Sono giorni travagliati per le banche. Difatti, in Borsa qualcosa frena gli investitori. Le banche del Belpaese rimangono sotto pressione. Già da ieri, l’intero settore ha lasciato il 3,8% del proprio valore per strada. Quali sono i fattori che si celano dietro il calo degli istituti italiani?
Il principale riguarda le dichiarazioni del presidente della Banca Centrale europea Vitor Constancio, che non hanno convinto: il suo primo bilancio dei lavori di preparazione dell’Asset Quality Review è un monito alle banche europee: in fase di verifica degli attivi, secondo Constancio queste dovranno aumentare il capitale a breve termine per sopperire ad eventuali inadeguatezze patrimoniali. Gli istituti dovranno disporre di un capitale primario classe 1 uguale all’8% per superare la fase di ‘Stress-Test’. Così l’esame della qualità degli attivi potrà ritenersi passato. Alcune banche italiane non sono ancora pronte alla sfida. Ma il mercato tricolore è in fibrillazione, con istituti che a gennaio hanno perso oltre il 10% del valore. Così le parole di Constancio sono risultate nocive. Saranno pronte all’aumento di capitale? Secondo gli investitori no, e di conseguenza i titoli sono stati puniti in Borsa. Ad esempio il Banco Popolare ha perso in giornata il 7%.
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Sono andate abbastanza male anche tutte le altre banche popolari. Su Bpm pende un aumento di 500 milioni e gli scambi si sono chiusi con un passivo del 4,3%. Bper cala di sette punti percentuali. Ubi Banca, poi, ha perso il 5,08% e il Credem ha perso il 6,83%. Crolli vertiginosi, che pesano sil febbraio di Piazza Affari.