Tiene banco l’argomento Quantitative Easing, a poche ore di distanza dalla riunione Bce che ha lasciato i tassi invariati e non ha avviato nuove misure di allentamento monetario in Europa per il momento.
Mario Draghi ha preso tempo, affermando in conferenza stampa che tuttavia per votare la misura così attesa non servirà l’unanimità. In altri termini, Draghi potrebbe procedere senza il consenso della Germania in particolare del numero uno della Buba Weidmann che nelle settimane scorse si è detto fortemente contrario. A ‘salvare capra e cavoli’ ci prova Mario Monti.
Il Senatore a vita ed ex Presidente del Consiglio ha proposto limitare l’acquisto di titoli di stato ai soli Paesi con i bilanci in regola. In questo modo anche la Germania potrebbe accettare il Quantitative Easing, visto che esso non potrebbe più essere considerato un aiuto agli stati spendaccioni, e neanche un ‘azzardo morale’, come temono i tedeschi.
La proposta di Monti potrebbe certamente convincere il Paese, che accetterebbero a malincuore di cedere a una misura, che in ogni caso considera inutile a stimolare la crescita e potenzialmente dannosa per la stabilità dei prezzi. Inoltre, si consideri che ciò, al contrario di quanto s’ipotizzi oggi, incentiverebbe i governi a perseguire comportamenti virtuosi sul fronte della spesa pubblica, dato che altrimenti rischiano di essere tagliati fuori i loro bond dagli acquisti, con conseguente aumento dello spread, termometro della credibilità di un paese sui mercati finanziari. Non mancano, però, i contrari:
“Non è detto che la proposta sarebbe accettabile da un punto di vista legale e di opportunità. Nel caso venisse recepita così com’è, infatti, oggi come oggi la BCE non potrebbe acquistare i titoli francesi, seconda economia dell’Eurozona e, quindi, anche tra i maggiori azionisti proprio dell’istituto. In tale modo, sarebbe violata la regola della neutralità degli interventi di Francoforte, che non dovrebbero favorire questo o quel paese, così come anche la misura rischierebbe di travalicare i compiti della politica monetaria, che andrebbe a ricoprire nei fatti un ruolo improprio più di autorità fiscale”.