Prada ha chiuso il 2013 con un utile fermo a 627,8 milioni di euro (625,7 milioni nel 2012) e ripartirà un dividendo di 11 centesimi per azione, superiore ai 9 cent dell’anno precedente. L’Ebitda del gruppo italiano, quotato a Hong Kong, è cresciuto dell’8,6% a 1.143,2 milioni, i ricavi a 3.587,3 milioni (+8,8% e +13,3% a cambi costanti). Nonostante «un euro forte non favorisca le esportazioni, abbiamo fiducia che il settore del lusso non cesserà di crescere» ha detto il numero uno Patrizio Bertelli.
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La redditività operativa del gruppo Prada rimane alta con l’influsso dell’Ebitda sui ricavi fisso al 31,9% mentre l’Ebit (utile operativo) cresce del 5,6% a 939,2 milioni di euro, nonostante il piano d’investimenti degli ultimi anni abbia avuto una ripercussione nei maggiori ammortamenti. L’utile netto è danneggiato, oltre che dalle perdite su cambi, da un più alto carico fiscale ed è – sottolinea una nota del gruppo – fondamentalmente in linea con l’esercizio precedente.
Il canale retail, che raffigura oggi l’84,5% dei ricavi, ha dato la spinta: le vendite dei negozi a gestione diretta hanno avuto ricavi per 2.996,6 milioni (+12,5% e +17,8% a cambi costanti), sorretto sia dalle nuove aperture, sia dall’aumento dei negozi esistenti (+7%). In calo invece il canale wholesale (-6,9% e -5,8% a cambi costanti).
In ambito geografico va bene l’Europa (+4,8%, +6% a cambi costanti), tenuto conto del difficile contesto economico e il recente rafforzamento dell’euro. Meglio fa il mercato americano (+10,9%, +15,3% a cambi costanti) e l’Asia Pacific (+11,4%, +14,4% a cambi costanti) con un importantissimo contributo della Greater China, che ha raggiunto nell’anno vendite pari a 826 milioni di euro (+14,7% a cambi costanti).