Il Quantitative easing, ovvero il piano di acquisto di titoli di Stato condotto dalla Bce e da Mario Draghi, sta riducendo di gran lunga i tassi d’interesse dei prestiti bancari.
Da ora però dovrà premere sull’acceleratore per spingere i consumi e gli investimenti.
Gli acquisti sul mercato andranno avanti fino alla termine annunciato dell’operazione, cioè il settembre 2016 (ma la Bce ha lasciato aperta la porta per andare oltre), nonostante qualche tempo fa siano già circolate ipotesi di uno stop prematuro, qualora l’inflazione europea si avvicini anzitempo all’obiettivo del 2%. E’ il numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi, a rivendicare in persona la bontà delle scelte della Bce e a rassicurare i mercati. Lo fa con un discorso al Fondo Monetario Internazionale, dove incassa il plauso della direttrice Christine Lagarde: “E’ un uomo coraggioso”.
Le misure prese dalla Bce “hanno fatto crollare i tassi dei prestiti bancari” all’economia reale, ha detto a Washington Draghi. Secondo l’ultimo rapporto della Bce, sulla situazione dei prestiti nel marzo scorso, nell’Eurozona i tassi medi sui mutui per l’acquisto di case sono scesi al 2,3%, 8 punti base in meno rispetto a febbraio e in calo per la quattordicesima volta consecutiva. I prestiti alle aziende costano in media il 2,34%. Per Draghi, il programma “ha spremuto i margini e ha portato a una caduta dei tassi bancari” che ha portato a un aumento della domanda netta di prestiti. Secondo il presidente della Bce, con le azioni prese dall’Eurotower “la concorrenza sulla qualità del credito tra le banche è aumentata” con “un graduale allentamento dei criteri del credito” e “un ulteriore rafforzamento della pressione competiva”.