La recente pubblicazione del bilancio della Corte dei Conti italiana relativo all’anno 2013, il quale riportava spese per 313 milioni di euro, con uno sforamento di 13 milioni rispetto al prefissato, ha riacceso l’attenzione sulle spese delle istituzioni pubbliche, le quali sembrano viaggiare ad un’altra velocità rispetto al resto dello stato, a cui si chiede invece austerità e attinenza alle regole ferree della spending review.
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Ma c’è soprattutto un dato che appare istruttivo e chiarificare in merito alla vicenda delle spese della Corte dei Conti. Si può infatti paragonare il bilancio emesso dalla magistratura contabile di casa con quello relativo alle istituzioni simili che si trovano in altri paesi, in particolare nelle altre nazioni d’Europa.
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Un primo confronto può ad esempio essere istituito con l’Inghilterra, cioè il Regno Unito, dove opera il National Audit Office, un organo con funzioni di revisione di bilancio simile alla nostra Corte dei Conti. In questo paese in cui il PIL si trova ad un livello simile al nostro lo stato nel corso del 2013 ha erogato all’istituzione solo 80 milioni di euro, ovvero nelle equivalenti sterline, alle quali devono essere aggiunti circa 4 milioni di euro per le spese una tantum.
In Francia la Corte dei Conti nel 2013 ha speso 206 milioni di euro, dunque un terzo in meno dell’Italia, mentre in Germania, dove pure la struttura è decentrata si spendono di base 116 milioni di euro.
Resta da confrontare la Corte dei Conti europea in Lussemburgo, dove la spesa complessiva per i 28 paesi è pari a 142 milioni di euro.