Una indagine europea ha recentemente fatto luce sulla situazione del costo del lavoro in Italia, caratterizzato, a differenza di altri Paesi europei, da una fortissima incidenza del cosiddetto cuneo fiscale, ovvero del grande divario esistente tra i soldi versati da una impresa per un lavoratore e la retribuzione da questo poi effettivamente percepita.
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Il dato di fatto, dunque, secondo la fondazione belga New Direction, è che in Italia lo stipendio medio di un lavoratore viene tassato al 52,1%, quando la media europea si aggira all’ incirca 7 punti percentuali più in basso. Questo, in altre parole significa quindi che, nel nostro Paese, per ogni euro netto incassato da un dipendente, l’ azienda ne spende quasi 2, cioè 1,9.
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A far lievitare il costo totale dei lavoratori ci sono, infatti, una serie di tasse e di balzelli, all’ interno dei quali sono in genere compresi gli oneri sociali e previdenziali, ma anche l’ IVA che poi si paga sui consumi, quando, a detta degli analisti, la retribuzione viene spesa.
E se si guarda alla situazione del costo del lavoro che vige, invece, in altri Paesi europei, si scopre che nel Regno Unito, in Spagna e in Svezia, ad esempio, la tassazione oscilla al massimo tra il 36 e il47%.