Sono sempre di meno gli investimenti tedeschi in Italia. I dati messi a disposizione dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bri) palesano questo trend negativo. A metà del 2014, gli istituti tedeschi parevano esposti nei confronti delle attività del nostro Paese per una cifra che rappresenta i minimi di sempre: 99,5 miliardi di euro.
I dati dicono che a metà anno le banche tedesche avevano investito nel nostro Paese 124 miliardi di dollari, meno dei 125 miliardi del 2012, all’epoca in cui l’euro pareva destinato a scomparire da un momento all’altro. Per fare un paragone col passato, all’inizio del 2008 le esposizioni raggiungevano i 268 miliardi.
Ora, l’Italia è soltanto la sesta destinazione delle banche tedesche. Nel nostro Paese ci sono solo il 4% degli investimenti esteri effettuati dalla Germania. Il dato dovrebbe incutere preoccupazione per almeno due motivi. In primo luogo perché a differenza di quanto abbiamo sinora immaginato, sul nostro paese non è tornata la fiducia. Al contrario, la discesa degli investimenti tedeschi in Italia è proseguita intatta.
In secondo luogo se adesso soltanto un euro su 25 investito dai tedeschi all’estero è diretto in Italia, questo vuol dire che per la Germania non siamo più un motivo di grande preoccupazione.
Gli esperti spiegano così tale dinamica:
Se anche dovessimo dichiarare default e/o uscire dall’euro, i tedeschi non si straccerebbero le vesti, perché avrebbero investiti da noi pochi spiccioli. Ma se ciò è vero, significa che anche il potere di ricatto implicito in questi anni dei governi italiani verso Berlino appare ora un’arma spuntata. Politicamente, il governo tedesco potrebbe accettare la sfida di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona, consapevole che la sua economia non ne soffrirebbe così tanto, come 5 o 6 anni fa.