I prezzi del petrolio a balire continuano a calare. Il Wti è sceso a 87,1 dollari al barile portandosi ai minimi storici dal luglio dello scorso anno mentre il Brent europeo tocca quota 90,76 dollari. Soltanto oggi ha lasciato per strada ben 1,35 dollari come due anni e tre mesi fa. Da ultimo, l’OPEC basket, altrimenti noto come paniere delle quotazioni del greggio nei paesi dell’area OPEC, è sceso nella giornata di ieri sotto il marker di 90 dollari, a 89,37 dollari portandosi ai minimi storici da giugno del 2012.Il petrolio, pertanto, ha perso quota nelle ultime settimane ed è opportuno fornire una spiegazione. Il calo del mercato e dei prezzi al barile è stato provocato, un pò come sta succedendo in altri frangenti, al crollo delle valutazioni di crescita da parte del Fondo Monetario Internazionale, nonché a una tendenza che di per sè era già posizionata al ribasso da alcune settimane e che allontana il prezzo desiderato dai produttori OPEC (100 dollari) e le quotazioni attuali del greggio (circa 90 dollari). Lo scarto è al momento di 10 dollari tra domanda e offerta.L’organizzazione avente sede in Austria ha stabilito che nel mese di novembre ci sarà la prossima riunione e malgrado a settembre il segretario generale Abdallah El Badri aveva ritenuto che dovrebbe esserci un taglio futuro alla produzione, i segnali che arrivano dal Medio Oriente non sono per nulla incoraggianti. Infatti, l’Arabia Saudita, l’Iraq e l’Iran sono intenzionati a tagliare i prezzi di listino, anziché la produzione, sebbene Riad abbia già fatto diminuire l’output ad agosto.
L’OPEC possiede il quaranta per cento della produzione mondiale di petrolio con i suoi 30 milioni di barili al giorno. La produzione potrebbe essere tagliata a 29,5 milioni, ma permangono dubbi su questa scelta, nel caso in cui dovesse essere assunta o meno, perché nessun produttore sembra intenzionato a cedere quote di mercato, mostrandosi disponibile ad far scoppiare una battaglia sui prezzi.