Sarà l’Asia a trascinare la risalita dei prezzi del petrolio, tuttavia il mercato inizierà a rimettersi in sesto soltanto a partire dal 2017. Le quotazioni del greggio, infatti, sono ancora condizionate da un eccesso di offerta a fronte di un calo della domanda.
Pertanto, il recupero progressivo dei prezzi inizierà sono dal prossimo anno. Nel medio periodo, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, il livello delle quotazioni sarà influenzato soprattutto dalla disponibilità degli investimenti.
Dal rapporto dell’Aie infatti si evince che “solo nel 2017 si osserva un riallineamento dell’offerta alla domanda, ma gli stock enormi accumulati freneranno il ritmo di recupero dei prezzi”. D’altra parte nel 2014 e nel 2015 l’offerta ha largamente ecceduto la domanda con un surplus rispettivamente di 0,9 e 2 milioni di barili al giorno. La tendenza non è destinata a cambiare neppure quest’anno per il quale è stimata un’eccedenza di 1,1 milioni di barili al giorno. Come se non bastasse, nonostante il calo della domanda dovuto al rallentamento dell’economia globale, la produzione dovrebbe aumentare di 4,1 milioni di barili al giorno fino al 2021, principalmente a seguito del ritorno sul mercato del greggio iraniano e delle trivellazioni americane.
“Le condizioni attuali del mercato petrolifero non indicano che i prezzi possano recuperare in un futuro immediato, a meno che non si verifichi un avvenimento geopolitico maggiore”, si legge ancora nel rapporto aie, che riscontra “un’abbondanza di risorse nel sottosuolo, ma anche importanti innovazioni tecnologiche che consentono alle compagnie di commercializzare petrolio”.
Secondo l’Aie, inoltre, gli investimenti sono attesi in calo per il secondo anno di fila nel 2016: dopo il -24% del 2015, è prevista una nuova flessione del 17%. Parallelamente, i consumi aumenteranno in media di 1,2 milioni di barili al giorno ogni anno, passando da 95,6 nel 2016 a 101,6 nel 2021.