagli Stati Uniti arrivano notizie che prospettano una recessione a breve, con l’inversione dei rendimenti e il taglio dei tassi da parte della Fed.

Il presidente Istat risponde a domande precise, e cerca di fare chiarezza. Meglio o peggio della crisi del 2011? Difficile fare il paragone, secondo il presidente intervenuto al meeting di Rimini, con la situazione attuale che parte da altri contesti.

Oggi infatti c’è la guerra commerciale tra Cina e Usa, la Brexit e la situazione italiana, a frenare l’economia. La novità è rappresentata dalla Germania, in forte difficoltà, dopo aver travolto tutto e tutti nella fase più delicata della crisi.

In Italia il dato positivo è l’aumento dell’occupazione, ma non sufficiente a garantire una ripresa, se non la si lega alla qualità del lavoro.

Forse è questo l’aspetto più deprimente della situazione italiana. L’offerta di lavoro è ripartita, ma stipendi e competenze richieste restano al palo. Precarietà, part-time e sottoutilizzo delle competenze sono ancora la piaga del mercato del lavoro italiano.

Se nel 2018 il paese torna al livello occupazionale del 2008, solo i lavoratori dell’informazione e comunicazione hanno migliorato il loro livello.

Geneve Invest: il punto sul prezzo del petrolio

Il prezzo del petrolio continua ad essere fortemente legato alle tensioni politiche fra Stati Uniti, Cina e Iran e per questo, nonostante un primo semestre del 2019 cominciato in netta ripresa, gli investitori finanziari continuano a mantenersi prudenti circa le stime per il futuro.

“I prezzi del greggio dovrebbero essere valutati intorno ai 66 dollari al barile per il 2019 e sui 65 dollari al barile nel 2020 – spiegano da Geneve Invest, società di gestione patrimoniale con sede a Ginevra e in Lussemburgo, confermando le stime già rilanciate dalla Banca Mondiale – Si tratta di una previsione un po’ in ribasso rispetto alle prospettive di crescita di inizio anno, che fa i conti con una produzione petrolifera statunitense superiore alle attese e con la disputa commerciale in corso fra Stati Uniti e la Cina, i due più grandi consumatori di petrolio al mondo”. Anche secondo l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) le tensioni commerciali danneggiano le prospettive a breve termine e rendono complessa anche la gestione del mercato sul medio periodo, obbligando i paesi produttori a rallentare la produzione per mantenere i prezzi entro un livello di guardia e stabilizzare il mercato.

“Dall’inizio del 2019 – spiega Omar Liverani, Relationship Manager per Geneve Invest –  il greggio ha registrato un aumento del prezzo quasi del 30%, ma non è ancora riuscito a recuperare il calo del 40% registrato nel quarto trimestre del 2018. L’importante in questa fase è assicurarsi che la crisi fra Stati Uniti ed Iran, e la conseguente diminuzione di esportazioni del greggio iraniano, possa essere compensata, some sembra, dall’offerta di petrolio di paesi OPEC. Nello specifico, si prevede un aumento della produzione di petrolio negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, in Arabia Saudita e, fuori dall’Organizzazione dei Paesi Produttori, della Russia. A partire da queste dinamiche, chiude il discorso Liverani dalla sede lussemburghese di Geneve Invest, l’outlook economico difficilmente raggiungerà le stime OCSE, che a novembre 2018 stimavano una crescita sino a raggiungere, nel 2019 gli 80 dollari al barile. In questo scenario il prezzo del Brent dovrebbe invece attestarsi intorno ai 70 dollari nel prossimo semestre, a meno di un’escalation militare fra Stati Uniti e Iran che da un lato farebbe esplodere il prezzo del petrolio, anche oltre i 90 dollari al barile, dall’altro avrebbe un impatto molto pesante sui segmenti finanziari più rischiosi, come obbligazioni high yield, ad alto rendimento e mercati emergenti. E’ una prospettiva molto remota, che va monitorata.”