In un futuro molto vicino, gli assegni Inps saranno più magri. Ma cosa cambia? Per capirlo, occorre fare una distizione tra le pensioni destinate ai lavoratori dipendenti e quelle destinate ai lavoratori autonomi.
Lavoratori dipendenti
I dipendenti di un’azienda privata, che non hanno un coniuge a carico e vanno in pensione tra il compimento del sessantacinquesimo anno e il compimento del settantesimo anno d’età, andati in pensione nel 2010 mediamente hanno ricevuto dall’Inps un assegno lordo uguale al 74% circa della retribuzione. Chi con gli stessi requisiti andrà a riposo nel 2020 percepirà il 69% dell’ultimo stipendio. Chi si ritirerà con lo stesso profilo nel 2050 non supererà il 63%.
Tenendo in considerazione gli importi netti dei salari e degli assegni Inps, tuttavia, la differenza diminuisce di gran lunga. Considerando ancora i requisiti di cui sopra, nel 2010 la pensione raggiungeva l’83% dell’ultimo stipendio mentre calerà al 78% nel 2020 e al 71% nel 2040, con una perdita del tenore di vita pari a quasi un terzo.
Lavoratori autonomi
Guai in vista anche per i lavoratori autonomi. Tenendo sempre in mente gli stessi requisiti, al lordo delle trattenute fiscali e contributive, coloro che sono andati a riposo nel 2010 hanno ricevuto un assegno Inps uguale in media al 73% dell’ultimo stipendio. Chi ‘rimarrà a casa’ dal 2020 guadagnerà invece un importo attorno al 51% dello stipendio mentre chi si ritirerà nel 2030 dovrà accontentarsi di una rendita lorda attorno al 47%.
Pensioni light
I nuovi assegni in base alle tipologie di lavoratori