Secondo la Ragioneria di Stato la riforma delle pensioni farà risparmiare allo Stato circa 22 miliardi di euro nei prossimi 7 anni, grazie all’allungamento del periodo di contribuzione e al passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.
In dettaglio, le donne potranno godere della pensione di anzianità solo al raggiungimento dei 62 anni e tre mesi (63 anni e 9 mesi se lavoratrici autonome), mentre per gli uomini l’età pensionabile è stata portata a 66 anni e tre mesi.
Inoltre, per le donne l’età di pensionamento continuerà a salire gradualmente fino al 2018, anno in cui l’età pensionabile diventerà la stessa per uomini e per donne: dal 2013 bisognerà saranno necessari 62 anni e tre mesi (63 anni e 9 mesi per le autonome); dal 2014 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome.
Per quanto riguarda gli uomini il giro di vite più pesante riguarda la pensione anticipata. Se ancora per tutto il 2013 basterà aver raggiunto i 66 anni e 3 mesi (tre mesi in più rispetto a quelli necessari per il 2012), per accedere alla pensione anticipata – che sostituisce di fatto quella di anzianità – ci vorranno 42 anni e 5 mesi di contributi.
La riforma prevede anche un adeguamento dei coefficienti alle statistiche sulla vita media. I calcoli saranno curati dall’Istat, che lo farà ogni tre anni fino al 2019 e poi ogni due.